
In breve
«Il design è il linguaggio che una società usa per creare oggetti che riflettono i suoi scopi e i suoi valori. Può essere usato in maniera cinica e manipolatoria, oppure in maniera creativa e sensata. È il linguaggio che aiuta a definire, o forse a segnalare, ciò che costituisce un valore. Crea gli indizi tattili e visivi che segnalano quel che è prezioso o scadente. Può essere manipolato con sottigliezza e ingegno, o con la mano pesante dell’ovvietà. Ma è la chiave che ci permette di comprendere il mondo fatto dall’uomo.»
Che cos’è il design? Come funziona il linguaggio degli oggetti di cui ci circondiamo? Quali relazioni lo legano alla moda, al lusso, alla pubblicità, all’arte, all’industria, alla nostra storia personale e collettiva? Il designer è un artista o un professionista, è un meticoloso risolutore di problemi o un egocentrico creatore di oggetti inutili? «In tutte le sue manifestazioni, il design è il Dna delle nostre società. Se vogliamo capire la natura del mondo moderno, è questo codice che dobbiamo esplorare.» Gli oggetti parlano e, in un mondo sommerso di cose, il rumore di fondo è diventato così assordante che è giunto il momento di chiedere un po’ di silenzio e lasciar parlare quelli che hanno seriamente qualcosa da dire: capitolo dopo capitolo, pagina dopo pagina, scopriamo con meraviglia quanto ci manchi una seria e approfondita cultura sull’argomento, quanto piacere ci sia nel conoscere attraverso gli oggetti, quanto possiamo coltivare noi stessi e la nostra stessa personalità circondandoci di oggetti, nei quali riconoscerci e ai quali affidare il compito di rappresentarci. Deyan Sudjic ci insegna ad apprendere questo linguaggio e ad ascoltare con giudizio critico, così da renderci più consapevoli del mondo nel quale viviamo.
Michele De Lucchi
Indice
Introduzione Un mondo che annega negli oggetti - I. Linguaggio - II. Archetipi - III. Lusso - IV. Moda - V. Arte - Note - Referenze iconografiche - Indice dei nomi e delle cose notevoli
"In ogni cultura, per poter realizzare le proprie creazioni, gli architetti hanno dovuto stabilire un rapporto con i ricchi e i potenti. Nessun altro ha infatti le risorse per costruire. E il destino geneticamente predeterminato degli architetti è fare qualsiasi cosa pur di costruire, così come quello dei salmoni migratori è di compiere l'ultimo viaggio per deporre le uova prima di morire. Gli architetti non hanno altra alternativa che scendere a compromessi con il regime al potere, qualunque esso sia. Ma quando il calcolo politico si mescola alla psicopatologia, l'architettura non è più solo un problema di politica pratica, essa diventa un'illusione, e perfino una malattia che consuma le sue vittime. Esiste un parallelo psicologico fra il marcare un territorio per mezzo di un edificio e l'esercizio del potere politico. Entrambe le cose dipendono da un atto di volontà. Vedere affermata la propria visione del mondo in un modello architettonico esercita di per sé un certo fascino e ancora più attraente è la possibilità di imporre fisicamente il proprio volere a quella stessa città rimodellandola così come Haussmann fece a Parigi. L'architettura alimenta l'ego nei soggetti predisposti. Essi ne diventano sempre più dipendenti al punto che l'architettura si trasforma in un fine in sé che attrae i fanatici e li induce a costruire sempre di più su di una scala sempre più vasta." Deyan Sudjic
"Che cos'è il design? Come funziona il linguaggio degli oggetti di cui ci circondiamo? Quali relazioni lo legano alla moda, al lusso, alla pubblicità, all'arte, all'industria, alla nostra storia personale e collettiva? Il designer è un artista o un professionista, è un meticoloso risolutore di problemi o un egocentrico creatore di oggetti inutili? "In tutte le sue manifestazioni, il design è il Dna delle nostre società. Se vogliamo capire la natura del mondo moderno, è questo codice che dobbiamo esplorare." Gli oggetti parlano e, in un mondo sommerso di cose, il rumore di fondo è diventato così assordante che è giunto il momento di chiedere un po' di silenzio e lasciar parlare quelli che hanno seriamente qualcosa da dire: capitolo dopo capitolo, pagina dopo pagina, scopriamo quanto ci manchi una seria e approfondita cultura sull'argomento, quanto piacere ci sia nel conoscere attraverso gli oggetti, quanto possiamo coltivare noi stessi e la nostra stessa personalità circondandoci di oggetti, nei quali riconoscerci e ai quali affidare il compito di rappresentarci. Deyan Sudjic ci insegna ad apprendere questo linguaggio e ad ascoltare con giudizio critico, così da renderci più consapevoli del mondo nel quale viviamo". (M. De Lucchi)
"In ogni cultura, per poter realizzare le proprie creazioni, gli architetti hanno dovuto stabilire un rapporto con i ricchi e i potenti. Nessun altro ha infatti le risorse per costruire. E il destino geneticamente predeterminato degli architetti è fare qualsiasi cosa pur di costruire, così come quello dei salmoni migratori è di compiere l'ultimo viaggio per deporre le uova prima di morire. Gli architetti non hanno altra alternativa che scendere a compromessi con il regime al potere, qualunque esso sia. Ma quando il calcolo politico si mescola alla psicopatologia, l'architettura non è più solo un problema di politica pratica, essa diventa un'illusione, e perfino una malattia che consuma le sue vittime. Esiste un parallelo psicologico fra il marcare un territorio per mezzo di un edificio e l'esercizio del potere politico. Entrambe le cose dipendono da un atto di volontà. Vedere affermata la propria visione del mondo in un modello architettonico esercita di per sé un certo fascino e ancora più attraente è la possibilità di imporre fisicamente il proprio volere a quella stessa città rimodellandola così come Haussmann fece a Parigi. L'architettura alimenta l'ego nei soggetti predisposti. Essi ne diventano sempre più dipendenti al punto che l'architettura si trasforma in un fine in sé che attrae i fanatici e li induce a costruire sempre di più su di una scala sempre più vasta." Deyan Sudjic
L'opera, gli scritti e la vita di Marcel Duchamp, per risalire alle radici storiche di scelte e processi che sono ancora oggi al centro del dibattito teorico e critico sul significato dell'opera d'arte. Sotto la lente analitica dell'autrice ogni elemento della vita e dell'opera di Marcel Duchamp si rivela connesso e indispensabile per comporre una visione integrale del suo essere artista, dai disegni dei primi anni ai successivi dipinti, al ready-made, al Grande Vetro, all'Étant Donnés, passando per gli scritti, le numerose interviste, l'abbandono della pittura, il gioco degli scacchi. Muovendosi tra i temi duchampiani più noti - il possibile, l'oggetto 'già fatto', l'arte come atto mentale, l'erotismo, l'ironia, il caso - Carla Subrizi ne rilegge l'intera parabola artistica, dall'atto di nominare opera d'arte un oggetto qualsiasi alla realizzazione di un'opera ai confini tra immagine e parola, alla decisione estrema di mantenere segreta un'opera per più di venti anni e rivelarla al pubblico solo dopo la propria morte.
Le opere e i fatti, le vicende, i rapporti, la vita di un artista che, più di tutto, è stato uno sperimentatore di ipotesi, procedure e idee. Muovendosi tra i temi duchampiani più noti - il possibile, l'oggetto 'già fatto', l'arte come atto mentale, l'erotismo, l'ironia, il caso - Carla Subrizi rilegge un'intera parabola artistica, dall'atto di nominare 'opera d'arte' un oggetto qualsiasi alla realizzazione di un'opera ai confini tra immagine e parola, alla decisione estrema di mantenere segreta un'opera per più di venti anni e rivelarla al pubblico solo dopo la propria morte. Una biografia che è anche riflessione sui processi di significazione dell'arte del XX secolo.
Poema drammatico in un Prologo e quattro Azioni Si tratta di un dramma in quattro atti, pubblicato in italiano a Parigi nel 1932 e finora inedito in Italia, in cui l’autore intende dare libero sfogo alla sua visione di fede: la storia umana, dalla creazione, attraverso il peccato e la redenzione, fino al giudizio universale (dunque: da Dio a Dio), è intesa agostinianamente come un dramma d’amore che si svolge tra Dio e l’umanità. La storia si qualifica, dopo la ribellione dell’uomo a Dio, come il terreno sul quale si scontrano le potenze del bene e del male. Solo alla fine, secondo la promessa divina, sarà possibile contemplare il definitivo trionfo del bene sul male nell’epifania dell’ultimo giorno, quando apparirà Cristo risorto. Il libro, nella successione dei suoi quattro atti, fornisce il rigoroso sfondo teologico su cui si imposta anche il pensiero politico di Sturzo. Esso infatti si fonda sul presupposto della libertà umana, dove coerentemente viene lasciato ampio spazio alla teoria delle autonomie, del pluralismo, del confronto politico, del partito aconfessionale e dello stato laico. Saggio introduttivo di Franco Buzzi
Una meditazione sulla vanita' e il dolore di esistere, di profondo taglia esistenzialista.
Il volume prende in esame gli immensi depositi dei Musei Vaticani, dove grazie all'illuminata disponibilità del direttore, Antonio Paolucci, e all'iniziativa di Tommaso Strinati, sono tornati sotto i riflettori e con gli onori di una monografia strutturata i dipinti murali staccati alla metà del XIX secolo dalla basilica di Sant'Agnese fuori le mura sulla via Nomentana, raffiguranti storie della vita di santa Caterina e di san Benedetto e datati a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Sono undici pezzi, di autori diversi, di qualità discontinua arrivati fino a noi in condizioni precarie, lacunosi e frammentari in più punti, e quindi restaurati e collocati su nuovi supporti. Questo volume per la prima volta riunisce tutti assieme i frammenti dei cicli di Sant'Agnese attraverso una campagna fotografica che, grazie a numerosi particolari realizzati ex novo, ne restituisce una visione ravvicinata finora possibile solo soggiornando a lungo nei depositi dei Musei Vaticani.
L'opera d'arte "è una cosa concreta e tuttavia scaturita dal più eletto livello della dimensione del pensiero creativo. Il più deciso nemico della concezione dell'arte quale orpello o ornamento inutile se non nocivo e dispersivo è lo storico dell'arte". Il titolo che porta questo agile viaggio nell'attività di chi produsse arte, da Giotto a Caravaggio, mette volutamente l'enfasi sulla parola "mestiere". La storia che qui si intende fare è infatti quella dell'evoluzione del lavoro dell'artista, nella fabbricazione del capolavoro che "nasce sempre, dalla preistoria ad oggi, con una finalità specifica, che può essere, di volta in volta, di carattere pratico, simbolico, allegorico, economico, filosofico, decorativo"; in una formidabile galleria di personaggi grandissimi e di moltissimi dimenticati: dove cioè meglio sono rintracciabili contesti e circostanze, abitudini e tecniche, culture e ambienti, condizioni psicologiche, posizioni religiose e politiche. E l'arco temporale scelto è quello dall'Umanesimo e dal Rinascimento fino alla fine del Seicento, l'epoca in cui, dimostra l'autore, l'unità tra la competenza tecnica e la sostanza espressiva caratterizzava tipicamente e meravigliosamente il mestiere dell'artista. L'analisi di Claudio Strinati, nel modo colloquiale in cui si svolge, insegue dunque lo spostarsi di un punto di equilibrio o di sintesi. Quello tra l'efficacia pratica e la finalità da un lato; e dall'altro l'idea di verità e di bellezza che un'arte incarna...