
Quando a metà del Settecento l’architetto e incisore veneziano Giambattista Piranesi giunge a Roma, lo spettacolo della città lo abbaglia e lo conquista al punto da decidere di intraprendere quella che diventerà una delle sue serie più celebri: le “vedute di Roma” (1748) che resteranno una testimonianza straordinaria della città eterna e di come sia possibile non solo vederla ma immaginarla e ricrearla. Nel 2011 la Fondazione Cini di Venezia chiede a Gabriele Basilico, architetto di formazione e grande fotografo del territorio, di tornare a Roma e seguire, con la guida delle vedute di Piranesi, gli stessi scorci, gli stessi punti di vista, per ritrovare quel che il grande veneziano aveva visto e immaginato della città. Questo volume, realizzato in collaborazione con la Fondazione Cini, appare a sei anni dalla morte di Basilico e raccoglie una scelta delle più rappreentative e straordinarie vedute del fotografo comparate e giustapposte a quelle dei Piranesi. Il risultato è un’opera sontuosa e struggente per la sua bellezza, per la grandiosa visione della città e per il senso del doppio sguardo dei suoi grandi interpreti.
Come si "legge" una fotografia? Gabriele Basilico prova in questo libro a dare una risposta attraverso una panoramica dei suoi lavori. Un racconto costruito come un film, fotogrammi su cui vengono messi in evidenza tracciati, annotazioni, affinità visive.
L'impressionismo è oggi uno degli stili artistici più amati dal grande pubblico. Il suo successo è dovuto all'indiscutibile fascino delle opere, in grado di sedurre lo spettatore al primo sguardo; ma è proprio in questa piacevolezza e nell'apparente "facilità" di fruizione che si annida il rischio di ridurre la portata storica di questo movimento, fondamentale per gli sviluppi dell'arte moderna. Il suo ruolo è stato infatti rivoluzionario, per il linguaggio pittorico, i temi trattati, per la nuova visione della realtà come percezione soggettiva di un momento. In questo volume foto di ampie dimensioni conducono il lettore dentro l'opera, permettendo di ammirare particolari che difficilmente si riuscirebbero a notare.
Il volume raccoglie una serie di riflessioni, considerazioni, digressioni sul tema della fotografia. "Medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo", la fotografia viene scrutata non in sé, ma attraverso un certo numero di casi.
Il teologo Karl Barth rende omaggio al genio di Salisburgo con parole di stima, affetto e riconoscenza. Gli angeli quando devono rendere omaggio a Dio suonano Bach, ma quando sono tra di loro suonano Mozart, e anche Dio se ne compiace". "
Marco Benefial (1684-1764) fu tra i più famosi artisti del suo secolo; il solo pittore romano del Settecento a essere onorato con un busto nel Pantheon. In seguito il suo nome ha subito la sorte di tutta l'arte della sua epoca ed è caduto nell'oblio. Questa monografia esamina la sua figura e la sua opera in rapporto alla cultura del Settecento romano ed europeo e ne ricostruisce la biografia sulla base dei documenti d'archivio, delle testimonianze storiche e letterarie, della storiografia artistica a lui dedicata. Ne vengono illustrati la formazione e gli esordi, le opere della maturità, i rapporti con l'Accademia romana l'attività ritrattistica.
Argomento di questo libro è la vicenda delle arti nella seconda metà del Settecento, quando la cultura dell'Illuminismo stabilisce un collegamento sovrannazionale tra letterati, filosofi e artisti dell'intera Europa. Nel secolo appena trascorso questo periodo è stato oggetto di studi che ne hanno proposto molteplici letture, dalle quali è scaturita la fortunata definizione di Neoclassicismo applicata all'arte che dal Settecento maturo risvolta nel primo Ottocento, in un rinnovato rapporto con la classicità. Le ricerche dell'ultimo decennio hanno tuttavia messo in discussione, grazie a una migliore conoscenza dei protagonisti di quegli anni fondamentali per l'arte europea, tale sistema storiografico. Le Arti e i Lumi privilegia la diretta lettura dei testi figurativi e letterari del tempo, rispetto all'impianto prevalentemente teorico che finora ha caratterizzato gli studi sul periodo. Ne costituiscono tema centrale i dipinti e le sculture interpretati nel contesto delle idee e degli scritti degli artisti stessi, impegnati a rivendicare un ruolo maggiormente incisivo rispetto a quello loro riconosciuto dai ceti intellettuali. Osservatorio privilegiato è la più sovrannazionale di tutte le capitali, Roma, crocevia d'Europa come era definita dai contemporanei e che nella più aggiornata storiografia ha recuperato il suo ruolo di protagonista.
Barrington Barber offre un percorso di apprendimento a tutti coloro che desiderano imparare a disegnare bene, indipendentemente dalle capacità di partenza: gli unici requisiti richiesti sono l'impegno, la costanza e la voglia di farcela. I metodi proposti sono gli stessi sperimentati nei secoli dagli studenti delle scuole d'arte e dagli artisti professionisti. Il punto di forza del volume è la straordinaria esperienza didattica dell'autore. Barber, infatti, riesce a rendere accessibili al grande pubblico le metodologie classiche del disegno graduando con attenzione le difficoltà, usando un linguaggio discorsivo - ricco di consigli pratici, trucchi ed esempi - e sviluppando la fiducia degli allievi nelle proprie potenzialità. Corredato da una sezione sulle tecniche, da un repertorio di suggerimenti per disegnare meglio e da 350 illustrazioni fondamentali, "Imparo a disegnare" è il testo ideale per ispirare chi ambisce a diventare un artista.
Da qualche decennio l’arte romanica è alla moda. La si osserva archeologicamente, la si studia con moderni metodi filologici, la si visita persino nei viaggi organizzati. Piace la sua austerità imponente, la sua essenzialità percepita come segno di una forte religiosità, la sua facies nuda, spoglia, sobria. Ma la basilica di Ripoll o il Fondaco dei Turchi a Venezia sono veramente edifici romanici? Le cupole della cattedrale di Périgueux o la facciata di quella di Le Puy sono davvero medievali? Le statue lignee raffiguranti la Madonna e Cristo con il volto nero erano proprio così brutte e scarnificate? Ma l’arte romanica che oggi abbiamo davanti ai nostri occhi corrisponde davvero a quella medievale? In questo libro si mette in discussione il concetto stesso di romanico e di arte romanica, ne si indagano le origini, e soprattutto si contestualizza la sua genesi storiografica nel particolare contesto culturale della prima metà dell’Ottocento, quando in tutta Europa per la prima volta si scoprì, come d’improvviso, la produzione artistica anteriore all’avvento di quella maniera di costruire che Vasari definì come tedesca o portata dai Goti. In quei decenni segnati dalle campagne napoleoniche e dal Congresso di Vienna, tra Neoclassicismo e Romanticismo, i paesi dell’Europa decisero di riappropriarsi del proprio passato nazionale, catalogando, restaurando, studiando e anche ricostruendo l’arte costitutiva di ciascuna nazione: il romanico. Il libro analizza l’elaborazione storiografica e nazionalistica dell’idea di romanico, e ne decostruisce le invenzioni e gli errori, ponendo l’accento su alcune questioni controverse, come la popolarità degli artisti, il ruolo della donna nell’universo artistico misogino dell’epoca o la ricca policromia degli edifici. Ma nello stesso tempo svela la vera personalità del Medioevo romanico, dalla Francia all’Italia, dall’Inghilterra alla Catalogna, mettendo a confronto idee e modelli architettonici e figurativi, in un dialogo che dové essere in quei secoli molto più vivace e vitale di quel che oggi abitualmente pensiamo.
Contro l'arte romanica? Da qualche decennio l'arte romanica è alla moda. Ma la basilica di Ripoll o il Fondaco dei Turchi a Venezia sono veramente edifici romanici? Le statue lignee raffiguranti la Madonna e Cristo con il volto nero erano proprio così anticamente? In questo libro si mette in discussione il concetto stesso di romanico e di arte romanica, se ne indagano le origini, e soprattutto si contestualizza la sua genesi storiografica nel particolare ambiente culturale della prima metà dell'Ottocento, quando in tutta Europa per la prima volta si scoprì, come d'improvviso, la produzione artistica anteriore all'avvento di quella maniera di costruire che Vasari definì come tedesca o portata dai Goti. Il libro analizza l'elaborazione storiografica e nazionalistica dell'idea di romanico, decostruendone invenzioni ed errori, ponendo l'accento su alcune questioni controverse come la popolarità degli artisti, il ruolo della donna nell'universo artistico misogino dell'epoca o la ricca policromia degli edifici. Ma nello stesso tempo svela la vera personalità del Medioevo romanico, dalla Francia all'Italia, dall'Inghilterra alla Catalogna, mettendo a confronto idee e modelli architettonici e figurativi, in un dialogo che probabilmente in quei secoli fu molto più vivace e vitale di quanto oggi pensiamo. Prefazione di Serena Romano.