
Un elegante volume in cofanetto che illustra l'opera omnia di Franco Zeffirelli: teatro, opera, cinema.
Attorno alle bellezze minori, attorno alle chiese e ai monumenti meno conosciuti e più colpiti dall’incuria o dall’indifferenza, si sta giocando una parte importante del nostro futuro, perché lì persiste un senso ultimo di comunità che altrove è perduto. Né i partiti né i circoli culturali ripropongono un’idea di comunità umana come invece viene riproposta dai gruppi e dai comitati che lavorano a dar vita alle bellezze ritenute periferiche e secondarie. Il grande monumento "spersonalizza" la sua tutela (nessuno si sentirebbe di dover difendere la Cappella Sistina di Michelangelo), mentre invece il piccolo monumento, proprio perché spesso mal conservato, malcurato, ignorato dalle amministrazioni, riesce a far nascere un senso di difesa, di condivisione, di richiamo a ciò che abbiamo di importante e di duraturo nella nostra civiltà.
Luca Nannipieri propone un’originale rilettura dell’opera di Antoni Gaudì, il cui più grande capolavoro non fu tanto, secondo l’autore, la Sagrada Familia in sé, quanto l’aver concepito l’opera come una cattedrale dell’Europa moderna e aver costruito con essa e insieme a essa un popolo composto da credenti e non credenti, che ha contribuito e contribuisce ancora, a quasi cento anni dalla sua morte, al lavoro del genio catalano.
Gaudì era consapevole di non poter, pur forte del suo genio, riuscire da solo nell’impresa e sapeva che essa richiedeva il popolo, la massa, la massa dei credenti, ma anche dei non credenti, che riconoscevano in quella chiesa non ancora sorta, in quell’ipotesi di cattedrale, qualcosa di importante per loro. Per la loro identità, per il loro avvenire. Ed è proprio la creazione di questo popolo la vera utopia realizzata di questo grande genio cristiano.
l’Autore
Luca Nannipieri, saggista, collabora ai quotidiani «Il Giornale», «Europa» e all’edizione toscana del «Corriere della Sera». Il suo ultimo libro edito da Jaca Book è La bellezza inutile. Monumenti sconosciuti e il futuro della società (2011). È direttore del Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savino, un centro di ricerca per lo studio dei beni culturali che vivono in stato di degrado o abbandono e delle comunità che vi lavorano attorno.
Non compaiono quasi mai in televisione, non hanno voce sui grandi giornali, non sono incoraggiate dai partiti che governano il Paese, eppure chi ha occhi per vedere li può scoprire ogni giorno: attorno a quella piccola chiesa, a quella scuola, a quella statua, a quell'archivio impolverato e mal custodito. Eccola l'Italia da salvare. Non l'Italia delle opere d'arte, delle chiese, delle piazze, ma l'Italia delle persone che, unendosi, se ne prendono cura. Come in ogni terra di questo mondo, ciò che c'è da salvare è soltanto il fatto che una persona possa unirsi a un'altra persona, e poi ancora a un'altra, e nell'insieme possano dire: noi ci prendiamo cura di questo, noi lo amiamo, noi gli daremo significato, noi gli daremo futuro. La comunità nasce in quel momento: dal mettere in comunione una cosa che sembra di nessuno mentre invece il suo senso, la sua memoria, la sua consistenza sopravvivono nelle mani, nelle premure, nelle attenzioni, nelle vite di molti che noi neanche conosciamo. Un libro, che è anche un viaggio, attraverso alcune delle esperienze di fraternità e di comunione più fervide che si possano conoscere nelle regioni d'Italia.
Ne ho visti di ulivi strani in vita mia, ma quelli di queste parti hanno forme fuori da qualsiasi logica progettuale, come se la natura li avesse affidati a un artista strambo che con le sue sculture vuole esprimere solo stupore. Gli ulivi sembrano l'istantanea di un movimento convulsivo. Alberi autolesionisti che si squarciano il ventre per creare caverne in cui vivono animali, insetti e folletti dai cappelli rossi. Alberi che annodano i propri rami per ingannare le simmetrie, e che anche quando il vento è assente e sono immobili appaiono fluidi e impetuosi come dervisci roteanti. Gli ulivi di queste brulle e arse pianure posano come divi esibizionisti che ostentano le proprie forme sicuri di essere unici.
"La Visitazione è un soggetto relativamente poco trattato rispetto all'Annunciazione di cui potrebbe essere il complemento naturale, per non parlare ovviamente della nascita e dell'infanzia di Gesù [...] Nella Visitazione il divino resta celato e cifrato, ed è proprio questa dissimulazione o questo ritiro, questa assenza a costituire la manifestazione stessa [...] Dal punto di vista teologico la Visitazione non ha una particolare importanza. Ma dal punto di vista dell'arte, enuncia una verità di fondamentale importanza: quando l'arte era religiosa, non si identificava mai senza resto al religioso. Essa mescolava sempre al sacro anche il suo segreto, o anche: glielo sostituiva."
Quali sono i colori originali di Firenze, e quali le statue vere e quelle false? Cosa scrisse Martin Lutero a proposito del suo ricovero a Santa Maria Nuova? Quanti erano, come lavoravano gli operai che costruirono la Cupola? Dove si svolse la prima corsa ciclistica al mondo e chi la vinse? Come si comportavano sessualmente i fiorentini del Trecento? Cosa fu determinante per la vittoria dei Guelfi a Campaldino? C'è una Firenze che non è mai stata scritta nei libri di storia né in quelli dell'arte. Una città in apparenza minore, fatta di curiosità, aneddoti, piccoli segreti. Ma anche di episodi che furono all'origine delle grandi vicende. Questo libro ce li racconta, in modo incalzante, in un gioco di 450 domande e risposte che spaziano dalle origini fino ai giorni nostri. Segue un percorso insolito, che non è cronologico, né per temi o per luoghi, ma piuttosto un richiamo di curiosità che si incatenano l'una dopo l'altra. Un volume che si legge d'un fiato, e ci rivela la città che insegnò al mondo l'arte, ma anche i commerci, l'organizzazione civile, il rispetto per i diversi, la capacità di dare e di darsi attraverso il volontariato. Il lettore, preso per mano, si aggira così in una realtà senza tempo. Perché il passato è nell'oggi, e ancora oggi ovunque si rivela, nelle cose e nei volti della gente, basta sapere come riconoscerlo.
Molte sono le opere di Rembrandt con oggetti tratti dalla Bibbia ebraica e numerosi sono i suoi ritratti di notabili ebrei. Ma quali furono i concreti legami tra Rembrandt e la comunità ebraica? Steven Nadler documenta i rapporti quotidiani, non sempre facili, tra il pittore e i suoi vicini di casa a Vlooienburg, nel cuore del mondo ebraico di Amsterdam. E ben presto, partendo dal lavoro del grande artista, il rinomato studioso di Spinoza estende il campo d'indagine, per descrivere alcune pagine centrali della vita dei sefarditi e degli ashkenaziti all'indomani del loro insediamento presso lo Zuiderzee: l'assimilazione da parte di una società cosmopolita di queste comunità di migranti, oggetto di interesse intellettuale e sospetto, curiosità e pregiudizio, e talvolta ammirazione. L'attento esame di dipinti, incisioni e di segni sfocia nell'analisi della vita culturale e sociale del Secolo d'oro olandese, e approfondisce le fondamentali questioni di carattere spirituale, teologico e politico dell'epoca. Un viaggio lungo i canali e sotto i cieli annuvolati dell'affollata Amsterdam, tra personalità fuori del comune, accese discussioni e splendidi capolavori artistici.
Questo libro è un vero e proprio viaggio all'interno di se stessi, alla ricerca delle sorgenti della propria creatività. è un libro sull'arte nel senso più profondo del termine, sul perché facciamo arte e su che cosa apprendiamo quando la facciamo. "Il gioco libero della vita" è rivolto a tutti coloro che vogliono entrare in contatto con le fonti della propria energia spirituale e accrescere la propria creatività. Per raggiungere questi obiettivi, l'autore integra i più svariati materiali provenienti da molteplici campi disciplinari: arti, scienze e tradizioni spirituali dell'intera umanità. Nell'utilizzare aneddoti e storie illuminanti, ci mostra con chiarezza come la creatività sgorghi effettivamente da noi, ma anche quanto facilmente l'ispirazione possa essere bloccata o deviata dagli inevitabili accadimenti della vita. Ma questi blocchi possono essere rimossi - e questo libro ci insegna come - per finalmente creare esprimendo la nostra vera voce.
La moda è un fenomeno che caratterizza la vita contemporanea, tanto più in un paese come il nostro che del "made in Italy" ha fatto il suo biglietto da visita sul mercato internazionale. Ma il predominio italiano è un fatto relativamente recente all'interno di una storia della moda che viceversa inizia nel Medioevo comunale. È questa la storia qui ripercorsa con curiosità e leggerezza da una delle principali storiche della moda italiane. Dopo aver identificato a grandi linee le diverse epoche della moda, segnate volta a volta dall'influenza dell'Italia, poi della Spagna, infine e lungamente della Francia, l'autrice in una carrellata che arriva ai giorni nostri tocca gli aspetti costitutivi del fenomeno, dall'evoluzione del ruolo dei sarti al disciplinamento del lusso, dall'uso degli abiti per segnare appartenenze di luogo e status al succedersi del gusto per i colori, le righe, le fogge larghe o aderenti, i busti e le crinoline.