Il più amato dei nostri cantautori, artista che ha profondamente inciso nel costume e nella cultura italiana, figura ancora centrale a vent'anni dalla sua scomparsa (11 gennaio 1999) Fabrizio De André ha rispecchiato con i suoi dischi un pezzo di società e di storia del nostro paese, ha raccontato l'avventura umana dei più umili, ha fotografato il nostro tempo, ne ha espresso gli ideali e le sfumature della vita quotidiana con esemplare capacità di sintesi, spirito di denuncia e un'efficacia poetica tale da raccogliere i massimi riconoscimenti pubblici, di mercato, dei colleghi e degli addetti ai lavori. La produzione di De André è disseminata di capolavori, dalle crude ballate degli anni Sessanta fino alle composizioni più audaci e impegnative, come gli album Le nuvole e Anime salve, passando per l'affresco Creuza de ma, indicato tra i più importanti dischi di world music in assoluto. Nell'ampia letteratura che ne abbraccia la storia, "Amico Faber" si inserisce con la scelta originale, e mai proposta prima, di coinvolgere e chiamare a testimonianza centotrenta amici, collaboratori, partner di musica e non solo: figure note o del tutto sconosciute alle cronache che lo hanno accompagnato nella lunga parabola artistica o nei più significativi passaggi della sua esistenza. Il lavoro lascia affiorare aneddoti, rivelazioni, momenti d'intimità che mettono a fuoco il messaggio e definiscono l'uomo: un viaggio che va dalla Genova degli esordi agli ultimi giorni, inseguendo la trama dei ricordi, dei pensieri, delle tracce più autentiche di un artista immenso, colonna sonora di ogni generazione. Con un'intervista autografa, rilasciata all'autore nel 1985. Prefazione di Wim Wenders.
Due amici si incontrano e discutono. Discutono del mondo e del loro lavoro, perché non sono soltanto amici, si muovono anche nello stesso universo artistico. Uno realizza cinema, l'altro realizza musiche per il cinema. È così che nascono queste pagine densissime, animate dalle domande di Giuseppe Tornatore, che riportano i suoi lunghi colloqui con Ennio Morricone. Pagine nelle quali il cinema è un tema ed è un pretesto, qualche volta in primo piano, qualche altra sullo sfondo dei loro incontri. Ne parlano, lo affrontano, lo rigirano da ogni parte per capire cosa sia stato, cosa sia oggi e che futuro abbia, lo osservano da cineasti, lo osservano da appassionati, lo osservano anche da spettatori. Intrecciano le loro opinioni, i loro racconti, le loro sensazioni. Ogni tanto sembra che i loro ruoli si invertano. Tornatore cerca una sua musica delle immagini, Morricone una misteriosa visibilità dei suoni.
Una rilettura della produzione artistica, ma anche del "personaggio" Renato Zero, segnato da una profonda ricerca spirituale. Un libro destinato a chi ama le canzoni di Zero, ma anche a educatori e insegnanti alla ricerca di vie nuove per parlare di spiritualità.
"Autobiografia di un genio" è un'antologia originale di lettere e pensieri di Ludwig van Beethoven a cura di Michele Porzio, musicologo e docente presso il Conservatorio Statale Giuseppe Verdi di Torino. In questa raccolta originale sono presentati al lettore le ansie, i dolori provocati dalla sordità, i rivolgimenti rabbiosi, gli slanci geniali e i rapporti affettivi e di amicizia di uno dei massimi artisti di tutti i tempi. Sono infatti pochi in compositori nella musica classica in grado di accendere l'immaginazione e la memoria con la stessa rapidità e veemenza di Beethoven, una personalità che ancora oggi riesce a suscitare una costanza di interessi e un'ampiezza di divulgazione impressionante. Eppure la fama universale di questo compositore non ci ha ancora offerto una conoscenza davvero completa degli aspetti più misteriosi e sublimi della sua figura e della sua musica. Troppo spesso tradito dal luogo comune del burbero misantropo, l'uomo Beethoven si rivela invece attraverso questa selezione di scritti come una personalità dotata di un potente misticismo, capace di slanci lirici e devoti, ma anche in grado di affrontare le situazioni più avverse e varie dell'esistenza umana in un'alternanza prodiga di tenerezza, amore, pungente ironia ed entusiasmo per la vita.
Art history acquires a new rhythm in this unique anthology of artists’ record covers from the 1950s to today. More than 500 covers trace the interaction of music and visual art through modernism, Pop Art, conceptual practice, and beyond. Featured covers include Salvador Dalí’s skewered butterfly for Jackie Gleason and Damien Hirst’s symbolic skull for the Hours.
Impresa monumentale, una ricerca minuziosa e rigorosissima fatta dall'autore attraverso testimonianze originali e ricerche negli archivi. Il volume si sviluppa cronologicamente attraverso la discografia del cantautore genovese ed è corredato da immagini inedite. Non il solito libro su un nome leggendario ma un libro fondamentale per tutti gli appassionati di De André e della canzone d'autore. Il volume narra la storia dietro ogni canzone di De André: gli aneddoti, le curiosità, le vicende personali e le opinioni del cantautore genovese che "entrano" nelle canzoni, dalle opere giovanili quando De André ancora si faceva chiamare solo Fabrizio ai primi album di successo al meraviglioso finale di Creuza de ma', Le nuvole e Anime salve.
Il volume contiene uno studio sulla genesi della scrittura musicale e in particolar modo sull’origine della notazione neumatica (senza il rigo musicale). È arricchito dalla presenza di fonti manoscritte e di tavole
Alberto Turco, mansionario del Capitolo della Cattedrale di Verona, dal 1965 dirige la Cappella musicale della Cattedrale e dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra S. Cecilia
Sono in molti a pensare che la musica classica sia qualcosa di troppo serio, qualcosa che si studia a scuola o al conservatorio e che si ascolta eseguita da compassati musicisti in circostanze eleganti ed esclusive. E sono in molti a ritenere che in fondo sia solo una questione di tecnica, di esercizio ostinato, di dedizione assoluta, appannaggio di geni solitari e piacere riservato a raffinati e incanutiti intenditori. Che la musica classica sia tutto questo è indubbiamente vero. Ma è altrettanto vero che è anche molto, molto di più. Per Jan Swafford, musicologo, compositore e autore di monografie su Brahms e Beethoven, essa è il linguaggio attraverso il quale esprimiamo i nostri sentimenti più profondi, lo specchio che riflette le infinite sfumature della vita e del sogno, del sacro e del mistero. Che sia prodotta soffiando in un flauto ricavato dalla zanna di un mammut, scritta nella quiete di una corte barocca o composta sotto l'incedere pauroso della guerra o della follia, la musica rivela ciò che di sublime e di ripugnante, di eccelso e di banale alberga nell'animo umano. Una speciale forma di comunicazione, quindi, il cui impatto emotivo e intellettuale non finisce di sorprenderci. Dal canto gregoriano alla dodecafonia di Schönberg, dalle soavi opere di Mozart al minimalismo di Philip Glass, dai madrigali di Monteverdi alle sinfonie di Haydn e ai Lieder di Schubert, con "Il linguaggio dello spirito" Swafford ripercorre la storia della musica occidentale, la sua continua evoluzione, la sua capacità di assimilare idee, voci e stili diversi e di reinventarsi ogni volta. Si sofferma sulle innovazioni - la notazione, la polifonia, il temperamento equabile, l'atonalità, ecc. - spiegandone il significato e l'importanza dal punto di vista tecnico oltre che artistico. Ci presenta compositori e brani, quasi sempre sotto una luce assolutamente inedita, in cui l'artista esce dal mito per entrare nella storia, una storia spesso fatta di sofferenze e rinunce, incomprensioni e fallimenti. Ci offre eccellenti suggerimenti per l'ascolto, indicandoci registrazioni imprescindibili, memorabili esecuzioni o semplicemente brani poco noti eppure straordinari.
Il volume è il risultato di una ricerca interdisciplinare svolta nell'ambito del progetto MIUR Musica è Emozione, in collaborazione con l'istituto comprensivo "Angelo Maria Ricci" di Rieti, e realizzata da un'équipe internazionale coordinata da Carlo Cappa e da Giuseppe Sellari. La ricerca si è proposta di sperimentare e valutare, attraverso le attività scolastiche di 'musica d'insieme', la crescita culturale ed educativa, nonché il senso dell'armonizzazione delle varie soggettività, con particolare riferimento agli studenti delle scuole secondarie inferiori. Ponendo in dialogo metodologie differenti, l'équipe ha indagato un caso di studio con caratteristiche peculiari, ma che si presenta come assai indicativo per comprendere le potenzialità della musica in una delicata età dello sviluppo. Prefazione di Luigi Berlinguer.
Ad oggi il compositore di musica sacra più: conosciuto e cantato del nostro tempo, Marco Frisina si racconta in un'appassionata conversazione con intelligenza e profondità:. Ha iniziato a comporre per le assemblee liturgiche su consiglio dell'amico Giovanni Paolo II. Ha creato motivi che sono diventati degli autentici ":hit":, come ":Jesus Christ you are my life":. Ha realizzato le colonne sonore di fiction televisive di successo quali ":Preferisco il paradiso": con Gigi Proietti. Ed è: invitato ad eseguire le sue opere nei maggiori teatri e cattedrali del mondo. ":La musica mi serve per comunicare e raccontare Dio e l'uomo - confida - e sento di avere ancora molte cose da dire":.
Nel corso dei secoli. La musica è stata tradotta in immagine nei più variegati modi, esibendo la sua valenza pragmatica o esaltando i suoi significati astratto simbolici. Nato nell’ambito di un Seminario della facoltà di storia e bene culturali della Chiesa, il volume riunisce i lavori di studenti che si affacciano per la prima volta nel complesso mondo dell’Iconografia musicale. Per la sua vocazione inter arte, questa disciplina si colloca a metà strada tra la musicologia e l’iconografia, fornendo preziosi strumenti per l’analisi dei soggetti rappresentati. Un fil Rouge lega tutti i contributi: la presenza degli angeli e della loro musica.
Scrivere un romanzo ispirato alla biografia di Gioacchino Rossini, nell'anno del 150esimo dalla sua morte, significa complicarsi meravigliosamente la vita. Perché la prima domanda che ci si pone di fronte alla pagina bianca è: cosa si può scrivere di un personaggio di cui si è già detto tutto? Che appartiene all'immaginario collettivo, non solo dei melomani? È stato, probabilmente, l'artista più famoso e osannato di ogni tempo, e già nel corso della sua esistenza. Per lui venne coniato il termine Rossinimania, riferito al periodo in cui si esibì a Vienna. Ogni angolo risuonava della sua musica, le cartoline con la sua immagine andavano a ruba, gli uomini erano vestiti alla Rossini, le donne sospiravano al suo passaggio, i ristoranti avevano piatti a lui dedicati. Una simile smania pervase le altre città in cui visse e lavorò. Tutti volevano frequentare quel musicista gioviale, dalla scrittura facile - compose il Barbiere di Siviglia in meno di due settimane - la battuta pronta, amante della buona tavola. E così viene ricordato ancor oggi: un ilare opportunista, un bon vivant. Ma, di fatto, smise di scrivere opere a 37 anni, dopo il meraviglioso Guglielmo Tell, se si eccettuano alcuni componimenti di musica sacra e strumentale. Cosa portò il musicista più famoso del mondo al silenzio?...