La Verità interrogò la giovane Edith Stein (1891-1942), ebrea e fenomenologa. Afferrata da Gesù, si innamorò della Verità, leggendo la Vita di Teresa di Gesù. Divenne cristiana nel 1922. Docente stimata e pedagoga amata, conferenziera nitida e scrittrice sobria, fu soprattutto un'orante segnata dalla Croce. Entrò nel Carmelo di Colonia nel 1933, quando sul suo popolo e sulla sua patria incombeva l'ombra della Croce nella forma della persecuzione nazista. Nell'eremo carmelitano la ricerca della Verità si approfondì lasciandosi inchiodare alla Croce per amore e coniugando la fede ardente con la scientificità più rigorosa. La Scienza della Croce culminò nella gassazione ad Auschwitz il 9 agosto 1942. La sua ultima opera, Scientia Crucis, ne riporta la consapevolezza gioiosa, perché come ella scrisse: "Croce e notte sono il cammino alla luce celeste: questo è il lieto messaggio della Croce".
Una donna. Che nasce ebrea e muore in quanto ebrea e sarà santificata dalla Chiesa cattolica. Che diventa l'allieva prediletta di uno dei più grandi filosofi del Novecento e a cui verrà negata la carriera accademica. Che si impegna per i diritti delle donne e si farà suora di clausura. Una vita sempre in prima linea: dalle aule universitarie agli ospedali da campo della prima guerra mondiale, dalla scelta appassionata della conversione all'orrore di Auschwitz. Edith Stein è un luminosissimo enigma, una storia di una chiarezza cristallina che getta ombre in ogni direzione, mutevoli. Che in qualche modo riassume il Novecento e parla di noi, al punto da essere divenuta patrona di tutta l'Europa come santa Teresa Benedetta dalla Croce. Lella Costa si confronta con Edith in un libro che ne ripercorre la parabola umana e si misura con il suo pensiero, un ideale dialogo a distanza tra due donne di buona volontà: diversissime, ma alleate per tutto ciò che conta. Per il pensiero, nell'era dell'ignoranza. Per le donne, nel tempo delle discriminazioni: Per le appartenenze che fondano e nutrono l'Europa, nella tempesta del populismo. La voce di Edith Stein oggi ci parla ancora: dell'Olocausto ancora possibile, della pace conquistata a caro prezzo, dell'accoglienza e del coraggio più che mai necessari.
Nella notte delle dittature e dei totalitarismi non vi sono stati solo i complici o gli indifferenti, ma anche coloro che hanno dato voce al diritto alla pace, alla giustizia e alla libertà.
Tra questi, un posto di primo piano spetta a Dietrich Bonhoeffer, a Edith Stein e a Jerzy Popieluszko, le cui figure sono proposte in questo volume.
Si tratta di “resistenti nonviolenti”, di persone che si sono opposte al male con la forza della propria debolezza, della propria parola, della propria testimonianza.
"Essere finito e Essere eterno" rappresenta probabilmente, tra le opere di Edith Stein, l'espressione più completa dell'itinerario culturale e spirituale della filosofa tedesca. Le riflessioni contenute nelle sue pagine sono testimonianza tangibile del tentativo di promuovere un incontro tra pensiero medievale e pensiero contemporaneo, ed eredità spirituale di una figura emblematica del XX secolo. L'aspetto che più affascina della testimonianza umana e intellettuale di Edith Stein è il costante protendersi verso la verità, in tutte le tappe decisive del suo percorso esistenziale: dalla formazione fenomeno-logica allo studio della filosofia scolastica medievale, dal professato ateismo giovanile alla conversione al cattolicesimo, dalle ricerche sull'empatia alla meditazione sull'incontro mistico.
Edith Stein è icona del suo tempo perché la sua esistenza, la sua vicenda interiore, la sua ricerca filosofica e quella di Dio, divengono simultaneamente radiografia della storia coeva e, in un frangente di tenebre, testimonianza luminosa che supera la barriera degli anni per giungere intatta fino a noi. La ricerca si sviluppa seguendo i fili del racconto autobiografico, della riflessione filosofica, degli scritti spirituali, in stretto confronto con le testimonianze delle persone a lei prossime: familiari, amici, carmelitane. La sua vita personale, nella minacciosa e assurda Shoah, si trasfigura in esperienza epocale, storia trasformativa, mentre la sua figura acquista il valore di significativo paradigma interpretativo della condizione della persona umana. Ormai Edith Stein è nell'"Ewig nun", nell'eterno presente, e si dona come parete translucida: quando entra la luce esce il mistero, ormai trasfigurato nella sua completezza, immersa nel Risorto, immenso Roveto Ardente.
Un'alterità costitutiva, essere una donna, un'alterità di appartenenza, essere ebree, è la traccia unificante di queste tre donne straordinarie che hanno segnato il percorso speculativo del secolo scorso. Un incrocio di tempi le pone di fronte al nazismo e all'orrore del male: su questo sfondo drammatico si innesta il loro discorso: per Hannah Arendt è la decostruzione di una filosofia separata dalla vita, dal legame sociale; per Simone Weil è l'inquieta e lirica ricerca di una trascendenza; per Edith Stein è la luminosa testimonianza della continuità originaria fra giudaismo e cattolicesimo. La loro opera è inscindibile dalla loro vita: il loro discorso si snoda nel simbolico del linguaggio, ma vibra della loro specificità femminile. È proprio al loro tratto di essere "altra" che Giuliana Kantzà fa riferimento; seguendo l'insegnamento di Jacques Lacan, individua la loro peculiarità di appartenenza sessuale: una donna è "non tutta" nel discorso, è, per struttura, contigua al godimento, aperta alle "vie del desiderio", pronta all'amore. Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein sono le voci alte di questa alterità femminile che conserva e trasmette l'irriducibile del desiderio: nella prima con la "natalità", "Puer nobis natus est", nella seconda con l'appassionata ricerca del bello, nella terza nella via della mistica. Voci che nella solitudine e nel silenzio dell'urlo contemporaneo fanno cenno alla donna, baluardo di un desiderio estraneo all'"avere".
La lotta di Giacobbe con l'angelo, narrata in Genesi 32,23-34, è contrassegnata dall'interrogazione e dal combattimento nel suo svolgersi, dalla ferita e dalla benedizione nell'esito conclusivo. È una suggestiva metafora dell'esperienza dei mistici: tensione irrisolta e lancinante, che scava nella carne e nello spirito, trova la sua traduzione nella preghiera di invocazione e di richiesta, di adorazione e di appello. E in due abbandoni: quello del Dio, che sembra continuare a nascondere il suo volto alla casa di Giacobbe (Is 8,17) e che genera desiderio e nostalgia, fatica ed esasperazione, e quello dell'orante, che dice affidamento e riconsegna nelle mani dell'Altro. Addentrarsi nella mistica e nella preghiera nel '900 significa incontrare alcune grandi figure di donne: Simone Weil, Adrienne von Speyr, Edith Stein; significa incrociare teologia e filosofia, preghiera e bellezza, preghiera e poesia. Significa anche interrogarsi su una via che l'ecumenismo ha poco frequentato, perché la mistica testimonia "l'esistenza di una Ecclesia spiritualis che riunisce tutti i suoi, nella forza e nel trionfo di uno stesso paradosso" (H. Corbin); "i mistici di quasi tutte le tradizioni religiose si assomigliano quasi fino all'identità" (S. Weil).
Il problema dell'empatia, un'opera di alto valore scientifico, viene qui presentata per la prima volta in lingua italiana. Posto ai confini tra filosofia e psicologia, questo studio mostra come si possa esperire la coscienza altrui, per giungere alla comprensione delle persone con cui entriamo in rapporto.
Durante siglos, la aventura del pensar al Dios de Jesucristo partiendo de una antropología clásica fue como intentar verter vino nuevo en odres viejos. Generó lo que algunos llaman un "secuestro recíproco": un hombre ensimismado que retrocede ante la presencia de un Dios que, esquivo, amenaza su libertad y autonomía. A su vez, la novedad absoluta del Dios Trino no supo transformar el pensamiento que lo contuvo.
¿Qué sucede en cambio si el pensamiento no parte ya de la filosofía clásica sino de una fenomenología para la cual la alteridad es constitutiva de la persona? ¿Cuánto y en qué medida la experiencia de la empatía condiciona el conocimiento de la vida trinitaria? Y, viceversa, ¿qué poder reconfigurador implica la realidad del Nosotros divino en la comprensión de la intersubjetividad humana?
Esta obra nace en la línea de frontera entre la filosofía y la teología. En esta zona de interacción fecunda, Alejandro Bertolini hace danzar dos categorías fundantes: empatía/intersubjetividad y Trinidad, en un diálogo creativo con Stein, en quien razón, fe y mística se entrelazan de una forma única dando a luz una síntesis tan vasta como fascinante y prometedora.
Alejandro Bertolini nació en La Falda (Córdoba, Argentina) en 1975. Creció en San Isidro, en las afueras de Buenos Aires, donde fue ordenado sacerdote en octubre del 2001. Cursó sus estudios en el Instituto episcopal San Agustín de San Isidro, en el Colegio Máximo de San Miguel y en la Universidad Católica Argentina (UCA). Defendió su tesis doctoral ante la Pontificia Universidad Lateranense (Roma) en junio de 2011. Actualmente enseña en las facultades de teología de la UCA y del Colegio Máximo de San Miguel, así como en diversos institutos de formación laical. Sus núcleos de interés son la Teología sistemática (Trinidad, Gracia, Pneumatología y Antropología), Espiritualidad (místicos contemporáneos) y Teología práctica (ministerios laicales). Lleva adelante trabajos de investigación en la UCA y en el Boston College, y colabora con diversas parroquias y movimientos eclesiales.
Edith Stein la judía conversa que abrazó el cristianismo y murió mártir en la persecución nazi, siendo carmelita descalza, es Patrona de Europa. Junto a esta gran convertida del siglo XX, hay otras figuras del mismo siglo: Jacques Loew, María Benedicta Daiber, Narciso Yepes, Leonardo Mondadori, Jean Marie Lustiger, André Frossard, Pedro F. Reyero, Cristina Kaufmann. Y otros convertidos, que continúan en el siglo XXI, siendo testigos del amor de Dios. Entre otros, Alexandra Borghese, Bernard Nathanson, Charles Moore, Etsuro Sotoo, Juan Manuel de Prada, Kiko Argüello, Linda Watson, Nicole Kidman, Svetlana Stalin, Vittorio Messori, María Vallejo-Nágera, Alfonso del Corral, Sor Elsa Bermejo, Valentí Puig, Dolores Hart, Magdi Cristiano Allam, el famoso musulmán que fue bautizado por Benedicto XVI en la Vigilia Pascual de 2008. Con los convertidos de nuestro días concluye la colección de "El Camino de Damasco", que comenzó con David y convertidos del Antiguo Testamento. El amor infinito de Dios ha llamado desde siempre, y sigue llamando hoy, a hombres y mujeres que buscan la Verdad, la Paz y la felicidad que sólo Él puede dar.