Cos'è la "vita"? Quando comincia, quando finisce, come si rapporta allo sconfinato spazio-tempo dell'universo? Queste sono alcune delle domande cui Margherita Hack prova a rispondere insieme a Giulia Innocenzi, giovane promessa del giornalismo italiano che ha militato nell'Associazione Luca Coscioni ed è stata lanciata da Michele Santoro con «Annozero» e «Servizio Pubblico». A partire dalla questione controversa dell'eutanasia, si snoda un percorso di riflessioni che tocca inevitabilmente altri temi cruciali quali la laicità, l'emancipazione femminile, la libertà, il senso civico, la cultura, l'ateismo e la spiritualità, il confine tra scienza ed etica. Margherita Hack affronta ogni argomento col suo sguardo libero da pregiudizi politici, spirituali e religiosi, con la sua estrema chiarezza razionale, con la saggezza che nasce dall'esperienza ma che non rinuncia al coraggio di imparare dalle nuove generazioni.
Nel 1944 il nobel per la fisica Erwin Schrödinger, in un libro divenuto fondamentale nella storia della biologia molecolare, s'interrogava sul mistero che più di tutti ha affascinato scienziati, filosofi, intellettuali e uomini comuni: Che cos'è la vita? A cinquant'anni dalla sua morte, il dibattito è tutt'altro che concluso. Certo, la scienza ha fatto progressi enormi: due secoli fa veniva sintetizzata in laboratorio la prima sostanza organica, aprendo la strada agli esperimenti successivi che hanno permesso di produrre ogni singola molecola. Ma, nonostante le conoscenze acquisite, la vita per alcuni sembra ancora qualcosa di indecifrabile e misterioso, inspiegabile senza postulare l'esistenza di un Dio che l'avrebbe creata. Eppure, nel 2010 il biologo statunitense Craig Venter ha annunciato al mondo di aver riprodotto l'intero genoma di un batterio - ovvero di avere, di fatto, creato la vita. Ma è davvero così? In un viaggio lungo quattro miliardi di anni, Edoardo Boncinelli esplora l'essenza più profonda dei viventi e ripercorre la nascita e gli sviluppi della biologia molecolare per rispondere a questa domanda. A partire dall'avvento della Teoria dell'evoluzione darwiniana fino alle più recenti scoperte, ci fornisce le chiavi interpretative per dissipare il velo di misticismo che ancora sembra avvolgere questo fenomeno, ridefinendo i confini spesso labili che separano la vita naturale da quella artificiale.
La fisica e l'astrofisica nel XX secolo hanno compiuto passi da gigante, e sono arrivate a un grado di conoscenza del mondo e dell'universo che ha dell'incredibile. Eppure, nonostante questi progressi, i misteri sembrano non finire mai. Gli scienziati si trovano di fronte sfide ancora più appassionanti e complesse: neutrini, energia e materia oscura, gravità quantistica e antimateria sono concetti ai limiti dello scibile umano. Teorie estreme, di frontiera, che hanno bisogno di essere osservate e sperimentate in luoghi altrettanto estremi. Anil Ananthaswamy è stato in questi posti, ha conosciuto e parlato con i protagonisti degli esperimenti, ed è tornato indietro con questo "diario di viaggio scientifico". Le storie che leggerete in questo libro non si svolgono in silenziose aule accademiche o in asettici e ipertecnologici laboratori, ma in Antartide, nei deserti, sulle vette dell'Himalaya, o in fondo a miniere abbandonate. E la fisica che scoprirete è un'avventura (non solo mentale) che merita davvero di essere letta.
Lo stato della ricerca scientifica in Italia desta da qualche anno preoccupazione. Drastici tagli ai fondi destinati agli enti di ricerca e sistemi di cooptazione "baronali" sono giornalmente denunciati da attenti osservatori, i quali invocano delle riforme volte a introdurre un sistema di incentivi che stimolino una tensione concorrenziale fra i ricercatori. Tuttavia, l'idea che la produzione scientifica possa sottostare alle stesse leggi che regolano la produzione dei beni "ordinari", si presta a una serie di critiche. In questo saggio, l'autore evidenzia la natura intrinsecamente non "mercantile" dell'attività di ricerca e la difficoltà di poterla assimilare alle attività economiche più tradizionali. È la stessa pluralità creativa del mercato a richiedere approcci molteplici e diversi. Prendendo spunto dal dibattito in corso nell'ambito della scienza economica, l'autore perviene a svelare paradossi e contraddizioni insite in un sistema culturale fondato talora acriticamente sul paradigma maggioritario e sulle tendenze vincenti della scienza economica, a scapito del pluralismo così vitale per ogni ramo del sapere.
Dal 1960 il programma scientifico SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) scandaglia lo spazio siderale nella speranza di intercettare un segnale, un qualsiasi segnale, che ci confermi l'esistenza di una civiltà extraterrestre. Finora però ogni sforzo si è tradotto in uno strano, e un po' inquietante, silenzio. Significa che dobbiamo arrenderci all'idea che siamo davvero soli nell'universo, e che non esistono altre forme di vita? Non necessariamente, secondo Paul Davies. Il silenzio che ci circonda forse vuol dire che stiamo cercando la cosa sbagliata nel modo sbagliato, e che un buon inizio per affrontare la probabilità dell'esistenza di ET è affrontare l'eccezionalità nell'universo della presenza umana. "Uno strano silenzio" è un libro provocatorio e coraggioso, dove il rigore della scienza non ruba la scena ma anzi alimenta la riflessione sociale e filosofica su un tema capace di toccare le corde più profonde dell'inquietudine umana.
L'evoluzione è stata spesso presentata come un meccanismo prevalentemente competitivo. Questa prospettiva ha avuto notevoli effetti sul modo in cui studiamo le scienze della vita e la stessa cultura. Eppure nella storia della biologia c'è molto altro, ci dice Martin Nowak: a qualsiasi livello il mondo animale ha sempre trovato e trova tuttora nella cooperazione un motore evolutivo altrettanto potente. Dai filamenti di batteri, in cui alcune cellule "si sacrificano" per nutrire le cellule vicine, fino al comportamento di alcune specie animali come le api e le formiche, l'altruismo e la collaborazione sono meccanismi che insieme alla selezione agiscono nel processo evolutivo. Fino ad arrivare alla specie più cooperativa, ai "supercooperatori": gli uomini.
Uno dei più brillanti fisici della nuova generazione delinea un nuovo, sorprendente approccio allo studio dell'universo, interamente fondato sulla caratteristica più ovvia e insieme enigmatica del tempo: il fatto di avere una direzione. Ma il dilemma della freccia del tempo non inizia con telescopi giganteschi o potenti acceleratori di particelle. Si presenta in cucina ogni volta che rompiamo un uovo in padella: possiamo trasformare l'uovo in una frittata, ma non la frittata in un uovo. Eppure, nel bizzarro mondo quantistico, che soggiace agli stessi fenomeni, il tempo è reversibile, e la catena degli eventi può essere percorsa a ritroso. La contraddizione insita in questa semplice, umile rottura di simmetria apre lo spiraglio per arrivare a comprendere i misteri del nostro universo - e di altri ancora. La freccia del tempo puntata risolutamente dal passato al futuro, spiega Carroll, deve la sua esistenza a proprietà dello spazio-tempo che precedono lo stesso Big Bang questione che non si poneva ai tempi di Einstein. A conclusione di un'ampia esplorazione dei risultati e dei problemi della termodinamica, della relatività e della meccanica quantistica, egli suggerisce dunque che il nostro universo faccia parte di un multiverso, una grande famiglia di mondi, in alcuni dei quali altri esseri umani sperimentano lo scorrere del tempo in direzione opposta, e una diminuzione dell'entropia - il che ci riconduce al grandioso paesaggio cosmico di Susskind.
Nell'estate 2012 l'annuncio della scoperta del "bosone di Higgs" ha fatto conoscere a tutti il CERN di Ginevra e il suo grande anello sotterraneo LHC, la macchina più gigantesca mai costruita dall'umanità. Ma perché i fisici costruiscono acceleratori di particelle sempre più potenti? Che cosa vogliono scoprire? E quegli acceleratori servono soltanto a produrre conoscenza, o hanno anche qualche applicazione nella vita quotidiana? Un protagonista della ricerca scientifica ripercorre un secolo di progressi, dalla storia curiosa della prima radiografia fino alla speciale particella che oggi spiega perché la materia pesa, e la luce invece no.
Il testo illustra il metodo di coltivazione del grano degli antichi egizi che producevano raccolti abbondanti su piccole superfici.
Il Comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della nascita di Bernardino Telesio ha promosso la pubblicazione in ristampa anastatica di tutte le opere del filosofo cosentino (1509-1588), oggi difficilmente reperibili. Sono previsti cinque volumi. In questo volume iniziale della serie si pubblicano due testi di straordinaria importanza: il "De natura iuxta propria principia" (Antonio Biado, Roma 1565) - considerato da Eugenio Garin come il capolavoro di Telesio rispetto alle due successive edizioni (1570 e 1586) - che reca non soltanto numerosissime aggiunte, correzioni e osservazioni, ma anche il rifacimento di interi capitoli; e l'esemplare di un'edizione sconosciuta agli studiosi dell'opuscolo De iride, apparso a Napoli presso Mattia Cancer nel 1566 col titolo "Ad Felicem Moimonam iris". La ristampa è arricchita da un'ampia introduzione di Roberto Bondì che ha anche curato un prezioso indice analitico in cui sono presenti le parole chiave del lessico telesiano. Premessa di Nuccio Ordine.
L'operato della mente ha attratto da sempre la nostra attenzione, ma solo recentemente si è cominciato a capire qualcosa di concreto in merito. Siamo inoltre nell'epoca della psicologia, che coinvolge quotidianamente la nostra conversazione, moltissime analisi condotte dai media e perfino l'intrattenimento. E difficile quindi rimanere insensibili alle problematiche della mente e della psiche. L'autore non è rimasto certamente indifferente a tutto questo e ne ha fatto un tema centrale della sua riflessione nel corso della sua vita. Questo libro raccoglie appunto i risultati di anni di osservazioni e di studi su questi argomenti. Il primo capitolo è di natura autobiografica, in linea con lo spirito della collana, e ricostruisce la storia dei diversi incontri dell'autore con il mondo della psiche. Nel secondo vengono esaminati alcuni nodi teorici del pensiero psicanalitico, mentre il terzo è dedicato interamente a un esame dei possibili meccanismi d'azione del trattamento psicoterapeutico. Tre temi fondamentali quindi: le neuroscienze, la teoria psicanalitica e la psicoterapia. L'argomento neuroscienze viene trattato con una certa ampiezza e vi si esamina in particolare un modello teorico di funzionamento della coscienza che rappresenta un contributo originale e che permette di inquadrare in un'unica cornice molti dei temi che caratterizzano il rapporto fra inconscio e coscienza.
"La nostra mente è una macchina costruita per dare senso alle cose. Quando questo senso fa difetto nella realtà, ne costruiamo uno con l'immaginazione. Vediamo segni e premonizioni dove invece ci sono solo fortuite coincidenze, intuiamo complotti e trame dove invece ci sono solo accadimenti tra loro slegati, attribuiamo intenzioni e progetti a chi semplicemente si fa i fatti suoi. Questa macchina lavora a molti livelli, da quelli più alti, quando si cerca di dare un senso alla vita, alla storia, a un'intera vicenda, giù giù fino ai minimi, quando si ricostruisce la scena circostante guidando nella nebbia, o udendo rumori e voci esterne da dentro una stanza." Conoscere noi stessi e capire la differenza tra percezione e realtà è ambizione antica: filosofi, psicologi, teologi e scienziati si sono cimentati per secoli con questa sfida, sviluppando alcune intuizioni, senza giungere, tuttavia, alla piena comprensione del nostro sistema psicologico ed emotivo. Nemmeno le scienze cognitive moderne e le neuroscienze sono riuscite a svelare completamente i meccanismi nascosti dei nostri pensieri e comportamenti. Se però il pensiero umano non può essere ridotto a una raffica di impulsi neurali, certamente lo studio del cervello ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e può dirci molte cose sul funzionamento della mente. Sul perché, per esempio, quando incontriamo un bambino diventato ragazzo, ci stupiamo di quanto sia cresciuto, non riuscendo a contestualizzare il tempo trascorso."