Un dialogo serrato tra il genitore e lo psicoterapeuta, per capire la natura del dialogo con i figli. Per mettere da parte la presunzione di "sapere tutto". Per sfatare il mito della "trattativa a oltranza". Per mettere la parola fine ai sensi di colpa. E arrivare così a una dimensione tutta nuova: quella del confronto adulto. Un salto di qualità nella relazione in cui, per la prima volta, i figli impareranno a conoscere la dimensione della responsabilità. Questo libro, spiega Osvaldo Poli, è per tutti i genitori che, esauriti i tentativi suggeriti dal buon senso, si sentono al capolinea. Per loro serve un "aggiornamento del software del dialogo": un diverso modo di porsi nei confronti dei figli.
"Mindscape" è un neologismo per evocare il rapporto tra psiche e paesaggio e collocarci a metà strada, là dove dobbiamo stare: con la psiche nel paesaggio e il paesaggio nella psiche. Guidato da bussole psicoanalitiche, letterarie e neuroestetiche (da Searles a Winnicott, da Schnitzler alla Dickinson, da Zeki a Gallese), Vittorio Lingiardi ci invita a ripensare l'idea di ambiente e, in particolare, di paesaggio elettivo. Un luogo che cerchiamo nel mondo per dare forma e immagine a qualcosa che è già in noi. Al tempo stesso una scoperta, un'invenzione e un ritrovamento. Fiumi, montagne, ruderi e spiagge abitano la nostra mente, i nostri viaggi e i nostri sogni. Come oggetti psichici sono immersi nella nostra memoria, e forse risalgono al primo incontro con il volto di chi ci ha guardato. O ha distolto lo sguardo. Per stare al mondo dobbiamo conoscere il paesaggio. Soprattutto, dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi per avere qualche speranza di essere noi stessi.
Il nostro tempo sembra aver dissolto ogni confine, compresi quelli stabiliti dai tabù. Non esiste più un limite che non sia possibile valicare. La trasgressione è divenuta un obbligo che non implica alcun sentimento di violazione. La disinibizione diffusa ha preso il posto della reverenza passiva e sacrificale di fronte alle nostre vecchie credenze. Ma i tabù devono semplicemente essere smantellati dalla nuova ragione libertina che caratterizza il nostro tempo oppure conviene provare a ripensarli criticamente senza nutrire alcuna nostalgia per il passato? Ci sono parole chiave come preghiera, lavoro, desiderio, colpa, eutanasia, famiglia, che sono state in modi diversi associate ai tabù e che esigono oggi di essere riattraversate criticamente. Vi sono anche figure mitologiche, storiche o letterarie che sono divenute crocevia essenziali della nostra storia individuale e collettiva e che ci spingono a incontrare in modo nuovo lo spigolo duro del tabù: Ulisse, Antigone, Edipo, Medea, Amleto, Isacco, Don Giovanni, Caino. Dal riferimento a grandi autori dell'Occidente - da Platone a Hegel, da Dostoevskij a Sartre, da Freud a Lacan, da Marx a Calvino, da Molière a Beckett - così come nelle miserie della nostra vita quotidiana, Recalcati rintraccia la sparizione del tabù e l'apparizione delle sue nuove maschere.
Un pregiudizio è un errore che si ripete all'infinito, e i ragazzi ne sono le vittime preferite. La psicologia, spesso inconsapevolmente, si è resa complice di questa deriva, contribuendo al loro inscatolamento all'interno di categorie remote, create quando si andava ancora con la carrozza a cavalli e la speranza di vita non superava i cinquant'anni. Basterebbero queste affermazioni per renderci prudenti sulla pretesa di risolvere tutto con un libro: il rischio di rimanere delusi è dietro l'angolo, perché troppi cancelli, pesanti, si sono chiusi nel frattempo intorno ai ragazzi. Occorre fare di più, per evitare questo rischio. Ricordare, innanzitutto, che i ragazzi non sono una categoria sociale ma individui, quindi se smettiamo di identificarli con il "voi", pensandoli come gruppo indistinto, e passiamo al "tu", facendone delle persone, siamo sulla buona strada. Possiamo, o forse dobbiamo, rifare il percorso cancellando tutti i cartelli indicatori che ci portano fuori strada e piantandone di nuovi. Non è difficile: basta capire dove volgere lo sguardo, e così si potranno fare scoperte sorprendenti e finalmente incontrare i nostri figli per quello che sono davvero e non per quello che ci siamo messi in mente da prima che nascessero. Un libro per sfuggire al pregiudizio che deforma gli sguardi di noi adulti e trasforma i nostri figli in oggetti misteriosi, spesso in estranei.
Come mai restiamo spesso incastrati in situazioni da cui non riusciamo a uscire? Perché non otteniamo ciò che ci sta a cuore? Cosa ostacola quella capacità di cambiamento che ci salverebbe dall'opprimente sensazione di impotenza? Cosa, in definitiva, ci impedisce di essere felici? L'autore sostiene che alla base di ciò vi sia la nostra irriflessa e fisiologica attitudine a essere sempre "noi-stessi", prigionieri di un Io che tende a cristallizzarsi in una intricata rete di modelli le cui pareti di vetro - interfaccia tra noi e il mondo - non riusciamo più neppure a scorgere. Sulla scorta di questo presupposto e attraverso suggestioni provenienti da diversi ambiti disciplinari - neuro-scienze, scienze cognitive, filosofia, fisica quantistica, Pnl, coaching - l'autore ci conduce in un viaggio straordinario nei meccanismi attraverso i quali il nostro Io costruisce le trame e i vincoli della nostra "realtà", le routine cognitive ed emozionali che ci tolgono libertà, gli schemi fissi di risposte che producono sofferenza. Il lettore imparerà a prenderne consapevolezza, scrutarne il cuore e schiodarne i perni di fissaggio per renderli alfine allineati ai suoi obiettivi. Il libro struttura così un percorso verso l'equilibrio interiore, l'eccellenza personale e una rinnovata capacità di creazione: quella di un nuovo mondo e un nuovo destino dove sentirsi, e finalmente essere, concretamente e scandalosamente felici.
La parola anima, nell'attraversare i più svariati sistemi di pensiero (filosofico, religioso, antropologico, psicologico), genera una serie di equivoci in cui si nascondono vertiginose variazioni di significato. Percorrendole è possibile scorgere gli spostamenti di volumi di senso e le migrazioni linguistiche da cui dipendono le epoche storiche e gli scenari da esse dischiusi. L'analisi di Galimberti muove da Platone, che gioca l'anima su un doppio registro, coniugandola da un lato con la costruzione della ragione e il governo di sé, dall'altro con l'abisso della follia e la dissoluzione dell'individuo. Da allora in poi, questi due registri non hanno cessato di condizionare la costruzione dei saperi, sempre insidiata sul piano teorico dalle oscillazioni delle opinioni e sul piano pratico dalla vertigine delle passioni, in quel gioco di maschere, assunte e dismesse dall'anima, a cui non sfugge che ogni nuova parola della ragione non è possibile se non liberando a ogni istante i frammenti di una segreta follia. Prima e dopo Nietzsche, Plotino e la Gnosi, Schopenhauer e il romanticismo, Freud e la psicoanalisi, Husserl e la fenomenologia, Heidegger e l'ermeneutica hanno tentato di liberare l'anima dal giogo dell'idea ma la loro opposizione al platonismo si è rivelata di segno uguale anche se contrario.
Il libro presenta terribili testimonianze di vita, direttamente raccolte nelle carceri, nelle comunità di recupero, per le strade, da giovani violenti. Contro la frequente e comune rimozione sociale che accompagna il proliferare dei comportamenti giovanili violenti, criminali, devianti, Paolo Crepet tenta di comprendere, e far comprendere, da dove traggano origine tali condotte e, al di là del contesto degradato, suggerisce quanto anche il decadimento delle nostre relazioni affettive e l'indisponibilità all'ascolto possano influire sulla diffusione della criminalità tra i giovani.
Il libro esplora il rapporto tra i nove differenti tipi di personalità dell'enneagramma e l'intelligenza emotiva. La sintesi fra questi due strumenti costituisce il metodo Awareness to Action, una tecnica innovativa che i due autori propongono per diventare più efficienti nel lavoro e più flessibili nelle relazioni e nella vita. Quando proviamo ad attuare un cambiamento, in ambito professionale, personale e relazionale, dobbiamo sormontare un fattore essenziale, vale a dire i nostri pensieri e comportamenti abituali. Questi derivano dal nostro tipo di personalità, influenzano le nostre competenze emotive e si consolidano in specifiche forme di resistenza. Il metodo Awareness to Action esamina le strategie che adottiamo per affrontare la vita e l'impatto che le stesse hanno sulla nostra realizzazione. Affrontando temi come la costruzione delle relazioni, la risoluzione dei conflitti e lo sviluppo personale, il libro si rivolge non solo a chi vuole raggiungere una più profonda conoscenza di sé e incrementare il proprio potenziale, ma anche a manager responsabili delle risorse umane. «La vostra personalità è la faccia che indossate in pubblico, è un modo per semplificare e organizzare la vita».
La vita umana è fatta di alti e bassi, di piaceri e dolori, e "normalità" non è sinonimo di felicità costante. È quindi legittimo chiedersi se sia proprio necessario interpretare ogni sofferenza o difficoltà nei termini di un disturbo psicologico. I manuali diagnostici che classificano le patologie mentali hanno conosciuto, soprattutto a partire dalla sua ultima versione (il DSM-5), un tale ampliamento delle proprie categorie da comprendere quasi ogni genere di disagio. Il lutto per una morte può venire scambiato per depressione, l'agitazione di un bambino diventa sindrome da deficit di attenzione e, sebbene disturbi come l'insonnia non siano paragonabili alle psicosi, pare esserci una medicina per tutti. Così i trattamenti di tipo farmacologico conoscono sempre maggiore successo, per la gioia delle industrie farmaceutiche che investono nel marketing per aumentare le proprie vendite. Gli interessi economici non sono infatti di poco conto, se si considerano i numeri dei potenziali pazienti. Tutto ciò ha incentivato la tendenza odierna a prescrivere gli psicofarmaci con estrema facilità, anche da parte di medici non specializzati in psichiatria. Ma gli psicofarmaci non sempre servono, spesso sono anzi dannosi, in ogni caso bisogna conoscerli e somministrarli con cautela visti i considerevoli effetti collaterali. Potrebbe invece dimostrarsi più utile una psicoterapia, con ricorso ai farmaci solo quando indispensabili e dietro attento controllo medico specialistico. Nel campo della psiche è comunque sempre fondamentale adattare il trattamento al tipo di problema presentato -di carattere biologico oppure psicologico, relazionale, familiare, sociale - in modo da agire allo stesso livello, secondo l'antico principio che "le cose simili sono curate dalle cose simili".
"La mia vita di psichiatra si è svolta in un periodo storico fatto di tante psichiatrie (persino di una definita democratica), segno che non esisteva la psichiatria. In questo clima, non potevo che costruire la mia psichiatria." Sono passati cinquantotto anni da quando il professor Vittorino Andreoli è entrato nell'ambiente psichiatrico. Un periodo di intensa e appassionata professione, con modificazioni profonde sulla concezione delle malattie della mente: nascita di nuovi disturbi, scoperte scientifiche sul cervello e in particolare sulla sua parte plastica che si lega in maniera specifica alla psichiatria. È diventato chiaro che la normalità non può essere considerata la misura per la follia, poiché sovente una condizione si interseca con l'altra, in funzione degli ambienti e delle condizioni sociali. È anche per questo che serve "uno psichiatra frammentato" capace di avvalersi di altre competenze, seguendo la metafora dell'orchestra. Uno psichiatra che deve entrare in relazione e con-partecipare i vissuti del paziente per impedire che un disturbo mentale si trasformi in una tragedia. Soltanto da una così lunga esperienza in Italia e nei Centri internazionali potevano emergere i nuovi princìpi per curare i dolori della mente.
Il tema della Misericordia è stato al centro del Giubileo appena concluso. Al di la degli aspetti prettamente religiosi il libro analizza la misericordia da un punto di vista psicologico come una “grande virtù per nutrire il nostro cuore”.
La misericordia a un primo giudizio potrebbe sembrare una debolezza, un sentimentalismo. L’uomo quando esprime un giudizio o prende una decisione è portato naturalmente a sostenerla, anche indurendosi quasi per non venir meno alla propria serietà di adulto.
La misericordia è un allargamento del proprio cuore per andare oltre se sessi, incontro all’altro per ricreare nuove relazioni. Perdono, compassione e pietà sono sorelle della misericordia.
Come trattare qualcosa di così inafferrabile come una "relazione"? Come comprendere l'esperienza emotiva di entrambi i partner quando questi riportano punti di vista opposti? Nel lavoro terapeutico, quali dovrebbero essere le prime mosse? Che cosa indagare? Quali domande porre? E come conferire fondamento scientifico al proprio lavoro? In questo testo gli autori - ricercatori e terapeuti di coppia di fama internazionale - conducono il lettore in un viaggio all'interno della pratica clinica. Da decenni lavorano con le coppie e affrontano questo impegno come una sfida in grado di offrire sempre nuove occasioni di apprendimento. I coniugi Gottman hanno distillato le conoscenze acquisite in molti anni di attività terapeutica individuando dieci principi a fondamento di un buon lavoro con le coppie. Ogni principio è illustrato attraverso la narrazione di un caso clinico e arricchito con commenti e racconti tratti dalla loro storia personale.