Con le sue scoperte e le sue decisioni coraggiose e controcorrente si è imposta all'attenzione mondiale. I riconoscimenti internazionali non le mancano: eletta "mente rivoluzionaria" del 2008 dalla rivista americana "Seed", è entrata nella classifica dei 50 scienziati top di "Scientific American" e nel settembre 2011 ha ricevuto il prestigioso Penn Vet Leadership Award, il massimo riconoscimento nel suo settore. Eppure Ilaria Capua, la scienziata che il mondo ci invidia, seppur consapevole dell'importanza dei traguardi raggiunti, non si ritiene un'eroina, una martire votata alla scienza, ma semplicemente una donna che crede fortemente in quello che fa e che, non senza fatica e difficoltà, è stata in grado di sfruttare le opportunità che la vita le ha presentato. Con molta sincerità e una buona dose di ironia racconta che il mestiere del ricercatore non è solo microscopi, stanzette buie e libri, ma può rivelarsi un'avventura intensa ed esaltante. Ne emerge il ritratto a tutto tondo di una donna al tempo stesso normale e straordinaria, che non si prende troppo sul serio e non ama andare in giro a dire quanto è brava. Perché brava lo è davvero.
Che cos'è la teoria della relatività? Quali modifiche ha causato sulle nostre concezioni di distanza, tempo, massa ed energia? Quali sono le sue conseguenze sulla geometria e sulla percezione dello spazio che ci circonda? A queste e altre domande prova qui a rispondere Charles P. Steinmetz, la cui opera è stata decisiva per la divulgazione di una teoria così poco compresa sino alla fine del secondo decennio del '900. In queste pagine, che riproducono quattro conferenze del 1922, con il rigore e la chiarezza dello scienziato ma anche con la singolare capacità di tradurre concetti complessi che fa di lui un fine comunicatore, riesce a condurre il lettore nel cuore di uno dei più importanti risultati del pensiero scientifico e filosofico.
Nella scienza vale tutto. Per arrivare a una scoperta, gli scienziati sono disposti a fare uso di droghe o a sperimentare su se stessi. Sono pronti a calpestare l'avversario e a combattere accanitamente per dimostrare la validità delle proprie idee anche quando tutto sembra dar loro torto. Gli esempi celebri non mancano: Newton non esitò a falsificare i propri risultati e ad attaccare ferocemente i colleghi che avrebbero potuto oscurare la sua fama; i premi Nobel per la medicina Werner Forssmann e Barry Marshall rischiarono la vita pur di dimostrare la validità delle proprie intuizioni; lo stesso Einstein non fu esente da errori e omissioni, e fu sempre profondamente restio ad accettare le critiche. Secondo l'autore, però, è proprio questa anarchia di fondo a rendere possibili le grandi scoperte: senza la capacità di superare gli schemi predefiniti, senza il coraggio di infrangere le regole, la scienza cesserebbe di esistere. Per dare alla scienza un futuro e per far crescere una nuova generazione di scienziati è necessario far emergere il vero spirito scientifico, liberandolo dalla patina di noia e conformismo che lo avvolge e restituendogli dunque la libertà.
Perché proviamo quello che proviamo guardando il rosso di un tramonto o ascoltando le note di una sinfonia? Come mai non percepiamo le cose capovolte, visto che così appaiono sul fondo della nostra retina? E come mai il mondo appare stabile di fronte a noi, in tutta la sua abbondanza di dettagli, nonostante le imperfezioni dei nostri occhi e il loro continuo movimento? Con questi e altri enigmi si confronta il volume di Kevin O'Regan. La soluzione è tanto originale quanto semplice: occorre cambiare il modo di concepire la visione, intendendola come esplorazione attiva del mondo e non come mera immagine interna di esso. Diventa così possibile spiegare cosa renda speciale il fenomeno della coscienza. Una questione che per O'Regan comincia a risultare scientificamente trattabile quando si comprende che la coscienza non è qualcosa che accade nel nostro cervello ma è qualcosa che facciamo e dipende nelle sue forme dai molti modi in cui interagiamo col mondo che ci circonda.
Attraverso una serie di lunghe interviste condotte a un gruppo ben selezionato di illustri scienziati, il volume si apre - come un compasso - dal punto di vista dello scienziato alle province di significato proprie della spiritualità, per poi ritornare al punto di partenza e mostrare come gli scienziati costruiscano un proprio sistema di simboli sacri d'interpretazione dell'evoluzione delle conoscenze umane in ambito scientifico. La figura dello scienziato che ne emerge è quella dell'ateo-spirituale. Il libro si pone come un viaggio affascinante ed inedito nel mondo della scienza che si rivolge non solo agli studiosi ma soprattutto al grande pubblico, il quale troverà nelle "tranches de vie" ampi margini di espressione ed espressività in grado di gettare nuova luce sul rapporto storicamente complesso fra religione e scienza, in una prospettiva di rinnovato dialogo che valorizza il terreno comune piuttosto che le differenze. Conclusioni con Margherita Hack.
Che la matematica sia (anche) un gioco lo dimostra l'intera sua storia. Ne furono convinti molti tra i più grandi matematici di ogni tempo e paese. Leibniz, per esempio, che si interessò agli scacchi, ai dadi e alle carte, si disse "decisamente favorevole allo studio dei giochi logici, non per il piacere proprio del gioco, ma perché sono di grande aiuto nello sviluppare l'arte della riflessione". Sulla scia di Cardano e Galileo, Pascal si avvicinò ai dadi; volendo capire quale numero fosse più conveniente puntare, giunse a stabilire i primi fondamenti del calcolo delle probabilità. E scrisse: "È notevole come tale scienza, che è cominciata con gli studi dei giochi d'azzardo, si sia elevata ai più importanti oggetti delle conoscenze umane". In tempi più recenti Giuseppe Peano, il cui pensiero influenzò in modo decisivo quello di Russell, scrisse un libro di giochi e problemi logico-matematici, qui ripresi in parte. Uno dei maggiori matematici viventi, John Conway, ha elaborato un algoritmo grazie al quale è possibile scoprire in quale giorno della settimana cadde qualsiasi data del passato. Com'è noto, la matematica non è un'opinione bensì una sfida, ma per affinare la capacità di riflettere sono necessarie intuizione e creatività. Il gioco è la via più semplice per superare blocchi e timori legati alla scienza dei numeri. Chi, giovane o meno, ama il divertimento stimolante troverà in queste pagine molte occasioni per mettere alla prova la propria intelligenza.
Psicologia, neuroscienze, aneddoti, letteratura e filosofia; sono alcuni degli ingredienti che compongono questo libro che scandaglia, in sintesi e con chiarezza, il cuore delle domande che la vita quotidiana ispira a ciascuno di noi. In che modo il cervello cresce e cambia con l'avanzare del tempo? Perché ci ricordiamo eventi accaduti decenni fa come se fossero successi poche ore prima, ma non cosa abbiamo fatto l'altro ieri? Perché la nostra memoria a volte sembra lavorare bene e a volte no (e cosa succede quando funziona male)? Può la memoria, per mezzo di tecniche psicologiche e impianti cerebrali, essere migliorata, potenziata o addirittura manipolata? Una cosa è certa: senza memoria non potremmo guidare la macchina, parlare con chi ci sta intorno, leggere, lavorare, giocare. Non potremmo, in una parola, vivere.
"All'inizio - vale a dire nel 1965 - l'universo era semplice. Nacque in un giorno dei primi mesi di quell'anno, intorno all'ora di pranzo, durante una conversazione telefonica". Così Richard Panek inizia il suo viaggio nella ricerca scientifica più avanzata, rivelandoci come ancora oggi la nostra visione del cosmo, nonostante l'astrofisica abbia fatto passi da gigante, sia parziale e frammentaria. La materia che conosciamo rappresenta appena il 4% dell'intero universo, una minuscola frazione persa nella maestosa vertigine di quelle che gli scienziati chiamano materia oscura ed energia oscura. Ma quello di Panek non è il solito saggio di divulgazione. È anche la storia degli uomini che si sono confrontati con un mistero insondabile, la sfida oggi più importante per chi studia i segreti dell'universo; una sfida fatta di conquiste e delusioni che potrebbe sovvertire gli attuali modelli cosmologici.
Saldamente ancorato ai risultati ottenuti finora dalla ricerca neuroscientifica, e con uno sguardo rivolto alle potenzialità future, Michael O'Shea indaga in questo breve saggio i meccanismi che regolano il funzionamento del cervello, e porta alla luce con uno stile discorsivo ed esempi chiari cause e implicazioni di fenomeni come il controllo motorio, la memoria e la percezione. Dalla terapia genica fino alle "design drugs", passando per l'intelligenza artificiale, "Il cervello" è una panoramica aggiornata e completa sulle scoperte più recenti delle neuroscienze, e restituisce al lettore una prospettiva inedita su come queste siano in grado di rispondere alle nostre domande sul rapporto tra mente e cervello.
In una fotografia con Federico Fellini si sorridono. In un'altra con Gorbacëv si stringono la mano. In un'altra ancora è in mezzo alla neve in America con la famiglia. Gli occhi di Tullio Regge sono quelli di un uomo gentile e disponibile, ma anche quelli di uno dei più grandi fisici teorici che l'Italia abbia mai conosciuto. Racconta che è dal padre Michele che ha preso tutto: gli riempì la casa di libri, gli donò la tenacia e l'amore per la scienza. Divenne fisico "per predisposizione", ma anche "per caso", perché da studente al Politecnico gli dissero: "lei Regge è dotato, vada a fare i suoi studi alla facoltà di Fisica". Da lì volò negli Stati Uniti: "poi, un mio lavoro (i "poli di Regge") ebbe molta fortuna. A me non sembrava niente di speciale". E fu invece un momento di rottura che gli procurò una popolarità tale che il Pci gli propose perfino la candidatura al parlamento europeo. Ma Regge scelse Princeton, dove lavorò per vent'anni, mancando di un solo giorno l'incontro con Einstein. Conobbe invece Kurt Gödel che "sembrava una sfinge" e Robert Opprenheimer che Gödel odiava, forse per la bomba atomica, ma anche per "quell'aria di supponenza che aveva". Quell'aria che manca al protagonista di questo libro: uno scienziato importante ma anche un uomo che s'impegna da sempre per combattere la malattia, che crede alla fortuna e che con la scienza sa anche giocare, tanto da usarla per brevettare una poltrona. Perché "la scienza è sempre gioco. Il gioco di capire come funziona il mondo".
Cosa fa cuocere le vivande nel microonde? Come si fa a sapere a che velocità va il pazzo che ci sta superando sulla destra in autostrada? Perché gli arcobaleni non si vedono di notte e a mezzogiorno? Come mai possiamo guidare la bicicletta anche senza mani? Un libro utile e divertente che risponde alle domande più strane sulla scienza. Da leggere da soli o in compagnia degli amici per imparare divertendosi.
L'autore Vincent Bugeat è divulgatore scientifico e Professore di fisica all’IUFM (Instituts Universitaires de Formation des Maîtres) di Créteil e all’Università di Marne-La-Vallée.