Negli ultimi anni il progresso, davvero straordinario, dell'ingegneria genetica e della medicina ha aperto nuovi, impensabili scenari di vita, ma ha posto anche seri interrogativi etici. La clonazione, gli organismi geneticamente modificati, i trapianti d'organo, l'eutanasia, l'aborto, la riproduzione assistita hanno costituito e continuano a costituire oggetto di dibattito e di riflessione da parte non solo degli specialisti, ma anche dell'opinione pubblica, oggi più sensibile e attenta a tale questione. In questo contesto si moltiplicano scuole e master di bioetica. Con l'intento di fornire uno strumento che offre una trattazione sistematica di facile accessibilità pur nel rigore scientifico ed etico, è stato pensato il manuale, destinato agli studenti dei corsi specifici, ma anche a quanti desiderano un agile testo di consultazione. Ogni capitolo affronta un argomento e si conclude con quattro sezioni: la bibliografia; una sezione con spunti per ricerche; un caso di studio; una appendice di documenti di varia natura (testi legislativi, articoli del Codice di deontologia, Carte e dichiarazioni internazionali, testi del Comitato Nazionale di Bioetica).
È ancora vivissimo il ricordo del dibattito scatenato dal caso Welby sull'eutanasia e l'accanimento terapeutico che ha coinvolto i medici e interessato l'opinione pubblica. Tra tutti i problemi esistenziali quello del dolore infatti (insieme a quello della morte che gli è intimamente correlato) rappresenta il problema dell'umanità, il muro irrisolto ed ultimo dei tanti perché che la assillano. Varie risposte sono state date, molte delle quali insoddisfacenti, e anche quella cristiana che presenta una sua profonda e appagante giustificazione spesso è stata ed è ancora presentata in modo improprio: si sente dire infatti che siamo nati per soffrire, che il dolore è frutto del peccato originale ed ha una funzione espiatoria. Non è propriamente così. In queste pagine l'Autore tenta di fare chiarezza sulla visione cristiana del dolore offrendo gli strumenti conoscitivi, sia sul piano religioso che su quello medico.
L'interdisciplinarieta' di approcci cui questo testo approda permette di capire il senso umano del generare e le forme della fecondita' nelle quali si manifesta.
Un testo serio e competente sul testamento biologico e su tutte le sue implicazioni morali, bioetiche e legislative. Il libro si contraddistingue per l’ormai nota chiarezza cui Aramini ci ha abituati. Un approfondimento obiettivo su uno scottante tema d’attualità.
Pensato per quanti sono impegnati nell'accompagnamento pastorale dei malati e dei loro familiari, per affrontare al meglio questo particolare e delicato percorso.
Libro su un tema scottante che torna periodicamente alla ribalta: le cellule staminali.
Quali conseguenze comporta considerare la vita umana embrionale come materiale grezzo da "usare"? Che cosa accade se non riconosciamo la linea di demarcazione fra procreazione e produzione? Quali sono i limiti oltre i quali non deve spingersi il nostro tentativo di migliorare la condizione umana? Vogliamo davvero il "nuovo mondo" e il "nuovo uomo" che le scienze e la tecnologia possono creare? In una serie di riflessioni sulle più moderne sfide che provengono dalla medicina e dalla biologia e sulle implicazioni di carattere etico e giuridico che ne derivano (vendita di organi, rapporti interpersonali fra genitori e figli geneticamente modificati o addirittura donati), Leon Kass - a capo dal 2001 al 2005 del President's Council on Bioethics - analizza e valuta il tentativo di oltrepassare i naturali confini che sono stati assegnati all'uomo e di trasformare il suo corpo in uno strumento che risponde soltanto alla nostra volontà e ai nostri desideri. Siamo consapevoli degli abissi in cui uno scientismo lanciato in una corsa senza freni e scrupoli rischia di precipitarci?
Dobbiamo accettare l'eutanasia per le persone affette da malattie incurabili? Chi può decidere di porre fine alla vita di un uomo? Chi soffre di più, il malato o coloro che lo circondano? In un momento in cui l'eutanasia è al centro di un aspro dibattito anche nel nostro paese, Lucien Israël ci invita a riflettere, qualunque siano le nostre convinzioni e anche a costo di mettere in dubbio le opinioni più accreditate. Israël ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro il cancro, la sofferenza e la morte. Ha vinto tante battaglie, altre le ha perse e ha accompagnato molti esseri umani negli ultimi mesi e giorni della loro esistenza. Per lui l'eutanasia non è né un gesto d'umanità né un atto di compassione, ma un progetto che mette in discussione la professione medica e, più in generale, il legame simbolico tra le generazioni. Secondo Israël, non solo il medico ha il dovere di non arrendersi alla morte, ma deve anche infondere al suo paziente speranza, fiducia, voglia e forza di lottare. E anche quando la sua vita volgerà al termine, dovrà sempre trasmettergli il senso profondo della sua "arte", che è quello di "prendersi cura" di chi gli si affida.
Un medico di successo, una bella famiglia, una forma fisica da far invidia. Nel febbraio del 2002 Mario Melazzini pensa di essere un uomo realizzato. Ma quando sale in bicicletta per il suo allenamento quotidiano capisce che qualcosa non va. Il piede sinistro non risponde, il corpo gli disubbidisce. Comincia così il calvario della malattia. Ci vuole un anno per avere la diagnosi: è SLA, sclerosi laterale amiotrofica, una patologia degenerativa con la quale, mediamente, non si vive più di tre anni.
Il medico diventa malato e incontra sul suo cammino la sofferenza, la depressione, la paura, il desiderio di farla finita prima di finire come un vegetale. Ma poi reagisce. Capisce che la vita può essere ricca e interessante, nonostante la malattia. Anzi, anche «grazie» a essa.
La sua stessa professione acquista una nuova profondità. Ora, infatti, Mario vede le cose «dall’altra parte». Entra in contatto con decine di persone fragili e in compagnia di un cantautore famoso e di una badante rumena incomincia la sua più grande battaglia: quella contro la solitudine e l’abbandono che spesso accompagnano le patologie più gravi, contro quel sentimento di esclusione e di insignificanza che prima o dopo coglie tutti coloro che soffrono di handicap invalidanti. Adesso non vuole più morire, ma «godere ogni minuto del miracolo di essere vivo».
L'AUTORE
MARIO MELAZZINI (Pavia, 1958) è direttore dell’Unità operativa di Day Hospital Oncologico della Fondazione Maugeri IRCCS di Pavia. È affetto da sclerosi laterale amiotrofica e ricopre la carica di presidente nazionale dell’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica). È direttore scientifico del centro clinico Nemo della Fondazione Serena Azienda Ospedaliera Niguarda per la ricerca e la cura delle malattie neuromuscolari. Collabora inoltre con il centro ricerche «Sclerosi Laterale Amiotrofica» della Fondazione Maugeri.
MARCO PIAZZA, giornalista, è nato e vive a Roma. Ha lavorato per «Paese Sera», «La Sicilia», «Vita» e collabora attualmente con «Newton» e «Metro». È stato obiettore di coscienza e volontario dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare. Dal 2005 è responsabile della comunicazione della Fondazione Telethon.
Il bioeticista H. T. Engelhardt fa parte della nutrita schiera dei teorici contrattualisti che hanno come comune denominatore la concezione sociologica della persona, il rifiuto della metafisica e di norme morali universali. Non disdegna la dimensione della fede, ma nega l'opportunità d'avvalersi nel dibattito pubblico di premesse d'ordine teologico. Il libro individua le tappe del lento processo che portò al relativismo e allo scetticismo dilaganti nel pensiero engelhardtiano e più in generale nell'attuale cultura postmoderna. Giustifica, infine, la possibilità d'orientarsi, con l'uso della ragione, illuminata dalla fede, al raggiungimento delle verità basilari dell'esistenza e all'apertura ad un dialogo interculturale capace d'indirizzare responsabilmente l'accoglienza e la tutela di ogni essere umano.
Presentazione di mons. Elio Sgreccia Questo testo presenta gli argomenti affrontati dal primo Corso di Master in Bioetica avviato dalla Sezione Torinese della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Il metodo seguito è quello della interdisciplinarità che ha fatto incontrare, di fronte a fatti e problemi umani di grande rilievo, l'apporto della scienza sperimentale, la dimensione antropologica, la riflessione etica e giuridica. Un itinerario per affrontare tematiche cruciali come procreazione artificiale, aborto, cura al morente e eutanasia, restando dalla parte della vita.