"Ma è possibile che io riconosca nella Scrittura il senso della mia storia qui e ora?" si chiede l'autore. Questo libro è un'occasione per provare a farlo, seguendo un filo rosso di personaggi dell'Antico Testamento, che sono stati scelti dal Signore. Adamo, Caino e Abele, Abramo e Sara, Giacobbe ed Esaù, Giuseppe, il popolo d'Israele, Geremia. La libera iniziativa di Dio è evidenziata in diverso modo in ogni testo di elezione. A volte è un fatto puntuale, immediato, altre una progressiva rivelazione che si serve di mediazioni umane. Così avviene anche oggi nella vita di ogni consacrato. Un testo per ricordare che, da sempre, le chiamate di Dio scaraventano nell'arena e sbaragliano gli incerti. Ma promettono vittoria: la sua, e a modo suo. Ed è così che si forma un profeta.
"I religiosi devono essere uomini e donne capaci di svegliare il mondo". Da queste parole di papa Francesco prende idealmente le mosse questo libro. Si tratta, infatti, di una serie di ritratti di uomini e donne che hanno scelto la vita religiosa e che, per la concretezza e la profondità della loro esistenza, sono diventati un punto di riferimento per gli altri. Ecco alcune delle personalità, fra le altre, contattate dalle autrici: padre Giovanni La Manna, gesuita, responsabile del Centro Astalli; suor Elisa Scalabrino, giovane medico, suora del Cottolengo; suor Rita Giaretta, orsolina, fondatrice di Casa Rut; suor Laura Girotto, salesiana, operante in Etiopia; Marilena Civetta, dell'Ordo Virginum, psicoterapeuta di Gubbio; madre Anna Maria Cànopi, benedettina, fondatrice dell'abbazia Mater Ecclesiae, sull'isola di San Giulio; padre Claudio Monge, missionario domenicano a Istanbul; suor Teresa, paolina di Nairobi; suor Frederick, missionaria della Carità, braccio destro di Madre Teresa di Calcutta. Questi religiosi e religiose testimoniano quotidianamente lo spirito del Vangelo tra osservanza e profezia e hanno incarnato, prima ancora che venisse formulata, l'esortazione del Papa a "svegliare il mondo".
Prefazione di Nunzio Galantino.
Fu una domenica straordinaria il 16 maggio 2004. Quel giorno san Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro a Roma, celebrava la santa Messa per la canonizzazione di sei beati; tra questi sant'Annibale Maria Di Francia. A distanza di 59 anni dall'inizio dell'inchiesta diocesana, la Chiesa additava al mondo intero la santità del sacerdote messinese noto come "padre degli orfani e dei poveri", "apostolo della preghiera per le vocazioni" e che, dopo la morte, l'amico e compagno di canonizzazione san Luigi Orione aveva definito il "san Vincenzo de' Paoli del sud". Già il 1o giugno 1927, nella città e nelle contrade di Messina, tanti avevano esclamato: "È morto un santo, il Santo della carità; si è chiusa la bocca che non disse mai no". Aveva speso quasi cinquant'anni della sua vita e del suo sacerdozio a servizio degli orfani e dei poveri, cogliendo nel Vangelo e diffondendo nella Chiesa e nel mondo il comando di Gesù: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,37-38), ossia la preghiera che chiede al Signore gli "operai del Vangelo", i sacerdoti, le vocazioni. Queste pagine ti faranno scoprire la figura poliedrica di padre Annibale, la cui personalità di uomo, cittadino, sacerdote, santo si impose per la grandezza della sua statura morale.
Negli ultimi decenni, vi è stata una forte crisi dell'identità sacerdotale, con un apice negli anni 60 e 70, che ha trovato la sua espressione in particolare in una discussione accesa e controversa sul celibato. Aldilà del dibattito sulla prassi disciplinare, vi sono stati anche degli approfondimenti sulla fondazione storica e sui motivi sistematici del celibato, coinvolgendo la cristologia, l'ecclesiologia e l'escatologia. Perciò è conveniente offrire uno studio proprio sugli aspetti dogmatici del celibato sacerdotale. Non si tratta di seguire una modalità apologetica del tema, rispondendo ad obiezioni varie, bensì di affrontare il tema del celibato in maniera positiva e di approfondire i diversi argomenti. Malgrado il numero abbondante delle pubblicazioni sul celibato, esistono soltanto pochi studi sistematici che ne presentano con chiarezza gli aspetti teologici centrali.
Charles de Foucauld, nel corso della sua vita (1858-1916), ha scritto migliaia di lettere a laici, sacerdoti e religiosi. Alcune di esse sono state indirizzate a donne consacrate: monache, religiose e laiche, dal tempo della permanenza a Nazareth (1897-1900), fino al termine della sua vita. La corrispondenza con queste donne ci consegna la passione di Frère Charles per il Beneamato Gesù e per gli uomini e donne, credenti e non credenti; i principi evangelici della missione che Charles aveva a cuore; la sollecitudine nel rendere partecipi molti dell'amore di Dio. Frère Charles è, per le donne alle quali scrive, ora un padre, ora un fratello, ora un figlio nella fede. Le accompagna spiritualmente; condivide con loro i suoi progetti nel Sahara; è grato della cura che queste consacrate riservano alla sua vita, totalmente dedita al Vangelo e ai poveri. Questa pubblicazione, nell'Anno della Vita Consacrata, è rivolta in particolare alle consacrate e ai consacrati, ai presbiteri e ai fedeli tutti, che desiderano lasciarsi istruire dalla qualità spirituale di relazioni vissute nella fede.
"Sentinella, quanto manca all'aurora?". E il profeta-sentinella risponde con una rassicurazione e un invito: "Viene il mattino? convertitevi, venite!" (Is 21,11-12). Chi pone la domanda oggi siamo tutti noi, donne e uomini, variamente o per nulla credenti, stanchi del buio e del freddo della notte. Le sentinelle sono i consacrati che nel loro laboratorio di nuovo umanesimo, stanno studiando l'arte della custodia della persona, della convivialità delle differenze (materia difficile, soprattutto oggi), del rispetto della creazione: per parlare di Dio ci mostrano come vivere in armonia con noi stessi, tra di noi e con il creato.
Un libro per scuotere dal torpore di un ideale di benessere superficiale e a basso costo, per scoprire il segreto della felicità nella vita consacrata.
All'interno del volume, i curatori Laura De Luca e Vito Magno, raccolgono sotto forma di una impossibile intervista radiofonica le domande che giornalisti e scrittori di oggi hanno posto ai santi e fondatori di istituti di vita consacrata. Domandare e cercare risposte fa parte della natura dell'uomo. Gli autori pongono a grandi consacrati della storia della Chiesa istanze del nostro tempo ipotizzando le risposte che essi avrebbero potuto dare sulla base del loro carisma e del loro impegno a servizio di Dio. La fantasia degli intervistatori rispecchia bisogni e sensibilità delle rispettive epoche storiche e giunge a noi nella sua più vivace freschezza. Contiene le interviste di Agostino, Benedetto da Norcia, Bruno di Colonia, Ildegarda di Bingen, Francesco d'Assisi, Antonio da Padova, Agnese di Praga, Giovanna d'Arco, Ignazio di Loyola, Teresa d'Avila, Giovanni Bosco, Bernadette Soubirous, Francesca Saverio Cabrini, Annibale Maria Di Francia, Conchita Cabrera de Armida, Luigi Orione, Agostino Gemelli, Giacomo Alberione, Edith Stein, Antonin Zgabrik, Madre Teresa di Calcutta.
Molte ragioni e autorevoli direttive spingono oggi i preti a cercare un esercizio collegiale e coordi-nato del ministero, in coerente esercizio di fedel-tà all’ecclesiologia del Vaticano II. Ma quale forma dare, secondo quali linee disegnare oggi la figu-ra del presbiterio in cui questa spinta si riconosce e si esprime? La storia dei due trascorsi millenni, con le sue grandezze e i suoi errori, presenta una grande varietà di esperienze, di riflessioni, di sug-gerimenti per un discernimento nuovo ma non ine-sperto, e aiuta a identificare i fattori teologici e sto-rici in gioco e gli esiti del loro intreccio. Questo è il quarto di una serie di volumi che intendono per-correre la storia dell’identità teologica, pastorale, spirituale del presbiterio e del presbiterato, entro la domanda, che cosa a questo proposito oggi lo Spirito dica alle chiese. Copre la storia delle chie-se d’Occidente tra i secoli X e XI, un periodo ap-parentemente breve, ma in cui il volto dell’Europa e la sua civiltà cambiano molto profondamente; e gli stili del vissuto ecclesiale, pur sostenuti dalla stabilità connaturale dei riti liturgici, essi stessi si trasformano in modo irreversibile.
Il volume raccoglie pagine preziose, in gran parte inedite e custodite negli archivi diocesani dell'Azione Cattolica ambrosiana, che mettono in luce la grande attualità delle riflessioni del cardinale Carlo Maria Martini sul modo di essere prete in una Chiesa scossa da cambiamenti epocali. Ciò che il cardinale non si stanca mai di sollecitare nei sacerdoti è la consapevolezza che il loro servizio va speso in profonda comunione con i fedeli e in un'ottica di dedizione assoluta alla vita dei fratelli, con lo sguardo sempre rivolto al primato "pratico" della Parola. Preti con il Vangelo in mano, preoccupati innanzitutto di annunciare a tutte le donne e gli uomini la buona notizia, e per questo ansiosi di circondarsi di fedeli laici, con una uguale passione evangelizzatrice, desiderosi di spendersi per portare l'annuncio cristiano fino ai confini della terra, nei propri ambiti di vita.
Uno studio sulla dimensione della vita consacrata, articolato in cinque capitoli: per ognuno di essi sono presi in esame e commentati i testi più significativi del recente magistero della Chiesa. Nel primo capitolo, si approfondisce la comprensione del vincolo che lega i consacrati alla Chiesa. Nel secondo, si prende in considerazione il pensiero di Paolo VI, da lui proposto nell'immediato dopo Concilio: "seguire il Cristo secondo l'insegnamento del Vangelo" (Evangelica Testificatio, 12). La ricerca dell'identità della vita consacrata deve prendere sul serio la verità del Vangelo. Nel terzo, ci si sofferma sul documento La vita fraterna in comunità. Congregavit nos in unum Christi amor. In esso si vede come tanto il magistero ecclesiale quanto la teologia della vita consacrata siano coscienti della difficoltà di stabilire il giusto equilibrio tra la comunità e il ministero apostolico. Comunione e missione devono essere capiti nella logica di una sana relazione. Nel quarto capitolo, è presa in considerazione la splendida sintesi ecclesiologica che Giovanni Paolo II ha lasciato in Vita Consecrata. Completando le esortazioni Christifideles laici (1988) e Pastores dabo vobis (1992), essa ci mostra che ciò che è comune a tutte le vocazioni cristiane si dà nella reciprocità e che questa è a sua volta resa possibile da ciò che è comune, perché nella Chiesa non esistono diversità chiuse né tanto meno escludenti.