Pastore valdese, professore di italiano e latino, esegeta e grande conoscitore della letteratura delle origini cristiane, negli anni Trenta del Novecento Francesco Singleton Lo Bue (1914-1955) entrò nel gruppo dei "giovani barthiani" che, stretti intorno a Giovanni Miegge, opposero le prime forme di resistenza morale al fascismo attraverso la rivista "Gioventù Cristiana" e le giornate teologiche presso il tempio del Ciabàs. Nell'opprimente clima di regime e nel quadro più generale degli avvenimenti del secondo conflitto mondiale e dell'occupazione nazifascista, dopo un profondo conflitto interiore, Lo Bue decise infine di partecipare al movimento antifascista e alla Resistenza, aderendo al Partito d'Azione e al Movimento federalista europeo.
Gli Architorti sono un quintetto d'archi di formazione classica che fa capo al violoncellista Marco Robino. Dopo le rivisitazioni trasversali cui gli Architorti ci hanno abituati, il quintetto d'archi propone una raccolta di musiche risorgimentali, in primis di Verdi e di Mameli e canti popolari ottocenteschi del Nord e Sud Italia. Concludono il CD il canto degli alpini Monte Nero e Bella ciao.
Le quattro realtà religiose del titolo hanno in comune il fatto di essere "nuovi" movimenti religiosi nati nell'Ottocento negli Stati Uniti. La loro riconduzione a un medesimo denominatore "cristiano" è problematica, per quanto le Scritture siano per tutti un punto diriferimento essenziale. Potrebbero forse essere accomunati come "millenaristi"?... Il libro ne tratteggia in breve l'identità, cercando di cogliere il loro approccio alla modernità.
I saggi qui raccolti si soffermano sulla vita religiosa del '500 italiano. Il problema storico che essi indagano è anzitutto quello della forme peculiari assunte al di qua delle Alpi da alcuni dei molteplici fermenti di dissenso ereticale manifestatisi nei decenni che videro il dilagare della Riforma protestante in tutta Europa. Il rinnovamento della fede e della Chiesa da essa promossa sulla base di una profonda revisione (o restaurazione) dei principi essenziali della dottrina cristiana non tardò infatti ad assumere connotazioni diverse nei diversi contesti politici e sociali, a differenziarsi anche dal punto di vista teologico e, nelle regioni in cui ebbe successo e poté radicarsi stabilmente, a dar vita a nuove strutture ecclesiastiche e confessionali, in precoce conflitto tra loro, che segnarono la definitiva frattura dell'unità religiosa dell'Occidente.
In questo volume vengono presentati saggi di autori diversi che intendono presentare le forme della presenza delle minoranze ebraiche e islamiche a Roma e nello Stato della Chiesa in età moderna a partire dalla raccolte di oggetti preziosi e curiosi. Attraverso l'esame delle produzioni artistiche minori con rappresentazioni del nemico turco e della schiavitù, l'analisi della pubblicistica in arabo stampata a Roma, le raccolte di arte ebraica e musulmana... gli autori presentano una riflessione a tutto campo sia sulla propaganda religiosa sia sulla conoscenza di culture diverse che permette di ridiscutere (da un punto di vista così particolare) le occasioni di confronto tra cristiani, ebrei e musulmani tra Cinquecento e Ottocento.
Il rapporto di Lutero con la mistica è assai più significativo di quanto si ritenga comunemente: la ricerca internazionale degli ultimi anni ha dimostrato che essa non fu per Lutero solo un entusiasmo giovanile. Identificare il fondamento mistico del pensiero del Riformatore tedesco contribuisce a portare alla luce le radici del suo pensiero nel monachesimo e nella teologia medievale, permettendone una migliore comprensione e una valorizzazione per l'oggi, anche in ottica ecumenica. Come affermano gli studiosi Bernd Hamm e Volker Leppin, la stessa "composizione d'insieme della teologia di Lutero ha carattere mistico e la genesi di tale teologia è da descrivere come l'ideazione di una nuova forma di mistica".
Le discussioni che appassionano l’opinione pubblica sono spesso difficili da seguire per il grado di tecnicità che le contraddistingue, e i dibattiti sulle problematiche morali non fanno eccezione.
Per venire incontro a questa situazione, da anni il professor Mario Rossino cura una rubrica sul bollettino del santuario torinese di Santa Rita. La sede degli interventi non è accademica, ma il servizio della rubrica è estremamente prezioso e va a vantaggio di un pubblico di lettori molto numeroso.
Il professor Rossino ha un’esperienza assai vasta, grazie al ministero pastorale che esercita da parecchi anni e alla competenza della sua specializzazione in teologia morale, oggetto da tempo del suo insegnamento nella Sezione Torinese della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.
Questa trattazione in pillole, esemplare per l’accuratezza dell’informazione e la semplicità dell’esposizione, si colloca accanto agli studi specialistici dell’Autore e offre un servizio non indifferente per favorire chiarezza di idee e solidità di principi in una discussione che continuamente si rinnova.
Negli ultimi anni gli storici del cristianesimo antico si sono impegnati instancabilmente per cercare di comprendere se si possa parlare di una forma di cristianesimo standardizzato nei primi secoli o se invece c'erano all'inizio una varietà di "cristianesimi" tra i quali alla fine ha prevalso il cattolicesimo. In tal caso, quali sono stati i fattori per cui questo è emerso mentre gli altri sono gradatamente scomparsi? Si può parlare di ortodossia ed eresia nella Chiesa antica, oppure ortodossia è solo quanto è stato imposto dalla fazione vincitrice? Durante i primi secoli della sua esistenza, come ha potuto la Chiesa risolvere i suoi problemi dottrinali e strutturali per raggiungere la cattolicità nel confronto con le sfide dottrinali, sociali, politiche e disciplinari, fino al punto da chiamare se stessa "Chiesa cattolica"?
A più di dieci anni dall'uscita di «Contro il fanatismo», Amos Oz ha sentito la necessità di ritornare sul tema con tre nuove riflessioni che riprendono il discorso rielaborandolo, ampliandolo e aggiornandolo. Il filo conduttore è ancora una volta una disamina del fanatismo unita a una pacata apologia della moderazione. A prescindere dal tipo di fede e dal contesto in cui il fanatismo - religioso, politico o culturale - si esprime, esso è per Amos Oz il vero nemico del presente.