"Dal 1959 al 1961 curavo sul Verri una rubrica, 'Diario minimo', che intendeva raccogliere osservazioni di costume, parodie letterarie, fantasie e dissennatezze di autori vari. Alcuni pezzi, ritagli di giornale, citazioni bizzarre et similia, erano anonimi, e per quanto ricordo i vari collaboratori della rivista me li passavano via via per alimentare la rubrica. Essendone alimentatore per mandato, vi avevo pubblicato più di ogni altro, prima piccole moralità e poi via via pastiches letterari. Verso il 1962 Vittorio Sereni mi chiese di riunire questi miei pezzi in un volume e siccome, a rubrica ormai estinta, 'Diario minimo' era diventato ormai quasi il nome di un genere, scelsi questo titolo per il libro che poi uscì nel 1963. La storia del libro è quella che è: so che in vari dipartimenti di architettura si insegna ancora il Paradosso di Porta Ludovica, per non dire della 'Fenomenologia di Mike Bongiorno', citata anche da chi non l'ha letta, tanto che mi è accaduto di vederla definita come 'un libro su', mentre si tratta di sei paginette. Ma la mia propensione a tentare altri diari minimi non si è esaurita; ed ecco che, nel 1992, a distanza di quasi trent'anni ho deciso di pubblicare Il secondo diario minimo, sempre fedele all'insegna palazzeschiana del 'lasciatemi divertire'." (dalla prefazione di Umberto Eco a II secondo diario minimo)
Due racconti-inchiesta sulla Sardegna. Baroni in laguna narra la lotta dei pescatori di Cabras, sulla costa occidentale sarda, per l'abbattimento della piramide feudale che li schiaccia in uno stato di arretratezza e miseria. La società del malessere ricostruisce su documenti e testimonianze dirette la vita randagia di un eroe negativo, il brigante Graziano Mesina, filo nero per capire il fenomeno del banditismo sardo. Giuseppe Fiori ha pubblicato il romanzo Uomini ex con cui ha vinto il premio Napoli 1993. È stato vicedirettore del Tg2 e direttore di "Paese sera" oltre che senatore della sinistra indipendente.
Sullo sfondo un Meridione privo di opportunità esistenziali e lavorative, ma prodigo di energia vitale. I protagonisti dei racconti sono alle prese con brandelli d'impegno politico ridotto a pura ciarla da bar, con studi mai finiti o carriere da iniziare, fra amorazzi e rave "alternativi". Rendigote, grafico multimediale che cambia una donna dopo l'altra per poi finire padre di famiglia; 'mpa Gino, colto e raffinato operatore di call center; Teresa, una laurea in giurisprudenza per emigrare al nord in cerca di fortuna e Giacomo, che la fortuna al nord l'ha fatta e sogna solo di tornare.
"Quando Montalbano incornava su una cosa, non c'erano santi". Il narratore che da anni racconta le storie del commissario di Vigàta, lo sa bene. Una parola stonata, un gesto incontrollato, un dettaglio incongruo bastano a mettere in moto le sue indagini. Così da un'impercettibile crepa nella "normalità" prendono avvio anche queste nuove storie, in cui Montalbano si imbatte nei crimini e nei criminali più eterogenei e insoliti: vecchie coppie di attori che recitano, nel segreto della camera da letto, un funereo copione; insospettabili presidi in pensione che raggirano generose prostitute; mogli astutamente fedeli che ordiscono crudeli vendette ai danni dei loro tronfi mariti ...
Il giovane Marco Celio Rufo è quasi l'incarnazione degli slanci dorati della giovinezza. Assistente di Cicerone, che lo vorrebbe educare alla professione di avvocato, nella Roma violenta e corrotta del tempo, Celio decide a un tratto di dare sfogo alla sua insoddisfazione e si mette in proprio. Frequenta Catullo e le avanguardie poetiche, amoreggia con Clodia, la Lesbia che Catullo cantò, e simpatizza per Catilina, il solitario alfiere della lotta contro le prepotenze e le ingiustizie sociali. Divenuto partigiano di Cesare, si allontana da lui quando comprende che la sua politica è avviata verso la moderazione e si pone a capo di un piccolo esercito di scontenti. Nel suo accampamento rivede le stagioni la sua vita.
La storia di Maria e Giuseppe: senza scostarsi dalla tradizione e dai testi neotestamentari, l'autore dà un resoconto di grande efficacia su un rapporto di coppia fuori dal mito, restituendoci in particolare la figura di Giuseppe come quella di un uomo vivo, di grande concretezza e sensibilità. Prefazione di Carlo Bo. Questo romanzo valse all'autore il Premio Campiello nel 1984.
Composto nel '68 e pubblicato l'anno successivo questo romanzo colse sul campo il senso più autentico di quella celebre figura giovanile: una decadenza romana archetipica, vissuta coi teatrini e i fumetti delle migliori avanguardie storiche. Contro ogni oppressione razionalistica, politica e scientifica, uno sfrenato cabaret "pop" dell'immaginazione e del desiderio.
Il racconto ruota intorno all'ambizioso progetto che, tra l'estate del 1707 e quella del 1708, anima la buona società exillese: l'allestimento di una Sacra Rappresentazione è motivo di vanto per la comunità ma anche intreccio di svariati interessi personali. Il parroco don Giasset spera di accrescere il proprio prestigio e, soprattutto, di distrarre la sua amante, la vedova Ballon, dalla divisa rossa; dal canto suo, la vedova Ballon vuole distogliere del parroco da quella stessa divisa rossa; la locandiera Léontine intravvede lauti incassi grazie all'arrivo di molti forestieri... L'autrice racconta i preparativi e i problemi organizzativi della comunità, mentre apparizioni e miracoli non sempre autentici accendono la fede quanto i pettegolezzi.