"La bustina di Minerva" è una rubrica iniziata sull'ultima pagina dell'"Espresso" nel marzo del 1985 e continuata con regolarità settimanale sino al marzo 1998, quando è diventata quindicinale. Ora le "Bustine" sono state selezionate e raccolte in questo libro. Si spazia da riflessioni sul mondo contemporaneo, alla società italiana, alla stampa, al destino del libro nell'era di Internet, sino ad alcune caute previsioni sul terzo Millennio e a una serie di "divertimenti" o raccontini. La raccolta dà il senso alla rubrica che, come vuole il titolo, intendeva raccogliere quegli appunti occasionali e spesso extravaganti che talora si annotano nella parte interna di quelle bustine di fiammiferi che si chiamano appunto Minerva.
Madame du Deffand visse da libertina gli anni turbolenti della Reggenza; esercitò la potenza di grande salonnière nella Parigi della metà del Settecento; sostenne d'Alembert, fu amica di Voltaire, ma guardò con insofferenza agli illuministi come "partito"; si abbandonò, cieca e settantenne, alla passione per un uomo molto più giovane di lei. Esercitò le migliori virtù del suo secolo: il culto dell'intelligenza, la sovranità del gusto, il senso della naturalezza. Ma era, come scrisse Cioran, devastata dal "flagello della lucidità", che le faceva percepire il nulla e il tedio che formano l'essenza del vivere. Edizione con un saggio di Marc Fumaroli.
Attraverso la vita di Leo e Michela, il romanzo di Vassalli rievoca i momenti di protesta e le battaglie civili degli ultimi trent'anni di storia. Per chi ha vissuto le rivolte studentesche, il femminismo, l'antipsichiatria, le battaglie pacifiste e più recentemente i movimenti ecologisti, il volontariato nei paesi in guerra, l'impegno nell'accoglienza degli extracomunitari, il romanzo sarà un'occasione per confrontare le proprie illusioni e delusioni con quelle dei due protagonisti. Per chi è troppo giovane per aver vissuto consapevolmente queste vicende, sarà un percorso di conoscenza attraverso i miti delle generazioni precedenti.
Un protagonista della vita politica italiana del dopoguerra, un personaggio che fu sempre guardato con rispetto sia all'interno del suo partito (il Pci) sia dagli avversari, racconta i principi morali che lo condussero alla scelta della lotta antifascista e all'intransigente difesa della libertà contro qualsiasi totalitarismo le minacciasse. Scritto nel 1976 - ai tempi in cui il partito di Enrico Berlinguer ricercava una propria via all'eurocomunismo e preparava lo "strappo" con Mosca - questo testo autobiografico rimane un punto riferimento per chi ritiene che la lotta politica sia un confronto di idee e non uno scontro fazioso. prefazione di Miriam Mafai.
Monaciello, scugnizzo malinconico e dispettoso è il protagonista del primo racconto di questo volume, mentre il Fantasma servizievole e triste, che non è altro che la morte, ci accompagna nel secondo racconto. Sono "povere creature inimmaginabili": l'ombroso spiritello del primo racconto vive "in un piccolo armadio dalla serratura guasta, dalle porte malferme, fra cataste di panni scuri e penne verdi di pappagallo", mentre del secondo enigmatico fantasma "abbagliante era il suo sorriso in fondo agli occhi di tenebra". Attraverso la voce accorata e dolente della Ortese, si avverte l'eco di nostalgie mai sopite, di dolcezze negate e di figure angeliche e lunari, scontrose e carezzevoli.
"Non possiamo saperlo" raccoglie scritti di letteratura e di cinema, ricordi di amici scomparsi, pronunciamenti su questioni morali come l'aborto, il coraggio o la paura, il credere in Dio, i cattivi usi del linguaggio, infine gli interventi politici legati all'impegno parlamentare di una persona che sosteneva di non avere una mente politica. L'opera non narrativa di Natalia Ginzburg è tutta fondata sul sapere del corpo, un'intelligenza oscura che illumina i suoi interrogativi e imperativi morali. Grazie a questa facoltà è possibile conoscere i suoi pensieri sul "Salò" di Pasolini o sui "Sillabari" di Parise, sulle persone che furono Calvino, Flaiano, Levi e Penna, sulla nostalgia per un secolo diverso o sull'aldilà.
Torino, anni '40. Cesare Fenoglio, medico chirurgo, rinuncia a una brillante carriera per dedicarsi allo studio dei fiori e delle piante officinali. Irriso da molti colleghi, perseguitato dall'Ordine dei Medici, si dedica anima e corpo alle sue ricerche e prepara rimedi a base di essenze. Mentre le vicende della sua vita si mescolano alla storia (c'è la guerra e c'è la Resistenza), le sue cure riportano i primi indiscutibili successi e nuovi orizzonti sembrano aprirsi per la scienza. Ma chi si nasconde in realtà dietro questo personaggio tenero e ombroso, caparbio e geniale?
Questo volume raccoglie le cronache degli anni Ottanta, i saggi e le conversazioni più significative di Pier Vittorio Tondelli. Accanto al libro "Un weekend postmoderno", il lettore troverà tutti i materiali saggistici relativi al "Progetto Under 25", anticipatore nelle linee progettuali e teoriche, di un'innovazione relativa alla lettura e alla scrittura. Nella sezione "Il mestiere di scrittore" vengono raccolte le schede di lettura, pubblicate via via su "L'Espresso" e "Rockstar", nonché prefazioni e introduzioni a volumi di vari autori. La sezione finale propone una serie di conversazioni scelte per la particolarità del contesto o per l'ampiezza dei contenuti trattati.
Questo volume contiene: Introduzione (di Oreste del Buono); Cronologia; "Ma che cosa è quest'amore?"; "Se la luna mi porta fortuna"; "Giovinotti, non esageriamo!"; "Agosto, moglie mia non ti conosco"; "In campagna è un'altra cosa"; "Amiamoci in fretta"; "Cantilena all'angolo della strada"; Fortuna critica.
Questo volume contiene: Introduzione (di Maria Corti); Cronologia; Parte prima: "Diceria dell'untore", "Museo d'ombre", "Argo il cieco", "L'uomo invaso", "Le menzogne della notte"; Parte seconda: "L'amaro miele"; Parte terza: "Cere perse", "Il malpensante", "La luce e il lutto"; Appendice: istruzioni per l'uso (di "Diceria dell'untore"), La panchina; Note ai testi; Fortuna critica; Bibliografia.