Nei rapporti tra potere politico, economico e finanziario e mondo giornalistico italiano esiste una prassi di lungo periodo, declinata dal fascismo in forme mai viste prima ma non pienamente rimossa neanche dalla transizione alla democrazia repubblicana. Si tratta di una delle conseguenze della particolare connotazione storico-politica di un paese come il nostro, nel quale una ristretta oligarchia ha guidato tutti i passaggi decisivi della vita economica e politica e ha riprodotto un modello spiccatamente gerarchico nella distribuzione della ricchezza e del potere, anche a livello di influenza sui canali di informazione. A questa condizione ha fatto non di rado da corrispettivo la malcelata aspirazione di vari celebrati rappresentanti del mondo giornalistico italiano di entrare a far parte di quella stessa ristretta oligarchia, in una logica di non alterazione - e anzi spesso di salvaguardia dei rapporti di potere. Mauro Forno prende in esame gli ultimi centocinquant'anni di storia italiana e analizza le maggiori questioni che hanno attraversato il giornalismo italiano: i periodici d'informazione, confessionali e di partito, le strutture governative di controllo, il sindacato di categoria, la propaganda di guerra e l'esperienza fascista, l'istituzione dell'albo, le leggi repubblicane sulla stampa e l'editoria, fino all'avvento della televisione e del giornalismo online.
Chi ha letto in anteprima queste pagine - afferma Mauro Masi - ha chiesto con insistenza il perché di questo libro, soprattutto in un momento politico così particolare. A dispetto di ogni convenienza e calcolo, infatti, vi è ricostruita la realtà vissuta dall'ex direttore generale alla Rai - con i Santoro, i Vespa, il sindacato dei giornalisti che la vuol fare da padrone su tutto, il sinistrismo di maniera tanto ostentato in pubblico quanto poco praticato in privato, Sanremo e Piero Angela, Fazio e Miss Italia dall'aprile 2009 al maggio 2011. Nessuna rivalsa né "sindrome dell'ex", ma la volontà di rendere conto delle tante vicissitudini di una gestione che ha tentato il tutto per tutto per migliorare e riequilibrare una realtà da troppi anni immobile. Scandito dalle incalzanti domande di Carlo Vulpio, il libro fa rivivere le tappe salienti di questa "ultima battaglia per la Rai" così come si sono svolte, senza sconti. Documenti originali e inediti completano e sostanziano le ricostruzioni contenute nel volume. Prefazione di Vittorio Sgarbi.
L'identità dell'uomo di oggi è imperniata sull'uso del web: Internet, mail, contatti, informazioni, video, social network, blog, chat, giochi, consulenze e compravendite online, internet mobile e molto altro ancora. Ci affidiamo alla rete anche solo per velocizzare una ricerca, una transazione bancaria, una comunicazione con chi è lontano. Ma la rete, che ci porta al superamento del confine del nostro sé, può innescare modalità patologiche di utilizzo. Internet e le sue dipendenze tratteggia i risvolti psicologici dell'era virtuale presentando, in maniera sistematica, il graduale sviluppo di coinvolgimento con la rete che passa dalla normalità e può approdare alla psicopatologia, descrivendo sintomi e criteri diagnostici dei disturbi osservati. Il testo si rivolge a tutti coloro che sono interessati agli aspetti psicologici che entrano in gioco nell'uso quotidiano del web: psicologi, medici, educatori, insegnanti e operatori che desiderano uno strumento di lettura della realtà tecnologica e delle sue influenze psicologiche e comportamentali. Esso nasce da oltre dieci anni di ricerche e di approfondimento del rapporto tra la persona e la rete e da un'esperienza decennale di pratica clinica con la psicopatologia collegata all'uso di Internet. Delinea quelli che, all'oggi, possono essere ritenuti gli approcci terapeutici più evoluti rispetto a queste nuove patologie, dilaganti ma sottostimate, e comunque proprie dell'era tecnologica e virtuale.
"Imparare le grammatiche che stanno dietro i meccanismi con cui si produce l'informazione della stampa o dei tg; oppure essere avvertiti delle regole che danno o tolgono capacità persuasiva alle campagne pubblicitarie e sociali; o infine capire come alcune persone che compaiono in tv o al cinema divengano modelli di comportamento per molte altre", questo è ciò che l'autore identifica come uno degli obiettivi del testo. Per raggiungerlo vengono toccati i principali ambiti teorici ed empirici di discussione dei media studies, esplorando il lungo cammino che dalle interpretazioni comportamentiste degli anni Cinquanta giunge fino agli approcci culturalisti contemporanei. Utilizzando una strumentazione didattica orientata allo studente, che si avvale di figure, schemi e attività pratiche, "Sociologia delle comunicazioni di massa" si affianca al lettore nel suo processo di apprendimento stimolandone con efficacia la curiosità e l'interesse critico
Giornalisti asserviti ai poteri forti, giornali finanziati dallo Stato, editori che usano le proprie testate per interessi "extra" e le trasformano in "macchine del fango". Attraverso protagonisti, fatti e retroscena, il libro ripercorre lo stato dell'informazione dal Ventennio fascista ad oggi, passando per il dominio sulla stampa da parte della Dc, della Loggia P2 di Gelli e del berlusconismo, che da oltre vent'anni annovera centinaia di giornalisti a libro-paga. Dai "canguri" di Mussolini ai "servi del Cavaliere": oggi come ieri, gran parte del Quarto potere - comprese Rai e Mediaset - manipola l'opinione pubblica e destabilizza la situazione sociale del Paese, piuttosto che agire da "cane da guardia" nei confronti di politica e finanza. Mercanti di parole esplora queste tematiche fino in fondo e lo fa presentando scoperte inedite. Prefazione di Ezio Mauro.
Un cavallino rampante, una mucca bianca e lilla, un coccodrillo: la marca è un fenomeno dilagante capace di evocare un mondo di significati, di suscitare emozioni, di influenzare valutazioni e comportamenti. Il libro esplora l'intricato mondo del brand in tutte le fasi della sua vita: dalla scelta del nome al matrimonio con marche di altre aziende, alla creazione di una vera e propria famiglia di brand guidata dalla stessa impresa, alla complessa gestione della marca nel tempo perché resista sul mercato senza appassire, sino a fenomeni ambivalenti come il boicottaggio e la contraffazione
Il campo dei media è stato studiato in prevalenza dal punto di vista sociale, culturale e politico, più raramente si sono considerati i suoi aspetti economici. Ma le dimensioni e le funzioni delle imprese che operano nel campo dei media hanno ormai raggiunto una rilevanza tale da imporre una maggior attenzione anche a questi aspetti. Il libro offre alcuni strumenti essenziali per capire e valutare la rilevanza dell'economia nel complesso mondo dei media mettendo in evidenza alcuni caratteri generali e analizzando alcuni settori specifici. I caratteri generali sono trattati nei primi quattro capitoli del libro, che inizia con la definizione dell'ambito occupato dai media e del loro ruolo all'interno dell'industria della comunicazione che comprende anche le telecomunicazioni e l'informatica. Poi si prosegue con l'analisi dei fattori che distinguono l'economia dei media da quella degli altri settori economici e con quella dei maggiori trend che hanno caratterizzato su scala internazionale le imprese e i mercati di riferimento. Il terzo capitolo riguarda le forme dei mercati dei media e le loro caratteristiche attuali e l'ultimo capitolo affronta il tema della pubblicità che oggi è la principale fonte di finanziamento di questo sistema. La seconda parte del libro entra nel merito di settori più specifici, dall'industria della stampa quotidiana all'editoria libraria, dal cinema alla televisione e ai nuovi media digitali
Il libro è diviso in quattro capitoli. Nel primo capitolo sono illustrati il fenomeno della vaghezza e i suoi rompicapo e sono formulate quattro domande centrali per capire la natura e la logica della vaghezza. Le risposte che le teorie della vaghezza danno a queste quattro domande consentono di esprimere un giudizio sulla loro adeguatezza. Nel capitoli successivi vengono esaminate in maniera essenziale le teorie della vaghezza più importanti in base a una griglia concettuale che consente di suddividerle in tre grandi famiglie. La griglia elaborata è un utile strumento per individuare le comunanze e le differenze tra le teorie in modo da avere una visione sinottica del dibattito sulla vaghezza
Sempre più soggetta alle pressioni del mercato e alle dinamiche dell'industria culturale, negli ultimi anni l'editoria per ragazzi si è notevolmente trasformata. L'iperproduzione di libri, presenti nelle librerie per pochi mesi e poi sostituiti, è diventata la sua caratteristica più evidente, in un processo che non consente né ai lettori né ai critici di soffermarsi su ciò che accade di veramente interessante, al di là del frastuono delle novità. Il volume offre un punto di riferimento utile a chi voglia ragionare - anche sulla base di un confronto con i classici e le loro caratteristiche - sui criteri per giudicare i libri per l'infanzia e l'adolescenza e per selezionare, tra le nuove proposte, quelle che sarebbe importante conoscere
La comunicazione sociale esiste davvero? Il dubbio scaturisce dalla constatazione della marginalità della disciplina, in letteratura e nell'accademia. Il libro cerca una risposta percorrendo due strade, teorica ed empirica. La prima parte si apre con una disamina critica delle definizioni classiche di comunicazione sociale, per approdare a una nuova prospettiva che ne rivaluta, accanto a quelli sociali, gli effetti culturali. Nella concezione proposta, la comunicazione sociale è il motore che alimenta la storia dei diritti umani e la diffusione della solidarietà civile. La seconda parte racconta un'indagine sul campo. Per individuare gli ingredienti che rendono sociale la comunicazione, si analizzano in chiave comparata cinque casi esemplari di giornalismo sociale. La ricerca delle variabili ricorrenti si concentra su: le condizioni che hanno favorito la nascita e la crescita di queste esperienze editoriali, i loro rapporti con il mondo del volontariato e del non profit, e con i media mainstream; ancora, le caratteristiche delle redazioni, le fonti e le routines produttive. Il viaggio restituirà una comunicazione sociale per molti aspetti rinnovata e arricchita, nelle funzioni e nello status
Che cos'è la SpotPolitik? È la politica che pensa che per comunicare basti scegliere uno slogan generico, due colori e qualche foto. Quella che riduce la comunicazione a uno spot televisivo. Di SpotPolitik hanno peccato tutti i partiti italiani con pochissime eccezioni. Gli anni dal 2007 al 2011 sono stati i peggiori in questo senso, ma non illudiamoci che sia finita: la cattiva comunicazione potrebbe sommergerci ancora. Riflettere sugli errori del passato può essere utile ai politici, per non caderci ancora; e a tutti noi per scoprire come sia stato possibile accettare (e votare) quella roba.
Cosa significa comunicare? A cosa serve? Come comunichiamo, in quali forme e con quali mezzi? Perché i tentativi di comunicare possono riuscire o andare incontro al fallimento? A queste domande fondamentali tentano di rispondere tutte le scienze della comunicazione. In particolare, il libro presenta e discute criticamente la prospettiva sociologica. Come illustrano gli autori, la sociologia studia la comunicazione in quanto relazione tra soggetti agenti che interpretano i propri rispettivi comportamenti comunicativi in quanto espressioni di intenzioni, volontà e scopi. L'approccio sociologico analizza questa relazione nelle sue dimensioni materiali, sociali, normative e di potere. Aggiornato agli esiti più recenti della ricerca sociologica internazionale, il volume non si limita a costituire una introduzione sistematica allo studio della comunicazione, ma offre anche una prospettiva innovativa sul suo rapporto con la cultura e la società.