§ Sotto i buoni auspici del numero “8”, che in Cina è il numero fortunato, le Olimpiadi di Pechino saranno inaugurate l’8 Agosto del 2008 alle 8 di sera, andando a coprire una serie di violenze e oppressioni avvenute durante la loro preparazione. Per la Cina le Olimpiadi saranno una specie di grande vetrina pubblicitaria per abbagliare la comunità internazionale, per mostrare a tutto il mondo che l’Impero di mezzo è ormai un paese moderno, una superpotenza economica e atletica. Ma ogni grande vetrina ha il suo retrobottega e anche le Olimpiadi di Pechino hanno i loro lati oscuri, tant’è che la popolazione di Pechino definisce le Olimpiadi “un vero disastro nazionale”.
§ Questo libro mostra lo sfruttamento dei bambini per preparare le mascotte olimpiche; le distruzioni e i sequestri di case per creare gli stupefacenti stadi; l’imbavagliamento dei giornalisti, degli attivisti democratici, delle personalità religiose, per far “riuscire” questo grande evento del 2008. Tutto questo mentre l’Occidente dimentico applaude allo spettacolo, aiutando a calare il velo del silenzio.
§ Queste pagine sono una guida per guardare in faccia la realtà vera della Cina e per aiutare il popolo cinese.
Cosa si nasconde dietro la morte di Giulio Cesare? Che cos'ha in comune l'omicidio di Pasolini con la tragedia di Cogne? I grandi "casi giudiziari" del passato spesso celano la chiave per risolvere i gialli dei nostri giorni e diventano il campo di prova per tutte quelle indagini archiviate, ma mai risolte. Le tecniche scientifiche sempre più perfezionate oggi usate per trovare i colpevoli di delitti altrimenti insolubili possono essere applicate anche ai misteri del passato. È l'impresa a cui si dedicano in questo libro il comandante del Ris di Parma Luciano Garofano, lo storico e antropologo Giorgio Gruppioni e il regista Silvano Vinceti. Lo studio compiuto sul Dna del poeta Matteo Maria Boiardo vissuto nel Quattrocento, è stato il banco di prova decisivo per l'applicazione dell'analisi di alcune regioni del cromosoma maschile Y. Seguendo le tracce di morti oscure come quelle di Pico della Mirandola e di Poliziano, sospetti avvelenamenti, o di Giacomo Leopardi, il cui cadavere è scomparso, gli autori mostrano come si conduce un'indagine, come si raccolgono prove e indizi, come si studiano i reperti, come si fa un sopralluogo sulla scena del crimine e come viene orchestrato il lavoro di consulenza per attribuire a ciascun indizio il giusto valore.
Il libro è la cronaca della più grande avventura del Terzo millennio, vissuta in prima persona dall'Autore: l'immigrazione.
Aldo Moro nella poltrona di casa, col cappello floscio, mentre raccoglie i fichi e sbuccia le arance, mentre si fa la barba. Moro che canta filastrocche alla figlia, gioca a scacchi col nipotino, va al cinema con la famiglia a vedere i western. E piange, disperato, alla morte del padre. C'è poca politica in questo breve, lieve, struggente "album di famiglia" di Agnese Moro: qualche viaggio, gli onnipresenti giornali, le preoccupazioni del partito. Il Moro stratega, l'uomo pubblico contornato dal mito del martirio, è assente da queste pagine, sostituito da una figura di padre di famiglia ben più reale e commovente del ritratto convenzionale.
Un reportage su come l'Europa sta cambiando a causa della sua popolazione immigrata. I protagonisti non sono gli immigrati, ma gli europei dell'Ovest, ovvero noi. L'autore non racconta degli sbarchi a Lampedusa o in Spagna, né dei ghetti francesi e del terrorismo islamico in Gran Bretagna. Beda Romano è andato in giro per l'Europa per raccogliere sul campo testimonianze vive e originali. E attraverso resoconti vivissimi da Francia, Irlanda, Germania, Italia, Spagna, Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Lussemburgo, ci racconta come stiamo cambiando noi nei mondo della scuola, della cultura, della nazionalità, della demografia, dell'economia, della finanza, della cucina e dei trasporti. La sua tesi è del tutto controcorrente rispetto alle informazioni riportate ogni giorno dai media. Le trasformazioni legate alla forte immigrazione di questi anni non sono affatto un pericolo per la nostra identità, ma viceversa sono di per sé molto positive, in quanto rimettono in discussione molte delle nostre certezze e rappresentano uno scossone salutare al nostro immobilismo.
Con questo libro Eugenio Scalfari abbraccia l'avventura della sua esistenza: a partire dalla stagione magica dell'infanzia, passando per gli anni di formazione (la scoperta della filosofia al liceo di Sanremo, compagno di banco l'amico Italo Calvino), fino all'impegno giornalistico, che dura da oltre sessantacinque anni, per arrivare al tempo lungo della vecchiaia. Ma Scalfari non si accontenta di rammemorare, nel suo libro ogni ricordo vive e perdura in funzione di una continua tensione etica e intellettuale. Egli non entra nelle varie stanze della memoria, se prima non è certo di intravedere dalla soglia il bagliore di un fuoco razionale che possa ampliare il dato autobiografico, fino a farsi meditazione sulla vita, sui valori di ogni gesto compiuto. Ripensarsi bambino, vestito da Ballila ad ascoltare il duce da Palazzo Venezia, lo costringe a fare i conti con l'intossicazione del virus ideologico del fascismo. Poi si osserva adolescente entrare nella gabbia dell'Io, con indosso quella maschera che toglie l'innocenza; e nei due anni passati nella campagna calabrese, in fuga da Roma occupata dai tedeschi ("dopo otto mesi di pena, clandestinità e fame nera"), scopre la possibilità di un oblio di sé, imparando dal padre ad ascoltare "la voce degli alberi". Oppure si interroga su morale e politica, ricordando la figura di Enrico Berlinguer o quella volta che in un bar della Maremma Ugo La Malfa associò il fare della politica con l'arte di giocare di sponda a biliardo.
Il "gioco serio" dell'arte. Un ossimoro, che traduce il prodigioso stare insieme delle cose del mondo, magistralmente rappresentato e riproposto nell'opera d'arte. Dialogando con personalità di spicco del panorama culturale italiano, Massimiliano Finazzer Flory ci guida in un percorso, analizzando otto quadri di scuola italiana in una sorta di essenziale abbecedario tematico. Un percorso storico, alla scoperta dei testi che hanno ispirato gli artisti, dei committenti dell'epoca, dei critici e degli autori dei secoli successivi. Un'interpretazione in cui si sovrappongono rimandi alla filosofia, alla musica e alla letteratura, nel gioco della conversazione, del confronto, delle associazioni libere, per scoprire che l'opera d'arte è strumento di conoscenza, non solo del mondo e della storia, ma anche di noi stessi.
Giorgio de Chirico, così come si considerava un grande pittore, allo stesso modo si considerava un grande scrittore. L'anno 1945 è l'anno che de Chirico dedica alla definizione di se stesso: l'anno dell'esposizione a Roma dell'"Autoritratto nudo" e dell'esecuzione dell' "Autoritratto in costume del '600", ma soprattutto l'anno della prima edizione di "Memorie della mia vita", l'opera che, ripercorrendo le tappe della sua vita e quelle perfettamente coincidenti del suo lavoro artistico, ci mette in contatto con la sua arte. Il libro è strutturato in due parti: la prima ripercorre la vita del pittore dalla sua adolescenza fino alla consacrazione in Maestro da parte delle avanguardie e si conclude nel 1945, anno della pubblicazione oltre che delle Memorie anche del romanzo autobiografico "Une sventure de Monsieur Dudron" e del saggio "Commedia dell'arte moderna"-, la seconda, datata 1960, separata dalla prima da una serie di documenti, lettere e appunti di de Chirico, riprende il racconto della sua vita da dove l'aveva interrotta, cioè tredici anni prima. Un saggio dal titolo "Tecnica della pittura", la Biografia e la Bibliografia essenziale degli scritti di de Chirico concludono il volume che presenta altresì un'Introduzione di Carlo Bo e una Postfazione di Paolo Picozza.
Un libro, il primo di Giorgio Bocca, scritto nel 1945, che a distanza di più di cinquant'anni ha il fascino della testimonianza diretta e di una vicenda storica esemplare. La Resistenza ha un significato storico e politico spesso sottoposto a revisioni e rivisitazioni, ma l'importanza di quel significato è da sottolineare non solo per il suo valore politico, ma anche per quello morale. I giovani delle formazioni partigiane protagonisti di questo libro non avevano idea di comunismo, erano cresciuti nell'autarchia fascista, senza aver mai vissuto esperienze politiche. Eppure ebbero il coraggio di schierarsi, di praticare una loro spontanea tensione morale, di formarsi nella lotta, riscattando agli occhi del mondo la dignità del popolo italiano.
La protesta dei monaci birmani contro il feroce regime del paese è scoppiata sui media nazionali nell'ottobre 2007, ma purtroppo non è così recente. Le purghe del regime cercano di cancellare da tempo i segni del bagno di sangue che è in atto da molti anni, mentre il resto dell'umanità, l'Occidente, la politica, la burocrazia, noi, restiamo sospesi fra l'indifferenza e la valutazione di un intervento. Eppure, è poi così lontana la Birmania? Il suo feroce regime militare fa affari con gli europei, gli americani, i cinesi, gli indiani, i russi... La Birmania acquista da questi paesi tecnologie e armi, e si sdebita con la droga, le gemme preziose, le prostitute-bambine, i legni pregiati. A raccontarci tutto ciò, l'esperienza diretta di una giornalista d'eccezione, una delle firme e dei volti più noti del giornalismo l'inchiesta: Carmen Lasorella.
A distanza di quarant'anni questo libro raccoglie una selezione degli articoli comparsi sulla rivista "Quindici", fondata dal Gruppo 63 a Roma nel 1967 e diretta da Alfredo Giuliani, poi da Nanni Balestrini, fino al 1969. Su "Quindici" sono stati trattati, con tempestività unica, i grandi temi di quel biennio caldo; e vi sono transitati, con testi di fiammeggiante attualità, alcuni dei suoi maggiori protagonisti. La spregiudicatezza culturale della neoavanguardia, nelle sue anche violente dialettiche interne, si faceva levatrice dello spirito di un tempo in cui Tutto, improvvisamente, appariva Possibile. Alla fine, di fronte a un viluppo di contraddizioni, la voce degli scrittori tacerà. Eppure, in quei diciannove formidabili numeri, si erano manifestate potenzialità ulteriori, non pacificate, fuochi di un'immaginazione attiva che sorprendentemente ancora oggi, in quello che appare un altro mondo, non cessa di chiamarci in causa. Antipsichiatria, Avanguardia e rivoluzione, Beatles, Cuba e "Che" Guevara, Colonnelli in Grecia, Conquista della Luna, Cortina di ferro, Cultura delle droghe, Guerra dei Sei giorni, Living Theatre, Lotte operaie alla Fiat, Maggio francese, Martin Luther King, Occupazioni studentesche, Orgosolo, Olimpiadi in Messico, Pornografia, Primavera di Praga, Rudi Dutschke, Situazionismo, Terremoto in Sicilia, Valle Giulia, Vietnam.
Ecco un mosaico di "tasselli di legalità" posati da coloro che hanno avuto il coraggio di affrontare la mafia, l'omertà e la cultura dell'illegalità. Dai giudici Falcone e Borsellino a Roberto Saviano, autore di Gomorra, da Peppino Impastato al vescovo di Acerra Antonio Riboldi, dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa al giovane Mattia Bergamini. Perché la mafia non è solo un problema del sud ed è necessario, secondo le parole del procuratore antimafia Piero Grasso, che ogni lettore acquisisca "conoscenze sul fenomeno mafioso, per poi operare concretamente nella realtà, informando la propria vita a un'etica che gli consenta di fare la propria parte nella lotta a un sistema criminale che non è imbattibile". Un libro appassionato rivolto anche ai giovani per essere autentici cittadini antimafia, cioè cittadini liberi.