Prosecco contro Champagne: una sfida possibile? È quello che si chiede questo libro-intervista che prende spunto da una curiosa scritta tracciata da un misterioso writer sul muro di una strada vicino a Valdobbiadene in Veneto: "Viva il Prosecco, Abbasso lo Champagne". Solo una provocazione campanilistica o l'inizio di una vera sfida al re delle bollicine da parte di un vino per molti anni considerato troppo popolare? Un botta e risposta, senza peli sulla lingua, con uno dei più noti produttori di Prosecco, Gianluca Bisol, che di questo possibile confronto ha fatto una filosofia. Un tour alla scoperta di un interessante imprenditore e di una splendida tradizione italiana.
«Questo libro è un atto di resistenza. Di fronte alle offese e alle umiliazioni che subiscono oggi le donne in Italia, in quanto filosofa, ho sentito il dovere di abbandonare la torre d'avorio in cui si trincerano spesso gli intellettuali per spiegare le dinamiche di oppressione che imprigionano la donna italiana. Lo scopo è semplice: si tratta di dare a tutte coloro che lo desiderano gli strumenti critici necessari per rifiutare la sudditanza al potere maschile.
Perché le donne continuano a cedere alla tentazione dei sensi di colpa e, per paura di essere considerate "madri indegne", abbandonano ogni aspirazione professionale? Perché tante donne vengono giudicate "fallite" o "incomplete" quando non hanno figli? Perché molte adolescenti pensano che l'unico modo per avere successo nella vita sia "essere belle e tacere"? Perché il corpo della donna continua a essere mercificato? Perché stiamo assistendo al ritorno di un¿ideologia retrograda che vorrebbe spostare l'orologio indietro e rimettere in discussione le conquiste femminili degli anni Sessanta e Settanta?
La filosofia è un'arma efficace e potente, l'unico strumento capace di aiutare le donne a riappropriarsi della propria vita e non permettere più a nessuno di umiliarle o azzittirle.»
Michela Marzano
L'evoluzione dell'Unione europea, insieme alla produzione di un'ampia letteratura sull'integrazione dal punto di vista giuridico, economico, politico, sociale, ha anche favorito analisi e dibattiti sui fondamenti culturali di tale unificazione. Esiste un'"identità dell'Europa", un "noi" europeo costituito da sentimenti comuni di appartenenza e da valori condivisi? Religione, vita quotidiana, lavoro, istituzioni: passando in rassegna gli orientamenti valoriali dei cittadini europei, il volume, sulla base dei dati scaturiti da alcune grandi indagini campionarie, delinea i sistemi di valori sui quali di volta in volta convergono o si divaricano i diversi paesi.
Olivier Galland è direttore di ricerca al Centre National de la Recherche Scientifique (Cnrs). Con Alessandro Cavalli ha curato "Senza fretta di crescere. L'ingresso difficile nella vita adulta" (Liguori, 2001). Yannick Lemel è dirigente all'Institut National de la Statistique et des Études Économiques (Insee). Tra le sue pubblicazioni "Les classes sociales" (Puf, 2004).
Tolkien: l'uomo e il mito è unanimemente considerata uno dei migliori studi su J.R.R.Tolkien, perché ne analizza con rigore e precisione sia la biografia che le opere, e le confronta con il mito che si è andato creando attorno al mondo del Signore degli Anelli. Particolarmente pregevoli sono le pagine dedicate all’amicizia (anche problematica) che ha legato Tolkien a C.S.Lewis, autore dele Cronache di Narnia.
Questa traduzione italiana è impreziosita da uno scritto inedito di don Divo Barsotti (uno dei più grandi mistici del nostro secolo) dedicato al Signore degli Anelli e commentante da Paolo Gulisano.
GLI AUTORI
PEARCE JOSEPH in anni lontani ha militato nel Fronte Nazionale, un movimento che si oppone alla politica multi-culturale e multi-etnica del governo inglese: per questa sua attività è stato incarcerato due volte. In seguito, anche grazie alla lettura delle opere di G.K. Chesterton, si è convertito al cattolicesimo ed ora ripudia radicalmente le sue idee giovanili. Autore di numerosi articoli, libri e programmi televisivi, è tra i più noti studiosi di Tolkien e C.S. Lewis. Tra le sue opere ricordiamo: Wisdom and Innocence - A Life of G.K. Chesterton (1996), Literary Converts: Spiritual Inspiration in an Age of Unbelief (1999), Small is still Beautiful (2001) e C.S. Lewis and the Catholic Church (2003).
"Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra..." scriveva Giuseppe Tornasi di Lampedusa, e dalla parafrasi dell'immortale "Gattopardo", nella quale gli "sciacalli" sono coloro che ridono al telefono del terremoto dell'Aquila, parte Oliviero Beha per una ricognizione tra le macerie materiali e immateriali del Paese. A cinque anni dall'uscita del suo pamphlet "Crescete & prostituitevi", preso alla lettera dalla classe dirigente di ieri e di oggi, l'autore si domanda che cosa succederà quando sarà finita la stagione di Berlusconi, se davvero "dopo di Lui" ci sarà "il diluvio". Perché Berlusconi è il prototipo di quel "berlusconismo" che ha attecchito a destra e a sinistra. Per arrivare a concludere che non siamo più una "democrazia", che tira aria da "Weimar" sia pure "all'amatriciana", che ogni giorno che passa è peggio e il risveglio del Paese si allontana. Ma non è detto, ci sono albori all'orizzonte...
Come si accende un’intuizione?
Che cos’è la devozione distaccata? E il flusso?
In che famiglie nascono le persone creative?
Più talento, più curiosità o più tenacia?
Che rapporto c’è tra creatività e follia?
Il cervello creativo pesa di più?
Come si evitano le trappole del pensiero?
È più creativo un polpo o una gallina?
Un computer può fare una scoperta scientifica?
Le menti creative vanno bene a scuola?
Che cosa muove la creatività?
La si può misurare?
E definire?
Scienza, arte o impresa?
Introversione, apertura o humour?
Caso, caos o competenza?
“Nuovo e utile”, in che senso?
Creativi si nasce o si diventa?
Spiegare la creatività è, prima ancora che impossibile, insensato: non esiste niente di più inafferrabile. C’è la creatività dei geni, che cambia il mondo, e c’è quella quotidiana, che ci illumina la vita. Quella degli animali. Quella degli imprenditori e quella delle donne. Quella dei vecchi, dei folli, dei bambini. E c’è la creatività propria del linguaggio. Ma una ricetta – univoca, coerente, oggettiva – per definirla, riprodurla, governarla non esiste. La creatività è un’intuizione che si accende al di là della consapevolezza, ma se non si accompagna alla conoscenza, alla competenza, alla fatica, resta un barlume senza esito. La creatività non è solo talento ma anche allenamento, non è solo natura ma anche cultura. E deve produrre qualcosa di utile, oltre che di nuovo, per la collettività. Questo libro non promette di rendere più creativi i suoi lettori, ma offre una visione al volo del territorio vasto che chiamiamo “creatività”. Un volo che, scoprendo tracce, coordinate, percorsi, ci aiuta a riconoscerla, a rispettarla e a coltivarla. E che, connettendo punti luminosi, ricostruisce una trama fatta di mille trame: quella che, nella mente umana, unisce illuminazioni fino a configurare un concetto nuovo, e quella che a sua volta lo lega a chi l’ha pensato e alla sua storia personale. Quella che salda l’individuo al suo tempo e alla società in cui vive. E che, confrontando le visioni di scienziati, artisti, economisti, forma il disegno scintillante che chiamiamo progresso. Questo libro non pretende di cambiare le cose ma prova a dare qualche strumento per immaginare piccoli e grandi cambiamenti. In un’epoca, come la nostra, di passioni tristi, forse è il momento giusto perché ognuno diventi responsabile della creatività che ha in sé e, disegnando la trama dei propri pensieri, delle scelte e delle azioni, contribuisca alla trama mutevole che lo unisce a tutto il resto. E, poco o tanto, la modifichi, rendendola più luminosa.
Le scosse di terremoto che continuano a scuotere l’Abruzzo non sono tali da preoccupare, ma purtroppo, a causa di imbecilli che si divertono a diffondere notizie false, siamo costretti a mobilitare la comunità scientifica per rassicurare i cittadini.
Guido Bertolaso
31 marzo 2009 (sei giorni prima del sisma)
La Protezione civile, nata per proteggere gli italiani in situazioni di emergenza, è stata svuotata di ogni reale funzione, diventando un calderone di interessi finanziari che costa agli italiani due miliardi di euro all’anno. È il cosiddetto “modello Bertolaso”: la gestione dei grandi eventi assimilata a quella delle crisi, il disprezzo totale per leggi e norme comunitarie, il budget illimitato e incontrollabile, il rapporto esclusivo con Berlusconi e Letta e prima ancora Prodi e Rutelli, la tentata trasformazione in Spa. Il risultato di un simile scempio è sotto gli occhi di tutti: un “sistema gelatinoso”, come è stato definito dai magistrati, fatto di imprenditori disonesti, appalti truccati e tangenti sessuali, che non solo non riesce a far fronte alle catastrofi, ma lucra su di esse arrivando perfino a festeggiare la notizia del terremoto abruzzese. Grazie all’acquisizione di documenti riservati e ai colloqui con funzionari e operatori, Piero Messina racconta dalle origini fino alle ultime inchieste la storia scandalosa di una macchina mai all’altezza degli eventi, ma sempre puntuale alla spartizione dei soldi.
“Apparteniamo all’umanità più agiata,
nutrita, sana, protetta e longeva
che abbia mai calcato la faccia della terra,
eppure sembriamo la più impaurita,
insicura, delusa, sfiduciata e isterica.
C’è qualcosa che non torna.”
Dal delitto di Cogne a quello di Garlasco, dalla strage di Columbine a quella di Erba, dall’attentato di Nassirya al terrorismo mediatico, i funerali di Giovanni Paolo II e l’elezione di Barack Obama, l’allarme pedofilia e l’emergenza ambientale, il nichilismo sessuale e quello giovanile, e poi gli outlet, i centri benessere, le sale massaggi, le badanti romene e le badanti oscene. Raccontando una serie di clamorosi casi di cronaca e analizzando i nuovi miti d’oggi, Antonio Scurati offre una mappatura del presente – dei suoi vizi, dei suoi limiti, delle sue inconsistenze. Con sguardo lucido e impietoso, con forza etica e polemica, con affilata sensibilità letteraria, Scurati riflette sulla trasformazione della nostra società, caratterizzata da un tempo che si consuma nella frammentazione e nell’istantaneità, senza darci modo di capirlo. E neanche di viverlo. Non a caso, in questa nuova dimensione dell’effimero trionfante – della futilità agghiacciante – pare non ci sia più nessuna voce abbastanza forte e libera da elevarsi al di sopra del frastuono televisivo. Ma non è così. E questo libro lo dimostra.
Quattro secoli di modernità, nel racconto appassionato di un lettore instancabile, con i piedi ben saldi sulla terra e gli occhi rivolti al mondo fuori della scrittura.
Il breviario civile, metafisico e morale di uno dei grandi protagonisti del tempo in cui viviamo.
«Questo libro è la rivisitazione della modernità, da Montaigne e Cervantes fino a Leopardi e a Nietzsche, Descartes, Kant e Hegel, e ancora Tolstoj, Proust, Kafka e Joyce. Un'epoca durata quattro secoli, mai simile a se stessa, sempre in cerca di sperimentare il nuovo, di allargare il respiro delle generazioni, di modificare l'identità senza smarrire la memoria».
Cosí Eugenio Scalfari riassume il suo viaggio attraverso la modernità, che tocca le varie fasi dei tempi moderni, dall'Illuminismo al Romanticismo, dalle avanguardie al nichilismo, dalla razionalità allo scatenarsi delle emozioni e degli istinti.
«La modernità - scrive Scalfari - è stata sconfitta da una sorta di invasione barbarica, ma la storia non finisce, un'altra epoca nascerà come è sempre avvenuto finché l'Homo sapiens riuscirà a guardare il cielo stellato e a cercare dentro di sé la legge morale. A me questo viaggio dentro l'epoca è sembrato un sabba, non di diavoli e di streghe, ma di anime e di stelle danzanti».
Omicidi, estorsioni, droga, contrabbando, collusioni,minacce ma anche reazione alla prepotenza, condanne, battaglie vinte, legalità, impegno e bellezza. È il Mezzogiorno raccontato da David Lane, il caustico e provocatorio corrispondente dall’Italia per l’“Economist”.
Parte da Gela, luogo profondo della Sicilia, questo taccuino di viaggio, e prosegue verso nord, passando per Corleone, Palermo, Messina, Reggio Calabria, Gioia Tauro, la piana di Sibari, Otranto, Eboli, Napoli e Casal di Principe, con l’ultima tappa a Teano. David Lane ha attraversato il nostro Meridione da un capo all’altro. Ha visitato i paesi e le città, ha visto le meraviglie di cui è ricco, ha apprezzato lo splendore del suo patrimonio artistico e culturale e ha incontrato molte persone per bene. Ma ha anche toccato con mano la realtà del Sud, percepito le paure e i timori, visto la bruttezza, avvertito la violenza, i dubbi e sospetti, scoperto come lavorano i politici. Ha acquisito documenti giudiziari, sentenze, mandati di cattura e ordini di sequestro, letto i resoconti dei viaggiatori stranieri del passato, registrato ore di interviste, ma soprattutto ha ascoltato la gente. Le sue sono storie di preti e di professori, di sindaci e di sindacalisti, di poliziotti e pubblici ministeri, di agricoltori e imprenditori, di giovani e anziani che raccontano come si vive, quali difficoltà si affrontano e quali speranze si nutrono in quelle terre profanate.
Di questo libro hanno scritto:
«Dopo l’agghiacciante realtà di questo libro non sarete più in grado di divertirvi di fronte al solito sfavillante film di mafia.» Luke Coppen, “Catholic Herald”
«Un ritratto potente e sensibile di persone eroiche, spesso isolate, che hanno combattuto contro 150 anni di criminalità organizzata. Un resoconto meticoloso, un atto d’accusa impressionante.» Guy Dinmore,
“Financial Times”
«Una catastrofe di questo genere richiede scrittori, storici, giornalisti per spiegare, studiare e denunciare cosa è accaduto e cosa continua ad accadere. David Lane è una di queste voci. Ricco di informazioni molto dettagliate, questo libro è un’analisi di come la mafia, la camorra e la ’ndrangheta si siano arricchite, abbiano corrotto i politici e assassinato gli oppositori evitando le condanne.» John Foot,
“History Today”
«Un esempio di prima classe del giornalismo di inchiesta.» “CNBC European BusinessMagazine”
Indice
Introduzione. Misteri e mafiosi - 1 Gela. Tirannia moderna - 2 Corleone. Messe di legalità - 3 Palermo. Questioni di salute - 4 Messina. Terremoti e istituzioni - 5 Reggio Calabria. Morte violenta - 6 Gioia Tauro. Imprese perdute - 7 Sibari. Migranti - 8 Scanzano Jonico. Contagio - 9 Otranto. Traffici - 10 Eboli. Lavori stradali - 11 Napoli. Guerre di territorio - 12 Casal di Principe. Sistema mafioso - 13 Roma. Chiesa e Stato - Nota dell’autore - Indice analitico
Usato come nuovo, usato perché è ecologico, usato perché non posso fare altrimenti, usato perché mi ricorda qualcosa o qualcuno: le cose hanno una vita che ci riguarda da vicino. Molto di più di quanto crediamo. Potrebbero essere loro il fulcro della civiltà del terzo millennio.
Non facciamo mai caso che in albergo, al ristorante, al bar, al cinema, dormiamo tra lenzuola e mangiamo in piatti già usati centinaia di volte, ci mettiamo in bocca posate che altri hanno già utilizzato, ci accomodiamo su sedie e poltrone che hanno già sostenuto molti altri corpi. L’appartamento dove viviamo, se non è di nuova costruzione, è già stato abitato da molte altre famiglie. Le città che frequentiamo sono già state utilizzate per centinaia o migliaia di anni. L’intero pianeta è stato ed è usato e condiviso da miliardi di altri esseri umani. Dono, baratto, condivisione, abbandono, esproprio e saccheggio hanno da sempre un peso molto maggiore di quanto si pensi: l’atteggiamento, i sentimenti e le finalità che accompagnano queste azioni ci svelano la realtà del nostro rapporto con le cose, che è quasi sempre carico di senso e di affetti, ben più delle pulsioni o dei ragionamenti che guidano all’acquisto del ‘nuovo’, dove prevalgono invece sensazioni e scelte imposte dal mercato. Ma il riuso ha potenzialità nascoste: perché le cose che scartiamo ogni giorno sono tantissime e perché il recupero conviene sia a chi cede che a chi acquisisce, riduce il prelievo di materie prime e la produzione di rifiuti, promuove condivisione e commistione di gusti e stili di vita, aumenta l’occupazione. Promuovere il riuso si può fare in breve tempo e con poche risorse.
Indice
1. La vita delle cose - 2. Il distacco: tenerezze e rancori - 3. Ambigue passioni - 4. In cammino verso il riuso - 5. Cose da recuperare - 6. La cultura del riuso - 7. Condividere i beni - 8. Il souk della sostenibilità - Bibliografia