"Denaro" di Charles Péguy è una straordinaria riflessione sulla modernità e sulla società fondata sul denaro, un saggio breve di grande lucidità su quello che eravamo e su ciò che siamo diventati. Ormai considerato un classico del Novecento, "Denaro" rappresenta forse l'apice stilistico e concettuale di tutta l'opera di Péguy. Alternando il registro autobiografico a quello saggistico, lo scrittore francese descrive con sconcertante chiarezza lo sfaldarsi della società tradizionale - della buona e vecchia società lavoratrice e contadina - a favore della società moderna, pervasa e completamente plasmata dal denaro: nei suoi ritmi, nelle sue consuetudini, nel suo modo di intendere il lavoro e la stessa esistenza. Denaro rappresenta ancora oggi una mirabile cronaca in presa diretta di un passaggio epocale nella cultura e nella civiltà europea. La sua critica durissima e implacabile al sistema "borghese", "moderno", rimane ancora oggi insuperata per genuinità e chiarezza. Il lavoro, la morale, il rispetto: tutto viene inevitabilmente assorbito dal mondo del denaro, dal tempo che il denaro esige.
Prefazione di Guillermo «Coco» Fariñas
Cuba è a una svolta. Il passaggio di consegne fra Fidel Castro e il fratello Raúl, avvenuto nel 2006, è al centro di analisi e di interrogativi nelle cancellerie di mezzo mondo, a cominciare dagli Stati Uniti. Senza la guida carismatica del Lider Máximo, la dittatura continuerà a resistere alla pressione internazionale? E quale risposta darà alle incalzanti richieste di apertura e di democrazia provenienti dalla società civile, che ha trovato nella Chiesa un importante mediatore?
A Cuba l’opposizione ha il volto di Orlando Zapata, morto il 23 febbraio 2010 a 42 anni, dopo 85 giorni di sciopero della fame contro la dittatura. Ma in molti continuano la sua lotta, in modi diversi: dai dissidenti Guillermo Fariñas (Premio Sakharov 2010 del Parlamento europeo) e Héctor Maseda Gutiérrez alle Damas de Blanco, dalla blogger Yoani Sánchez allo scomodo Canek Guevara (nipote del Che…), allo scrittore Roberto Ampuero, fino ai preti e ai vescovi cattolici che operano sull’isola, il cui attivismo è certamente una delle novità più importanti degli ultimi anni.
Le voci di tutti loro raccontano in questo libro i sogni e le speranze di una nuova generazione di cubani che sente più che mai vicina la libertà.
L'AUTORE
Lucia Capuzzi è nata a Cagliari nel 1978. Laureata in Scienze Politiche e specializzata in Storia dei Partiti Politici a Urbino, ha lavorato al tg «Leonardo» della Rai. Ora è alla redazione Esteri di «Avvenire». È autrice del volume Haiti. Il silenzio infranto, edito da Marietti 1820 nel 2010.
Nello Scavo è nato a Catania nel 1972. Giornalista del quotidiano «Avvenire», ha studiato presso il BBC College of Journalism di Londra. Si occupa di cronaca giudiziaria, criminalità e terrorismo internazionale. Ha scritto Di rata in rata. Viaggio nel paese strozzato dall’usura, edito da L’Ancora del Mediterraneo nel 2009.
Le celebri lettere di Seneca a Lucilio sono uno dei classici della letteratura latina oltre che un long seller di molte case editrici: nessuno ha mai finora, però, letto le risposte dell’amico e poeta Lucilio. Con duemila anni di ritardo Lucilio, attraverso la voce di Marcello Veneziani, risponde alle famose epistole di Seneca completando così la corrispondenza. Venti lettere che riprendono i principali temi originali, dalla felicità alla bellezza, dal potere alla morte, dalla ricchezza alla saggezza, replicando di volta in volta agli insegnamenti e alle considerazioni senechiane. Emerge, oltre allo spirito dell’epoca, una riflessione sulla vita che va “non solo vissuta ma pensata e dedicata” e sul suicidio, che a volte, come nel caso del filosofo, diventa una necessità per “vivere nella verità della vita”. Un’opera lieve, non accademica, tra la morale e la filosofia di vita, non priva di analogie, parallelismi e allusioni al tempo presente.
*********LA NOSTRA RECENSIONE********* DI FRANCESCO BONOMO
Alle volte si fa fatica a trovare un libro che corrisponda al proprio sentire ed alla soddisfazione delle proprie aspettative. Capita di vagare tra gli scaffali dei propri argomenti preferiti senza però riuscire a fermare lo sguardo su quel titolo desiderato. Inaspettatamente un fatto di cronaca o di attualità fa saltare all'attenzione dell'intelletto proprio il testo che si cercava, quello adatto, quello che sia in grado di risvegliare il piacere della lettura.
Con Vivere non basta molti hanno sperimentato questo tipo di eventi.
Un libro nuovo, sulla scia della fantasiosa scoperta delle lettere che Lucilio scrisse a Seneca; ecco allora che un personaggio di spessore come il grande filosofo, torna a galla dall'aurea di classicità in cui gli accademici lo hanno relegato.
Ed oggi ancora invece grazie ad un appassionato come Veneziani, il lettore si trova non tanto a riprendere in mano la filosofia ed il latino classico ma a gustare lo stile classico che ancora ci fa pensare e gustare il raziocinio in una sfera più alta. In questo testo, ardito per l'accostamento al nobilissimo destinatario/mittente Seneca, uno stile buono, fluente e perfettamente maturo si estende in una serie di lettere al “maestro” con cui Lucilio quasi interloquisce o si confessa vis à vis con l'amato, dotto ed illustre amico. Lucilio portando nella sua penna le gioie e le angosce, le domande e le ribellioni di ognuno di noi espone al maestro la sua visione del mondo che vuole essere e al contempo non vuole essere quella di Seneca stesso.
Il fluire dolce e rispettoso dell'autore delle missive si cimenta in una serie di esposizioni in cui di volta in volta si asseconda o si critica in senso costruttivo quelle che sono state le idee stesse del filosofo, incredibilmente attuali ed eccezionalmente vicine al messagio cristiano.
Non c'è ipocrisia in queste pagine. Si affrontano i problemi e le domande con un principio solido di maturità, in cui le fasi della vita ed i vari aspetti che la animano - il dolore, la gioia, l'amore e le sue manifestazioni - sono messe a disposizione della riflessione di ognuno dei lettori, quasi ad imbandire una tavola da cui attingere ma senza idee precostiutite o intoccabili.
Fa sempre piacere incontrare autori come Veneziani, perché nella produzione scrittoria se ne percepisce il senso ed il desiderio di voler comunicare l'umanità, un umanesimo che non stanca per la monotonia di idee prese in prestito ma che attinge direttamente all'esperienza della propria corporeità.
Esperienza del limite e della grandezza dell'uomo in un lodevole intento di condivisione nella sua forma più alta e sublime che è quello del pegno dello scrittore nei confronti del lettore.
Il messaggio è chiaro e forte: anche oggi gli individui non possono limitarsi a vivere la vita che hanno ricevuto ma devono potersi impegnare affinché la preziosità dell'esistenza sia spesa nel dedicarsi, facendo fruttare le ore del nostro vivere nella delicatezza dell'implicito donarsi.
Anche per via della lingua - sconosciuta a pressoché tutti gli italiani (non si dice alternativamente "parlo arabo?" o "parlo turco?") - la Turchia resta nel nostro immaginario collettivo un paese in gran parte sconosciuto, affidato a luoghi comuni fuorvianti. Chi meglio di Carlo Marsili, ambasciatore in Turchia dal 2004 al 2010, ha le carte in regola per farci scoprire questo paese e le sue contraddizioni? Dalle minoranze etniche alla condizione femminile; dalle contraddizioni dell'islamismo moderato alla questione armena; dalla stratificazione sociale alla classe politica e ai partiti; ai mezzi di comunicazione e alla lotta per la libertà di stampa, al ruolo dell'esercito e alla politica interna ed estera; sino ai capitoli finali, dedicati a come i turchi vedono gli europei, allo sviluppo economico, e alla presenza italiana: ricco di aneddoti ed episodi vissuti in prima persona, il libro dà finalmente un quadro realistico e privo di pregiudizi della Turchia d'oggi. E ci spiega anche perché un'Unione Europea senza la Turchia sarebbe inevitabilmente destinata a un ruolo di secondo rango rispetto non solo a Stati Uniti e Cina, ma anche a India, Brasile e altre potenze emergenti.
Questo libro - che nasce come completamento di Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini - aiuta genitori, insegnanti e tutti coloro che lavorano nella formazione a parlare ai giovani delle regole di una società civile, di rispetto della legalità e dei suoi principi, attraverso l'analisi e lo studio degli articoli più importanti della nostra Costituzione. Nato dall'esperienza diretta di Anna Sarfatti, insegnante di scuola primaria, e di Gherardo Colombo, che negli ultimi anni ha incontrato centinaia di ragazzi nelle scuole, questo saggio è uno strumento indispensabile affinchè dalla scuola primaria alla secondaria si apprendano concetti complessi con parole semplici e tanti esempi concreti.
Solo imparando a conoscere la Costituzione da piccoli si può diventare cittadini consapevoli, come dice, in queste pagine, un bambino di dieci anni: "Secondo tutti i bambini che seguono la Costituzione il mondo deve essere rispettato sennò non si chiamerebbe mondo. E' grazie al mondo che siamo stati fatti e cresciuti e quindi noi siamo in debito e dobbiamo dargli un po' di rispetto in cambio."
Gherardo Colombo, dimessosi dalla magistratura nel 2007, è noto per aver condotto - o contribuito a condurre - inchieste importanti sul crimine organizzato, la corruzione e la mafia. Oggi è presidente della casa editrice Garzanti. Per Salani ha pubblicato con Anna Sarfatti Sei Stato tu? La Costituzione attraverso le domande dei bambini (2009) e Il peso della libertà (2010).
Anna Sarfatti è nata e vive a Firenze, dove insegna nella scuola primaria e scrive per bambini. Si è già occupata di Costituzione e piccoli lettori nel libro La Costituzione raccontata ai bambini.
Con saggi di Jean-Claude Trichet, Boutros Boutros-Ghali, Simone Veil, René Girard, Max Gallo e molti altri
Traduzione di Francesca Minutiello e Marilena Renda
Jacques Attali confronta il suo punto di vista con quello di alcuni importanti intellettuali del nostro tempo, concentrandosi sulle mille sfaccettature del vivere quotidiano e disegnando, con un grande sforzo d’immaginazione, il futuro del mondo attraverso le parole chiave del XXI secolo. Perché, come suggerisce lui stesso, «il senso delle cose è quello che l’umanità, ultimo giocatore dell’universo, riuscirà a trovare». Il libro è arricchito di materiali extra sugli argomenti trattati nel libro accessibili tramite la tecnologia QR Code.
Che cosa è diventata la nostra società? Quali elementi hanno concorso a modificarla e a renderla “liquida”? Quali sono le sfide che attendono la scienza, dopo le scoperte del novecento? Che significato daremo alla vita tra qualche decennio? E al denaro? E alla democrazia? E alla religione? Il senso delle cose offre un resoconto appassionato e scrupoloso sulle realtà di inizio secolo, un’analisi puntuale e lungimirante su molti aspetti della contemporaneità: dalla condizione della donna al rapporto tra uomo e Dio, cittadino e stato, consumatore e mercato; dalle trasformazione nel campo della famiglia a quelle nel lavoro o a quelle nelle arti, nella musica o nella letteratura; dalle nuove sfide del diritto a quelle della medicina o della politica.
Jacques Attali, esperto di economia, è stato consigliere di Mitterrand e primo presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Pur essendo un uomo di sinistra, ha presieduto la Commissione per la Liberazione della Crescita nel governo Sarkozy. Dirige Planet Finance, ONG per la diffusione della microfinanza nei paesi in via di sviluppo che ha sostenuto anche i progetti del premio Nobel Muhammad Yunus. Fazi Editore ha pubblicato la biografia Karl Marx ovvero, lo spirito del mondo (2006, ed. tasc. 2008), Breve storia del futuro (2007), Amori (sempre con Stéphanie Bonvicini, 2008), La crisi, e poi? (2009) e Sopravvivere alle crisi (2010)
Stéphanie Bonvicini, giornalista specializzata nei temi della moda, del turismo e dei viaggi. È autrice della biografia Louis Vuitton, une saga française (2004) e del volume, in collaborazione con Jacques Attali, Amori (2008).
«Il senso delle cose riunisce una costellazione di autori che rispondono alle domande sul futuro. All’apparenza normale, quest’opera nasconde in realtà un altro lato, accessibile attraverso il proprio cellulare». Le Figaro
Il giro d’affari del low-cost ha raggiunto quota 5 per cento del pil italiano, con ricavi di 62 miliardi di euro e un tasso di crescita dell’8 per cento. E in futuro riserverà altre sorprese.
Perché questo fenomeno non è solo voli Ryanair, auto Dacia o mobili Ikea. Investe anche banche, assicurazioni, mercato immobiliare, ristorazione e spesa di tutti i giorni. Perfino gli studi legali, dentistici e d’architettura. Ormai, gli italiani stanno imparando a scegliere con la testa per riaccendere il proprio desiderio. Il low-cost è un inarrestabile fenomeno di massa. Non riguarda solo la nuova classe media impoverita. Ma convince anche chi vuole consumare di più (viaggiare Ryanair permette di godersi due weekend all’estero al mese, cosa impensabile prima), chi cerca l’acquisto intelligente e chi, più ricco, compra low-cost per mixarlo con oggetti di lusso.
Sì, l’Italia sta diventando low-cost. Una rivoluzione che investe l’economia, gli stili di vita, le abitudini di consumo e la cultura. Un po’ giocoforza, uomini e donne stanno imparando a dare il giusto valore alle cose.
La prima parte del libro è una serrata e agile inchiesta giornalistica, che racconta come cambia l’Italia low-cost. Un viaggio tra outlet e voli aerei, per mostrare chi ci perde e chi ci guadagna, come gli italiani reagiscono alla crisi e mutano le loro abitudini.
La seconda parte è una guida all’acquisto intelligente, per coniugare neosobrietà e piacere di vivere. Non tratta solo del low-cost dominato dalle multinazionali, ma contiene spunti e indirizzi per un approccio innovativo e a buon mercato anche in settori della vita in cui le marche non entrano o possono essere tenute fuori (la spesa, l’orto, perfino l’acquisto della casa a metà prezzo).
E dà suggerimenti su come spendere meno a parità di qualità e su come non farsi fregare dai grandi brand.
Terronismo s. m. 1. Modo in cui il Nord guarda il Sud e lo giudica. 2. Esasperato orgoglio dei terroni stessi, interpretato per es. da Don Fabrizio ne Il Gattopardo quando, alludendo alle camicie rosse di Garibaldi, sentenzia con il compiacimento del poliglotta: “They are coming to teach us good manners, but won’t succeed, because we are gods” (“Vengono per insegnarci le buone creanze, ma non lo potranno fare, perché noi siamo dèi”). – N.B. Il termine, utilizzabile sull’intero territorio nazionale, è attribuibile sia alla vittima, il terrone, sia al carnefice, che così chiama i meridionali.
∫Io, la duosicilianit√†, ce l‚Äôho nel sangue. Sono nato a Napoli, ex capitale del Regno delle Due Sicilie, e ho vissuto per anni in un angolo di Sicilia agrigentina, in una casa che odorava di zucchero a velo e di lino bagnato. Pur avendola nel sangue, spero che la duosicilianit√† non mi vada alla testa, che resti l√¨ dov‚Äô√®, buona buona, senza invadermi.‚Äù
Che cosa intende con queste parole Marco Demarco, giornalista e studioso che da sempre scava alle radici dei pregiudizi antimeridionali?
L’Unità d’Italia non è mai stata tanto controversa quanto oggi, tutti impegnati come siamo a festeggiarne i 150 anni. Alla più che ventennale Lega Nord è venuto in tempi recenti ad affiancarsi da sud il revisionismo neoborbonico, il cui sostenitore più famoso è Pino Aprile, autore del bestseller Terroni. Secondo Demarco, le espressioni estreme di questi due fenomeni, il turboleghismo e l’ultrasudismo – che stanno gravemente minando la percezione che gli italiani hanno del proprio Paese –, sono sì antitetiche, ma nella sostanza identiche, perché entrambe separatiste, rivendicative e condite con un pizzico (più o meno abbondante) di razzismo. Per definirle con un termine unico, l’autore ha coniato una parola nuova: “terronismo” (cfr. definizione in quarta di copertina).
Rievocando storie passate e recentissime, raccontandoci personaggi sorprendenti e misconosciuti come Caccioppoli ‘o professore, recuperando pagine curiose dalla letteratura di tutti i tempi – da un Dante che suggerì a Giotto di raffigurare i napoletani in forme di asini a un Camilleri forse troppo entusiasta dei telai di Sicilia (e quelli di Biella?) –, in questo saggio acuto e provocatorio Demarco ricostruisce la storia dei pregiudizi che ci stanno sovrastando e lancia un appello accorato, nella convinzione che l’Unità d’Italia abbia fatto del bene a tutti, e soprattutto possa continuare a farne in futuro. Alimentare odio per stereotipi, rinchiudersi in un ottuso orgoglio nordista o sudista non potranno mai giovare a nessuno.
MARCO DEMARCO, giornalista, dirige il “Corriere del Mezzogiorno” che ha fondato nel 1997 insieme con Paolo Mieli. Per oltre vent’anni ha lavorato a “L’Unità”. Nel 2004 ha creato l’Osservatorio sulla camorra e l’illegalità che ha avuto tra i suoi collaboratori Roberto Saviano. Ha pubblicato L’altra metà della storia. Spunti e riflessioni su Napoli da Lauro a Bassolino (Guida, 2007) e Bassa Italia. L’antimeridionalismo della sinistra meridionale (Guida, 2009).
Per Rizzoli è stato coautore di Non sarò Clemente di Clemente Mastella (2009) e di La versione di K di Francesco Cossiga (2009).
La gaia scienza: raramente l’espressione nietzschiana è stata così azzeccata per un libro... un libro sui libri. Dal papiro ai supporti elettronici, percorriamo duemila anni di storia del libro attraverso una discussione contemporaneamente erudita e divertente, filosofica e aneddotica, colta e personale. Passiamo attraverso tempi diversi e diversi luoghi; incontriamo persone reali insieme a personaggi inventati; vi troviamo l’elogio della stupidità, l’analisi della passione del collezionista, le ragioni per cui una certa epoca genera capolavori, il modo in cui funzionano la memoria e la classificazione di una biblioteca. Veniamo a sapere perché “i polli ci hanno messo un secolo per imparare a non attraversare la strada” e perché “la nostra conoscenza del passato è dovuta a dei cretini, degli imbecilli o degli avversari”. Insomma, godiamo della “furia letteraria” di due appassionati che ci trascinano nella loro folle girandola in cui ogni giro sorprende, distrae, insegna. In questi tempi di oscurantismo galoppante, forse è il più bell’omaggio che si possa fare alla cultura e l’antidoto più efficace al disincanto.
Al di là delle polemiche politiche, i casi di errori giudiziari sono un fenomeno reale e in forte crescita nelle aule dei tribunali italiani. Imprenditori, politici, star dello spettacolo e molto più spesso comuni cittadini sono vittime di frequenti errori, omissioni o banali equivoci con conseguenze però tragiche per le loro vite: nella maggior parte dei casi, per la lentezza della burocrazia italiana, saranno costretti a un calvario di anni o addirittura decenni alla fine del quale in molti casi saranno riconosciuti innocenti. Ilaria Cavo ci racconta le storie di alcune di queste persone, vicende spesso drammatiche, a volte tanto assurde da apparire grottesche, come quella di Elvio Zornitta, sospettato ingiustamente per anni di essere il famigerato Una bomber, o quella di Carlo Rossi, un normale responsabile amministrativo, arrestato per corruzione e poi assolto dopo una via crucis durata quindici anni. Una testimonianza sulla mala giustizia attraverso le storie di personaggi, noti e meno noti, che l’hanno vissuta sulla propria pelle.
Nel 1982, Michel Foucault dedica il suo corso al Collège de France alla “cura di sé”. Questa nozione, più del famoso “conosci te stesso”, è nella cultura greca e latina il perno intorno al quale vengono organizzate le pratiche della filosofia, ossia quell’insieme di tecniche, esercizi e addestramenti che erano ritenuti necessari alla formazione dell’uomo maturo. In senso stretto per Foucault si tratta di passare in rassegna le grandi scuole filosofiche dell’antichità, mettendo in luce l’importanza che il pensiero greco prima e latino poi assegnavano al principio di “avere cura di se stessi”, di occuparsi attivamente della propria crescita spirituale e di “allenarsi” ad affrontare gli eventi futuri senza lasciarsi intimorire e senza lasciarsi trascinare dalle emozioni che tali eventi avrebbero potuto suscitare. Dunque si trattava di un vero e proprio addestramento volto al raggiungimento della piena padronanza di sé, all’autoformazione dell’uomo libero. Ma l’intento di Foucault non è circoscritto alla ricostruzione storico-filosofica di questa pedagogia dell’anima. Ciò che gli preme mettere in luce è la precarietà dei modi attraverso cui avviene, all’opposto, la formazione dell’uomo moderno. Rileggere Platone, Seneca, Epitteto, Marco Aurelio permette a Foucault di interrogarsi sui rapporti fra relazioni di potere, stati di dominio e assoggettamento delle coscienze nell’età moderna.
Cosa ti stressa di più al lavoro? Uomo e donna reagiscono allo stress in modo diverso? Ha ancora un senso il tuo lavoro? Rispetta la tua etica? Cosa ti aspetti dal lavoro? A queste e a molte altre domande tentano di rispondere i due autori che auspicano il «risveglio di sé», una presa di coscienza della propria situazione lavorativa: solo riconoscendo ciò che è conveniente e ciò che invece si rivela essere controproducente si può intraprendere un dialogo con i propri colleghi e cambiare le cose.
Autore
MICHEL NIEZBORALA, medico del lavoro ed epidemiologo, è specializzato nello stress da lavoro e ha collaborato a numerose indagini in materia. ANNE LAMY, giornalista, è coautrice di numerose opere, tra cui L’affidamento alternato. Approfittare dei vantaggi, evitare gli inconvenienti, con Gerard Poussin, con note sulla normativa italiana a cura di Marino Maglietta (Firenze 2005); con Stephane Clerget Adesso torna nel tuo letto! (Torino 2008) e con Gérard Tixier Felici ad ogni costo? (EMP, Padova 2011).