Edición de Jordi Gayà Estelrich.
Ed. bilingïüe latín/español.
La traducción de esta obra ha contado con la ayuda de: Institut Ramon Llull y Ateneu Universitari Sant Pacià.
Traducido por Matilde Conde Salazar, Antonio Cortijo Ocaña, Jaume Galmés Riera, Celia López Alcalde, José Higuera Rubio y Julia Butiñá Jiménez.
Coordinación de la traducción: Julia Butiñá Jiménez.
Ramón Llull dedicó su vida —a raíz de una serie de apariciones que él mismo dio en llamar su «conversión»— a la contemplación y al estudio. Concretó esta conversión en un triple deseo: estar dispuesto al martirio; dedicarse a la evangelización con la redacción de un libro que fuese «el mejor del mundo contra los errores de los infieles» y, finalmente, fundar monasterios que fuesen, llegado el caso, verdaderos centros de estudio donde enseñar el árabe y el hebreo. En cuanto a la elaboración de aquel libro, su deseo vio más que cumplida realización, pues no una sino hasta 280 obras y opúsculos conforman hoy el corpus luliano, escrito en latín, catalán y árabe. La presente selección se dirige, pues, a dar muestra detallada de todo el aparato teológico que vertebró de principio a fin su quehacer literario: la invención del Arte, la ruptura con el discurso apologético tradicional, las virtudes como centro de su propia antropología —y a las que dedica sus textos más voluminosos—, el recurso al sermón como género literario, etc. Una selección, en fin, con la que se pretende profundizar en la doctrina teológica de Ramón Llull y ponerle, de nuevo, en el lugar principal que le corresponde dentro de la historia de la teología medieval.
Il volume raccoglie 62 pensieri tratti al Diario di Santa Veronica Giuliani, la grande mistica vissuta tra il 1600 e il 1700.
Qual è la forma della nostra esistenza e delle nostre relazioni? Tim Ingold mette in discussione il paradigma dominante del network quale simbolo unico della vita di oggi, e propone una teoria alternativa che vede l'essere umano come una linea sempre in movimento lungo un percorso che porta a intrecci di altre linee, che in questi incontri si modificano e possono cambiare direzione. Il libro si apre affrontando temi classici dell'antropologia - parentela, scambio di doni, contratto sociale - ma invece di seguire la "via maestra", già tracciata dalla letteratura, si inoltra fuori pista, su terreni poco frequentati dagli antropologi. Attraverso trenta brevi capitoli, Ingold tesse suggestive riflessioni sul camminare (che è poi un tracciare altre linee), sull'ambiente, sull'atmosfera, sul tempo e infine sulla vita stessa, un flusso che nasce, si sviluppa e si trasforma continuamente.
Nei duemila anni di storia della Chiesa è esistito un solo papa inglese, Nicola Breakspear, un figlio illegittimo, un povero che, grazie allo studio, alla fede e al coraggio, nel 1154 divenne uno degli uomini più potenti del mondo, assumendo la tiara papale come Adriano IV. Operò con onore in Francia, Norvegia e Spagna, per poi dedicarsi a contenere la prepotenza di Federico Barbarossa. Pochissimo conosciuto e stimato anche in Inghilterra, questa è la prima biografia a lui dedicata, che illustra la sua grandezza.
Gli adolescenti e i giovani adulti rappresentano il futuro della nostra società, ma vivono un presente complesso e insoddisfacente. Il volume descrive questo periodo della vita e ne illustra le caratteristiche, proponendo un approccio fiducioso e positivo verso le potenzialità dei nostri giovani. Le sostanze psicoattive talvolta si insinuano nei percorsi adolescenziali e li caratterizzano: per questo sono presentate tenendo conto dei nuovi fenomeni di consumo e il loro utilizzo è analizzato senza giudizi moralistici, ma valutandone i rischi per la salute psichica e fisica e per le possibili conseguenze per sé e gli altri, con attenzione alle nuove sostanze psicoattive e ai pain killers. Il richiamo ai compiti propri degli adulti, delle agenzie educative e formative, è correlato a quelli più vasti della società, delle istituzioni e degli operatori, che devono impegnarsi con una nuova consapevolezza per combattere lo stigma legato alle dipendenze ed entrare in sintonia con i giovani consumatori di sostanze del terzo millennio. Il volume descrive procedure, leggi, opportunità e servizi previsti e attivati per il "pianeta droghe e consumi" che gli adolescenti possono "incontrare", subire o utilizzare. Sono, inoltre, illustrate le strategie che i Servizi delle dipendenze devono intraprendere per intercettare i giovani e perseguire l'obiettivo prioritario di un intervento precoce e proattivo. Grazie al taglio discorsivo, il volume si rivolge non solo agli studenti e alle molteplici figure professionali che si occupano di dipendenze, ma anche a genitori, insegnanti e a quanti a vario titolo si relazionano con adolescenti e giovani adulti.
"Essere fragili" è una riflessione filosofica e letteraria sulla vulnerabilità della nostra esistenza e sui modi in cui attraverso di essa possiamo crescere come individui e come società. Quando accettiamo che il nostro corpo è minato di ferite, cicatrici e dolore; quando consideriamo la condizione umana come precaria e transitoria, siamo di fronte a un bivio. Possiamo rifugiarci in un'idea di mondo in cui tutto è ordinato, privo di problemi, e appellarci a questo principio per dare un senso alla nostra vita, orientarla e dirigerla negando la possibilità e la potenza dell'imperfezione. Oppure possiamo affrontare con una critica radicale questo tipo di pensiero, per ritrovarci come corpi sì fragili, ma uniti. Ecco quindi che per Joan-Carles Mèlich la via non è la metafisica ma l'etica. Non nella forma di un insieme di regole da seguire, ma intesa come il perseguimento dell'empatia, del perdono, della compassione, dunque della cura di sé e dell'altro. In un saggio che prende spunto dalle opere di Virginia Woolf, Hannah Arendt, Rainer Maria Rilke, Emmanuel Lévinas e da Moby Dick, Mèlich prova a rispondere a un quesito: come possiamo farci carico della nostra fragilità? La risposta sta nel contatto - ossia nella «carezza» - tra corpi diversi; perché riconoscendoci vulnerabili insieme sapremo darci conforto gli uni con gli altri, fronteggiando paura e sofferenza grazie alla loro condivisione.
Per descrivere la fascinazione che Hemingway ebbe per la Spagna si potrebbe partire da una definizione di Sciascia: "un modo di essere" ancor prima che una nazione. E poi andare oltre, raccontando l'ossessione dello scrittore verso la morte, la passione per la pittura cubista, molto simile al suo modo di intendere la scrittura, quella per la corrida, "la cosa più bella che abbia mai visto", fino a ripercorrere la sua genuina esaltazione per la "Spagna eterna". La Spagna fu per Hemingway una vocazione più che una destinazione. E se Madrid svolse sempre il ruolo della città trasgressiva, "dove nessuno va a letto prima di aver ucciso la notte", Pamplona rappresentò il suo luogo feticcio, il rifugio dove sentirsi perennemente bambino.
"Vivremo sicuri da ogni turbamento, nell'ATTESA si compia la BEATA speranza e venga il nostro Salvatore Gesù": parole che ripetiamo a messa, ma nel nostro tempo, l'attesa non è qualcosa di gradito! Se però si accosta il dipinto in copertina alle righe del Vangelo (Avverrà come di un uomo che partendo per un viaggio…), si coglie anche visivamente che la nostra vita di credenti è proprio questa: un'attesa, nelle Sue mani, ma anche nelle nostre, tra il già e il non ancora Desideriamo davvero questo Suo ritorno? Come vivere, "sicuri da ogni turbamento", questa attesa fiduciosa e beata?