La crisi dei vari «abusi» del clero (non solo e tanto di tipo sessuale, ma di più quelli di coscienza, quelli economico-finanziari) e quella insistente denuncia (anche da parte di papa Francesco!) del persistere della patologia del clericalismo (un corollario del virus del potere) sono rivelativa di una crisi di sistema (ecclesiale, ministeriale, formativo) che richiedono un urgente processo trasformativo della figura del prete. Non è solo una lamento che si alza dalle comunità cristiane e da parte della società, ma è anche la comunicazione di problemi, lamenti e fatiche dei preti, dei parroci e di molti presbitèri diocesani. Emerge l’urgenza di una difficile «transizione». Sì, ma verso dove? «CredereOggi» si interroga a partire dalla dall’esperienza su come va interpretata la transizione oggi (I) e, guardando alla lezione della storia (II), tenta di tematizzarne le complesse dinamiche trasformative (III) guardando al futuro.
Con una esposizione chiara e sobria, Arnold Angenendt descrive la storia della tolleranza nel cristianesimo, dagli inizi fino ai giorni nostri, inclusi la dichiarazione dei diritti dell'uomo e il riconoscimento della libertà religiosa. Il libro, come lascia intendere il titolo tratto da Matteo 13, si incentra sulla parabola del grano e della zizzania. L'esortazione conclusiva di Gesù: «Lasciate che l'uno e l'altra crescano insieme fino alla mietitura» assegna soltanto a Dio il compito di giudicare gli eretici e i ribelli, alla fine dei giorni. È un giudizio che non spetta all'uomo. Ebbene, per Angenendt, questo comando biblico che ha ispirato nei secoli lo sviluppo storico del concetto di tolleranza religiosa è il contributo più significativo datovi dal cristianesimo. Quella della tolleranza nel cristianesimo, tuttavia, non è la storia solo di un progresso: la vicenda, più complessa di così, non manca di riscontri in senso radicalmente opposto. Papa Gregorio IX e Tommaso d'Aquino, per dire, approvano l'uccisione degli eretici «per il bene spirituale comune», seguiti a ruota da riformatori come Lutero, Zwingli e Calvino... Ecco l'interpretazione di una parabola evangelica lungo la storia della chiesa e del mondo occidentale, fra luci e ombre. Angenendt è geniale nel rendere la storia del cristianesimo e del pensiero teologico stimolanti per il presente.
Il volume Cristo e Logos presenta autori e temi della cristologia del VI secolo in Oriente, seguendo un percorso cronologico al cui centro è il Concilio Costantinopolitano II dell'anno 553. In tal senso, l'autore tratta di dodici teologi calcedonesi preconciliari, da Nefalio a Leonzio di Bisanzio, ai monaci Acemeti, ai monaci Sciti fino al monaco Eustazio, e di sette teologi calcedonesi postconciliari, da Eutichio di Costantinopoli a Leonzio di Gerusalemme fino al trattato De Sectis. L'opera vuole essere un contributo alla ricerca teologica teso a registrare l'evoluzione della teologia cristologica, definita come calcedonismo, dalle forme più conservatrici che non aprivano nessuno spiraglio al dialogo con i monofisiti, fino al cosiddetto neocalcedonismo, la forma più evoluta del calcedonismo, che aveva integrato in sé la teologia di Cirillo di Alessandria con la definizione di Calcedonia, divenendo poi la cifra dell'ortodossia cristiana e cattolica.
Lo specifico della teologia morale presuppone per il cristiano un modello di comportamento da seguire che non sia dettato soltanto dalla legge morale naturale, comprensibile anche da una ragione non illuminata dalla grazia e dalla fede, ma è Cristo stesso, icona ed epifania di Dio, che completando la rivelazione mostra all’uomo come vivere il suo “essere immagine somiglianza di Dio”. Il proprium dell’etica cristiana è l’imitazione di Cristo, per cui la conoscenza dei suoi insegnamenti è indispensabile per ricavare le proposizioni normative da seguire. Il presente lavoro si rivolge a tutti coloro che intendono avvicinarsi e approfondire le tematiche fondamentali della morale cristiana, con un linguaggio accessibile e pastorale.
Elaborato in occasione del IV centenario della morte, il presente volume focalizza l'attenzione sulla memoria e sull'eredità culturale di Francesco di Sales, vescovo, direttore spirituale, consigliere politico, promotore di ordini religiosi e animatore di esperienze di fede vissuto fra XVI e XVII secolo a cavallo tra ducato sabaudo e la Francia. La sua poliedrica personalità è infatti riuscita ad imporsi come modello ispiratore ben oltre i limiti cronologici e geografici della vicenda personale, proiettandosi sul lungo periodo nell'intero mondo cattolico; l'ascendente esercitato sull'esperienza religiosa di don Bosco a metà dell'Ottocento è solo uno degli esiti più evidenti.
Pane Quotidiano è un bimestrale che consente di avere la Parola di Dio di ogni giorno sempre a portata di mano, per la preghiera personale, in famiglia, in comunità.
In questo volume, studiose e studiosi di diversi settori disciplinari con i loro contributi documentano e illuminano il lascito di donne scrittrici che sono state attive in Italia tra Cinque e Seicento in ambito religioso-devozionale, evidenziando in questo modo la consistenza, il peso, la varietà e l'importanza delle scritture femminili nell'Italia della prima età moderna. Il titolo scelto, Rivelazioni si giustifica non solo perché una parte cospicua studia 'rivelazioni' di mistiche, ma soprattutto perché la scrittura delle donne italiane di quel periodo è ancora una sorprendente rivelazione, oltre che per gli studi specifici, spesso anche per il largo pubblico.
Si può ancora parlare di "metodo" dopo il Novecento? La società italiana di studi lonerganiani (sislon) si è posta la domanda, avviando una ricerca sui plurimi aspetti storici, antropologici, epistemologici del metodo, per esplorarne possibilità e validità. Il libro presenta saggi che si addentrano in tematiche forse complesse, ma non meno affascinanti per chi si lasci incuriosire dal termine "trascendentale" e dal suo pluriverso filosofico e teologico. Dopo una prima investigazione sul "trascendentale" nel pensiero di J. Maréchal, K. Rahner, J.B. Lotz, l'attenzione degli autori si focalizza sul pensiero di B. Lonergan e il suo metodo trascendentale, affrontato da diverse prospettive.
Il dono della vita consacrata è la chiamata a vivere più da vicino e a rendere presente la «forma di vita che il Figlio di Dio assunse entrando nel mondo» (LG 44). La vita consacrata è un innamoramento nei confronti dell'umanità di Cristo povero, obbediente e vergine. Lungi dall'essere una rinuncia, viene abbracciata come dono incomparabile, in quanto è una testimonianza di totale appartenenza, donazione e obbedienza al disegno di Dio. Coloro che consegnano loro stessi a Dio hanno la certezza che nessuna gioia è paragonabile alla felicità di far brillare la luce di Cristo. La vita consacrata, da una parte, ha la missione di rendere presente Cristo in modo tale che tutti possano toccare il suo amore in un mondo disincantato; dall'altra, vuole rivolgere una particolare testimonianza ai giovani che oggi vivono indifferenti, assenti e immersi nel mondo virtuale.
Martin Dibelius, Karl Ludwig Schmidt e Rudolf Bultman, autori della cosiddetta "Scuola della storia delle forme", negli anni del primo dopoguerra pubblicarono studi che hanno posto le basi per comprendere in modo nuovo la storia della formazione dei vangeli, indirizzando la loro ricerca soprattutto su tre aspetti: l'identificazione della natura orale dei ricordi su Gesù che più tardi sono stati raccolti nei vangeli; la definizione delle principali forme acquisite da questi ricordi nel processo di trasmissione; lo studio dei diversi contesti vitali in cui esse si erano formate. Queste scoperte hanno introdotto nel campo degli studi sui vangeli nuove categorie interpretative (trasmissione orale, forma, contesto vitale) che stanno alla base di questo volume: una rigorosa indagine filologica, teologica e sociologica, il cui intento è mostrare come la trasmissione dei ricordi su Gesù rifletta degli atteggiamenti riferibili a precisi contesti geografici e culturali, o come, nei vangeli, il ricorso ai miracoli e i richiami alla figura del profeta Elia rivelino un vissuto popolare della sequela di Gesù, o ancora come lo sviluppo di quei ricordi sia stato guidato dal desiderio di capire più approfonditamente chi fosse Gesù. In questa prospettiva, la ricerca propone tre linee interpretative originali attraverso le quali comprendere meglio la memoria vivente di Gesù: le diversità regionali come specchio di differenti riflessioni all'interno della nuova fede; la possibilità che sia esistita una trasmissione popolare dei ricordi su di lui; la constatazione che la domanda sulla sua identità ha determinato l'evoluzione di quei ricordi.
Un nuovo libro che faccia l'apologia della pace non serve. Serve, e molto, ogni contributo che aiuti lo sviluppo del pensiero critico intorno a una sfida radicale per tutta l'umanità, in merito alla quale si addensano tradizionalmente pregiudizi, forme di stupidità, trivialità, discorsi interessati e parole dette in malafede. Dare un contributo di questo tipo è lo scopo di queste pagine scritte da due autori con competenze diverse, ma qui accomunati nel tentativo di offrire spunti di meditazione che vadano oltre l'esistente. Possono venire alla luce un'esistenza, una società e una storia che si svolgano nella libertà dal principio di potere e di guerra? «Da parte nostra», scrivono gli autori, «la risposta non può che essere positiva, ma potrà esserlo solo se si accetta il rischio di pensare altrimenti, superando i luoghi comuni del pensiero convenzionale e facendo nostro il valore essenziale della responsabilità». Dichiarare impossibile la pace è già un gesto che equivale ad abdicare alla nostra umanità. Non esiste una posizione asettica. Il tipo di pensiero che sviluppiamo è inscritto nel nostro modo di esercitare la responsabilità storica per la condizione dell'umanità e del pianeta. Più si accetta questa responsabilità con coraggio e fedeltà e più si riesce a cogliere la verità della pace.