Al centro del dibattito pubblico attuale, le norme alimentari ebraiche coinvolgono sia l'aspetto etico (la sofferenza dell'animale) che quello politico (il rapporto con i territori e le identità locali), divenendo un fattore di divisione all'interno dei paesi europei. Ritenute intollerabili dal mondo ellenistico, hanno ricevuto un attacco anche dalla tradizione cristiana, a partire dalla predicazione evangelica e dalle Lettere di Paolo, alimentando così l'idea di un ebraismo chiuso in se stesso ed insensibile agli ideali universalistici dell'uguaglianza e della fraternità. Confrontandosi con argomenti divisivi come questi e intervistando rappresentanti autorevoli del mondo ebraico e cristiano, Davide Assael mostra come il dibattito sulle norme alimentari ebraiche sia il tassello di una deriva assimilazionista, provocando la reazione di movimenti identitari.
Chi erano i predicatori che nei primi secoli dell'età moderna percorsero senza sosta la penisola italiana, attirando intorno ai pulpiti folle di fedeli e curiosi ed esercitando un'influenza pervasiva sulla vita religiosa, sui comportamenti collettivi e sugli stessi assetti di potere della Chiesa, dell'economia e degli Stati? Qual era l'origine della loro popolarità e quali le strategie retoriche che li rendevano maestri riconosciuti nell'arte della persuasione, allo stesso tempo blanditi e temuti dalle autorità cittadine, dai vescovi e dai principi che se li contendevano, sobbarcandosi spese ingenti e impegnandosi in lunghe trattative diplomatiche per assicurarsi la loro presenza sul pulpito? Intrecciando storia sociale, storia della comunicazione e storia della cultura religiosa, questo libro schiude una prospettiva inedita sul fenomeno della predicazione italiana nell'età della Riforma e della Controriforma.
«In tanti mi chiedono quale sia il segreto nascosto dietro la figura di mio figlio Carlo, che in pochi anni ha saputo conquistare l'amicizia e l'affetto di una moltitudine di persone che nella preghiera chiedono la sua intercessione. Perché un semplice ragazzino, morto a quindici anni, è invocato in tutto il mondo? Perché la Chiesa lo ha proclamato beato? Quale, insomma, il "mistero di luce" che lo accompagna? Tanti hanno voluto raccontare Carlo, ma non è semplice riuscire a cogliere l'individualità di una persona se non si è entrati in relazione diretta con lui. Se è vero che "l'essenziale è invisibile agli occhi e non si vede bene che con il cuore", come madre di Carlo ho voluto provare a scrivere un libro con il cuore, per aiutare i suoi tanti devoti a conoscerlo e ad amarlo. Un fortissimo e innato senso religioso portava mio figlio ad aprirsi agli altri, in particolare agli ultimi, ai poveri e ai deboli. Carlo ha vissuto sempre proteso verso Dio. Diceva che "la conversione è un processo di sottrazione: meno io per lasciare spazio a Dio". Come un faro in una notte buia, ha squarciato e illuminato le tenebre che mi tenevano prigioniera e mi ha indicato un cammino in chiave di eternità. L'Infinito era la sua meta, non il finito. Gesù era il centro della sua vita. Sono questi i tesori che provo qui a svelare, i tesori di Carlo, il suo segreto.»
Cosa possono condividere un ebreo e un cristiano? Sapranno entrare in dialogo per compiere la volontà di Dio? Gli autori affermano che questo dialogo è una vera e propria necessità teologica: è possibile, tra credenti, dialogare non malgrado la fede, ma grazie ad essa. In queste pagine Dan Arbib e Jean Duchesne si confrontano pubblicamente non per una diatriba in cui ci sono vincitori e vinti, ma per un esercizio di mutua ammirazione e di riconoscimento reciproco.
L'immagine evangelica del lievito, non preoccupato della propria visibilità e tuttavia capace di far fermentare la pasta, è il simbolo di una presenza allo stesso tempo serena e ferma, pacifica ed efficace. È così che possiamo pensare, anche oggi, il ruolo dei cristiani in politica. Il libro è diviso in due parti. La prima è fondativa e mostra come il cristianesimo tocca e forma le coscienze. La fraternità ha profonde radici teologiche e si è affermata nel percorso della dottrina sociale della Chiesa. Inoltre, chi si lascia interpellare dal mistero cristiano, e lo celebra con fede, viene trasformato dal dono di Cristo e può offrire con consapevolezza al mondo il dono delle proprie aspirazioni, visioni e competenze. La seconda parte raccoglie alcune testimonianze di vissuto o di pensiero sulla spiritualità in politica. Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e David Sassoli (per giungere quindi all'attualità) raccontano, attraverso la loro esperienza in epoche diverse, differenti sfumature del rapporto tra spiritualità cristiana e politica e mostrano di aver trovato nel vangelo una comune ispirazione a prendersi cura del bene comune.
L'incontro tra il patriarca ecumenico di Costantinopoli Athenagoras I e Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, non rappresenta soltanto un evento emblematico della fervida stagione di dialogo nell'amore tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa inaugurata dal Vaticano II, ma custodisce un messaggio ancor oggi attuale per vivere con fedeltà e apertura all'azione dello Spirito Santo il cammino verso la piena e visibile unità tra la Chiesa d'Occidente e la Chiesa d'Oriente. La ricostruzione storica ampiamente documentata che ne è fatta in queste pagine, insieme all'interpretazione attenta del suo significato e dell'eredità che ne consegue, fanno di quest'opera un punto di riferimento sicuro e un contributo prezioso per ridare slancio a tale cammino e profilare un metodo che riconosce nella conversione del cuore e della mente e nella reciproca carità vissuta in Cristo «l'anima del movimento ecumenico» (Unitatis redintegratio, 8).
Lodare la Provvidenza quando si è stretti dalle difficoltà, in una condizione di grande sofferenza, può risultare quasi impossibile all'uomo. Eppure, ci è riuscito Giovanni Crisostomo nell'ultima parte della sua vita, quando, mandato in esilio, maltrattato e vessato in ogni modo, ha alzato uno sguardo d'amore verso Dio, nella certezza che nulla di quanto gli stava accadendo era fuori dal progetto preparato per lui. In questo breve trattato, scritto per i suoi fedeli disorientati e addolorati per le tristi sorti del loro Pastore, e tradotto per la prima volta in italiano, il grande vescovo di Costantinopoli insegna, con dolcezza ed eleganza, che davvero ogni capello del nostro capo è contato e perfino nella situazione più oscura Dio resta con noi senza abbandonarci.
La stele dell'arcangelo Gabriele (Hazon Gabriel) ha riscosso un ampio riscontro accademico tanto per l'oscurità del suo rinvenimento, quanto per l'enigmatico contenuto, variamente interpretato nel corso degli ultimi quindici anni di ricerca. L'arcangelo Gabriele, mediatore celeste, consegna una fumosa visione con una premessa che farebbe pensare al contesto di una battaglia cosmica. Grande attenzione c'è stata intorno a un possibile rimando alla risurrezione "dopo tre giorni". Il testo, edito per la prima volta nel 2007, è stato considerato una delle testimonianze più significative nell'ambito della storia deuterotemplare a ridosso tra I secolo a.C. e I secolo d.C. Il volume, seguendo una metodologia storico-critica, presenta il testo della stele, con la sua prima traduzione scientifica in italiano, il contesto del giudaismo sul finire del Secondo Tempio e le possibili interpretazioni, non mancando di cogliere possibili nessi col Nuovo Testamento e con i Papiri Greci magici.
La Parola di Dio è "fatta" di cultura e Spirito Santo. Nell'auto-rivelarsi di Dio nella storia essa si è fatta "libro", nella sua attestazione in Legge, Profeti e Sapienza, e "carne", in Cristo Gesù che assume pienamente la cultura del suo tempo. Così, chiunque desideri studiare la Bibbia, non può fare a meno di una lettura storico-antropologica delle Scritture, come ha compreso l'importante documento della Pontificia Commissione Biblica, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Il lavoro presenta i tentativi di lettura più apprezzati dagli studiosi: quello del Context Group e di Bruce Malina, l'interpretazione attraverso modelli culturali; quello di Destro-Pesce, un'antropologia di testi; e quello di Bellia, un'interpretazione integrata delle Scritture. Infine si offrono due saggi esemplificativi: il primo sul sistema di cura e salute al tempo di Gesù; il secondo sulla prima lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, attraverso un metodo che cerca di rendere ragione del rapporto tra fede e cultura.
Una delle ragioni più cruciali della crisi dell'impegno politico dei cattolici sta nel venir meno del radicamento della loro vita nel contesto spirituale e culturale di una fede viva, ossia una fede vissuta e testimoniata. L'indebolimento della fede e la non coltivazione della sua dimensione sociale favoriscono lo scollamento tra la vita del credente, inserito in Cristo, e la sua partecipazione alla costruzione della pace e del bene comune. La rivisitazione dei documenti pontifici che, specie con Benedetto XVI e papa Francesco, hanno promosso una nuova evangelizzazione del sociale, può aiutare nel recupero di una spiritualità incarnata, ben immersa nella storia reale. Il perno di tale spiritualità è dato dal principio architettonico della Carità, virtù teologale, che unifica, senza annullare le distinzioni, tutta la vita umana, sia nella sua dimensione ecclesiale sia nella sua dimensione sociale e politica.
È possibile ripensare la giustizia in modo che essa serva alla rigenerazione delle relazioni ferite? Se forti sono le situazioni di ingiustizia nella società e nella Chiesa, occorre pensare diversamente, magari tornando ad attingere anche alla ricchezza dell'immaginario biblico. Come mettere ogni persona nella chiesa nelle condizioni di esprimere i propri talenti a favore del bene comune senza discriminazioni di genere, strutturando rapporti di lavoro equi e dignitosi. L'impegno per la giustizia inevitabilmente richiede a tutti una conversione radicale alla fraternità/sororità universale, un'accurata visione della complessità che fa intendere come i diritti degli uni non deprivano gli altri. In tempi di guerra come i nostri è mai possibile pensare a una pace senza giustizia? «CredereOggi» si è, quindi, chiesto perché al di là delle bellissime visioni delle dottrine (del diritto civile e religioso) fatichiamo a parlare di misericordia e giustizia. Contributi di: Antonio Autiero - Guido Bertagna - Andrea Bigalli - Marinetta Cannito - Fulvio Ferrario - Donata Horak - Rafael Luciani - Simone Morandini - Serena Noceti - Donatella Pagliacci - Carlo Schickendanz - Letizia Tomassone.