La Costituzione italiana ci offre la possibilità di analizzare alcuni problemi decisivi che attanagliano la nostra società, come il lavoro, la laicità, la democrazia, l'ambiente, il ruolo dei sindacati, lo stato sociale. E, soprattutto ci offre la possibilità di rintracciare percorsi che possono aiutarci a superare l'attuale crisi (economica, politica, sociale), riavviandoci verso un vero sviluppo per l'uomo di oggi.
Fino alla firma della resa con l'esercito piemontese il 13 febbraio del 1861, per più di quattro generazioni la dinastia dei Borbone aveva regnato nell'Italia meridionale, Stato autonomo e indipendente che fu per sette secoli la "Nazione napoletana". Un Paese con una propria economia, una propria industria, un proprio esercito, un proprio inno nazionale; un Paese con valori riconoscibili, condivisi dai suoi abitanti, da Gaeta in giù. Per molti di loro, l'unità d'Italia rappresentò la fine del mondo che avevano conosciuto e nel quale si identificavano. In molti reagirono all'occupazione. Eppure, mentre di Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II si sa quasi tutto, pochissimi sono i libri che raccontano le storie degli ufficiali e dei soldati che scelsero di rimanere fedeli al Regno delle Due Sicilie e si opposero ai piemontesi. Uomini che dopo la sconfitta dovettero affrontare umiliazioni, processi e prigionie. Non erano tutti aristocratici o assolutisti: in tanti erano liberali, alcuni avevano combattuto nella Prima guerra d'indipendenza nel 1848 e condividevano il sogno di un'Italia federale; ma quasi tutti furono bollati come retrogradi, reazionari, sbandati, e cancellati dalla memoria comune. Le storie qui raccolte dallo studioso meridionalista Gigi Di Fiore restituiscono un Risorgimento "al contrario", visto e vissuto dalla parte degli sconfitti... Con e-book scaricabile fino al 31-12-2015.
La vita moderna è in costante accelerazione. Gli strumenti che ci permettono di risparmiare tempo hanno ormai raggiunto un enorme livello di sviluppo grazie alle tecnologie di produzione e comunicazione, eppure l'impressione di non avere abbastanza tempo non è mai stata cosi diffusa. In tutte le società occidentali, le persone soffrono della mancanza di tempo e si sentono in dovere di correre ancora più in fretta, non tanto per raggiungere un obiettivo, ma per non perdere posizioni. Questo libro esamina le cause e gli effetti dei processi di accelerazione della nostra epoca individuandone tre aspetti, tecnico, sociale e individuale. Secondo Rosa l'insieme di tali processi porta a gravi forme di patologia sociale legate al rapporto con il tempo e lo spazio, le cose e le azioni, la percezione di sé e degli altri. Subendo la pressione di un ritmo inesorabile, ognuno di noi affronta il mondo senza essere in grado di contenere quella coazione impersonale alla velocità e alla competizione che non è separabile da disagio e insoddisfazione. L'accelerazione è diventata insomma una "potenza" che domina in modo totalitario la società moderna. Essa divora i nostri "sogni, obiettivi, desideri e progetti di vita" stritolandoli entro gli ingranaggi del suo inarrestabile movimento. Cosa possiamo fare per riappropriarci di momenti di esperienza umana non alienata, di "buona vita" conforme alle nostre aspirazioni e desideri più veri?
La trasparenza e i dispositivi digitali hanno cambiato gli uomini e il loro modo di pensare. Alla comunicazione in presenza, alla capacità di analisi e alla visione del futuro si sono sostituiti interlocutori fantasmatici immersi in un presente continuo e sempre visualizzabile attraverso uno schermo. Il soggetto capace di annullarsi in una folla che marcia per un'azione comune, ha ceduto il passo a uno sciame digitale di individui anonimi e isolati, che si muovono disordinati e imprevedibili come insetti. Han si interroga su ciò che accade quando una società - la nostra - rinuncia al racconto di sé per contare i "mi piace", quando il privato si trasforma in un pubblico che cannibalizza l'intimità e la privacy. E su che cosa comporta abdicare al significato e al senso per un'informazione reperibile ovunque ma spesso inaffidabile.
Il rispetto che Maurizio Costanzo ha sempre avuto per il pubblico, insieme alla sua mente per natura libera da censure, all'autonomia di cui comunque ha goduto da parte degli editori, oltre al suo innato talento di comunicatore, gli hanno permesso di fare televisione, o meglio "la" televisione, per oltre quarant'anni, mettendo in scena giorno dopo giorno l'Italia dell'epoca. A distanza di anni, dopo che il tempo ha comunque permesso di rileggere avvenimenti e personaggi, Costanzo torna a parlare di televisione e lo fa ancora una volta a modo suo: non lesinando aneddoti, ricordi personali, acute riflessioni. E il racconto fluisce ammiccante e sornione, partendo proprio da "Bontà Loro" - primo esperimento di quello che verrà poi chiamato talk show su su fino al "Maurizio Costanzo Show", il cui straordinario e longevo successo ha fatto del suo autore una sorta di "memoria storica" della televisione italiana.
La vita è un immenso oceano che ci contiene e ci scuote con il continuo movimento delle sue onde, sempre inafferrabile, impossibile da fissare. Ma da dove viene, e quale logica la muove? Vito Mancuso risale alle origini della nascita e dell'evoluzione di questa vita sulla Terra, proponendo una visione della natura che non procede solo per mutazioni casuali e per egoistiche selezioni competitive, ma è soprattutto il frutto di una continua armoniosa aggregazione il cui senso intrinseco è il bene. Da questa visione "drammaticamente ottimista" in cui la nostra esistenza può sussistere solo in relazione con quella degli altri viventi, Mancuso recupera magistralmente la possibilità di una rinnovata analogia tra uomo e mondo. Ne nasce un'etica della nutrizione e dell'ecologia capace di purificare il nostro corpo, meglio proteggere e custodire il pianeta, offrirci criteri per un consapevole esercizio della libertà. In questa prospettiva il valore di un essere umano non dipende da ciò che ha o che sa, ma da quanto riesce a mettersi al servizio di qualcosa di più grande di sé: dalla sua capacità di aprirsi all'altro, di abbracciare, di amare. È la nuova visione del mondo di cui questa vita ha urgente bisogno per tornare a fiorire.
È solo negli ultimi decenni che l'azione umanitaria ha acquisito un ruolo evidente e primario nel corso dei conflitti. L'umanitarismo internazionale, però, ha una storia assai più lunga, che questo libro ricostruisce illustrando il percorso attraverso il quale soccorso e assistenza sono entrati a far parte dell'agenda delle istituzioni nazionali e sovranazionali, dei programmi delle organizzazioni non governative, influenzando il rapporto fra i paesi occidentali e il resto del mondo. La ricostruzione storica si snoda intorno ad alcuni momenti ed eventi cruciali - le conquiste coloniali, le due guerre mondiali, l'emergere del terzo mondo - e mette in luce il profilo dei diversi protagonisti delle operazioni di soccorso - la Croce rossa, Save the children, le agenzie delle Nazioni Unite, Medici senza frontiere - mostrando come ha preso forma nel corso del tempo il significato attribuito ancora oggi all'umanitarismo internazionale.
"Mani pulite, vent'anni dopo". Altro che storia passata, questo libro racconta l'Italia dell'illegalità permanente. Un documento storico che rimarrà per sempre sul tradimento della politica. La cronaca di fatti e misfatti parte da Milano, 17 febbraio 1992, arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio: il primo tangentomane che fa tremare l'impero, a due mesi dalle elezioni. Saranno elezioni terremoto, quelle del 1992, stravinte dal partito degli astenuti (17,4 per cento) e dalla Lega nord. Intanto la Prima Repubblica va in galera ed è ancora solo superficie. Falcone e Borsellino trucidati a Palermo (e nel 2012 molti processi ancora aperti sulle stragi). Un anno dopo la corruzione è ormai un fatto nazionale, nessun partito escluso (70 procure al lavoro, 12.000 persone coinvolte per fatti di tangenti, circa 5000 arresti). "L'Italia sta risorgendo", saluta così l'anno nuovo il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Peccato che sia il 1994, l'anno di Silvio Berlusconi e dell'inizio della restaurazione. Scatta l'operazione Salvaladri, con gli imputati che mettono sotto accusa i magistrati. È il mondo alla rovescia e gli italiani assistono allo spettacolo. Alcuni protestano, molti si abituano e finiscono per crederci. Poi gli anni dell'Ulivo, della Bicamerale e dell'inciucio centro-destra-centrosinistra, che produce una miriade di leggi contro la giustizia. Prefazione di Piercamillo Davigo.
Tra scandali e indagini, il primo decennio del Duemila è stato disastroso per le Regioni. Il secondo, se possibile, è cominciato anche peggio. Molti presidenti di Regione eletti nel 2010 hanno dovuto lasciare l'incarico, pressati dalla magistratura o dall'opinione pubblica. Trecento consiglieri regionali sono finiti sotto inchiesta. La qualifica di "governatore", neppure prevista dalla legge, finisce per simboleggiare, dunque, una stagione di grandi attese sfociata in un tracollo economico e morale. In questo libro Goffredo Buccini incontra i presidenti-governatori che - per ragioni spesso molto diverse - sono stati maggiormente sotto i riflettori negli ultimi anni e hanno guidato le più grandi Regioni italiane: da Roberto Formigoni a Nichi Vendola, da Roberto Cota a Rosario Crocetta... Dieci nomi famosi della nostra storia recente e le loro parole, i loro racconti accomunati da un senso di fallimento collettivo. Buccini descrive così il più grande "imbroglio politico" della Repubblica, tra malaffare e sprechi: quel federalismo regionale i cui effetti pesano come macigni sugli ospedali, lo smaltimento dei rifiuti, i servizi per i cittadini, ormai sempre più diseguali in un'Italia che la riforma del 2001 ha reso sempre meno unita, vanificando il diritto alla salute sancito dalla Costituzione.
Ci sono gli scettici che dicono che non esiste nessuna verità oggettiva. Non possono avere ragione perché la verità si presenta da se stessa nella storia della persona ed in quella della comunità umana. Senza verità non è possibile vivere. Chi vorrebbe vivere un grande amore che non è però un amore vero? Poi ci sono i dogmatici, quelli che la verità ce la hanno in tasca e sono sempre pronti a condannare chi non accetta a scatola chiusa la loro verità. Anche così non è possibile vivere perché la ricerca non finisce mai e la vita apre sempre nuove prospettive che mettono in questione quello che credevamo di sapere. Questo libro cerca di aprire una diversa prospettiva: dobbiamo essere fedeli alla verità che abbiamo conosciuto ma anche aperti alla verità che si è rivelata nella esperienza dell'altro uomo per camminare insieme verso una verità più grande.
In tema con il titolo di Expo Milano 2015 "Nutrire il Pianeta, Energia per la vita", un reportage che si legge tutto di un fiato sullo stato del settore agroalimentare in Italia, sui tanti paradossi, sulle difficoltà per chi ci opera e sullo strapotere delle multinazionali. Ma anche una proposta per "ritornare alla terra", che vuol dire guardare al futuro e significa pure lavoro, prodotti di qualità, tutela dell'ambiente, ritorno al vero senso dell'economia. Autore del volume è il giornalista Piero Riccardi, artefice per il programma Report di Raitre di importanti inchieste, imprenditore agricolo e consigliere di una Banca di Credito Cooperativo.
A parlarne è una tunisina che ha gestito la propaganda militare dell'Isis sui social network e conosce molto bene i segreti inconfessabili del mondo islamico. Ad esempio i bordelli dei terroristi, dove vengono utilizzate donne occidentali come schiave del sesso. Un libro che riesce ad aprire uno squarcio nell'organizzazione del Califfato che sta terrorizzando il mondo, illustrando i meccanismi in atto al suo interno: il ruolo dei social network, luoghi di reclutamento dei nuovi combattenti, di cui si occupano le donne; i canali di finanziamento (oltre ai video porno, il contrabbando di oro nero dai petrolieri vicini all'organizzazione terroristica); la caccia ai cristiani; i combattimenti e il reperimento delle armi; i contatti con i servizi segreti occidentali e arabi.