Il volume (DDOT/9) è dedicato al rapporto tra i primi e gli ultimi. La parabola evangelica dei lavoratori della vigna o degli operai dell'ultima ora (Mt 20,1-16) apre a una serie di interrogativi sulla priorità logica, ontologica ed etica del primo sull'ultimo, sulla comprensione della giustizia degli uomini di fronte alla paradossalità della giustizia di Dio e, infine, sul rapporto tra la condizione storica e quella escatologica. Come intendere dunque l'affermazione di Gesù: "gli ultimi saranno i primi"? Come intendere la "giustizia degli ultimi" alla quale fa eco questo brano? Secondo una logica umana, troppo umana, si potrebbe trattare della promessa di un progredire nella propria condizione che, tuttavia, in quel "saranno", rimanda a un futuro che continua a tardare, o forse soltanto a una mera utopia, o a una vana consolazione. Ma se guardata dalla logica del Regno di Dio cui sottostà la parabola, essa invita invece a vedere quel futuro come un futuro escatologico, che quindi si converte in un presente storico. Quel "saranno", cioè, è anche, soprattutto, un "sono". Proprio perché, secondo una logica divina, trinitaria, essere ultimo ed essere primo non si escludono a vicenda. Altrimenti questa trasformazione degli ultimi in primi non sarebbe che un progredire, un lasciarsi alle spalle la condizione che li vede ultimi o quantomeno penultimi, nel segno di una sostituzione. Non è forse di questa logica che si fa testimonianza il verdetto della parabola? Non invita essa a pensare che gli ultimi vengono qui riconosciuti "primi" proprio in quanto ultimi, e non in quanto capaci di lasciarsi alle spalle, dopo averla esclusa, la condizione di ultimatività?
La pubblicazione di questa collana è pensata proprio per fornire al credente un semplice strumento di studio che prende in esame diversi argomenti biblici: dai libri della Bibbia ai temi di etica cristiana. Scritti accessibili e, allo stesso tempo, affidabili per "ricevere la Parola", "esaminare le Scritture" e per "vedere se le cose stanno così" (cfr. Atti 17:11).
A cento anni dalla morte, nel 2025, Pier Giorgio Frassati sarà canonizzato. Figlio di Alfredo, direttore e proprietario de la Stampa, in una famiglia da un lato legata all’alta borghesia liberale e dall’altro a una devozione religiosa da parte materna autentica, ha dedicato la sua breve e intensa vita a dio e all’umanità. Le sue virtù cristiane sono conosciute, così come la sua freschezza ed esuberanza giovanile. in questo saggio si esamina un ambito, già indagato in passato, ma che merita un approfondimento e una ripresa di riflessione: quello politico. Pier Giorgio Frassati nella sua poliedrica e ampia azione spirituale, sociale e culturale ha attraversato la politica come militante convinto e operoso negli anni caldi del primo dopoguerra in Italia e nella sua Torino: dalle organizzazioni e associazioni cattoliche all’adesione al Partito Popolare di don luigi Sturzo. Riportare Frassati nel suo contesto storico, oltre il mito e la dimensione spirituale che ne caratterizza l'intera esistenza, è un modo per rendere il giovane santo ancora più attuale e modello per le generazioni di oggi e del futuro.
L’Enchiridion Theologicum Lullianum è una raccolta di 150 testi che si pone come una summa del pensiero teologico e filosofico di Raimondo Lullo, forma italianizzata di Ramon Llull (1232-1316). La ricerca scientifica su Raimondo Lullo ha reso possibile l’identificazione della predicazione agli infedeli non solo come un proposito determinante della sua attività, ma anche come una condizione epistemologica del pensiero che lo caratterizza e che lo porta a una riflessione teologica sistematica e comprensiva, plurale e diversificata, originale e disseminata in numerose opere. Questi sono alcuni dei tratti che permettono di definire lo stile distintivo della peculiare teologia di Raimondo Lullo nel complesso della teologia del Medioevo, situandolo a fianco ai grandi teologi cristiani suoi contemporanei: Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) e Tommaso d’Aquino (1225-1274). A quelle finalità Lullo adegua tanto il linguaggio quanto il genere letterario e la forma stilistica. La selezione dei testi è stata realizzata da Jordi Gayà i Estelrich che, per seguire in maniera esaustiva l’evoluzione di ogni tematica, ha proceduto con puntuali riferimenti incrociati ai numerosi scritti di Lullo e privilegiato opere di diversi generi letterari per presentare uno stesso tema. I testi sono riprodotti nella lingua originale (latino o catalano) con la traduzione in italiano a fronte, curata da Simone Sari e da Letizia Staccioli, specialisti riconosciuti dell’opera dell’Autore. Il contatto diretto con le fonti permetterà al lettore di conoscere l’autentico pensiero teologico di Raimondo Lullo, una delle figure più emblematiche della storia della cultura catalana e europea.
CURATORE
Jordi Gayà Estelrich (Sant Joan, Mallorca 1948) è un sacerdote e un ricercatore su Ramon Llull. È professore di Teologia del Centre d’Estudis Teològics di Mallorca. Ha conseguito il dottorato in Teologia presso l’Università di Friburgo nel 1975. È stato il primo segretario dell’Institut d’Estudis Baleàrics. Ha realizzato diverse edizioni critiche e importanti studi dell’opera di Ramon Llull.
Il libro pubblica gli Atti della 74ª Settimana Litur¬gica Nazionale tenutasi a Modena, dal 26 al 29 agosto 2024. La presente pubblicazione vuole far risuonare, sulla realtà ecclesiale della Chiesa italiana, ciò che si è vissuto a Modena dal 26 al 29 agosto 2024 e intende risvegliare la memoria sulla funzione propria della liturgia che, accompagnando e fecondando la vita di ogni battezzato, fa vivere ai credenti, pregando, il Mistero della Salvezza e introdurli in esso. La liturgia è un'azione sacra attraverso la quale, nella Chiesa e mediante la Chiesa, viene esercitata e continuata l'opera sacerdotale di Cristo mediante la glorificazione di Dio e la santificazione degli uomini (cf. SC 7). È la preghiera per eccellenza, preghiera di Cristo e del suo corpo che è la Chiesa. Il rapporto inscindibile tra questi due aspetti mette in evidenza come la liturgia sia la massima espressione della preghiera della Chiesa: atto fondativo e fondamentale dell'incontro tra il Signore e il suo popolo. È stata questa la tematica sulla quale ci si è soffermati, collocandosi in sintonia con le indicazioni di papa Francesco e della chiesa locale ospitante che, in preparazione al Giubileo, hanno chiesto con forza alla Chiesa tutta di riflettere sulla centralità della preghiera e sull'ars celebrandi.
Relatori:
– Introduzione di Mauro Dibenedetto
– Gianmarco Busca
– Ermes Ronchi
– Angelo Lameri
– Giuseppe Midili
– Pietro Angelo Muroni
– Rino Fisichella
– Valentina Angelucci
– Marco Riso
– Fabio Massimillo
Dopo trent’anni l’Associazione Professori di Liturgia ritorna sul tema dello spazio in relazione al rito e al celebrare cristiano. L’Associazione ha inteso riprendere il tema dello spazio liturgico nella Settimana di Studio del 2024 privilegiando uno degli approcci che la caratterizza, cioè quello fondativo, e continuando la riflessione secondo orizzonti ancora da esplorare, in particolare nella prospettiva delle dinamiche che si attuano nell’abitare uno spazio rituale e, nello specifico, l’edificio di culto cristiano. I contributi che compongono il volume rispondono all’orizzonte dell’abitare lo spazio in ambito rituale e liturgico secondo una pluralità di dimensioni: dalla filosofia all’antropologia, in particolare in ambito estetico e fenomenologico, dalla storia passata e recente sino alle dinamiche spaziali sottese nei libri liturgici, dal progettare e costruire sino alle relazioni interpersonali/ecclesiali che lo spazio genera, dalla destinazione liturgica ma anche non liturgica della chiesa cristiana sino alle prospettive aperte dallo spazio digitale.
Relatori:
– Elena Massimi (Presentazione)– Fabio Trudu (Introduzione)– Giorgio Bonaccorso– Emanuele Bordello– Gilles Drouin– Albert Gerhards– Paolo Tomatis– Alberto Giardina– Giuseppe Giccone– Tino Grisi– Loris Della Pietra– Juan Rego– Lorenzo Voltolin
Il sapere secondo Heidegger ha il compito di indagare il fondamento stesso dell'essere dell'ente alla ricerca di quella differenza originaria, di quella apertura all'interno della quale l'ente stesso si da. Per Heidegger quando Dio viene fatto oggetto del pensiero lo fa non per una qualche necessità religiosa ma per risolvere, già a partire da Aristotele, una questione prettamente filosofica. Il Dio di cui si occupa la metafisica è il Dio come principio primo. che è causa di sé e dell' intero ente, anche quando di esso ne parlano autori come Bonaventura, che pure a a differenza di Aristotele sono consapevoli del carattere non solamente filosofico di Dio. Il Dio della metafisica è, quindi, secondo Heidegger un Dio ontoteo-logico, in quanto si presenta come il fondamento ultimo della conoscenza, dimenticando l'apertura originaria nella differenza ontologica che rende possibile questa stessa entità. Per tornare oggi, dopo Nietzsche e Heidegger, a parlare di Dio bisogna superare questa impasse ontoteologica e aprire lo spazio alla differenza originaria dell'essere, a quell'abisso an -archico che da essere, proprio perché non è l'essere, riscoprendo quella povertà assoluta d'essere di cui da sempre Bonaventura e la tradizione francescana sono i maestri indiscussi.
C'è qualcosa di più grande delle ferite che hanno segnato la tua storia personale, c'è tutto il mistero di Dio in te. La sua paternità sana le nostre radici spezzate, il suo futuro risolve il nostro passato.
Fin dalle prime pagine si comprende bene che questa Mariologia biblica è un lavoro di alta ricerca esegetica impostata e svolta secondo i canoni dell’esegesi biblica teologica, accreditata e garantita dal pensiero costante della Chiesa. A lettura ultimata, poi, si scopre, felicemente, che anche questa Mariologia biblica viene a confermare e a ribadire quanto affermato di recente – in sintesi densa e lucida – dall’autorevole biblista Lucien Cerfaux: «Dopo due secoli di esegesi scientifica, di demitizzazione, di metodo critico-storico, stiamo per ritrovarci al punto di partenza, scoprendo inopinatamente che la lettura più semplice e spontanea dei Vangeli, quella della Tradizione, quella di tutti i cristiani, per tanti secoli, era forse, in realtà, anche la più scientifica».
AUTOREPadre Stefano M. Manelli nasce a Fiume il 1° maggio 1933 ed entra nel Seminario minore dei Frati Minori Conventuali l’8 dicembre del 1945. È ordinato sacerdote il 30 ottobre 1955 e nel 1960 si laurea in Sacra Teologia difendendo la Tesi di dottorato sull’Immacolata, presso la Pontificia Facoltà Teologica “Seraphicum”. È stato professore di Teologia (Patristica, Mariologia) e Prefetto degli Studi della Provincia Conventuale di Napoli. Si è fatto promotore di una ripresa sia della vita francescana più vicina alle origini e ispirata alla marianità di san Massimiliano M. Kolbe, fondando la Famiglia dei Francescani dell’Immacolata, sia della Mariologia, in particolare del mistero della Corredenzione, approfondita sotto ogni aspetto (patristico, biblico, liturgico, dogmatico, apologetico).
Chi sono io? Chi siamo noi? Per rispondere a queste domande, il presente volume segue un itinerario speculativo che parte da un'indagine sulla nozione adeguata di persona, per mostrarla come un vivente corporeo-spirituale e dinamico, liberamente orientato a svolgere il compito di essere se stesso, costitutivamente relazionale, contraddistinto dalla cultura che egli stesso contribuisce a creare, proteso alla ricerca di senso e alla realizzazione di valori, pienamente inserito in un ambiente da modellare e custodire tramite il lavoro, contrassegnato dalla storicità e dalla spinta a trascendere il tempo. Viene offerto, quindi, un utile sussidio per lo studio e la riflessione sull'essere umano.
«Se si volesse fare una diagnosi della situazione attuale circa il sacramento del matrimonio inserito nel tessuto ecclesiale, emergerebbero diversi centri di interesse che costituirebbero altrettanti "punti scottanti" propri di questo sacramento. Balzerebbero infatti in primo piano problemi di tipo pastorale, di identità, di significato, ecc., che, a nostro giudizio, rimarrebbero insoluti finché non si comprende cosa significhi "celebrare" il matrimonio cristiano». Forte della convinzione che il metodo liturgico possa dare risposta ai "problemi più scottanti" del matrimonio, D. Achille Maria Triacca iniziava nel 1979 le sue ricerche liturgico-sacramentali sul settimo sacramento. In effetti, la questione fondamentale per comprendere adeguatamente la famiglia cristiana, spesso dimenticata dalla teologia pastorale e da quella sacramentale sistematica, consiste nel domandarsi cosa significhi celebrare il matrimonio cristiano. È nell'evento liturgico che la coppia viene inserita nel mistero pasquale di Gesù, configurata in modo permanente secondo tale azione salvifica. Qui essa viene consacrata a una missione ecclesiale specifica, un vero e proprio ministero differenziato e da distinguere da altre forme ministeriali della Chiesa. In sostanza, la famiglia cristiana come chiesa domestica è comprensibile solo a partire dalla celebrazione del rito sacramentale che "eucaristizza" gli sposi. È nella sua celebrazione che troviamo il significato propriamente cristiano del Matrimonio.Questi sono solo alcuni elementi dell'importante contributo di Triacca alla teologia sacramentale e pastorale del matrimonio e della famiglia. Il contenuto di questo volume vorrebbe rispondere, insieme a Triacca, alla domanda sul significato della celebrazione liturgica del Matrimonio cristiano e ricondurre il lettore a orizzonti teologici più ampi di comprensione della realtà matrimoniale, a partire dalla nozione liturgica di sacramento come mistero-azione-vita.
L'autore riaccende un dibattito assopito da tempo e che sembrava ormai incagliato sugli scogli di un'irriducibile polarizzazione: lo sforzo (indiscusso) di Karl Rahner per ripensare la "fede di sempre" in chiave moderna ha prodotto un risultato genuino e affidabile, oppure frutti corrotti e nocivi? Il pensiero Rahneriano è conforme alla fede e, prima ancora, si fonda su presupposti filosofici e teologici adeguati, oppure diluisce la fede nelle categorie mondane e muove da principi errati e presupposti non verificati? In sintesi: Rahner sì, oppure Rahner no? La risposta dell'autore è chiara e innovativa: Rahner oltre Rahner. Il pensiero del teologo di Innsbruck muove da istanze legittime e segue intuizioni profonde. Le categorie da lui elaborate, specie quella di simbolo reale, posseggono un potenziale indiscutibile, ma domandano un'opera di rifondazione: dalla filosofia analitico-trascendentale, che risolve tutta la realtà nella percezione del soggetto, alla metafisica realista di stampo tomista, che riconduce ostinatamente il soggetto alla realtà : del mondo e di dio.