Saverio Lamanna deve lasciare il riposante mare di Màkari. Suo padre, il Professore, spinto dall'amico Mimì, è partito, in barba all'età, per un pellegrinaggio a piedi da Palermo ad Agrigento, seguendo le regie trazzere che datano fino dai tempi di Federico II. Saverio se ne va all'inseguimento dei due come Stanley fece con Livingstone, e sa che piomberà come «dentro a una commedia francese nella quale tutti sembrano felicemente matti». E infatti la spedizione si completa con la partecipazione dell'incauto Piccionello e la sua ghirlanda di infradito, e della saggia Suleima alla logistica. Nei paesini più interni che si vanno spopolando svuotati da una costante emigrazione, nel ventre della campagna di una Sicilia remota e arcaica - che è poi la Sicilia di cui «non sarei mai riuscito a liberarmi neanche fuggendo via» -, lontani dal mare, lontani dalle città, i personaggi e le situazioni offrono un'avventura on the road, che accarezza a ogni strano incontro la comicità e il mistero, per restare sempre ambiguamente sull'orlo di questo: quasi in un'immagine tremolante, di sogno. Perché, nell'evasione, nel divertimento, nell'impertinenza dei dialoghi e nel paradosso degli imprevisti, cresce il desiderio del protagonista Saverio Lamanna di andare a rivivere la sua infanzia e di recuperare, prima che sia troppo tardi, il vero rapporto con il padre.
Le verità che Cioran consegnò al "Crepuscolo dei pensieri" contengono il germe delle esplorazioni future e al tempo stesso qualcosa che resiste persino all'organizzazione caotica e frammentaria dei Quaderni. Al fondo di ciascuno degli aforismi qui radunati - che toccano i temi più cari a Cioran (dalla noia alla solitudine, all'insonnia, alla timidezza, al desiderio, all'oblio, al rimorso e al suicidio) - cogliamo la stessa affilata capacità di introspezione, l'estraneità di sempre a ogni filosofia, ma in una versione surriscaldata. Un pensiero che non trova pace e attraversa le vaste distese del «non-luogo universale», lasciando dietro di sé una traccia bruciante nelle parole. «La mediocrità della filosofia si spiega col fatto che si può riflettere solo a bassa temperatura. Quando si controlla la propria febbre, si ordinano i pensieri come fossero marionette; si tirano le idee con il filo e il pubblico non si sottrae all'illusione. Ma quando ogni sguardo su se stessi è un incendio o un naufragio, quando il paesaggio interiore diviene una sontuosa devastazione di fiamme che danzano sull'orizzonte dei mari - allora si dà libero sfogo ai pensieri: colonne tormentate dall'epilessia del fuoco interiore». Un fuoco che permette a Cioran di esserci amico - anche quando apparentemente vorrebbe infierire su di noi.
Nel 2005 Kurzweil immaginò l'era della singolarità, quel momento in cui il cambiamento tecnologico diventa così rapido e profondo da innescare la fusione tra uomo e macchina. "La singolarità è vicina", ormai divenuto un libro di culto, ritrae come sarà la vita dopo questo evento: una civiltà biotecnologica in cui le nostre esperienze circolano tra mondo fisico e virtuale, la nostra intelligenza è trilioni di volte più potente, i nostri corpi e l'ambiente sono trasformati dalle nanotecnologie. In altre parole, l'invecchiamento umano e l'inquinamento saranno invertiti, la fame nel mondo risolta e i limiti della biologia, morte compresa, superati.
Nella Parigi del 1948, dopo l'incubo dell'occupazione nazista, s'incontrano e si scontrano le vicende di quattro persone dalla natura e i sentimenti più disparati: Leonardo Ranieri, giovane pittore fiorentino che tutti chiamano Mirò; Isabel Gómez, affascinante modella spagnola dotata di un'indole fortemente passionale, ma dal passato tormentato; Gilbert Gauthier, maestro d'arte all'Académie du Peintre, la più prestigiosa scuola d'arte di Parigi; e Natan Kowalski, clochard di origini polacche, dal vissuto tragico e inespresso. Mirò resta folgorato dalla bellezza di Isabel e tra loro nasce un'intensa e tormentata storia d'amore, apparentemente impossibile. Isabel, infatti, nasconde a Mirò il suo legame sentimentalmente con il maestro Gilbert, uomo violento e senza scrupoli, un rapporto fatto di soprusi, di ricatti e di paura. Isabel decide di fuggire da Gilbert mentre Mirò cercherà di dimenticarla facendo amicizia con Natan, un clochard incontrato per caso nei suoi lunghi viavai sotto i ponti della Senna. Natan è un uomo del tutto arreso alla vita che sopravvive facendo ritratti ai passanti. Sarà proprio Natan a fare da guida ai passi di Mirò in questa intricata vicenda. E sarà Mirò a offrire inconsapevolmente a lui la possibilità di rimettere ogni cosa al suo posto e di fare pace con i lamenti della sua esistenza distrutta per mano dei tedeschi a seguito della denuncia, in quanto ebreo, da parte di un collaborazionista di nome Christophe Bonnet che aveva causato la deportazione della figlia di 5 anni nel campo di sterminio di Auschwitz.
Il classico e imperdibile Calendario della Custodia di Terra Santa. Ogni giorno: mese e giorno del calendario Gregoriano, ricorrenza, fasi lunari, santi e feste del giorno. Le stesse informazioni sono riportate per i calendari Giuliano, Copto, Etiopico, Armeno, Islamico ed Ebraico. Ogni giorno sono riportati gli orari e alcune essenziali informazioni sulle principali celebrazioni che hanno luogo nei santuari di Terra Santa: il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la Basilica della Natività a Betlemme, la Basilica dell'Annunciazione a Nazaret, ecc.
Nel 1935 la predicazione e l'attività educativa di Romano Guardini lo portano a scrivere queste dieci riflessioni, una sintesi delle dimensioni fondamentali dell'esistenza cristiana. Confrontandosi, da un lato, con l'impostazione teologica dominante e, dall'altro, con il pensiero di John Henry Newman, l'autore affronta la questione del sorgere della fede e del suo contenuto, avendo attenzione anche ai momenti di crisi e tensione della stessa esperienza del credente. Di qui le pagine sulla fede nell'azione, nell'amore e nella speranza, sulla varietà delle forme in cui si concretizza, sul suo sapere e il rischio della gnosi come superbia intellettuale. L'opera si conclude con un approfondimento delle formulazioni dogmatiche nella Chiesa e sul significato del vivere i sacramenti, in quanto trasformazione interiore.
È ora che qualcuno lo dica: «Grazie, Occidente!». Ma sono due parole che non incontrerete altrove. Tutto il bene che abbiamo fatto, a noi stessi e agli altri, è il supremo tabù di questa epoca. Nelle scuole non si insegna più la storia vera del progresso, che è nato a casa nostra e dove ha avuto un ruolo anche l'Italia. Invece nelle piazze e nella cultura contemporanea siamo sotto un processo permanente. È ora di ribellarsi, in nome della verità. Cinesi o indiani, brasiliani o africani, il mondo è popolato da miliardi di persone che devono la loro stessa esistenza... a noi. La scienza occidentale, pensiamo alla nostra medicina e alla nostra agronomia, è stata copiata e applicata dal resto dell'umanità con benefici immensi. Se la longevità è aumentata, la mortalità infantile è crollata, il livello d'istruzione è cresciuto nel mondo intero, è perché l'Occidente ha esportato progresso. Dove si combatte per migliorare i diritti umani - per esempio la condizione della donna - il paradigma da emulare siamo noi. Il nostro modello industriale ha sollevato dalla miseria grandi nazioni. La sfida per un'economia più sostenibile e per decarbonizzare l'ambiente sarà vinta grazie alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica dell'Occidente. Viviamo in un'epoca in cui pronunciare queste verità è scandaloso, è proibito. Il conformismo dominante impone una versione bugiarda della storia, in cui la «razza bianca», europea o nordamericana, ha seminato solo distruzione, oppressione, sofferenze. L'idea stessa di progresso è disprezzata, siamo sottoposti a un lavaggio del cervello quotidiano per inculcare la certezza che l'Apocalisse è dietro l'angolo (per colpa nostra). In questo viaggio tra la storia degli ultimi secoli e la geopolitica del mondo contemporaneo, Federico Rampini approfondisce quel che l'Occidente è stato davvero per l'umanità. Quali tratti originali della nostra civiltà hanno fatto sì che da mezzo millennio il progresso nasca qui e non altrove? Perché la Cina e l'Iran oggi si definiscono «repubbliche», un concetto che non esiste in Confucio o nel Corano? Una lezione di onestà storica è urgente per le nuove generazioni, aiuta a ricostruire la nostra autostima e a vedere il futuro con più fiducia.
Nel turbine della vita, siamo felici? La domanda ci può apparire persino superflua, occupati come siamo nelle attività e nei pensieri quotidiani. Come tutti, non se la poneva Giovanni Allevi, immerso in una vita impegnativa: composizione, concerti, tour, registrazioni, conferenze stampa e viaggi in tutto il mondo. Poi, è arrivato lui, il mieloma. Tutto è crollato, la fragilità del corpo è diventata all'improvviso una tangibile realtà quotidiana, è cominciato un lungo e dolorosissimo percorso terapeutico. Ma camminando sopra l'inferno, Giovanni è riuscito a mantenere lo sguardo fisso sui fiori. E ad accogliere così nove specialissimi doni: come la libertà dal giudizio altrui, la coscienza di sé e l'autenticità, la prospettiva regalata dalla storia e dalla cultura, l'amore per la bellezza e per la Natura che guarisce, la gratitudine per gli incontri con persone, come i medici e gli infermieri, capaci di cambiare il corso dei suoi giorni. E una nuova e profonda dimensione dello Spirito che anche oggi, tornato sul palco, si fa tutt'uno con la Musica. Perciò, questo libro non è la storia di una malattia, ma una testimonianza sincera, una riflessione filosofica profonda, la proposta di un modo nuovo per guardare la vita, abbracciando se stessi e la propria umana fragilità. Anche attraverso le difficoltà, quando gli ostacoli sembrano invalicabili, la via verso una più compiuta felicità esiste, e su questa strada ci sono doni da scoprire: aspettano solo che noi impariamo a vederli. Così, come un vaso kintsugi riparato con l'oro, la nostra anima potrà risplendere di una luce nuova.
Storica rivista dell'Ateneo dei cattolici italiani, "Vita e Pensiero", sin dalla fondazione nel 1914, si è proposta come autorevole luogo di confronto e dibattito per la cultura del Paese. Nella consapevolezza che quella che stiamo vivendo è per tutti una stagione ricca di opportunità e rischi, da affrontare con coraggio intellettuale e gusto per la ricerca del vero, dal 2003 "Vita e Pensiero" è stata ripensata nell'impostazione grafica e nel lavoro redazionale. Oltre a temi quali lo sviluppo tecnologico ed economico, il progresso delle neuroscienze e della genetica, i nuovi paradigmi della politica e delle relazioni internazionali, l'evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa, dedica una particolare attenzione all'attualità, ospitando articoli e interventi di docenti dell'Università Cattolica e di significative voci "esterne", capaci di offrire chiavi di lettura originali sui fenomeni sociali e culturali di oggi e di domani.
Questo specialissimo numero è l'ultimo che Paolo Flores d'Arcais ha firmato da direttore. Compiuti ottant'anni ha lasciato la direzione della rivista a Cinzia Sciuto. Abbiamo chiesto ad amici, collaboratori ma anche "antipatizzanti" di raccontarci la "loro" MicroMega. 70 testi assai diversi, un grande mosaico di 300 pagine, tra gli altri: Corrado Augias, Massimo Cacciari, Luciano Canfora, Gian Carlo Caselli, Carlo De Benedetti, Ferruccio De Bortoli, Maurizio De Giovanni, Ernesto Galli della Loggia, Dacia Maraini, Ezio Mauro, Valeria Parrella, Telmo Pievani, Norma Rangeri, Roberto Scarpinato, Michele Serra, Gustavo Zagrebelsky, Matteo Zuppi.
Il 18 gennaio del 2017, durante un'ondata di freddo e abbondanti nevicate, una slavina investe l'albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort, nei pressi del comune abruzzese di Farindola. Al momento dell'impatto, all'interno dell'hotel si trovano quaranta persone, tra ospiti e membri dello staff, che vengono sommerse e intrappolate da un muro di neve, detriti e macerie. Ci vorrà molto tempo per tirar fuori tutti gli 11 sopravvissuti: l'ultimo estratto, il pasticcere Giampaolo Matrone, resta intrappolato in quell'inferno per 62 ore. Tra i corpi delle 29 vittime c'è anche quello di sua moglie, Valentina. La struttura, costruita in una posizione ad alto rischio, era già finita sotto inchiesta perché ritenuta abusiva, ma le indagini successive al disastro si sono concluse con poche condanne e tanti interrogativi ancora senza risposta. Questo libro testimonia l'orrore e la rabbia di chi, dopo quell'incubo di neve e silenzio, non ha mai smesso di chiedere giustizia e verità per chi è rimasto e per chi non c'è più. La testimonianza di un sopravvissuto alla terribile valanga che tolse la vita a 29 persone «È scomparso tutto in un istante: il viso di tua moglie, le voci accanto a te, i riflessi della neve sui vetri dell'albergo. Poi all'improvviso è stato solo il buio».