Muovendosi sulla duplice esperienza scientifica del fisico e del teologo l'autore guida il lettore nel complesso mondo dei rapporti tra teologia e scienza. L'opera chiarisce sin dalle prime pagine che molti scontri storici tra scienza e teologia nacquero da salutari dibattiti tra la vecchia scuola aristotelica e la nuova scienza che si stava ormai imponendo su una scolastica cristallizzata, creando utili contrasti nel dibattito di ricerca scientifica e teologica. Acquisita consapevolezza che il Creatore si serve d'ogni opera del proprio creato, nel XVI secolo cominciò a imporsi l'idea che scienza e teologia fossero due realtà e linguaggi distinti per mezzo dei quali Dio comunicava all'uomo manifestandosi con le sacre scritture come con la fisica e la matematica. Linguaggi che oggi appaiono meno diversi e più vicini, interscambiabili e a tratti quasi interdipendenti.
Il cammino del giovane verso la libertà non sarà mai pacifico, ma tormentato da lotte e da opposizioni violente. Una fiducia indefettibile lo deve sostenere: la certezza della presenza di Gesù nella sua vita
«Parlare di stabilità oggi, nell'epoca postmoderna, in cui il criterio di discernimento (spesso inconsapevole) è dato dalla frammentazione, declinata nei vari ambiti come provvisorietà (frammentazione del tempo, delle relazioni, degli impegni...), come cronaca senza senso (frammentazione della storia), come emozione senza ragione (frammentazione dell'anima), come corpo senza spirito (frammentazione dell'uomo), come soggetto senza comunità (frammentazione della persona), come uomo senza Dio (frammentazione fondamentale), assume una valenza assai significativa e oserei dire profetica...
Il libro di Madre Cristiana Piccardo affronta la tematica della stabilitas proprio nell'ottica ad ampio raggio indispensabile per coglierne la ricchezza, spesso sottesa. Ciò che colpisce il lettore non è solo la competenza teologica dell'Autrice, ma la sua prospettiva sapienziale in cui le varie tematiche vengono affrontate e sviluppate non semplicemente in una chiave di lettura teoretica, sia essa monastica o patristica, pur fondamentale, ma in un orizzonte integrale di mente e cuore, di teoria e pratica, di regola e vissuto. È in questo dinamismo del cuore e della vita, e non solo delle fonti, che in Madre Cristiana si evidenzia l'attenzione alla storia o, per dirla con il Vaticano II, ai segni dei tempi. Potremmo dire che nella descrizione della stabilitas traspare una sorta di autobiografia dell'Autrice. Non sorprende, allora, l'articolazione ampia e la ricchezza che ne viene descritta: sono un riflesso dell'intensa e profonda esperienza umana, cristiana e monastica compiute da una donna, divenuta monaca e poi badessa, protagonista dell'incredibile fecondità della Trappa di Vitorchiano... Lo spessore di Madre Cristiana non è solo monastico, ma squisitamente ecclesiale nella doppia valenza per cui la Chiesa e la Comunità monastica sono modello e orizzonte l'una all'altra, nella costante (stabilitas) radicale appartenenza a Cristo, unico Signore di entrambe» (ROBERTO NARDIN).
Sia durante la sua vita, sia dopo la morte, Armand Jean Le Bouthillier, abate de Rancé, fu una figura controversa. Da vivo, fu stranamente ammirato da molti, benché avesse, come ha osservato un recente biografo, «un genio infelice per incorrere in ostilità non necessarie». Da morto, continuò a suscitare reazioni estreme - fu amato così come detestato. Un biografo lo soprannominò «l’abate tempesta»; altri lo dipinsero in panegirici agiografici.
Il presente volume colloca Rancé sullo sfondo colorito e stravagante della Francia del Seicento e corregge le caricature, sia quelle menzognere, sia quelle troppo elogiative, esplorando il mondo che circondava e che formò questo monaco sempre affascinante: i circoli esclusivi dell’ancien régime in cui il giovane Rancé si mosse; e l’austero ambiente monastico che egli creò a La Trappe.
«Questo non è tanto un libro su Rancé, ma intorno a Rancé», scrive l’autore. «Non mi aspetto che convincerà la gente che non ama Rancé ad amarlo; però può servire a spiegare perché disse e fece quel che disse e fece nella maniera in cui lo disse e lo fece».
Poteva un evento epocale come il Concilio Vaticano II limitarsi a difendere la tradizione cristiana contro gli assalti della società moderna e quelli, ancor più insidiosi, del tempo post-moderno? La risposta di questo libro è no, questo non poteva bastare. Quando i vescovi di tutto il mondo si riunirono a San Pietro, infatti, alla condanna degli errori osservati nel mondo preferirono un'esposizione positiva e convincente delle verità da accogliere e testimoniare, perseguendo quel rinnovamento spirituale e pastorale che era stato il grande insegnamento di papa Roncalli. Questo secondo volume della serie "Vaticano II in rete" ripercorre l'interessante fase preparatoria che precede il Concilio, nella quale le due anime - quella rigidamente difensiva e quella aperta all'ascolto - sono entrambe presenti e all'opera. Un contesto rispetto al quale la scelta decisiva compiuta successivamente dai Padri conciliari acquista maggior valore.
Luigi Pedrazzi, tra i fondatori e i principali animatori dell'Associazione il Mulino, di cui è attualmente presidente, è stato vicesindaco della città di Bologna. Con il Mulino ha pubblicato anche "Resistenza cattolica" (2006).
La fotoreporter Roberta Hidalgo è passata alle cronache di tutto il mondo attraverso la prima missione mediatico-fotografica compiuta in Italia, che immortalò papa Giovanni Paolo II nella sua piscina della residenza estiva di Castel Gandolfo: le foto furono poi pubblicate nell'agosto 1981 dal settimanale Gente dell'editore Rusconi e a settembre dello stesso anno da Paris Match (i diritti furono infatti acquistati prima dalla Rusconi in esclusiva per l'Italia, poi, in esclusiva per l'estero, dalla Rizzoli con la mediazione di Licio Gelli, che successivamente le mostrò al papa stesso). In questo saggio si ripubblicano le storiche foto che diedero scandalo nel 1981 e la spy story che ne derivò. Un saggio scandalistico che rimette in gioco una questione da trent'anni sopita, ma mai dimenticata.
Il movimento beghinale è stato soprattutto un movimento di donne, comunemente conosciute con il nome di beghine.
Per il loro carattere d’indipendenza verso l’autorità maschile potrebbe essere anche considerato il primo movimento femminista. Ma perché il termine “beghina” è oggi usato come sinonimo di bigotteria o d’ipocrisia?
La grande ricchezza spirituale scaturita dal movimento beghinale ha nutrito i trattati teologici di nomi celebri, come Meister Eckart o l’ammirabile Ruysbroeck, ma gli scritti delle beghine sono quasi inesistenti. Perché? E come mai, benché siano state le prime infermiere d’Europa, non esiste traccia di questa loro missione nei libri di storia della medicina?
Queste ed altre domande troveranno risposta nella prsente pubblicazione il cui scopo è riabilitare una lunga, feconda e spiritualmente ricca storia di donne che hanno cercato la santificazione nella libertà e che tanto avrebbero ancora da dire a noi donne e uomini del XXI secolo.
A intervalli quasi regolari la fraternità tradizionalista San Pio X, fondata nel 1970 dall’ex arcivescovo di Dakar Marcel Lefebvre, fa parlare di sé con fragore. Quale ne è il motivo? L’ambizione di questo volume è di fornire alcune chiavi di comprensione della questione, di ordine storico, talvolta storicopolitico, e teologico.
Non filolefebvriano, ma neppure ostile alla fraternità, l’autore vuole capire le ragioni per cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno ostinatamente tentato di recuperare lo scisma dei tradizionalisti. Una vicenda che è ben lungi dall’essere conclusa.
Destinatari
Studiosi, religiosi, giornalisti.
L’autore Gérard Leclerc (1942) è giornalista, filosofo e saggista. Ha collaborato con Le Figaro, Famille chrétienne, Le Spectacle du Monde, Aspects de la France, Nouvelle Action française Hebdo, Le Quotidien de Paris, Royaliste, ed è editorialista per il settimanale France catholique. Ha all’attivo numerose pubblicazioni sulla storia della Chiesa francese, in particolare del XIX e del XX secolo.
Argomenti di vendita
Un argomento di grande importanza, trattato con la giusta imparzialità. Un tema che torna spesso alla ribalta anche grazie all'autorevolezza dell’autore.
Sulla scena del tragico conflitto religioso scatenato dalla dottrina catara, fondata su una dualità, respinta da Roma come corrotta, all’inizio del XIV secolo, nell’estremo Sud francese, un piccolo gruppo di uomini e donne coraggiosi testimoniava di villaggio in villaggio in una pericolosa clandestinità la forza della «Eglesia de Deu», come essi la chiamavano.
Convinti della validità della propria fede, quei cristiani dissidenti affronteranno processi, prigioni, roghi stabiliti da autorità civili ed ecclesiastiche decise a eliminare definitivamente il credo eretico da tutta l’Occitania. Qual era la loro dottrina, la loro fede, la loro esperienza?
Il processo agli ultimi catari ripercorre, attraverso i testi degli interrogatori, inediti in italiano, tratti con rigore dai documenti giacenti negli archivi vaticani, la difficile e aspra quotidianità di quegli uomini e quelle donne facendola rivivere non attraverso la stilizzazione del racconto storico o letterario, bensì attraverso le loro stesse parole, quelle che i protagonisti di questa strana e originale stagione della cristianità europea hanno lasciato alla storia in forma di confessioni.
Dal materiale emerge, oltre che la profonda fede rivoluzionaria di quegli uomini e quelle donne, pronti a sacrificare se stessi, l’essenza stessa delle loro vite, a qualsiasi strato sociale appartenessero. Essi, pur abitando in una regione sottoposta a Parigi, conservavano con fierezza l’originalità della cultura occitanica, capace di trasformare il diritto romano in funzione del carattere della propria gente, nonché di rappresentare, come poche altre terre nell’Europa di quei tempi, un esempio di convivenza religiosa e di libertà di pensiero uniche e all’avanguardia.