La nuova edizione di questo volumetto vuole essere un promemoria di alcune parole chiave che chiunque sia chiamato a presentare l'Azione cattolica deve sempre tenere a mente. Si tratta di parole semplici, ma allo stesso tempo ricche di significato per coloro che vivono quotidianamente la realtà associativa, con la consapevolezza che raccontare un'esperienza di Chiesa così densa e ricca di sfaccettature non è cosa facile.
Un testo utile per conoscere l'Azione Cattolica e per far capire gli elementi essenziali della sua proposta: i tratti salienti della vita associativa, la bellezza e la profondità delle relazioni che in essa nascono e maturano, l'opportunità che rappresenta di vivere una concreta esperienza di Chiesa.
Le Vitae Patrum ci mostrano ovunque la pratica della direzione spirituale; i padri del deserto hanno, se non creato di tutto punto - e chi lo sa? - almeno organizzato, costruito, come nessuno aveva fatto prima di loro e in tal maniera che la posterità non avrà quasi nulla da aggiungere a quel magnifico edificio che è l'ars artium, l'arte divina di esorcizzare i mali altrui.
In giorni in cui il supporto psicologico passa spesso come "direzione spirituale", questo libro ci ricorda che il Cristianesimo delle origini - come ancora oggi il Cristianesimo orientale - ha convinto che solamente qualcuno con una profonda e lunga esperienza nella preghiera e nella disciplina potesse tentare di guidare gli altri lungo la via di Dio.
Il volume, pubblicato in occasione dell'indizione dell'Anno della Fede da parte di Benedetto XVI, raccoglie i più densi e profondi pensieri di Papa Paolo VI sul tema della fede. Nel corso del suo pontificato, infatti, fu costante il richiamo alla centralità della fede e all'esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario. Viene qui riportato inoltre il Credo del Popolo di Dio, sublime professione di fede pronunciata da Paolo VI il 30 giugno 1968, a conclusione dell'Anno della Fede indetto in occasione del centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. Un valido strumento di riflessione quotidiana utile a tutti i fedeli per approfondire il tema della fede.
Gennaio 1964. Per la prima volta nella storia un successore di san Pietro compie un pellegrinaggio in Terra Santa. Sono gli anni del concilio Vaticano II e Paolo VI indica come segno profetico a tutta la Chiesa il pellegrinaggio alle sorgenti della fede. L'arrivo del Papa ad Amman (Giordania), il viaggio in macchina a Gerusalemme dopo essersi fermato in preghiera sulle sponde del fiume Giordano, l'entusiastica accoglienza nella città vecchia da parte della gente comune e dei pellegrini, l'ingresso al Santo Sepolcro (dove si fermò in raccoglimento sulla tomba vuota di Cristo) accolto dal padre Custode del tempo e dai frati minori francescani. Altre tappe significative, Nazaret, Cafarnao, il Tabor e Betlemme. Un viaggio, di cui nel 2014 ricorre il cinquantesimo anniversario, contraddistinto da alcune memorabili catechesi pronunciate nella terra che Paolo VI stesso definì "il quinto Vangelo" e dall'incontro ugualmente di portata storica - con il patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora I.
Il pontificato di Paolo VI ha attraversato un periodo critico della vita della Chiesa e della società. "Il mondo moderno - osservava Papa Montini proteso verso mirabili conquiste, è incline alla dimenticanza e alla negazione di Dio e vien meno il senso religioso fra gli uomini del nostro tempo". Per richiamare i cristiani a maggiore coerenza e coraggio, Paolo VI invita la Chiesa a celebrare un "Anno della Fede" (1967-1968). Convinto che ogni crisi nella Chiesa è crisi di fede, Paolo VI ricorda che "non c'è affatto incompatibilità tra la fede cristiana e la vita moderna". Per aiutare a vivere il nuovo Anno della Fede, voluto dal Santo Padre Benedetto XVI, vengono proposte le catechesi di Paolo VI sulla fede, con alcuni manoscritti inediti, dai quali appare chiara la sua passione per il tema della fede.
La chiesa cattolica sembra essere oggi l'istituzione planetaria che con più forza esige il rispetto dei diritti umani. Un ruolo che le viene riconosciuto soprattutto nel momento in cui si invoca una legittimazione morale per promuovere interventi bellici laddove si verificano violazioni dei diritti umani; al contempo se ne critica l'arretratezza quando si richiama agli stessi principi nel rifiutare le richieste di autodeterminazione dei singoli in campo matrimoniale, bio-genetico o sessuale. Il volume illustra le ragioni storiche di queste contraddizioni e il tormentato cammino che ha portato il cattolicesimo dalla radicale contrapposizione alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1789 alla cauta accettazione della Dichiarazione universale delle Nazioni Unite del 1948, fino al contrastato ritorno al primato della legge naturale con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Il 25 gennaio 1959 papa Giovanni XXIII annunciava la decisione di convocare un nuovo concilio, il Vaticano II. Cominciava così la storia di un evento destinato a plasmare il volto del cattolicesimo e a segnare le comunità cristiane del mondo intero. Il volume ne ripercorre l'intera vicenda: la lunga fase di preparazione; l'apertura dei lavori, l'11 ottobre 1962; i quattro periodi successivi, scanditi dalla morte di Giovanni XXIII e dall'elezione di Paolo VI, e culminati nella solenne chiusura dei lavori, l'8 dicembre 1965, con la lettura dei Messaggi all'umanità. Testimone diretto, l'autore ci restituisce anche gli stati d'animo che hanno contrassegnato i lavori conciliari.
Sante, prostitute, regine, nobildonne, guerriere, religiose, rivoluzionarie, madri, mogli, suore; ecco il panorama variegato e molteplice di cui si compone questo libro attraverso i lunghi secoli del Medioevo. Una galleria di donne le più diverse, certo però tutte legate dalle loro eccezionali personalità, sono quelle di cui si raccontano la vita, gli amori, la storia, ma soprattutto i viaggi. Il loro andare alla ricerca della fede o al compimento di un voto, il loro andare verso i luoghi santi costituisce la trama di esistenze avventurose e spesso pericolose davanti alle quali nessuna di esse si tirò indietro; forse sarebbe più opportuno dire: potè mai tirarsi indietro, perché quello che accomuna queste pellegrine viaggiatrici, di molte epoche, paesi e caratteri diversi, è che spesso la ricerca dei luoghi santi, vicini o lontani che fossero, era in realtà un modo per cercare di colmare un vuoto che eventi traumatici avevano causato nelle loro vite, come del resto accade anche per le persone più normali e comuni. Ecco allora l'ostessa che, divenuta Augusta Imperatrice, deve farsi perdonare un oscuro passato, le grandi matrone che perdono marito e figli, la borghese che non riesce ad adattarsi alla vita coniugale, le prostitute che si redimono, la grande contessa che fallisce sempre con i matrimoni e che non avrà figli, la fanciulla insidiata che deve abbandonare casa e genitori.
Nel lungo periodo che va dal VII-VIII secolo alla Riforma protestante degli inizi del Cinquecento, si viene affermando un cristianesimo proprio dell'Occidente, distinto dal cristianesimo bizantino, orientale e ortodosso e segnato da profonde trasformazioni interne. È in questo arco di tempo che la cattolicità diventa "romana", in quei secoli che cioè solitamente vengono indicati come secoli di mezzo, o Medioevo. L'organizzazione ecclesiastica prende le forme che tuttora conosciamo secondo suddivisioni spaziali costanti e uniformi, alle quali corrispondono specifiche competenze sacramentali e disciplinari: regioni metropolitane o arcidiocesi, diocesi, pievi, parrocchie. Il processo va di pari passo con una sempre più marcata accentuazione del papato romano, identificato come vertice gerarchico e teologico, come una vera e propria monarchia pontificia. Il tutto avviene sulla base di una larga omogeneizzazione, se non proprio unificazione, di riti e liturgie.
Devozioni e santi, pellegrinaggi e santuari, beatificazioni e relazioni spirituali tra uomini e donne sono forme di religiosità che invece di essere scomparse con la secolarizzazione si ripresentano anche oggi più vive che mai. In Italia il fenomeno ha avuto particolare persistenza e originalità nel corso dell'Ottocento e del Novecento. Questo libro indaga quali siano le radici storiche e culturali profonde del permanere e del diffondersi di una religiosità così capillare e sentita da rappresentare una componente fondamentale della nostra identità nazionale.
«Questo ciclo liturgico sarà ciclo dell’anima. Questa storia di Cristo deve ripetersi come storia della mia anima. Ogni anno la Chiesa rinnova il suo racconto su la vita di Gesù, ne ripensa la stessa dottrina, ne ripresenta i misteri, affinché tale vicenda sia la stagione completa dello spirito, avido di santità, avido di rigenerare in sé l’incarnazione del Signore. Vivere questa vicenda è compiere un giro di evoluzione totale dello spirito cristiano. Questa storia di Cristo deve ripetersi come storia della mia anima. [Il] ciclo liturgico sarà ciclo dell’anima» (G. B. Montini).
Inos Biffi è Professore emerito e direttore dell’Istituto di Storia della Teologia, ordinario emerito di teologia sistematica e di storia della teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, e docente delle stesse materie presso la Facoltà di Teologia di Lugano.
La Lettera a Cristina è uno dei testi centrali della riflessione di Galileo sul rapporto tra scienza e fede; essa mette a confronto il libro della natura e il libro sacro sul rapporto mobilità-immobilità, centralità-non centralità di terra e sole, mostrando la singolarità dei due libri e dimostrando che non è pertinente leggere i caratteri della natura mediante il testo della Bibbia. La lettera è stata scritta da Galileo nel 1615; viene portata a stampa solo un ventennio dopo, nel 1636, presso gli Elzevier a Strasburgo, ed è accompagnata in parallelo dalla traduzione latina di Elia Diodati. Della Lettera abbiamo, accanto alla princeps, oltre una sessantina di esemplari manoscritti, un numero triplo rispetto a quelli sin qui noti. La storia del testo, il censimento dei manoscritti e i loro rapporti con la stampa hanno fornito i criteri per l’edizione critica. Essa è fondata sulla princeps, e fornisce in apparato le lezioni di una prima redazione individuata dal curatore nell’Archivio di Stato di Firenze, e di un testimone di una redazione posteriore, con edizioni autografe, conservata presso l’Accademia romana dei Lincei.