Da oltre centocinquant'anni, cioè almeno dalla guerra civile americana, gli scudi umani sono al centro di accesi dibattiti legali, politici e morali. La nascita del diritto internazionale e lo sviluppo tecnologico non sono stati capaci di arginare il fenomeno. Anzi: bombe intelligenti, droni e algoritmi sembrano averlo reso ancor più pervasivo. Dai conflitti mondiali al Vietnam, dai Balcani alla guerra al terrorismo, fino ad arrivare a Mariupol e Gaza, gli scudi umani si sono via via moltiplicati, rendendo sempre più precaria la posizione dei civili nei teatri di battaglia, più sacrificabili le loro vite. Venuta meno ogni finzione umanitaria, le leggi che regolano i conflitti armati si sono dimostrate uno strumento letale nelle mani dei più forti. Ma oltre a chi si è visto d'un tratto trasformato in un'arma di guerra, c'è anche chi ha scelto liberamente di fare del proprio corpo un'arma di pace. Attivisti pronti a sacrificarsi per difendere i più deboli, ambientalisti e manifestanti si sono schierati sulla linea del fuoco per opporsi alla violenza e denunciare le forme di disumanizzazione. Ricostruendo questa duplice natura degli scudi umani, Gordon e Perugini mettono in crisi le nostre idee su guerra, etica e giustizia, spronandoci a immaginare una politica nuova, che possa definirsi davvero umana.
A scrivere la Storia e le cronache, di norma, fra Medioevo e prima età Moderna, sono le persone acculturate: grandi ecclesiastici, notai, borghesi istruiti, uomini di lettere. Ma che succede - 'che Storia è' - quando a farlo sono un ex guardiano di porci senese del Trecento o uno speziale lunigiano del Quattrocento (entrambi, peraltro, per lungo tempo analfabeti)? O quando a raccontare la Bologna medievale è un muratore o a parlare della Firenze del Quattrocento un vinaio? Come si inserisce il racconto della monaca del Seicento nel coro dei testimoni della Storia della sua epoca, fatto di figure maschili, le sole legittimate a usare la scrittura? Per non dire di quei popolani che la Storia la raccontano cantandola in terzine o, più spesso, in ottava rima per un pubblico e un uditorio che non siedono in solitudine in pensosi studioli, ma ascoltano in una vociante piazza e che, la Storia, vogliono sentirsela cantare come si racconterebbero le imprese di Lancillotto o di Orlando. Una pattuglia di scrittori 'non autorizzati' che si muove nel territorio della storiografia, usando la scrittura alla meglio, esprimendosi in un volgare approssimativo, ma senza condizionamenti. Una Storia tutta da leggere.
Scrivere una tesi di laurea è una prova sempre più insidiosa, ma a chi affidarsi per affrontarla? La rete pullula di rimedi fai da te, l'IA millanta doti inarrivabili, ma tra promesse e risultati c'è spesso un abisso. Questo libro giunge in soccorso a chiunque si trovi a cimentarsi con tesi, tesine, saggi, articoli e altri testi simili offrendo indicazioni chiare e puntuali sul metodo di lavoro, la ricerca delle fonti, la struttura e l'organizzazione del testo. E ancora: lessico e stile, errori più comuni, punteggiatura e tanto altro. Il tutto corredato da centinaia di esempi reali. Uno strumento prezioso per scrivere e argomentare in maniera impeccabile.
"Resistenza e resa" si può leggere e amare senza alcuna introduzione: così hanno fatto milioni di uomini e donne, compreso, per un tempo, l'autore di questo libro. Di solito, però, chi lo legge vuole saperne, e capirne, di più. Questa è una guida, una parafrasi, un inquadramento e, da ultimo, un tentativo di commento. L'intento è solo, ancora una volta, quello di ascoltare Bonhoeffer, ma possibilmente ascoltarlo bene. Dopo una ventina d'anni di letture bonhoefferiane, chi lo ha scritto è convinto che ne valga la pena.
In queste pagine l'autrice rivolge un appello vibrante ai cristiani che paiono oggi troppo esitanti e poco confessanti, per invitarli a ritrovare la forza sbalorditiva del messaggio evangelico e annunciarlo al mondo con passione. Senza rinunciare all'inquietudine e al gusto del rischio. Un viaggio nell'entusiasmante avventura della fede e della sua testimonianza per ritrovare un cristianesimo animato dal desiderio. Prefazione di Paolo Ricca.
Il libro nasce dall'esperienza di più di 30 anni di pellegrinaggi ai santuari mariani ed è animato soprattutto da due finalità. La prima è custodire la dimensione prioritaria del pellegrinaggio che è la preghiera, la seconda è prendere coscienza che quando andiamo in pellegrinaggio entriamo a far parte di un popolo che ci ha preceduto e ha tracciato una storia. La storia del «popolo di Lourdes» inizia quando l'Immacolata chiama una giovane ragazza: da qui nasce la chiamata, a tutta la Francia e al mondo intero, a pregare, a fare penitenza, a intercedere per il Papa, «a costruire una cappella e andare in processione». Lourdes, osservava papa Giovanni Paolo II, è «la cattedra di una singolare scuola di preghiera, in cui Maria insegna a tutti a contemplare con ardente amore il volto di Cristo». Prefazione di Michel Daubanes..
Potremmo disgiungere la nostra identità (personale e geografica) dal cibo che mangiamo? No di certo. E non è forse vero che nel nostro immaginario, quando pensiamo a una civiltà lontana nel tempo o nello spazio, parte dello scenario è costituito da ciò che c'è nel piatto? Una chiave di lettura straordinaria per comprendere un popolo o un'epoca si cela proprio nel modo in cui l'essere umano processa ciò che la natura fornisce, preparandolo, mescolandolo, cuocendolo, conservandolo. E offrendolo ai propri ospiti, mentre sullo sfondo la grande Storia accade. Questo volume approccia con metodo scientifico l'arte culinaria medievale: scopriamo tutto ciò che è possibile saperne, e ci viene esposto con rigore da dove sono attinte le informazioni di cui disponiamo. Si parla del legame fra dieta e religione (a cominciare dai giorni di magro, su cui scopriamo curiosità sorprendenti), del diverso apporto della civiltà romana rispetto a quelle identificate come barbariche. Si racconta delle convinzioni mediche del tempo, in fatto di nutrizione. Sono descritte le esigenze delle dispense delle abbazie e di quelle dei signori, considerando anche la disponibilità locale degli ingredienti: vicino al Trasimeno, per esempio, l'anguilla era un ingrediente assai apprezzato. D'altro canto, se la cucina popolare rimase relativamente simile nel corso degli anni, quella nobiliare fu sorprendentemente aperta alle novità e alle contaminazioni, includendo - oltre agli elementi autoctoni - spezie di Paesi lontani acquistate a caro prezzo. Ecco dunque qualcosa che sembra attraversare tutte le epoche: l'idea che la propria tavola debba riflettere lo status, l'appartenenza a un ceto o a una categoria di persone. "La storia dell'alimentazione è storia culturale: storia di come l'uomo abbia definito sé stesso e il mondo che lo circonda in base al cibo, alla sua preparazione, ai complessi rituali con forte valenza sociale e culturale, nonché religiosa, che definiscono il sistema alimentare alla base di numerose culture".
Il succo di una vita vissuta da prete di strada sui passi del Vangelo. Un libro folgorante, tanto semplice nelle parole quanto potente nella passione umana con la quale il sacerdote rilegge la Parola di Dio dal basso e alla vigilia dei suoi 95 anni. A partire alcune pagine memorabili del Vangelo, un commento essenziale, sapienziale e popolare al tempo stesso, ma fortissimo nel suo insegnamento.
Un prezioso sussidio, completo e semplice, per vivere il Giubileo come pellegrini di speranza! Questo opuscolo raccoglie tutto ciò di cui hai bisogno per prepararti e vivere al meglio il Giubileo. Nella prima parte scoprirai il calendario dei Grandi Eventi, i segni distintivi del Giubileo (pellegrinaggio, Porta Santa, indulgenza), un approfondimento sulla speranza cristiana e i profili dei "santi del Giubileo": Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. Nella seconda parte troverai le celebrazioni per la benedizione dei pellegrini e per il passaggio della Porta Santa, oltre al sacramento della Riconciliazione e a uno schema per l'esame di coscienza. Chiude la sezione il santo Rosario a Maria Madre della Speranza. Nella terza parte potrai consultare informazioni pratiche per organizzare il tuo pellegrinaggio e una guida dettagliata ai cammini giubilari disponibili a Roma. Uno strumento perfetto sia per singoli fedeli che per gruppi in cammino di fede. Attraversa la Porta Santa come pellegrino, non come turista!
Che cosa unisce un'apostola come Maria di Magdala e una donna del '500 come Angela Merici? Certamente l'audacia che nasce dal Vangelo e che, senza eliminare le differenze di tempo e di contesto, le fa contemporanee tra loro e con noi. Il tempo opportuno per andare da sorelle e fratelli a condividere una notizia buona - il kairos del linguaggio teologico - è adesso, così come è stato per Angela chiamata a «tenere l'antica strada e fare vita nuova» e per Maria fino alla Pasqua e oltre. L'apostola degli apostoli ha conosciuto le fasi varie e non sempre luminose delle interpretazioni, che ne hanno fatto spesso una figura borderline; la donna della Controriforma deve continuamente attraversare l'irrilevanza che la grande storia riserva a tutte le figure femminili. Ma nuove evidenze documentarie e interpretative e, in maniera tutta speciale, archeologiche dicono che è ancora urgente parlare di loro. Anche accostandole con audacia. Prefazioni di Marinella Perroni e Cristina Simonelli.
"Le diverse letture deformanti dell'Apocalisse non hanno reso un buon servizio al popolo cristiano, che di solito preferisce evitare di confrontarsi con questo splendido testo, che è posto come un sigillo a chiudere la Rivelazione; è in genere visto con sospetto o comunque ritenuto troppo difficile per il lettore di oggi. Il contributo di Giulio Barbieri, biblista e al tempo stesso parroco di periferia, giunge dunque quanto mai opportuno. Con semplicità e brevi osservazioni raccoglie e attualizza il succo dell'autentica tradizione ermeneutica della Chiesa, alla luce dei più recenti studi, in particolare quelli di Ugo Vanni, forse tra gli autori più qualificati sul tema. Il lettore viene condotto per mano a scoprire personalmente l'attualità della visione giovannea. Si palesa così la luce potente della Parola di Dio, in grado di dissipare le tenebre del mondo contemporaneo, attraversato da guerre, rivolgimenti e tanta disperazione; una luce in grado di riaccendere tanto le speranze dei popoli oppressi, quanto quelle personali, di ciascuno di noi, il tutto "senza aggiungere e senza togliere nulla dalle parole di questo libroprofetico" (cf. Ap 22,18-19)". (dalla prefazione di Antonio Grappone).
"Il midrash rappresenta una delle attività più importanti e caratteristiche della produzione rabbinica. È la ricerca del significato nel testo sacro, che diventa sacro appunto perché è oggetto di questa ricerca. La ricerca considera il testo come una fonte inesauribile di insegnamenti, più o meno evidenti, che vanno messi in evidenza esaminando l'uso delle parole e i collegamenti che si possono stabilire. Questa della ricerca è un'opera in continua evoluzione, un modo per trarre insegnamenti continui, per attualizzare l'antichità, per mostrare che l'antico vive in mezzo a noi e ci guida. Inevitabilmente l'uso di questo sistema esegetico comporta quelle che possono sembrare forzature o assurdità. Proprio per questo, in tempi di razionalità dominante, come fu il XIX secolo, la prima vittima a cadere sotto gli occhi arcigni dei critici fu la tradizione midrashica definita "un prodotto degenere della sensibilità rabbinica". Lo sviluppo delle scienze sociali, psicologiche e letterarie ha ridato dignità a questa enorme produzione. Resta il fatto che il lettore non guidato potrà avere la sensazione al primo contatto di trovarsi davanti a affermazioni strane se non assurde. Ma il gioco è proprio questo, riuscire a capire quali fossero le intenzioni dei maestri, e quale il loro mondo di pensiero che li portava a scontrarsi con i pensieri di altri colleghi. Tra le opere più suggestive di produzione midrashica il Bereshit Rabbah, raccolta ordinata di commenti al libro di Bereshit, la Genesi, occupa un posto di primaria importanza. È un testo tanto suggestivo quanto complicato da capire fino in fondo, ma se fosse tanto semplice non ci sarebbe alcun piacere nell'imbarcarsi nel suo studio." (Dall'introduzione di Riccardo Di Segni)