«Il giudizio – Matteo 25! – non ha bisogno di cavillare sul dono della fede e non sopporta sofismi sull’idealità sublime e impraticabile dell’amore altruistico: sancisce la giustizia incondizionata e suprema di agápe, in ragione della quale tutti sono giudicati, dentro la religione e fuori dalla religione. Il Signore si lascia incontrare nell’evidenza (universalmente disponibile) di una radice del mistero santo di Dio (in se stessa imperscrutabile) che è scritta sulle tavole della dedizione e della cura. In quel punto zero della grazia, universalmente offerta nella provocazione che viene dalla perdutezza dell’altro, si iscrive la salvezza di ognuno.»
L'autrice s'impegna in una indagine originale, articolando la riflessione intorno al tema dell'umanità di Dio, mostrando come l'umanità entra nell'integrità di Dio senza che Dio dipenda da essa. La decisa connotazione trinitaria e soteriologica di questo studio disegna una prospettiva che consente di superare storiche fratture cristologiche, prospettiva offerta per ulteriori indagini nell'inesauribile ricchezza dell'intelligenza della fede.
Spesso il teologo svizzero viene definito un 'ribelle'. Tuttavia è rimasto pienamente un uomo di Chiesa, forse più di quanto lui stesso pensi. Un vero ribelle è chi contesta lo stesso diritto di esistere della realtà istituzionale con la quale si scontra, ma Küng questo non l''ha mai fatto. Lui si considera dentro la Chiesa, non fuori. Per questo la vuole riformare. Da qui la duplice sensazione dalla quale sono stato preso confrontandomi con lui. Da un lato c'è la scossa che si riceve mettendosi a confronto con un teologo che ama non dare nulla per scontato e vuole sottoporre a prova proprio tutto ciò che comunemente ha i connotati della solidità e dell'intangibilità. Dall'altro c'è la sorpresa nel trovarsi di fronte un contestatore che però non è un rivoluzionario, perché tutto il suo lavoro sta all'interno delle realtà che contesta. E soprattutto Küng non è un postmoderno, se vogliamo identificare la postmodernità con l'antimetafisica. Küng è uomo di tradizione, anche sul piano morale. Bene e male per lui esistono, così come il vero e il falso.
Giuseppe Ruggieri è uno dei massimi teologi italiani: formatosi alla gregoriana dove ha insegnato, ha proseguito i suoi studi con J.B.Metz. Professore alla gregoriana e poi in Sicilia è stato una presenza ricca ed esigente in tutte le esperienze che ha attraversato. Questo volume, ideato dai suoi amici e dai colleghi in omaggio ai suoi settanta anni, ha come sezioni i titoli dei suoi principali libri e i filoni della sua attenzione di studioso e di credente.
I temi teologici affrontati nelle numerose pubblicazioni di Dulles, sempre di primo piano, sono soprattutto incentrati sul mantenimento dell’integrità del depositum fidei. In quest’ottica è analizzato per esempio il ruolo del sacerdote e il profilo del Magistero della Chiesa. In Modelli della Rivelazione Dulles va alla sorgente della fede cristiana sviluppando la spinosa dialettica tra realtà oggettiva e soggettiva offrendo un ampio panorama teologico. Approfondisce tematiche importanti quali la novità della rivelazione cristiana e il suo legame con l’esperienza umana. Giunge a temi centrali attraverso riflessioni sintetiche sulla storicità, sulla mediazione simbolica e sulla “riserva escatologica”. Non manca inoltre di fare riferimenti al ruolo della Chiesa e al valore delle altre religioni. Il percorso sistematico che Dulles presenta ha il carattere di una genesi fenomenologica, che tende a illuminare sempre di più il valore e il significato di quella realtà unica che compone la rivelazione cristiana con tutte le sue sottili sfumature.
In questo volume McGrath offre una panoramica completa e rigorosa dei fondamenti della teologia cristiana: con competenza ed efficacia ne analizza i periodi, i temi e i personaggi principali, le fonti e i metodi nonché i maggiori argomenti dottrinali.
Illustra inoltre con chiarezza i dibattiti teologici più significativi.
La prima parte del volume è dedicata allo sviluppo storico della teologia cristiana, ossia agli avvenimenti, ai dibattiti e ai personaggi dalla patristica a oggi.
La seconda parte ne esamina le fonti, i metodi e le premesse fondamentali, illustrandone funzioni e significati all'interno del dibattito teologico.
La terza parte, infine, ne analizza i maggiori temi dottrinali, quali, ad esempio, la dottrina della Trinità, il significato dei sacramenti e la dottrina della salvezza in Cristo.
Questo non è un saggio di apologetica e nemmeno di teologia fondamentale. Il discorso che qui viene svolto vuole essere un'analisi logica e storiografica, nell'ambito della pura filosofia.
La definizione del rapporto con la filosofia è stata costante nella teologia di Barth. Se nella Lettera ai Romani - al di là della contrapposizione frontale alla saggezza del mondo - emerge una precomprensione kierkegaardiana, e quindi filosofica, della fede, in questo scritto del 1960 Barth determina con rigore e originalità la relazione tra le due discipline. Mentre la filosofia, partendo dall'aldiquà, cerca di elevarsi al fondamento per ritornare con sguardo nuovo al mondo creaturale, la teologia ha come dato preliminare la Parola di Dio, da cui discende per giustificare l'esistenza delle creature. Una differenza di metodo irriducibile, che tuttavia può metter capo a una feconda conflittualità che aiuti l'una e l'altra a "risvegliarsi", a non idolatrare i propri risultati - proprio perché tanto la filosofia quanto la teologia hanno a cuore la verità: l'umanità e Dio, l'umanità di Dio.
Dal Nuovo Testamento e attraversando le epoche successive della Storia della Chiesa, il libro presenta il dramma dell'apologetica come storia dell'incontro della fede cristiana con le diverse sfide e minacce provenienti tanto dal suo interno quanto dalla cultura secolare. L'apologetica nella mentalità corrente gode di una pessima fama per cui, nella migliore delle ipotesi, è accusata di inaridire nel ragionamento e nella polemica la freschezza della fede. In realtà, come insegnano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, fede e ragione possono, anzi, devono andare insieme. Questo libro non è un'apologia dell'apologetica, nè l'Autore si preoccupa di emettere giudizi di valore, eppure dalle sue pagine non si può che restare ammirati dalla lunga schiera di uomini di fede e di talento, di preghiera e di genio...
Il presente saggio si propone come tentativo di riflessione e sintesi teologica con l'intento di mostrare il collegamento fra la teologia e alcuni vissuti fondamentali dell'esistenza umana. Punto di partenza è la consapevolezza della diversità abissale tra Dio e l'uomo, che non può essere intesa come contrapposizione o conflittualità, né estraneità. Lo scopo dell'esistenza umana, nel disegno di Dio, è quello di realizzare una profonda condivisione-compenetrazione umano-divina. È un cammino nel quale l'uomo sperimenta la propria fragilità, di fronte alla quale Dio non resta indifferente, ma in Cristo viene a condividere fino in fondo la nostra condizione umana. Attingendo in particolare alla teologia di S. Ireneo l'Autore offre una stimolante e originale riflessione sull'argomento.