È un rapporto "singolare" quello fra gli italiani e la Bibbia: intenso e distaccato, ma anche frequente e intermittente, competente e lacunoso. Nessun altro libro è in grado di marcare, nella stessa misura, l'identità personale e sociale degli italiani, e i suoi testi, che hanno ispirato nei secoli l'arte, la letteratura e il cinema, echeggiano un po' dovunque, dai luoghi di culto ai media, dalla famiglia a internet. Opera singolare e ambivalente, pervasiva e al tempo stesso specifica, la Bibbia è un testo "multimediale" che definisce uno scenario, entra nel linguaggio comune, attraversa il sentimento religioso e laico, il sacro e il profano, la destra e la sinistra. Per questo, spesso, sta sullo sfondo, nascosta, quasi invisibile. Al rapporto tra gli italiani e la Bibbia è dedicato il volume, frutto di un'indagine commissionata a Demos & Pi da EDB e dalla Fondazione Unipolis in occasione del quarantesimo anniversario della pubblicazione in Italia della Bibbia di Gerusalemme. Postfazione di Enzo Bianchi.
Un'interpretazione diretta e non allegorica del Cantico dei Cantici attraverso numerosi riferimenti cinematografici. Non un commento esegetico, ma una lettura d'amore, un invito a comprendere che l'incontro di un "io" con un "tu", quando diventa un "noi", spalanca le porte della vita divina. Per evitare che questo poema diventi una sorta di "Atlantide" della Sacra Scrittura e per farlo conoscere e amare. Il Cantico, perla custodita nella conchiglia della Bibbia, vede come protagonista una coppia che non smette mai di dichiarare il proprio amore: due attori, due amanti che manifestano il loro desiderio e anelano a vivere l'amore profondamente gioioso e tenero, dono straordinario del Dio-Creatore. "...e in ogni caso, non è al possesso che aspiro. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere che abbiamo creato, e che si chiama 'noi'." (Robert ,Clint Eastwood, ne "I ponti di Madison County")
L'opera riunisce i sette interventi che Paolo VI ha rivolto ai membri dell'Associazione Biblica Italiana tra il 1964 e il 1976, incontrandoli in occasione delle Settimane bibliche nazionali, che si svolgono ogni due anni a Roma. Dai discorsi affiora la preoccupazione del Pontefice di preservare la verità e la novità del dettato conciliare e il suo ripetuto richiamo alla fedeltà al Concilio. "L'affetto che Paolo VI manifesta agli studiosi della Scrittura è così un riflesso del suo amore per la Parola e della centralità che egli attribuiva al movimento biblico, da lui considerato in pima linea per il rinnovamento della Chiesa", nota il curatore Mazzinghi nella prefazione. Corredano il volume un inserto fotografico, una testimonianza di padre Giuseppe Danieli, già presidente dell'ABI, circa gli incontri di Paolo VI con l'Associazione, nata nel 1948, e un articolo di padre Maurice Gilbert, già rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma, scritto poco dopo la morte del Pontefice, nel quale sono ricordati alcuni suoi discorsi all'ABI.
La relazione Giacobbe-Esaù si è imposta come uno dei grandi archetipi dell'immaginario occidentale. La vendita della primogenitura, il "furto" della benedizione paterna, il sogno della scala, la lotta con l'angelo, l'incontro fra i fratelli si sono man mano affermate come immagini della coscienza collettiva occidentale. Un'attenzione testimoniata sia dalla tradizione esegetico-biblica, sia dalla sensibilità artistica, che più volte, si pensi solo a Rembrandt, è tornata a rappresentare la storia dei due figli di Isacco. Ma ancor più, questa relazione è un momento importante per la storia dell'umanità: per la prima volta si propone l'ideale di una fratellanza universale, capace di costruire vincoli di appartenenza che superano i tradizionali legami tribali ed identitari. Un percorso, che ha visto dividersi mondo ebraico e mondo cristiano, i quali hanno interpretato in modo specifico e a tratti antitetico la relazione fra i due fratelli, offrendo, al contempo due diversi modi di intendere l'identità europea ed occidentale. Attraverso il rapporto fra Giacobbe ed Esaù si pensa, così, l'identità del Vecchio Continente: i suoi confini ed il modo in cui decide di relazionarsi all'Alterità.
La Sacra Scrittura, cioè gli scritti dell'Antico e del Nuovo Testamento, si fonda sulla Parola di Dio, sono cioè ispirati, hanno Dio per autore, il quale si è servito di uomini da lui scelti per la loro stesura. A causa della loro ispirazione divina, i libri biblici comunicano la verità. La Pontificia Commissione Biblica si è sforzata di indagare in questo documento sul rapporto che esiste tra ispirazione e verità e di verificare in quale modo gli stessi scritti biblici trattano questi concetti. Esso non costituisce una dichiarazione ufficiale del magistero della Chiesa sull'argomento ma vuole soltanto riportare i risultati di un attento studio esegetico dei testi biblici circa la loro provenienza da Dio e la loro verità. Le conclusioni vengono offerte alle altre discipline teologiche per essere completate e approfondite secondo i propri punti di vista.
Il desiderio primo e ultimo di Dio è portare a termine il suo disegno di salvezza degli uomini: "Dio, nostro salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità". Paolo esulta davanti a questo disegno di Dio che va dalla creazione fino alla consumazione nella vita eterna: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi."
"Che cosa cercate?" sono le prime parole di Gesù all'inizio del suo ministero dopo l'esperienza del battesimo nel Giordano e del deserto. Sono rivolte a Giovanni e Andrea. I due giovani chiedono a Gesù: "Maestro, dove dimori?". Ed egli si limita a rispondere: "Venite e vedrete". Allora essi "andarono e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio". Il Vangelo di Giovanni è stato redatto molti anni dopo e ricordare a distanza di tanto tempo l'ora esatta indica che quell'incontro fu un'esperienza che illuminò di senso la loro vita. Andrea "condurrà" il fratello Simone a conoscere Gesù, poi sarà la volta di Filippo, che ne parlerà con Natanaele: inizia così il percorso di un discepolato che suscita la felicità di vivere il senso della vita nella comunione.
Il libretto è dedicato a quanti, soprattutto giovani, almeno qualche volta hanno sperimentato il desiderio di leggere la Bibbia, e forse hanno anche provato a sorseggiarne qualche pagina, ma poi si sono arresi, perché l'hanno trovata oscura, arida lontana. "La Bibbia può apparire come una montagna d'alta quota, ammaliante per l'imponenza delle vette innevate, incantevole per il prevedibile godimento di panorami mozzafiato, ma che pure si annuncia molto rischiosa da scalare, con sentieri impervi da percorrere e vertiginosi strapiombi da rasentare. In breve, un'esperienza proibitiva per i comuni mortali. Ecco, questo libretto vorrebbe aiutare a non avere paura di esplorare la "santa montagna" della sacra Scrittura. È vero: si richiede fatica e coraggio, ma l'impresa non si presenta affatto impossibile" (dall'Introduzione)
Una predicazione piccola quella che queste pagine offrono: come una seminagione che si apre al germoglio dello Spirito, nel riferimento alla Parola e nell'irrinunciabile rimando alla centralità di Gesù Cristo. Si tratta di semplici riflessioni, piccole omelie, con tono comunicativo ed efficace, in cui il rigore del teologo si coniuga con l'intento e la capacità di rispondere alle domande fondamentali che sono nel cuore dell'uomo: giovani e adulti, credenti e non. Traspare comunque il vissuto di fede dell'autore, che intende dar forma alle esigenze della vita cristiana, di un cammino spirituale cercato e ritrovato nel silenzio e nella contemplazione dei misteri cristiani. Pagine dunque da meditare, il cui messaggio, da recepire in ogni omelia, è da assaporare con profondo ascolto, per tradurlo in vita.
Dopo aver raccontato, nell'ormai classica "Storia dell'umanità", gli eventi che hanno segnato l'avventura dell'uomo, Hendrik van Loon scrive quello che può essere considerato il seguito del suo progetto pedagogico-letterario. Pubblicato nel 1923 "Storie della Bibbia" si rivolge principalmente ai giovani lettori, per accompagnarli alla scoperta delle origini culturali e spirituali della nostra civiltà. Van Loon, pioniere della divulgazione moderna, traccia un cammino che si articola attraverso i momenti più importanti della narrazione biblica, dalla Creazione all'esodo degli Ebrei, dalle vite dei profeti fino alla centralità della figura e dell'insegnamento di Gesù. Senza mai cadere nell'erudizione didascalica, né ridursi a un'apologia confessionale, l'autore riesce a far emergere lo spirito e la vitalità del racconto religioso, l'attualità degli avvenimenti e dei personaggi, il contesto sociale in cui le storie sono ambientate.
Chi è Ponzio Pilato, il prefetto della Giudea davanti al quale si svolse il processo a Gesù che si concluse con la crocifissione? Un tiranno crudele e spietato o un funzionario pavido ed esitante, che si lascia convincere dal sinedrio a condannare un uomo che ritiene innocente? Una maschera ironica e disincantata che pronuncia battute memorabili ("Che cos'è la verità?", "Ecce Homo!", "Quel che ho scritto, ho scritto") o una severa figura teologica senza la quale il dramma della passione non avrebbe potuto compiersi? Rimettendo in scena il processo in tutte le sue fasi, Agamben ne propone una inedita e puntuale lettura. Nel dialogo fra Pilato e Gesù, due mondi e due regni si stanno di fronte: la storia e l'eternità, il sacro e il profano, il giudizio e la salvezza.
Come sono arrivati fino a noi i testi dei libri che formano il Nuovo Testamento, e come si usano le moderne edizioni? I manoscritti, le traduzioni antiche e le citazioni dei padri della Chiesa ci offrono testimonianze uniformi o tramandano la fisionomia di testi vivi, che hanno permesso alla parola della Scrittura di crescere nel tempo con i suoi interpreti? Il manuale, nel rispondere a queste domande, introduce allo studio storico dei testi e dei testimoni del Nuovo Testamento e della loro trasmissione, informando sulle tendenze recenti della critica testuale neotestamentaria e suggerendo al lettore itinerari e strumenti per un approfondimento personale.