C'è un incontro quotidiano che scandisce e rende più bella la nostra vita, che ci sa sorprendere creando connessioni inattese e meravigliose. L'incontro con il cibo. E anche il destino del protagonista di questo libro è intrecciato con le pietanze "saporitòse" di cui si nutre, dalla nascita in Calabria alla maturità nel Nord. Il cibo è identità e qui diventa motore del racconto: un'appassionata storia di formazione attraverso i sapori e le fragranze che rinsaldano il legame con le origini, accompagnano il distacco dalla propria terra, annunciano il brivido dell'ignoto. Ecco dunque le tredici cose buone del Natale, i piatti preparati con giorni di anticipo, che lasciavano intuire all'autore bambino il ritorno imminente del padre dalla Germania. E poi, nell'adolescenza, nuovi appetiti che troveranno soddisfazione nella letteratura: libri prelibati che trasformano l'autore in un lettore onnivoro. Quando toccherà a lui abbandonare il paese per un impiego in Germania, dove incontrerà la donna della sua vita e poi con lei deciderà di stabilirsi in Trentino - a metà strada tra i loro mondi d'origine -, sarà ancora un piatto a celebrare la nuova vita: la polenta con la 'nduja, sintesi perfetta di Nord e Sud. Carmine Abate racconta il legame con la terra - la fatica che comporta, ma pure le dolcezze, l'incanto - e poi gli affetti, i sogni e i successi di chi sperimenta luoghi e sapori lontani, scegliendo di vivere, sempre, per addizione.
Nel 1908, un tragico terremoto divora Messina e Reggio Calabria. Si stanziano quasi centonovanta milioni di lire per la ricostruzione, ma la presenza nella gestione dei fondi anche di boss e picciotti - molti dei quali tornati dall'America per l'occasione - causerà danni gravissimi, sottraendo risorse preziose, trasformando le due città in enormi baraccopoli e dando vita a un malcostume ormai diventato abituale. Lo stesso scenario che si ripeterà, atrocemente, cent'anni dopo, nel 2009, con il terremoto dell'Aquila. Mentre la gente moriva, in Abruzzo c'era chi già pensava ai guadagni. E ancora, nel 2012, nell'Emilia che crolla la mafia arriva prima dei soccorsi. In Piemonte, la 'ndrangheta era riuscita a infiltrarsi nei lavori per la realizzazione del villaggio olimpico di Torino 2006 e in quelli per la costruzione della Tav nella tratta Torino-Chivasso. La corruzione, l'infiltrazione criminale, i legami con i poteri forti - occulti, come le logge segrete, e non, come la politica sul territorio e a tutti i livelli, fino ai più alti - sono oggi parte di una strategia di reciproca legittimazione messa in opera da decenni da tutte le mafie e in particolare dalla 'ndrangheta. Già nel 1869, le elezioni amministrative di Reggio Calabria erano state annullate per le evidentissime collusioni 'ndranghetiste. Il primo caso di una serie di episodi che nei decenni hanno segnato l'intera penisola, arrivando fino a Bardonecchia, in Piemonte, nel 1995, e a Sedriano, in Lombardia, nel 2013.
Nella mente di Pietro Bagnoli rimarrà impressa per sempre quella mattina del luglio 2009, quando un avviso di garanzia è caduto come un fulmine sulla sua vita, fatta di lunghe ore in sala operatoria, turni in reparto, studio dei tumori dell'addome. Quel foglio lo proietta in un mondo a lui estraneo, fatto di procedure astruse, perizie e interrogatori che tentano di tradurre nei termini della certezza giuridica uno sfortunato caso clinico e una tragedia umana: la morte di una ragazza operata di un brutto cancro allo stomaco. Un intervento difficile, in cui le complicazioni sono frequenti: la giovane non le ha superate, e per i famigliari la colpa è dei chirurghi. Ci vorranno quattro anni per arrivare all'assoluzione "perché il fatto non sussiste". Delle oltre trentamila cause intentate ogni anno in Italia, solo una piccola percentuale accerta una colpa effettiva del medico. Ma il fenomeno ha pesanti conseguenze: mentre i "camici" si tutelano dal rischio di denunce prescrivendo esami, farmaci e ricoveri inutili, i conti della sanità vanno in tilt e i "pigiami" rimangono ostaggio di liste d'attesa troppo lunghe, che ritardano le cure. Medici e istituti sanitari pagano alle assicurazioni premi sempre più alti, e intanto studi legali spregiudicati inseguono i pazienti allettandoli con promesse di risarcimenti milionari. In questo racconto l'autore ripercorre la sua vicenda processuale per mostrare i pericoli della medicina difensiva, un sistema distorto che danneggia tutti
"Utopia e disincanto" raccoglie un'ampia scelta della produzione saggistica di Claudio Magris. Il lettore incontrerà scritti che analizzano la nostra attuale condizione umana e storica, ma anche fulminei commenti alle bizzarrie della Grande Storia o della cronaca spicciola, riscoperte di libri dimenticati e incontri con destini randagi. Ci sono Borges e Jünger, Goethe e Hugo, Mann e Dostoevskij, Nievo e Hesse, Broch e Andric, Tagore e Primo Levi... Ma anche i libri di viaggio e d'avventura e le opere di "non scrittori", di marginali della letteratura come il lappone Turi, lo sciamano groenlandese Qippingi o l'anonimo poeta amazzonico. Non mancano, infine, alcune riflessioni sull'attualità, a volte su problemi di rilevanza morale e politica, a volte su situazioni quotidiane.
Tutto ciò che vive prima o poi è destinato a morire. È una delle poche certezze che abbiamo, probabilmente l'unica. Sappiamo anche che la durata della vita non è identica per tutti gli esseri viventi. Negli esseri umani la sua variabilità è altissima, nemmeno lontanamente comparabile con quanto accade negli altri animali, la cui aspettativa di vita pare avere maggiore uniformità. E quindi perché alcuni esseri viventi sono tanto più longevi di altri? Studiandoli, possiamo imparare qualcosa riguardo al nostro invecchiamento? Possiamo senz'altro, e molta strada è stata fatta di recente dalla scienza. Nella specie umana la vita si è allungata sensibilmente nell'ultimo secolo e l'evidenza ci dice che la durata della vita è mutevole e può essere alterata da diversi fattori come la dieta, i geni che ci sono toccati in sorte, il tipo di vita che conduciamo, tutti aspetti che vengono analizzati minuziosamente in questo libro. Possiamo imparare molte cose dalla scienza dell'invecchiamento, ed è questo che si propone di fare Jonathan Silvertown, spiegando in modo accessibile e coinvolgente i complessi meccanismi biologici che determinano la durata della vita di tutti gli esseri viventi.
Licio Gelli, capo indiscusso della P2, la più potente e controversa loggia massonica italiana, non è stato semplicemente un grande cospiratore, appartenente a un'epoca ormai superata. Al contrario, le idee promosse dal "maestro venerabile" sono progressivamente confluite nella cultura politica dei partiti che avrebbero governato l'Italia dagli anni Ottanta in poi. In questo saggio-inchiesta, che ricostruisce la parabola della P2 al di là del mero piano giudiziario o cronachistico, si mettono a nudo - attraverso un'accurata analisi della sostanza del programma gelliano - i tanti elementi di continuità con la situazione attuale. Ne emerge un quadro sconvolgente: il famigerato Piano di Rinascita Democratica sequestrato nel 1985, appare oggi come una sorta di prontuario delle "riforme" che sarebbero state attuate nel trentennio successivo, e insieme un documento profetico in grado di descrivere i processi degenerativi avvenuti nello stesso periodo sul piano sociale, culturale e dell'informazione; una lenta e inesorabile discesa verso forme di autoritarismo "dolce"...
Prendendo spunto dalla situazione in cui pare trovarsi il maschio contemporaneo che potrebbe essere paragonato ironicamente al panda, l’autore - una delle firme del blog della giornalista e autrice del bestseller Sposati e sii sottomessa, Costanza Miriano, e articolista per il sito PapalePapale -, ripercorre la bellezza della diversità tra l’uomo e la donna (anche attingendo abbondantemente dalla propria esperienza personale) e illustra, con una vena di irriverente umorismo, la ricchezza della relazione di coppia nella complementarità dei rispettivi ruoli.
Secondo l'Unodc, l'ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, nel 2012 nel mondo 243 milioni di persone fra i 15 e i 64 anni hanno assunto almeno una volta sostanze illecite. Fra tutte, la cocaina è la più richiesta e la più venduta dalla 'ndrangheta. Per i boss della mafia calabrese, la "neve" è profitto, guadagno, flusso costante di liquidità che capovolge il pensiero economico classico, secondo cui la criminalità non "produce" perché distrugge, e non genera ricchezza. In queste pagine, frutto di un lavoro di ricerca e sul campo senza precedenti, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ricostruiscono i grandi traffici di cocaina nel mondo in un viaggio che dalla Colombia ci porta fino in Calabria, seguendo le tappe del business planetario che arricchisce i narcotrafficanti, impoverisce e uccide i tossicodipendenti, contamina il sistema bancario, corrompe le classi dirigenti. Hanno visitato le piantagioni di coca in Colombia e sono entrati nei laboratori dove dalla foglia della pianta viene ricavata la "pasta base", sono stati in Bolivia, Perú, Argentina, Brasile, Canada, Messico, Stati Uniti, ma anche in Africa e in Australia. E poi in Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Irlanda, Belgio, Olanda, per ricostruire le rotte di aria, mare e terra lungo le quali la cocaina passa dal produttore al consumatore. Un libro tragicamente vero ma, al tempo stesso, capace di riaccendere la speranza di poter debellare, prima o poi, questo vero e proprio flagello mondiale.
Piergiorgio Baita è stato a lungo protagonista di un settore strategico quale la costruzione delle grandi opere. Nel libro ricostruisce come in questo settore si sono codificate, strutturate, e da qui diffuse a tutti i comparti dell'economia, le regole dell'illecito. Come cattivo mercato e cattiva politica si sono contaminati e reciprocamente legittimati. Come si è saldato il sodalizio criminale tra imprenditoria incapace e pubblica amministrazione incompetente. La sua è la riflessione di chi la corruzione l'ha vissuta in prima persona e per questo ha conosciuto, da Tangentopoli allo scandalo Mose, l'azione giudiziaria, il carcere, i processi. Alla luce di ciò ha maturato il convincimento che "la corruzione è certo un reato ma è anche un modello mentale, una stortura culturale". E se il contrasto e la punizione del reato sono compito della magistratura, il sovvertimento del sistema compete all'intera società. Per necessità etica, senza dubbio, ma soprattutto, afferma Baita, per convenienza economica.
Quando c'era Lui, il Duce, non solo i treni arrivavano in orario, ma si poteva lasciare aperta la porta di casa, perché l'ordine e la legalità erano così importanti da valere persino il sacrificio della libertà... L'immagine di un potere incorruttibile, costruita da una poderosa macchina propagandistica, ha alimentato fino a oggi il mito di un fascismo onesto e austero, votato alla pulizia morale contro il marciume delle decrepite istituzioni liberali. Ma le migliaia di carte custodite nei National Archives di Kew Gardens raccontano tutta un'altra storia: quella di un regime minato in profondità dalla corruzione e di gerarchi spregiudicati dediti a traffici di ogni genere. A Milano, Mario Giampaoli, segretario federale del Fascio, e il podestà Ernesto Belloni si arricchiscono con le mazzette degli industriali e con i lavori pubblici per il restauro della Galleria, coperti dall'amicizia col fratello di Mussolini. Il ras di Cremona Roberto Farinacci conquista posizioni sempre più importanti tramite una rete occulta di banchieri, criminali e spie. Lo squadrista fiorentino Amerigo Dumini tiene in scacco il governo con le carte sottratte a Giacomo Matteotti dopo averlo assassinato - che provano le tangenti pagate alle camicie nere dall'impresa petrolifera Sinclair Oil. Utilizzando i documenti della Segreteria Particolare di Mussolini e quelli britannici desecretati di recente, gli autori ricostruiscono l'intreccio perverso tra politica, finanza e criminalità nell'Italia del Ventennio.
Un vasetto di miele su due in commercio è di origine straniera, il più delle volte cinese, e spesso non ha visto neppure un'ape, Additivi e sostanze chimiche che non compaiono, legalmente, tra gli ingredienti. Alimenti conservati in confezioni di cartone o plastica riciclati altamente nocivi. Date di scadenza allungate ad arte. Cibi che contengono diserbanti, coloranti nocivi, sporcizie varie, a volte perfino escrementi. Sughi e prodotti con carne di manzo che però all'origine era cavallo. Nonostante il livello di attenzione a ciò che mettiamo nel piatto sia oggi piuttosto alto, i pericoli a cui siamo esposti quando facciamo la spesa sono sempre in agguato. L'industria alimentare è un Far West in cui l'imperativo è: smerciare qualsiasi tipo di prodotto o materia prima, in qualsiasi modo e con qualunque mezzo, ottenendo il maggior margine di guadagno possibile. Nessuno come Christophe Brusset, ingegnere che ha lavorato per anni ai massimi livelli delle principali multinazionali del cibo, può svelare i meccanismi allucinanti dell'industria alimentare, dopo esserne stato testimone e complice. Svela i lunghi viaggi delle materie prime da una frontiera all'altra, racconta quali procedure e trucchi si nascondono dietro i prodotti che troviamo sugli scaffali, e ci fa capire che per mantenere le superofferte che tutti rincorriamo, i grandi supermercati costringono i produttori ad abbassare la qualità.
Per gli antichi egizi le rane nascevano direttamente dal Nilo. La cosa era data per scontata e non creava scandalo alcuno. In effetti il "mistero" dell'origine della vita nel mondo antico non era poi così misterioso: i vermi nascevano dal terreno e gli insetti dai tronchi marcescenti, tanto che Aristotele dava per scontato che la vita provenisse spontaneamente dalla materia inanimata. Creare la vita dalla non-vita divenne un problema (anche teologico) solo in tempi relativamente recenti, dopo che Francesco Redi, nel XVII secolo, aveva dimostrato che ciò che è vivo deriva esclusivamente da ciò che è già vivo, negando risolutamente, e sperimentalmente, la generazione spontanea. Tutto deve nascere da un uovo, Omne vivum ex ovo. E allora com'è nata la vita all'inizio dei tempi? Nel corso dei secoli il tentativo di rispondere a questa domanda si è intrecciato con alcuni dei progressi scientifici più rivoluzionari, tra cui la scoperta del microscopio di van Leeuwenhoek, la teoria dell'evoluzione di Darwin, la ricostruzione della struttura del DNA da parte di Watson e Crick e la creazione dei primi composti organici in laboratorio ad opera di Stanley Miller. Oggi, in un'epoca di grande sviluppo dell'ingegneria genetica e delle esplorazioni spaziali, alcuni scienziati pensano di essere sul punto di poter creare la vita a partire da elementi non viventi.