"Cari giovani, continuiamo il nostro pellegrinaggio spirituale verso Cracovia, dove nel luglio 2016 si terrà la prossima edizione internazionale della Giornata Mondiale della Gioventù. Come guida del nostro cammino abbiamo scelto le Beatitudini evangeliche. L'anno scorso abbiamo riflettuto sulla Beatitudine dei poveri in spirito, inserita nel contesto più ampio del "discorso della montagna". Abbiamo scoperto insieme il significato rivoluzionario delle Beatitudini e il forte richiamo di Gesù a lanciarci con coraggio nell'avventura della ricerca della felicità. Quest'anno rifletteremo sulla sesta Beatitudine: 'Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio' (Mt 5,8)."
Questo libro traccia una storia delle stoffe sepolcrali di Gesù, con particolare attenzione per quella oggi conservata a Torino. Il punto di partenza per ricostruire l'ambiente nel quale è nato e si è diffuso il culto per le diverse sindoni è il racconto fornito dai Vangeli. Procedendo lungo i secoli, dal Tardoantico al Medioevo, si nota un interesse sempre crescente e diffuso per la ricerca e il possesso di reliquie della passione e morte di Gesù, il cui numero aumenta esponenzialmente: una di queste è la Sindone di Torino, che avrà maggior fortuna rispetto a tutte le altre. La storia nota della reliquia torinese muove i primi passi nel Medioevo, quando compare in un villaggio della Francia, per poi spostarsi a Chambéry, nel cuore della Savoia, e infine a Torino, nuova capitale del ducato sabaudo e poi del regno d'Italia. È una storia a tratti avventurosa, spesso poco conosciuta, fatta di episodi che la storiografia sabauda e quella ecclesiastica hanno tentato di addomesticare. È una storia che coinvolge personaggi di primo piano della nobiltà, della politica, della Chiesa e della scienza. Nell'ultima parte del libro, che riguarda il secolo XX e il XXI, la storia della Sindone si intreccia con la storia degli studi scientifici, dalle prime fotografie passando per la datazione radiocarbonica, fino ai giorni nostri. Molto spazio è dedicato a smantellare ipotesi storiografiche che non reggono alla prova della critica e allo spinoso problema dell'autenticità della reliquia.
È un mixage "rivoluzionario" appassionato e ricco di spunti quello che presenta don Giuseppe Cionchi, un prete "non allineato" con il pensiero mainstream delle gerarchie ecclesiali, eppure profondamente innamorato dei discorsi e dell'azione di Papa Francesco. D'altronde chiamandolo nel saggio "il rivoluzionario" mostra come gli interventi del Pontefice siano stati fino ad oggi estremamente innovativi e dirompenti rispetto alle abitudini delle gerarchie vaticane e della Chiesa cattolica tutta. Richiamandosi anche al pensiero di altri Pontefici, tra cui Benedetto XVI, e affrontando tutti i temi anche spinosi in cui è coinvolta la Chiesa - dal sacerdozio femminile alle coppie omosessuali, dalla pratica liturgica all'ostentazione della ricchezza -, don Giuseppe Cionchi esprime una posizione coerente con l'insegnamento del Vangelo, e in qualche modo critica verso coloro che chiama "i doganieri della fede", ovvero i "burocrati" incapaci di aggiornare la loro comunicazione nel mondo moderno. Per Cionchi invece sarebbe necessario che la Chiesa tutta parlasse sempre in modo semplice e comprensibile ai suoi fedeli, o meglio dimostrasse ciò che è nel profondo: "Basta con le chiacchiere! Abbiamo bisogno di fatti, di esperienze, di testimonianze, di comunità viventi..." (Paolo VI).
Agli inizi del XIV secolo, nel 1308, l'anarchia in Italia portò la capitale del mondo cristiano a essere spostata da Roma per la prima e unica volta nella storia. Avignone, città prescelta per sostituirla, divenne così la nuova sede di un papato che in tal modo, anche da un punto di vista geografico, dipendeva sempre più dal regno di Francia. La cosiddetta cattività avignonese, deplorata da molti cristiani del tempo (fra i quali santa Caterina da Siena), rappresentò un momento critico e discusso, che si tradusse nel papato di sette successivi pontefici rimasti in esilio per settant'anni. Fino a quando, nel 1377, Gregorio XI fece ritorno a Roma, provocando in tal modo il Grande Scisma d'Occidente. Avignone fu pertanto testimone dei più turbolenti eventi nella storia cristiana: la soppressione dei Templari e dell'eresia dei catari, la prima ondata della Morte Nera, la fine del sogno delle crociate, i primi decenni della guerra dei Cent'anni tra Inghilterra e Francia. Il ritratto narrativo di un'epoca affascinante e del suo contesto, che passa anche attraverso le posizioni politico-letterarie di Dante e Petrarca, ostili ai papi avignonesi. In un epilogo drammatico, la città divenne sede di numerosi antipapi, rivali e usurpatori del papato romano ristabilito. Il quadro suggestivo di un intero secolo, con al centro una città relativamente insignificante sul Rodano divenuta, nell'arco di pochi decenni, una delle grandi capitali del mondo.
Le persecuzioni a cui fu sottoposta la Chiesa cattolica all'avvento della Seconda Repubblica spagnola (1931) e sino al termine della Guerra Civile (1939) sono state a lungo omesse o trascurate dalla storiografia, perlomeno fuori dalla Spagna franchista. L'interesse del Caudillo per quella che lui chiamava "cruzada" ha poi cancellato la memoria di questi eventi a partire dal 1975, data delle sue dimissioni. Da allora la storiografia è rimasta ostaggio di opposte ideologie e solo da pochi anni un'impressionante serie di beatificazioni ha richiamato l'attenzione su quanto realmente accadde. La Seconda Repubblica spagnola si caratterizzò per posizioni sempre più radicali, di cui sono proprio un esempio la politica di laicizzazione forzata e la persecuzione scatenata contro la Chiesa e i cattolici. Tentativi di colpi di Stato, oscure trame, conati secessionistici, intrighi internazionali, esplosioni di violenza sempre più sconvolgenti portarono allo stato prerivoluzionario del 1935-1936. La reazione al regime repubblicano non venne però in particolare dai cattolici, ma soprattutto da componenti interne a esso, dall'esercito, da ex monarchici e da radicali, oltre che dalle forze rivoluzionarie di sinistra. Nella guerra fratricida che si scatenò, la Chiesa e i cattolici divennero invece i principali capri espiatori, al centro di una macchina infernale di ritorsioni che soltanto oggi, a distanza di ottant'anni dagli eventi, si può cominciare a comprendere.
Il volume è frutto delle ricerche che da oltre dieci anni l'autrice conduce sulle origini degli Ordini mendicanti nelle loro componenti maschili e femminili. In queste indagini sono sottoposte a un serrato esame e messe nuovamente a fuoco le complesse relazioni intercorse tra i "fondatori" Francesco e Chiara - e la Chiesa romana. Il momento dell'approvazione papale per le rispettive regole e forme di vita costituisce infatti un osservatorio privilegiato per considerare come l'emergere di nuovi carismi nella Chiesa abbia incontrato favore o resistenza, talora giungendo, come nel caso dei "fondatori" qui ricordati, a esprimere significative novità istituzionali: l'Ordine dei frati Minori e quello di S. Damiano (dal 1263 denominato Ordine di s. Chiara). Così la peculiarità del carisma francescano è collocata entro un ampio contesto storico-culturale che consente di coglierne a fondo l'originalità. I principali interlocutori di queste novitates furono certamente i papi Innocenzo III e Onorio III, ma nell'agiografia francescana emerge prepotentemente la figura del cardinale Ugo d'Ostia, dal 1227 al 1241 papa Gregorio IX. Costui non solo lasciò un duraturo segno nell'organizzazione della vita regolare e indicò significativi sviluppi della spiritualità, ma fu anche colui che favorì la conservazione della memoria di Francesco.
Quello qui affrontato è un tema di enorme rilevanza nella storia della Chiesa e in generale dell'Italia moderna. Il saggio disegna infatti la parabola che ha portato la Chiesa della controriforma a proibire la lettura personale delle sacre scritture, un atto che ha molto influito sulla spiritualità cattolica, e contribuito ad approfondire la divisione fra Europa cattolica e protestante, facendo sì che tuttora gli italiani non leggano la Bibbia. L'autrice studia l'atteggiamento della Chiesa italiana rispetto alle traduzioni della Bibbia fra il 1471 (anno della prima edizione in volgare) e la definitiva condanna ai primi del Seicento. Nel corso del Cinquecento, di pari passo con la minaccia luterana, crescono le riserve sull'uso democratico della scrittura, che giungono alla proibizione con gli indici promulgati tra il 1559 e il 1596.
La Sindone è davvero il lenzuolo funebre di Gesù oppure si tratta di un falso medievale? I Vangeli narrano fatti realmente accaduti oppure sono semplici leggende? La risposta a queste domande non è secondaria, perché coinvolge profondamente la nostra vita. Di certo la Sindone è il reperto archeologico più studiato al mondo e i Vangeli ne costituiscono l'unica chiave interpretativa. Questo legame tra Sindone e Vangeli ha quindi suggerito agli Autori di affiancare le più recenti ricerche scientifiche sul telo sindonico a un'indagine altrettanto scientifica e documentata sull'attendibilità dei Vangeli, riassumendo in un unico testo i risultati delle scienze naturali e di quelle storiche, in forma breve e con un linguaggio accessibile, in modo da offrire una sintesi per l'uomo moderno che non vuole rimanere analfabeta sugli interrogativi più profondi.
Sono molte le storie che in duemila anni sono state raccontate intorno al destino del legno al quale fu inchiodato il Salvatore del mondo. Così come sono innumerevoli i prodigi che si ritiene abbia compiuto, dalle guarigioni operate attraverso il contatto con un suo pezzo alle visioni avute da uomini e donne di fede. La croce di Cristo e il culto che si è sviluppato intorno a essa da sempre affascinano e intrigano. Secondo alcuni storici moderni, lo strumento di supplizio al quale fu appeso il Figlio di Dio aveva una forma diversa da quella che tutti immaginiamo ed era simile a una T. Per altri si trattava invece di un semplice palo. Olmi ha preso spunto da queste teorie per indagare in profondità tutti i misteri che avvolgono il simbolo della fede cristiana, a cominciare dalla sua sparizione dopo la deposizione di Gesù nel sepolcro. Nell'impossibilità di ricostruire con certezza scientifica un evento ormai troppo distante, al quale soltanto la fede permette di avvicinarsi, questo saggio ha il merito di riproporcene la storia da un punto di vista nuovo.
Descrizione dell'opera
Esaurita la carica mistica creativa innescata dal Concilio di Trento, la vita spirituale presenta chiari segni di «crisi innovativa» a tutti i livelli. La stagione che comprende gli ultimi decenni del Seicento e l’intero secolo successivo è attraversata dall’esperienza intellettuale del giansenismo, dall’illuminismo e dal problema del quietismo. Al tempo stesso la cristianità religiosa e la sensibilità pastorale dei papi e del clero sono innervate da preoccupazioni prevalentemente moralistiche, da una diffusa ignoranza in fatto di teologia e di dottrina spirituale, da una pastorale «del minimo indispensabile» impegnata quasi unicamente nella sacramentalizzazione, da un pullulare di devozioni che oscurano la centralità della vita liturgica. Il clero, numeroso ma poco formato, spesso si preoccupa solo di liberare dal peccato grave e di formare e di inculcare lo stato di grazia, senza alcuna attenzione per il progresso spirituale delle anime. Tuttavia, anche nel Settecento fioriscono nuove forme di vita spirituale e apostolica – dai Fratelli delle scuole cristiane agli Spiritani, dai Monfortani ai Passionisti e ai Redentoristi – e, in un contesto generale di conformismo ascetico, emergono figure come Veronica Giuliani e Leonardo da Porto Maurizio, Paolo della Croce e Alfonso de’ Liguori.
Sommario
I. Il Settecento spirituale fra giansenismo e quietismo (P. Zovatto). 1. Il Settecento. 2. L’esperienza intellettuale del giansenismo. 3. Il problema del quietismo. II. Vissuto e dottrina spirituali dal 1650 al 1800 (T. Goffi). 1. Un vissuto spirituale tra mistica e ascesi. 2. Pastorale spirituale. 3. Liturgia – Devozioni. 4. Laicato spirituale. 5. Religiosi spirituali. 6. Carità fraterna assistenziale. Conclusione (T. Goffi). Indici.
Note sugli autori
Tullo Goffi (1916-1996), sacerdote e teologo, è stato uno dei protagonisti del rinnovamento della teologia morale in Italia. Tra le sue pubblicazioni: La morale familiare (Morcelliana 1958), Laicità, politica e Chiesa (San Paolo 1961), Amore e sessualità (Queriniana 1963), Spiritualità familiare (Sales 1965), Etica sessuale cristiana (EDB 1972), Etica cristiana trinitaria (EDB 1995), Spiritualità del matrimonio (Queriniana 1996): ha curato la Nuova enciclopedia del matrimonio (Queriniana 1975) e, con Stefano De Fiores, il Nuovo dizionario di spiritualità (Paoline 1979).
Pietro Zovatto è saggista e studioso di quietismo, giansenismo e storia religiosa dell’Istria e del Friuli. Tra le sue pubblicazioni: Indagini sul giansenismo (Pontificia Università Lateranense 1970), Sulla spiritualità del Friuli e di Trieste tra ’800 e ’900 (Morcelliana 1987), Rosmini teologo (Centro internazionale di studi rosminiani 1992), Rosmini tra ascetica e mistica (Studia Patavina 008), «Lo chiamo Dio» (San Paolo 2012), Il sacerdote tra letteratura e fede (Città Nuova 2012), La predica è finita (Cantagalli 2013).
Nell'anno che celebra il settantesimo della liberazione dell'Italia dal nazifascismo questo volume si propone di recuperare la storia dimenticata della partecipazione dei cristiani bolognesi alla Resistenza. Nomi e circostanze subito coperti da oblio per calcolo, per desiderio di voltare pagina e timore di essere accusati di intesa con il nemico, individuato - nei primi anni della Repubblica - con le amministrazioni di sinistra dell'Emilia Romagna. Emergono così, oltre la dimensione locale, i più ampi temi di quel tragico momento: la responsabilità individuale, i crimini impuniti delle guerre degli italiani, l'ombra del nazismo sul massacro di Montesole, il dramma dell'8 settembre 1943 per i cattolici italiani. Una ricerca storica inedita nella quale si delineano gli alti profili di preti, religiosi e laici che seppero superare la tentazione dell'indifferenza e che, in nome del Vangelo, diedero ascolto alla coscienza rifiutando complicità e silenzio di fronte ai crimini e agli orrori dei nazifascisti. Con una prefazione di Giancarla Codrignani.
Quale volto di Gesù emerge dagli scritti cosiddetti 'apocrifi'? Si tratta di un altro Gesù rispetto a quello che la memoria cristiana ha conservato fondandosi sui quattro vangeli canonizzati? O dagli apocrifi non emerge piuttosto una molteplicità di volti di Gesù, e un quadro più ampio e differenziato del cristianesimo delle origini? Questa diversità di immagini ha conseguenze per la ricerca sulla figura storica di Gesù? Come maturava la riflessione cristologica nelle diverse comunità prima che si cristallizzasse la distinzione tra canonico e apocrifo? La ricerca degli ultimi decenni sulle tradizioni extrabibliche ha aperto squarci di estremo interesse sulle domande e le tensioni che animavano le comunità cristiane delle origini e sulla pluralità di prospettive ermeneutiche circa l'esperienza di Gesù di Nazareth che in esse esisteva. Di tale pluralità traccia un ampio quadro il presente volume, che raccoglie i contributi della "IV Giornata di studio sulla storia del Cristianesimo" organizzata dalla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (sez. San Luigi) in collaborazione con l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e con il Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università "Federico II". Gli interventi in esso contenuti recano la firma di alcuni dei più autorevoli studiosi italiani ed europei dei testi apocrifi e del cristianesimo antico e mettono in feconda sinergia le domande proprie della ricerca storica su Gesù e sulle origini del cristianesimo.