Il presente lavoro si prefigge l'obiettivo di ricostruire la riflessione giuridica di Salvatore Pugliatti, con particolare riguardo alla metodologia e alla teoria della interpretazione. A tale scopo, si è tentato di mettere in luce il rapporto tra l'attività del giurista e la imponente cultura del Pugliatti umanista, musicologo, letterato e critico d'arte. Ne emerge il profilo di un personaggio avvincente, "vero uomo del Rinascimento", capace di segnare, con la sua multiforme personalità, il panorama culturale italiano del Novecento.
La giustizia costituzionale è ormai una branca tradizionale della giurisdizione, accanto a quelle civile, penale e amministrativa. Essa, però, presenta una peculiarità, che la connota e la differenzia dalle altre: l'aspirazione a stabilizzare le regole fondamentali della convivenza politica e a difenderle dalla minaccia del potere arbitrario. Si potrebbe dire che trae la sua origine dall'intreccio di un fine politico con un dato giuridico: mantenere la continuità nella vita collettiva, cioè rigettare le fratture e i conflitti che esse generano, e realizzare tale continuità attraverso la risoluzione giudiziaria, secondo norme giuridiche costituzionali positive, delle più alte controversie politiche.
L'avvento dell'era biotecnologica e la possibilità di intervenire direttamente sul genoma umano per modificarne i caratteri ereditari, studiarne, trattare o copiarne l'informazione genetica pongono inediti e peculiari problemi di tutela di vecchi e nuovi diritti fondamentali emergenti in relazione agli interventi di ingegneria genetica, alla decodificazione del D.N.A. e all'imposizione di brevetti sui geni umani. La tutela del patrimonio genetico umano, bene comune e individuale al tempo stesso, delle generazioni presenti e delle generazioni future, diventa, così, terreno paradigmatico per rimodulare obiettivi e strumenti del diritto - e del diritto pubblico e costituzionale in particolare - in relazione alle sfide normative del "secolo biotech" e di una società sempre più globale e sempre meno garantita nei diritti dei singoli e dell'umanità. Con il moltiplicarsi di norme di rango costituzionale, carte dei diritti e documenti internazionali in materia inizia a delinearsi un "corpus iuris" sul genoma umano a livello sia nazionale che sovranazionale. È un processo che richiede, però, maggiore implementazione e razionalizzazione giuridica fra fonti, princìpi fondamentali e diritti di ultima generazione, per centrare l'obiettivo di una tutela altrettanto "globale" ed efficace del bene più personale e, nel contempo, condiviso e intertemporale del genere umano: il suo patrimonio genetico.
Da sindacalista della Cgil, poi da ricercatore, professore di diritto del lavoro, avvocato, editorialista del "Corriere della Sera", e per qualche tratto anche come politico in Parlamento, Pietro Ichino ha spesso sostenuto tesi scomode per l'establishment, di sinistra e di destra, contribuendo in modo incisivo all'evoluzione del sistema italiano delle relazioni industriali e raccogliendo tanto consensi ed entusiasmo quanto critiche e contestazioni. Per via delle sue proposte è stato accusato di eresia e addirittura di "intelligenza con il nemico", di essere cioè un portatore di idee liberiste infiltrato nel centrosinistra. Attraverso un'avvincente inchiesta, un vero e proprio interrogatorio senza esclusione di colpi, Ichino risponde a tutte le obiezioni e le accuse ricevute in questi ultimi anni, messe in bocca a un immaginario interlocutore-inquisitore, affrontando i temi fondamentali del lavoro in Italia. E grazie ad analisi precise ed esempi concreti mette a nudo i meccanismi segreti di un sistema drammaticamente ingessato, prigioniero dei propri tabù e delle proprie caste. Un paese in cui vige un regime di vero apartheid tra lavoratori protetti e non protetti, dove agli stabili regolari è riconosciuta una sorta di job property, mentre agli outsiders e ai new entrants, ben che vada, si offrono soltanto i posti di serie B, C e D, con un futuro pensionistico misero, destinato a maturare soltanto dopo i settant'anni. Un sistema chiuso da un tacito accordo protezionistico...
Il diritto regionale è materia molto tecnica, che attinge sia al diritto costituzionale sia al diritto amministrativo: ma attorno ai temi dell'autonomia e del federalismo si anima anche un inteso dibattito politico e culturale. Questo manuale contiene una descrizione articolata ed esaustiva della materia, collocandola in un adeguato quadro di riferimento teorico, comparatistico e storico. In particolare, temi e concetti dell'autonomia, del regionalismo e del federalismo sono illustrati con un costante sforzo di chiarezza, alla luce delle norme, della giurisprudenza e della prassi.
Uno studio sull'affido condiviso, che offre ipotesi di soluzione anche alla luce della normativa di tutela internazionale e comunitaria.
La presente introduzione al diritto africano affronta, sinteticamente, le questioni salienti delle istituzioni giuridiche del grande continente ponendone l’accento sulle evoluzioni socio-culturali e giuridiche. Nel volume è sottolineato anche il contributo, positivo o negativo, dell’influenza del diritto e della democrazia occidentale in Africa. Il libro si articola in tre parti: periodo precoloniale, coloniale e postcoloniale, ossia le posizioni delle autorità tradizionali, il rapporto tra le amministrazioni giuridiche tradizionali e quelle coloniali, il processo della decolonizzazione, le indipendenze e le influenze giuridiche nei vari paesi africani dopo le indipendenze, in particolare nelle costituzioni dei vari paesi del grande continente. Si esamina anche la creazione della prima Organizzazione Internazionale Regionale Africana, quale l’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA), sostituita poi dall’Unione Africana (UA). Il volume non trascura il ruolo delle religioni sia tradizionali africane che Islamica, che Cristiana. Ampio spazio, infatti, è dedicato al contributo della Chiesa Cattolica in Africa a favore delle legislazioni che potrebbero garantire gli aspetti morali per il rispetto dei diritti dei cittadini africani.
Marcellus Okenwa Udugbor
ha conseguito il dottorato in Diritto Civile alla Pontificia Università Lateranense (Città del Vaticano), dove è docente di Storia ed Istituzioni dei Paesi Africani e di Diritto Musulmano nei Paesi Islamici presso la Facoltà di Diritto Civile; di Istituzioni di Diritto Africano, presso la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Urbaniana. È membro della African Law Association (Bonn, Germania); Consultore al Governing Council for the Assessment of Publications for Professorial Promotion, presso il Catholic Institute of West Africa (CIWA) (Port Harcourt, Nigeria). Tra le sue pubblicazioni: The Influence of the International Conventions and Recommendations in the Labour Legislation of African States; Roma, 1990; Il Diritto Musulmano, Lateran University Press, Città del Vaticano, 2010, e numerosi articoli sui diritti umani nei paesi africani e sul diritto Islamico pubblicati su varie riviste.
Dal crocifisso esposto nelle aule scolastiche all’abbigliamento o alle «mutilazioni rituali» delle donne musulmane, dal matrimonio omosessuale a quello poligamico, dalla fecondazione artificiale al «testamento biologico»: differenze di vedute e regole di vita opposte, espressive di identità spesso in conflitto. L’ideologia del multiculturalismo ne propugna una «amministrazione congiunta» con le comunità di appartenenza, costringendo però nell’angolo il principio di eguaglianza. Questo libro propone di rovesciare il punto di vista e di declinare anche la tutela delle differenze a partire direttamente dai diritti della persona. Il diritto pubblico delle religioni, come potrebbe definirsi la disciplina che ne risulta, consente di contemperare, grazie alla «norma di riconoscimento» della laicità pluralista, eguaglianza e differenze nel rispetto della dignità e della libertà di coscienza di ogni persona.
Indice del volume: Introduzione. - I. Laicità. - II. Identità. - III. Libertà. - IV. Fonti. - V. Diritti. - VI. Regole di vita. - VII. Dialogo. - Indice dei nomi.
Nicola Colaianni è stato giudice della Corte suprema di Cassazione fino al 2003 e ora è professore di Diritto ecclesiastico, italiano e comparato, nell’Università di Bari. Tra le sue opere: «Confessioni religiose e intese» (1990), «Tutela della personalità e diritti della coscienza» (2000), l’Introduzione alla raccolta di scritti di G. Dossetti «Costituzione e resistenza» (1995). Con il Mulino ha pubblicato «Eguaglianza e diversità culturali e religiose. Un percorso costituzionale» (2006).
Il Manuale costituisce la parte speciale e il naturale complemento del Manuale Principi di diritto delle organizzazioni internazionali, dello stesso autore. Il testo costituisce uno strumento aggiornato per lo studio delle organizzazioni internazionali. Pensiamo alle Nazioni Unite, dove sono intervenuti mutamenti in settori cruciali dell' attività, quali il consolidamento della pace e la promozione dei diritti fondamentali dell'Uomo, ma sono ancora in corso processi evolutivi per quanto riguarda, ad esempio, l'annosa questione della riforma del Consiglio di sicurezza.
Il primo concorso a cattedre del terzo millennio debutta con una novità rilevante: una prova preselettiva unica, identica per tutte le classi di concorso, mirata principalmente, ma non esclusivamente, all'accertamento delle capacità logico-deduttive dei candidati nonché quelle di comprensione del testo. Per affrontare correttamente quiz analoghi al precedente, abbiamo preparato questo volume che, oltre alla logica deduttiva classica, passa in rassegna numerosi argomenti attinenti alle aree della logica figurale, della logica linguistica (comprendendo in questa sezione anche nozioni di grammatica e di comprensione dei brani) e della logica matematica, scegliendo le domande che più spesso sono state utilizzate negli ultimi anni in sede concorsuale per la valutazione delle capacità logico-deduttive. Di ogni argomento sono fornite note di teoria, sintetiche ed efficaci, per familiarizzare con gli argomenti esposti, a cui seguono batterie di quiz con risposte commentate, utili a focalizzare il procedimento logico da adottare per individuare la risposta esatta. Tramite il Qr code posto in fondo al volume è poi possibile accedere al software per la simulazione della prova preselettiva con tutti i quiz presenti nel volume e molti altri.
Il volume è dedicato allo studio e all'edizione del più antico manuale inquisitoriale italiano, "Explicatio super officio inquisitionis", scritto da un anonimo francescano ad uso di un giudice della fede di Toscana attorno al 1258. Per una migliore comprensione delle caratteristiche del testo, l'opera è inquadrata storicamente nel panorama complessivo della prima manualistica, fonte 'interna', in quanto riservata ai soli inquisitori. Nati contestualmente al negotium fidei, i manuali rappresentano il veicolo della normativa, permettendo di cogliere un duplice e contrastante fenomeno: se da un lato si dimostrano lo specchio della declinazione della procedura su base locale, restituendo un'immagine complessivamente plurale dell'Inquisizione medievale, dall'altro sono caratterizzati da una forte permeabilità testuale, recependo influssi provenienti da ambiti diversi rispetto a quello di fruizione. Quest'ultima tendenza è confermata da tre inediti formulari italiani, pubblicati in appendice.
Il volume raccoglie una serie di riflessioni che l'autore ha avuto modo di sviluppare, nel corso degli anni, su alcuni dei più importanti profili della prova civile. Il volume si pone quale ideale prosecuzione della monografia "La prova giudiziale. Contributo alla teoria del giudizio di fatto nel processo". Seguendo la prospettiva sviluppata in tale monografia, la prova civile viene qui esaminata osservandola, oltre che dal punto di vista dell'attività processuale che essa implica, soprattutto dal punto di vista del ragionamento probatorio che segue alla sua acquisizione ai fini della formazione del convincimento del giudice.