Una raccolta di saggi narrativi per entrare nel mondo di una delle più grandi scrittrici americane, ancora sconosciuta in Italia. Annie Dillard ha trascorso la vita intera a esaminare il mondo intorno a lei con gli occhi bene aperti, assorbendo ogni cosa con voracità implacabile. Con uno spirito unico, una curiosità senza confini e una voce fiera e inconfondibile ha illuminato i momenti più ordinari dell'esistenza. Che sia osservando una sublime eclissi di luna o una falena consumata dalla fiamma di una candela, il tremolio delle ninfee sulla superficie di uno stagno o centinaia di merli dalle ali rosse in volo, la sua meraviglia di fronte alla fragilità del mondo naturale ispira gioia e struggimento... Prefazione di Geoff Dyer.
La guerra civile in Colombia, ossia la guerra più lunga d'Occidente, s'è conclusa quasi in sordina il 24 novembre 2016. Il libro racconta l'ieri e l'oggi di quel martoriato Paese, in bilico tra conflitto e pace, attraverso le voci di tre sopravvissute. Tre donne - metafora di molte, molte altre - che la guerra non è riuscita a uccidere, nel corpo e nello spirito. È la forza vitale a unirle al di là delle vicende e delle barricate su cui la brutalità del conflitto le ha collocate. Quella forza che le fa camminare, ferite e sanguinanti, a passi piccoli ma ostinati, verso il domani.
I due più gloriosi e cruciali momenti della storia italiana analizzati attraverso coordinate concettuali dei nostri giorni. Dell'antica Roma l'autore analizza le ragioni del rapido sviluppo, il modello economico imperiale e il sistema agrario-mercantile a base schiavistica, le spese opulente degli imperatori, i dati della svalutazione durante la decadenza fino a giungere al momento della "rivelazione" cristiana. Dalla Roma in decadenza, l'analisi converge verso le capacità tecniche e politiche di Venezia, Genova e Pisa, la conquista dei mercati orientali che definiscono l'ecomonia-mondo rinascimentale con al centro la penisola e le sue Città-Stato. Tale primato industriale e mercantile è osservato fino al momento del nuovo lungo tramonto.
Un libro, il primo di Giorgio Bocca, scritto nel 1945, che a distanza di più di cinquant'anni ha il fascino della testimonianza diretta e di una vicenda storica esemplare. La Resistenza ha un significato storico e politico spesso sottoposto a revisioni e rivisitazioni, ma l'importanza di quel significato è da sottolineare non solo per il suo valore politico, ma anche per quello morale. I giovani delle formazioni partigiane protagonisti di questo libro non avevano idea di comunismo, erano cresciuti nell'autarchia fascista, senza aver mai vissuto esperienze politiche. Eppure ebbero il coraggio di schierarsi, di praticare una loro spontanea tensione morale, di formarsi nella lotta, riscattando agli occhi del mondo la dignità del popolo italiano.
Si tratta di una microstoria della musica divisa in dieci categorie che includono, oltre alla musica sinfonica, solistica e operistica, anche forme meno frequentate, ma che riservano grandi capolavori di rilievo assoluto: sono molte le sorprese nascoste nella lideristica, nella musica da camera o nella musica antica. Un percorso fra scuole, affinità e cesure stilistiche, ordinato in duecentotrenta schede critiche, che permette di colmare eventuali lacune, ma anche di guidare all'ascolto non casuale di opere imprescindibili dell'intera storia della musica occidentale.
"Siamo condannati ad avere fede - sostiene l'autore - se vogliamo vivere. Con la nostra parte oscura combattere un'altra parte oscura. L'animale che è in noi, non il nostro intelletto, ci porta avanti, verso le vette più alte della spiritualità. Qui vedo il paradosso della fede". Una ricerca dei segni della propria fede più sotto il segno di Kafka che di Dostoevskij, perché avere fede è un impegno tragico. Lo scrittore ne indaga l'origine tra le paure infantili, le menzogne dell'età adulta e l'illuminazione della grazia. Una ricerca che ben presto si muta in un corpo a corpo con la questione del male e della sofferenza: la fede come necessità della nostra vita senza certezze.
«Un ideale bilancio del corso complessivo del pensiero politico del ’900 non può prescindere dall’analisi del contributo a esso offerto da Giuseppe Dossetti (1913-1996), personalità che ha fortemente influenzato non solo l’azione politica ma anche l’elaborazione ideologica e culturale dei cattolici, e non soltanto di essi, soprattutto negli anni del secondo dopoguerra» (dalla Introduzione).
Il volume intende gettare nuova luce su una delle più vivaci e ricche stagioni del cattolicesimo democratico italiano del Novecento attraverso l’analisi della figura di Dossetti, soprattutto di quello della “politica militante”, nella convinzione che proprio dal “primo” Dossetti sia necessario partire per comprendere anche “l’ultimo”, l’appassionato difensore dei valori della Costituzione repubblicana. Si tratta di un ritorno al passato che si riallaccia al presente e non può non indurre a riflettere nuovamente sul senso e il significato della democrazia in un tempo di crisi.
Sommario. Introduzione. 1. L’eredità di Dossetti: movimento cattolico, Chiesa, modernità. 2. Alle origini dell’impegno politico: gli anni reggiani. 3. De Gasperi e Dossetti: due stili di laicità. 4. Dossetti e la questione sindacale. Appendice: testi e documenti. 1. G. Dossetti: Chiesa, Concilio, Concordato. 2. G. Dossetti: sintesi del discorso di Venezia (1949). 3. Dossetti e Mazzolari: cinque lettere inedite.
Note sull’autore
Giorgio Campanini, già professore di storia delle dottrine politiche all’Università di Parma, ha successivamente svolto una serie di corsi presso la Pontificia università lateranense e la Facoltà teologica di Lugano, approfondendo in particolare le tematiche etiche. Per le EDB ha pubblicato, in anni recenti, Il laico nella Chiesa e nel mondo (1999), Il sacramento antico. Matrimonio e famiglia come «luogo teologico» (1996, 22000) e Le parole dell’etica. Il senso della vita quotidiana (2002). Fra i suoi lavori più recenti, La convivialità familiare, Mondadori, Milano 1999; Il pensiero politico di L. Sturzo, S. Sciascia, Caltagirone-Roma 2001; La fatica del cammello. Il cristiano fra ricchezza e povertà, Paoline, Milano 2002. È socio, dalla fondazione, dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) e collabora a varie riviste, tra cui la Rivista di teologia morale del Centro editoriale dehoniano.
Questo saggio ha lo scopo di capire come Ambrogio interpretava la Bibbia e come la proponeva ai suoi fedeli.
Lino Maupas, frate francescano, nacque a Spalato, in Dalmazia, il 30 agosto 1866. Si tratta di una figura molto nota a Parma, dove i suoi sandali, custoditi nella basilica cittadina, sono oggetto di continuo pellegrinaggio. La sua è stata una vita spesa, fino alla precoce scomparsa, per tutti i diseredati e i bisognosi, primi fra tutti i detenuti a cui Padre Lino dedicò buona parte della sua attività di pastore di anime. Morì a Parma, il 14 maggio 1924 presso il pastificio Barilla, mentre chiedeva l'assunzione di un giovane bisognoso.