La Libreria Editrice Vaticana prosegue la felice iniziativa di raccogliere i messaggi di Papa Francesco su Twitter. In particolare Il volume riunisce i tweet inviati da Papa Francesco sino al 30 Settembre 2016. Il Pontefice attraverso l'uso quotidiano di Twitter, uno dei social network più usati al mondo, raggiunge in prima persona i fedeli e lancia loro messaggi di fede, di speranza, di amore offrendo nuovi spunti per una continua catechesi.
Nel vostro presepe – come nelle tantissime immagini che avrete visto dipinte sui muri delle chiese, all’oratorio, a scuola, al cinema, in tv, in internet – un posto centrale ce l’ha Maria, la mamma di Gesù. Quest’anno, continuando il discorso iniziato con voi gli altri anni, voglio soffermarmi un poco sulla figura di Maria. Perché? Chiederete voi. Perché nella nascita, e in tutta la vita di un bambino, la figura della mamma è importantissima.
«Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19), dice ancora il Vangelo. Aspettando il dono più grande che è Gesù Bambino, facciamogli spazio – come sua Madre – nel nostro cuore, per esempio facendo la Novena di Natale; e nella nostra vita, anche attraverso piccoli gesti di condivisione.
La felicità dà alla vita un respiro inconfondibile, è il bene più prezioso che possiamo custodire. Più che l'aria per respirare, il cibo per non morire, abbiamo bisogno di felicità per vivere: è l'urgenza prima di ogni nostra giornata, di ogni istante della nostra vita. Avere consapevolezza di questa esigenza ultima, esalta e semplifica tutto, ci permette di riconoscere che il nostro peccato non é che desideriamo, ma che non desideriamo più, piuttosto rincorriamo affannati delle voglie inutili, incapaci di darci un briciolo di vera felicità. Questa, inaspettatamente, si nutre di curiosità e desiderio, si esalta ed è esaltata dalla capacità di stupirsi, ti spalanca alla realtà e alla vita con una forza colma di positività, di bene: solo così può raggiungere la sua forma più viva e matura, il godimento. Questa è l'arte suprema della vita. Un'arte possibile e semplice, che non dipende affatto dal portafoglio. Questo libretto, agile e acuto, aiuta a guardare la vita e noi stessi con una profondità trasparente, che nutre un respiro colmo di pace, radice di ogni godimento, secondo la promessa di Colui che ha ridato la gioia agli uomini: "Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena".
Lettera Apostolica a conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia.
Dall'introduzione di Papa Francesco
Francesco
a quanti leggeranno questa Lettera Apostolica misericordia e pace
Misericordia et misera sono le due parole che sant'Agostino utilizza per raccontare l'incontro tra Gesù e l'adultera (cfr Gv 8,1-11). Non poteva trovare espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell'amore di Dio quando viene incontro al peccatore: «Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia».Quanta pietà e giustizia divina in questo racconto! Il suo insegnamento viene a illuminare la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia, mentre indica il cammino che siamo chiamati a percorrere nel futuro.
Un affascinante sguardo sulla vita di Joseph Ratzinger e nel difficile pontificato di Papa Benedetto XVI.
La pubblicazione si distingue dalle consuete guide turistiche: non solo suggerisce la visita di luoghi caratteristici, permette di conoscere la storia della città e dei monumenti e di gustare la bellezza e il significato delle opere artistiche, ma offre anche tante occasioni di autentico arricchimento culturale e spirituale. I pellegrini troveranno contenuti dedicati alla devozione e al culto: testi per la celebrazione delle Messe, Salmi, preghiere, professione di fede e canti...
Papa Benedetto XV visse durante e dopo la I Guerra Mondiale. Egli non solo cercò invano, con tutte le sue forze di fermare l’insensata strage, ma si adoperò anche in tutti i modi per portare sollievo materiale e spirituale alle innumerevoli vittime del terribile conflitto.
Un antico e straordinario documento redatto a Bergamo nel Duecento da un impareggiabile “cronista” dell’epoca, è al centro di una vera e propria “inchiesta” su colei che è ritenuta la prima santa della Chiesa di Bergamo. “Santa Grata e il suo Monastero in Bergamo Alta” è il titolo n. 500 della popolarissima “collana blu”, autentico fenomeno editoriale di Velar e Elledici, incentrato su pubblicazioni che presentano biografie di santi, beati di tutte le epoche.
Scritto da Roberto Alborghetti che aveva firmato anche la biografia “Sant’Alessandro Martire e patrono della terra di Bergamo”, già ristampata – il testo ricostruisce, come in una sorta di indagine giornalistica, la vicenda di Santa Grata, considerata la “compatrona” della Diocesi di Bergamo. Grata è colei che, giunta sul luogo della decapitazione del vessillifero della Legione Tebana, ne raccoglie le spoglie e le porta alla sepoltura. Con questo semplice e devoto gesto, la nobildonna Grata entra a pieno titolo nella storia della cristianità bergamasca. La sua vicenda e la sua testimonianza sono giunte fino a noi trasmesse da antichi luoghi di culto (la chiesa di Santa Maria Vecchia, il monastero benedettino di Santa Grata in Columnellis, la chiesa parrocchiale di Santa Grata Inter Vites), da immagini (si pensi agli affreschi duecenteschi custoditi nello stesso cenobio benedettino), da documenti storici (le diverse versioni delle Passiones) e da due opere fondamentali della storiografia: il Liber Pergaminus di Mosè del Brolo e il Legendario del Beato Pinamonte da Brembate.
I santi sono persone che sfuggono alla mentalità della loro epoca, perché sono contemporanee dell’avvenire. In altre parole sono sempre attuali. Ecco una delle ragioni per cui viene pubblicata ancora una nuova biografia di San Daniele Comboni, canonizzato il 5 ottobre 2003. Scritta dal versatile Graziano Pesenti, non è voluminosa ed è di facile lettura. Va all’essenziale senza ridurre o tradire la portata dell’esperienza e del messaggio di San Daniele Comboni. A più di 150 anni dal “Piano per la Rigenerazione dell’Africa con l’Africa” la proposta di San Daniele Comboni non ha perso in attualità. È ancora l’ora dell’Africa, l’ora della missione. L’augurio è che questa biografia trovi molti lettori che diventino autentici animatori missionari ovunque siano e qualunque cosa facciano. E se possibile seguano San Daniele Comboni come missionari. Che questa “vita di Comboni” renda più missionaria la nostra.
Tutta la breve vita di Santa Gertrude si svolse nel monastero di Helfta, nell’antica Sassonia, in quella parte che oggi corrisponde alla zona nord-est della Germania centrale. Il messaggio di Santa Gertrude continua ad essere vissuto e trasmesso: gli Ordini benedettino e cistercense si adoperano perché la santa sia fatta conoscere come nel passato e possa di nuovo influenzare e promuovere una vita autenticamente cristiana. Questa monaca è una luce che ci guida nel nostro cammino: ci conduce all’interno di noi stessi, ci fa scoprire il nostro cuore e il cuore di Cristo che abitano l’uno nell’altro nel ritmo della liturgia, della preghiera e della lectio divina, nella coscienza della nostra debolezza e nell’incrollabile fiducia nella misericordia e nella “supplenza” del Verbo incarnato, che intercede e supplisce per noi. Ci insegna la lode di Dio, uno e trino, l’amore fraterno, l’amore per la Chiesa e per l’umanità, lo zelo per la diffusione del Vangelo della misericordia.
Il progetto divino della vita di Santa Elisabetta della Trinità nel tempo si è realizzato, anche con la collaborazione di mamma, di laici musicisti, di tanti sacerdoti, delle monache; a tutti, è stata riconoscente, a tutti ha sempre detto “grazie”, per tutti ha pregato. Anche per tutti Santa Elisabetta della Trinità ha una storia singolare le cui tappe sono uniche: la morte del babbo, la prima confessione, la prima Comunione, il voto di verginità, l’obbedienza alla mamma che le proibisce il Carmelo, la vestizione del saio carmelitano, l’offerta di vittima di espiazione, la grave malattia e la morte. Per chi ha fede la carmelitana di Digione è un capolavoro della grazia di Dio; ha accettato le sollecitazioni all’esercizio delle virtù che venivano dalla famiglia e dalla Chiesa; si è esercitata nelle virtù dell’umiltà, dell’obbedienza, del lavoro, della purezza, della carità; ha resistito alle tentazioni della superbia e della vanagloria; ha superato la prova del suicidio nel crogiolo del dolore credendo all’amore di Gesù; ha affidato a lui se stessa nell’ultimo palpito d’amore cosciente.