Età di lettura: da 8 anni.
L'esortazione post sinodale Amoris laetitia porta molte novità alla pastorale della famiglia. Il presente volume di Michele Aramini, fa emergere le ricchezze e le potenzialità del lungo testo che ha bisogno di essere letto in profondità. Nell'introduzione si fa un inquadramento dell'esortazione e si presenta il metodo di lavoro per le schede che compongono il testo. Seguono poi le schede di approfondimento per ogni capitolo del testo, in numero variabile a seconda della lunghezza dei capitoli dell'esortazione. Ogni scheda è composta di: 1. una breve introduzione all'argomento del capitolo 2. la citazione di alcuni passi rilevanti 3. Il commento teologico pastorale 4. Alcune domande per approfondire il testo e avviare una eventuale discussione nei gruppi familiari. Il testo può essere usato come strumento di lavoro per i gruppi familiari o i gruppi di catechesi parrocchiale ed anche letto singolarmente come efficace e sintetico strumento di approfondimento.
“Pregate figlioli e testimoniate perché in ogni cuore prevalga non la Pace umana, ma la pace divina che nessuno può distruggere … “ (Dal messaggio del 25/12/2011)
Una panoramica dei conventi francescani nella diocesi di Milano. Storia, Religione, Arte.
Le cose si mettono di male in peggio per Greg. Papà vuole che si impegni nella banda musicale della scuola, mentre Mamma è disposta a tutto perché rinunci ai videogiochi ed esplori il suo "lato creativo". E Greg? Lui vorrebbe solo godersi Halloween in santa pace: una bella festa, un costume divertente, una mega-scorta di caramelle gommose... Ma, si sa, Halloween è una festa da paura e gli orrori sono sempre dietro l'angolo. Per esempio? Beh... se Mamma si imbucasse alla festa? E se il video che ha deciso di filmare con Rowley si rivelasse un disastro colossale? E se... Povero Greg! Quanti sono i guai in arrivo, stavolta? Età di lettura: da 11 anni.
Millones de personas se dirigen cada día a su trabajo. Algunos van a disgusto, como obligados a una tarea que no les interesa ni les agrada. A otros les importa únicamente el sueldo que recibirán y sólo eso les proporciona aliento para trabajar. Otros encarnan lo que Hannah Arendt llama el “animal laborans”: el trabajador sin más fin ni horizonte que el mismo trabajo al que la vida le ha destinado y que realiza por inclinación natural o por costumbre.
Por encima de todos ellos en humanidad se encuentra la figura del “homo faber”, el que trabaja con perspectivas más amplias, con el afán de sacar adelante una empresa o un proyecto, unas veces buscando la afirmación personal pero otras muchas con la noble aspiración de servir a los demás y de contribuir al progreso de la sociedad.
Entre estos últimos deberían encontrarse los cristianos, y no sólo en primer lugar sino en otro nivel. Porque si de veras son cristianos, no se sentirán esclavos ni asalariados, sino hijos de Dios para quienes el trabajo es una vocación y una misión divina que se ha de cumplir por amor y con amor.
En su célebre discurso del 2008 al Collège des Bernardins, en París, Benedicto XVI mostró que el cristianismo posee la clave para comprender el sentido del trabajo, al afirmar que el hombre está llamado a prolongar la obra creadora de Dios con su trabajo, y que debe perfeccionar la creación trabajando con libertad, guiado por la sabiduría y el amor. El mismo Hijo de Dios hecho hombre ha trabajado muchos años en Nazaret, y «así santificó el trabajo y le otorgó un peculiar valor para nuestra maduración» (Papa Francisco, Laudato si’, 98).
Todo esto muestra que el trabajo es “vocación” del hombre, “lugar” para su crecimiento como hijo de Dios, más aún, “materia” de su santificación y de cumplimiento de la misión apostólica. Por eso el cristiano no ha de temer el esfuerzo ni la fatiga, sino que ha de abrazarla con alegría: una alegría que tiene sus raíces en forma de Cruz.
La última frase es de san Josemaría Escrivá de Balaguer, el santo que ha enseñado a “santificar el trabajo”, convirtiéndolo nada menos que en “trabajo de Dios”. En su mensaje se inspiran las páginas de este libro. Mejor dicho, se inspiran en el Evangelio, pues san Josemaría no ha hecho otra cosa que enseñar las palabras y la vida de Jesús, sobre todo los años transcurridos en Nazaret junto a José, de quien aprendió a trabajar como artesano, y junto a María, que le sirvió con su trabajo en el hogar.
Jesús, María y José aparecen en la portada de este libro, que reproduce una de las escenas del retablo en alabastro que se encuentra en el Santuario de Torreciudad (Aragón, España), obra maestra del escultor Joan Mayné. El lector puede contemplar en esa imagen todo lo que se dispone a leer en este libro. Incluso, si quiere, puede "entrar ahí" como uno más de la familia de Nazaret, porque también es hijo de Dios, y esa casa y empresa es la escuela para aprender cómo se ha de convertir el trabajo en oración: en una “misa” que da gloria a Dios y redime y mejora el mundo.
La grande varietà delle liturgie orientali costituisce una ricchezza inestimabile per la celebrazione della fede della Chiesa. Chiunque desideri approfondire cosa realmente significhi la liturgia non può esimersi dal conoscere a fondo tale varietà. Per venire incontro a tali esigenze, il presente volume offre un’esposizione completa e ordinata delle liturgie orientali. Nella prima parte l’autore presenta i tratti fondamentali per la comprensione dell’origine delle diverse chiese orientali, dedicando anche un certo approfondimento alle famiglie di anafore in uso in ciascun rito. Nella seconda parte l’attenzione si sposta sulla descrizione delle singole liturgie (siro-orientale, siro-occidentale, copta, etiopica, bizantina e armena), prendendone in considerazione la struttura dell’anno liturgico, i libri in uso e aspetti delle differenti celebrazioni. Conclude il volume una ricca e dettagliata bibliografia, suddivisa secondo le liturgie studiate nel volume.
Manuel Nin, O.S.B. (El Vendrell, Tarragona - Spagna, 1956), è monaco benedettino di Monserrat, archimandrita e rettore del Pontificio Collegio Greco a Roma. Dal febbraio del 2016 è Esarca Apostolico per i Cattolici di rito bizantino in Grecia.
Laureatosi in Teologia con specializzazione in Patrologia a Roma, si è dedicato all’insegnamento ed è tutt’ora impegnato in una intensa attività didattica, presso numerose istituzioni, tra cui il Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo e la Pontificia Università della Santa Croce. È Consultore dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, e membro della Commissione Liturgica della Congregazione per le Chiese Orientali.
Presentiamo di San Basilio quindici omelie, sufficienti a conoscere la sua fede nel Signore e nella sua parola. Sono il frutto di una seria formazione retorica e di una "carità pastorale" che sa mettersi in sintonia con chi ascolta: sia con la gente comune che frequenta la chiesa, sia con i suoi presbiteri, sia con chi conduce vita ascetica nei monasteri da lui fondati e seguiti con continua, instancabile sollecitudine.
La diffusione nell'esperienza giuridica italiana di numerose ipotesi di separazione patrimoniale ha imposto negli ultimi anni una profonda revisione di molte tradizionali concezioni e categorie acquisite. Di conseguenza, sono state messe in discussione in dottrina (e spesso profondamente riesaminate in giurisprudenza) consolidate interpretazioni della titolarità di beni, dell'opponibilità dei vincoli su di essi impressi dall'autonomia privata, delle relazioni tra gestori e beneficiari della loro amministrazione e della conseguente estensione della responsabilità dei diversi soggetti coinvolti. Tale esteso e significativo ripensamento ha riguardato assunti finora ritenuti fondamentali nel diritto civile italiano: dall'assolutezza del diritto di proprietà all'impossibilità per i privati di destinare i patrimoni a finalità meramente individuali, fino alla considerazione stessa della singolarità delle situazioni giuridiche soggettive in relazione ai beni, la quale si riteneva finora connaturata a un ordinamento che intendeva evitare la pluralità di interessi opponibili non incasellati nel numero chiuso dei diritti reali. Le nuove prospettive ermeneutiche non hanno però riguardato la fondazione fiduciaria, sebbene il giudizio (quasi) unanimemente negativo degli studiosi sulla figura fosse strettamente, anzi inscindibilmente connesso proprio ai presupposti teorici recentemente rimessi in discussione. Al contrario, i pochi cenni ad essa dedicati dalla dottrina italiana si incentrano esclusivamente sul primo dei due termini della nozione, dimenticando che la qualificazione fornita dall'aggettivo risulta tutt'altro che esornativa e fornisce, piuttosto, la specificazione strutturale dell'istituto: che è sì fondazione, in quanto patrimonio destinato a uno scopo, ma rimarrebbe puro significante ove non ricevesse colore e sostanza giuridica dall'avvenuto affidamento dei beni a un soggetto, la cui titolarità sul fondo così costituito viene definita, limitata e funzionalmente orientata dal necessario perseguimento del fine. Per affermare l'ammissibilità delle fondazioni fiduciarie, allora, si potrebbe essere tentati dall'individuare la soluzione nella mutata natura del diritto di proprietà, o magari nel superamento del principio del numero chiuso dei diritti reali; tuttavia, sebbene assai discutibili e in effetti discussi da decenni, tali passaggi non appaiono decisivi per affermare la possibilità di una destinazione allo scopo, che rimane questione piuttosto connessa alla separazione dei patrimoni e alle conseguenze che tale fenomeno produce sulla titolarità giuridica dei beni.
Questo libro, mettendo in luce la ricchezza di pensiero e di arte che la civiltà magno-greca seppe copiosamente produrre in Italia meridionale, conferma la necessità, da più voci ripetuta in questi tempi, di custodire fedelmente e promuovere con intelligenza gli Studia Humanitatis per compensare ed integrare il rapidissimo sviluppo tecnologico con un indispensabile e costante richiamo alle radici umanistico-cristiane della nostra civiltà europea. “La tradizione – diceva Gustav Mahler – è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. E da questo libro si sprigionano fiamme ardenti e bagliori luminosi: sono alimentati dal patrimonio storico-culturale di un mondo, quello magno-greco, cronologicamente lontano ma spiritualmente vicino. E come tale ce lo fa sentire l’autore.
Come dobbiamo comportarci di fronte allo straniero che chiede soccorso alle nostre frontiere? Riscoprire le radici culturali dell'ospitalità è l'obiettivo di questo agile testo. La tradizione greca clas-ica (Omero e le tragedie) e la Bibbia si sono interrogate a lungo su questo tema. Per l'uomo forse è inevitabile trovarsi tra due fuochi: reclamato dalle leggi umane e concrete da un lato e contemporaneamente dalla Legge divi-na e inappellabile dall'altro. In questo conflitto abbiamo un solo criterio di orientamento: la nostra responsabilità civile ed etica. Scegliere di essere ospitale per l'uomo di oggi significa saper interpretare i fatti del mondo, ma soprattutto saper conoscere se stesso e i meccanismi della propria costruzione identitaria, per recuperare un'esperienza etica ca-pace di aprire le frontiere e schiudere nuovi orizzonti. È benedetto lo straniero perché ci impone di alzare lo sguardo da modelli economici disumani, per impegnarci a immaginare nuovi modi e forme dello stare assieme.
Il libro nasce da incontri di catechesi e momenti di accompagnamento che si sono svolti nell’arco di vari anni nella diocesi di Bergamo e rivolte anche a coppie separate/divorziate/risposate.
L’intento del percorso è rileggere la vita propria e di chiesa alla luce della Parola, davanti a Gesù Eucaristia al quale molti non possono sempre accostarsi sacramentalmente.
Proprio nell’Adorazione essi scoprono la bellezza dell’Eucarestia così che il digiuno eucaristico divenga motivo di conversione.
Tutto il percorso è accostato agli episodi della vita del Re Davide piccolo – grande re di Israele di cui la Bibbia racconta le grandi virtù ma anche le gravi cadute da cui sempre si è risollevato con sincero pentimento e vera fede nel Signore.