Nel Breviario, come ben scrive Vittorio Mathieu, "Martinetti segue l'uomo nel suo elevarsi dal cieco impulso al dominio razionale di sé in cui consiste la vera libertà... La sfiducia nel valore della vita non può essere superata che con la contemplazione dell'Eterno e la convinzione che l'uomo è destinato a trovare il suo riposo in qualcosa che è al di sopra dell'umanità stessa". Ma attenzione: la "religiosità" in cui Martinetti ripone il valore della vita non ha a che fare con nessuna delle religioni confessionali verso le quali, e in particolare verso il cattolicesimo, nutriva fortissima avversione. È piuttosto una forma di mistico panteismo che aspira a liberarsi dalle particolarità contingenti per rientrare nell'unità del tutto.
Come si possono conciliare, da una parte, l'insegnamento delle tre religioni monoteistiche secondo cui il mondo ha avuto origine da un libero atto creativo di Dio e la serie degli istanti che compongono il tempo cosmico possiede un inizio assoluto e, dall'altra parte, il messaggio di Aristotele che vede il mondo come eterno e il tempo cosmico come infinito? Questa domanda si è posta nel momento in cui il corpus arisotelicum è penetrato nelle tre comunità religiose e ne è stata riconosciuta la radicalità teoretica. Questo libro esamina le diverse risposte fornite, in campo ebraico e cristiano, alla domanda relativa al grado di conciliabilità del messaggio cosmologico aristotelico con le istanze dei testi religiosi.
Nonostante la massiccia gravitazione della filosofia (e della psicologia) contemporanea attorno al linguaggio, sono ancora molte le questioni che restano in sospeso. Il libro affronta così il tema del linguaggio e degli atti linguistici attraverso il pensiero di tre filosofi: Heidegger, Mead, Merleau-Ponty. Il tentativo è quello di sperimentare e proporre una "genealogia" del linguaggio.
"Gli scritti di Donald Davidson - come quelli di Ludwig Wittgenstein - hanno influenzato tutta la cultura odierna. La sua critica della nostra eredità culturale ha cambiato la nostra percezione di cosa sia veramente degno di riflessione. Tra un paio di secoli gli storici della filosofia scriveranno pagine sulle trasformazioni che l'opera di Donald Davidson ha indotto nel modo in cui l'essere umano si autopercepisce." (Richard Rorty)
Ciò che ci distingue in quanto esseri umani è la capacità di decidere e inventare azioni in grado di trasformare la realtà e noi stessi. Tale predisposizione, che si chiama 'libertà', è insieme condanna e fondamento di ciò che consideriamo la nostra dignità raziocinante. Per capire che cosa s'intende con 'libertà', dobbiamo pensare allora a ciò che significa e comporta la capacità di scegliere. In questo libro Savater delinea un'antropologi della libertà umana ed entra nel merito dei tipi di scelta da fare per affrontare meglio il nostro destino di uomini: la verità e il piacere, la politica e l'educazione civica, la tanto sottovalutata virtù dell'umanità in quanto tale e l'umile accettazione della nostra contingenza.
Il volume raccoglie gli atti del Convegno tenutosi a Udine in occasione del centenario della nascita di María Zambrano: specialisti di filosofia e letteratura, italiani e stranieri, hanno analizzato da punti di vista diversi e complementari la ricchezza e complessità della sua opera che, pur fortemente radicata nella cultura spagnola, si apre alle istanze più universali. Pensare, per María Zambrano, significa innanzi tutto "decifrare ciò che si sente'. La sua scrittura ellittica, spesso bruscamente interrotta, obbliga a cercare il significato come si fa con la poesia: sovrapponendo e confrontando le varie immagini. Il risultato è un linguaggio completamente rinnovato in cui ogni parola si libera dall'uso scontato per mostrare il mondo e l'esperienza sotto una luce che, come l'aurora simbolo ricorrente nella sua opera , preannuncia un nuovo tipo di sapere. Un sapere che mette in discussione tutte le certezze a cominciare dal predominio della ragione astratta e strumentale , favorisce l'autonomia, libera dai condizionamenti e permette a ciascuno di comprendere meglio la propria condizione
Il volume raccoglie alcuni tra i principali lavori pubblicati da Passerin d'Entrèves tra il 1966 e il 1974. Sono saggi in cui si proietta il tema di fondo dell'intera opera dell'autore: la questione dell'obbligazione politica e della disobbedienza civile in rapporto alle trasformazioni dell'idea di democrazia. Nelle pagine introduttive, Silvio Cotellessa evidenzia le principali tappe del percorso intellettuale di Passerin d'Entrèves e le implicazioni interpretative che si possono trarre oggi dal suo insegnamento.
Il volume propone un'indagine accurata nel mondo semplice e complesso della polis greca alla ricerca della comprensione del nostro stesso problema esistenziale. Gianfranco Lami è docente di Filosofia politica all'Università La Sapienza di Roma.
Il libro affronta temi e figure della riflessione estetica quale si è sviluppata nella scuola milanese di Antonio Banfi, messa anche a confronto con l'estetica crociana. Filo conduttore del volume è il problema della "crisi" dell'arte, visto dapprima nella sua impostazione banfiana, verificato poi nel dibattito accesosi nell'immediato dopoguerra intorno al "caso Kafka", e considerato infine in taluni esiti presenti in allievi di Banfi quali Antonia Pozzi, Enzo Paci, Dino Formaggio. Non vengono trascurati inoltre alcuni recuperi di tematiche estetiche resi possibili da un'impostazione della filosofia dell'arte come quella fenomenologica-banfiano.
Filosofia di Hegel come modello con cui confrontarsi per approfondire le implicazioni all'esperienza del perdono. Grazie a una documentata indagine, l'autrice supera la tradizionale immagine della filosofia di Hegel, spesso considerata come l'espressione piu alta ma anche arida del razionalismo occidentale. Il libro segue invece il filo di un pensiero polivoco, percorso dalla tensione tra amore e ragione. Questi due riferimenti sono accomunitai dalla convergenza verso la riconciliazione delle contraddizioni insite nella societa e nella realta. Si scopre cosi, nel cuore della ragione, una logica dell'amore, sviluppata nelle prime opere di Hegel e poi discretamente operante anche in quelle della maturita. L'idea di fondo e quella per cui l'approdo a una realta davvero razionale comporta infine la piena riconciliazione tra gli esseri umani, che non puo avere luogo senza il maturare del perdono reciproco. E' infatti solo grazie all'intelligenza del perdono che l'umanita puo scoprire la sua unita fondamentale.