I santuari hanno cominciato a diffondersi a partire dal IV secolo grazie al successo in Occidente del culto dei santi. Grande, infatti, era l'afflusso di pellegrini desiderosi di ottenere guarigioni, di venerare reliquie e immagini sacre legate soprattutto alle apparizioni della Madonna e dell'arcangelo Michele. Questo rappresentava un paradosso per la religione cristiana, dal momento che il suo fondatore aveva rifiutato l'idea che esistessero dei luoghi privilegiati per rivolgersi a Dio. Ma le iniziative dei vescovi e la pressione dei fedeli smussarono presto questo riserbo. André Vauchez ricostruisce la storia della formazione di questi santuari e la loro crescita all'interno del mondo cristiano occidentale fra il IV e il XVI secolo. I più rinomati furono quelli di Gerusalemme - a cominciare dal Santo Sepolcro -, San Michele Arcangelo sul Gargano e in Normandia, San Martino di Tours e Rocamadour in Francia, Santiago di Compostela in Spagna e, negli ultimi secoli del Medioevo, San Francesco ad Assisi e della Madonna di Loreto in Italia. Insieme ad altri più modesti e meno noti, questi santuari formarono una rete densa di luoghi sacri che popolò l'Europa con forme nuove di sacralità. Un'ampia iconografia completa una ricerca così vasta e originale.
I quattro amori che l'autore distingue nell'animo umano sono l'affetto, l'amicizia, l'eros, la carità. Ognuno di essi, preso singolarmente, è stato trattato piuttosto spesso: da san Bernardo a san Paolo, da Ovidio a Stendhal. Più difficile, invece, è trovare chi li abbia considerati insieme. Lewis l'ha fatto. Egli vede ciascuno dei "quattro amori" emergere nell'altro, ci mostra come uno possa anche trasformarsi nell'altro, ma non perde mai di vista la reale e necessaria differenziazione tra loro. L'autore delle "Cronache di Narnia" sa essere lucido e vigoroso nell'incidere queste fondamentali linee dell'animo umano e il risultato è un ritratto parlante dell'unico e profondo desiderio di felicità, in cui ciascuno sarà indotto a ritrovare familiari somiglianze.
Le figure bibliche, gli episodi evangelici, il senso delle feste, la riscoperta della Santa Messa: le omelie di don Gino Tedoldi affrontano queste e altre tematiche, in maniera chiara e concreta, nella convinzione che la fede ci fornisca davvero gli strumenti per affrontare e combattere le paure della vita e le tenebre del mondo. Se la società presenta soluzioni ingannevoli e invita a conformarci alle mode della nostra epoca, è invece necessario ribadire l'importanza della predicazione e dell'annuncio, affinché la parola possa illuminare la vita delle persone e cementare la vita di una comunità. Perché solo la Chiesa è il luogo in cui si realizza la comunione e ci si può scoprire veramente fratelli, aprendosi al messaggio di Cristo.
L'oggetto dell'area finanziaria del management viene comunemente identificato, in letteratura, nella gestione del fattore capitale in riferimento sia alla fase dell'acquisizione, sia alla fase dell'utilizzo, superando una primordiale accezione limitativa e subordinata dell'area di competenza, confinata ai soli problemi di finanziamento dell'impresa. Viene attribuita infatti all'area di competenza della funzione finanziaria, intesa come sub-sistema del management, ogni decisione che abbia per oggetto la gestione di flussi di risorse di capitale. E ciò in riferimento ai processi che ne alimentano l'origine (fonti) e alle decisioni che ne orientano l'utilizzo (impieghi), considerati, i due momenti, in un processo di valutazione integrata.
«Mi ero imbattuto in don Milani per una bocciatura. Da figlio di mezzadri mi ero ritrovato a frequentare il liceo classico e l'impatto fu duro. Finché sei povero tra i poveri non provi infatti il senso odioso della discriminazione di classe, ma quando i tuoi compagni di banco sono figli di avvocati, notai, medici, allora provi sulla tua pelle il classismo, l'emarginazione. Fui così respinto. Qualcuno mi suggerì di leggere Lettera a una professoressa. Questa esprimeva tutto quello che io sentivo dentro ma non sapevo tirare fuori. La grande lezione di don Milani: se un povero possiede la parola è come se possedesse la fionda usata da Davide contro Golia. Da allora mi sono appassionato a don Milani. Ho scritto articoli e libri per un'esigenza interiore forte e ribelle di condividere con altri la mia scoperta. La mia passione. Come una buona notizia, vangelo, annuncio che un nuovo mondo è possibile». Da massimo esperto del priore di Barbiana, Mario Lancisi ce ne dà il ritratto definitivo a cent'anni dalla nascita (1923-2023), attingendo a nuove lettere, scritti e testimonianze, e soprattutto tenendo conto della piena "riabilitazione" di papa Francesco. Emerge così il ritratto di un prete e un maestro straordinari, forse di un grande santo. Sicuramente di un profeta religioso e civile. E disobbediente. Uno che per rovesciare il mondo antico, gli egoismi individuali e sociali, le logiche del potere disobbedì in forza di un'obbedienza salda al Vangelo.
"I maestri cristiani del deserto fiorirono, esplosero in un attimo che durò tre secoli, dal III al VI dopo Cristo. Da poco Costantino aveva restituito ai cristiani il diritto di esistere, spezzando il dogma di Commodo, e sottratto con dolcezza la giovane religione al terreno meravigliosamente umido del martirio, alla stagionatura incomparabile delle catacombe. Questo significava, evidentemente, consegnarla a quel mortale pericolo che rimase tale per diciotto secoli: l'accordo col mondo. Mentre i cristiani di Alessandria, di Costantinopoli, di Roma, rientravano nella normalità dei giorni e dei diritti, alcuni asceti, atterriti da quel possibile accordo, ne uscivano correndo, affondavano nei deserti di Scete e di Nitria, di Palestina e di Siria. Affondavano nel radicale silenzio che solo alcuni loro detti avrebbero solcato, bolidi infuocati in un cielo insondabile. In realtà, la maggior parte di quei detti fu pronunciata per non rivelar nulla, così come la vita di quegli uomini volle essere tutta quanta la vita di «un uomo che non esiste». I detti e i fatti dei Padri furono raccolti in ogni tempo con estrema pietà perché, appunto, erano quasi sempre noci durissime, inscalfibili, da portare su di sé tutta la vita, da schiacciare tra i denti, come nelle fiabe, nell'attimo dell'estremo pericolo, e inoltre i Padri rifiutavano, per lo più, recisamente di scrivere. Furono raccolti in pergamene: greche, copte, armene, siriache. In quelle pergamene non furono perpetuati soltanto gli oracoli e i portenti dei Padri e dei loro discepoli, ma anche quelli di certi incogniti secolari che praticavano segretamente i loro precetti e, nascosti in quelle metropoli che i Padri abominavano, furono qualche volta maestri ai loro maestri." (dallo scritto di Cristina Campo)
Il primo dei pilastri da piantare, per sostenere la nostra vita spirituale, è la Parola di Dio. Perché la fede viene dall'ascolto, e quindi prima di tutto si parte da hi. A chi dedico tempo, se non lo conosco, se non lo incontro? Nel turbinio delle nostre giornate c'è qualcosa che è fermo e saldo più di una roccia: Dio, e la Sua Parola.
Omelia di don Fabio Rosini; Catechesi di Padre Maurizio Botta, don Antonio Iapicca, don Vincent Nagle, don Pierangelo Pedretti, padre Antonio Maria Sicari, suor Fulvia Sieni.
Il percorso della proposta Ti racconto di Gesù (2004) prosegue con una nuova raccolta, al fine di continuare a sostenere il cammino lungo la strada dell’interiorità. «Le dieci storie che vengono offerte non sono da “leggere”, sono esse stesse a “leggerci”, raccontano la nostra storia e, con il linguaggio della meraviglia, narrano l’indicibilità di una risposta di fede» (dalla Prefazione).
Il racconto biblico nasce infatti sotto il segno dell’attualizzazione: esiste un passato fecondato dalla presenza di Dio che va continuamente ri-detto per essere vissuto nell’oggi. Fedele a questa dinamica comunicativa, il testo propone dieci brani che ‘raccontano di Gesù’ e che devono essere narrati. Il racconto può svilupparsi tutto di seguito, collocando il tempo dell’interiorizzazione dopo l’ascolto, oppure in diversi momenti intervallati da approfondimenti, e la narrazione realizzarsi anche a più voci con un minimo di drammatizzazione. Seguirà il momento dedicato al lavoro di gruppo, orientato a riflettere sulla storia per coglierne tutta la ricchezza e attualità, a condividere gli approfondimenti maturati e infine a recuperare la centralità della Parola sulla quale si è riflettuto. L’itinerario è rivolto a giovani e adulti, e presenta percorsi operativi specifici per l’uno e l’altro gruppo di lavoro.
Sommario
Buon incontro con Gesù. Introduzione: narrare per evangelizzare. 1. L’acqua la brocca e la sete. Il pozzo mi fece nuova. 2. Il cieco vede. Il Signore apre gli occhi. 3. Lazzaro. La vita ridonata. 4. Levi è chiamato. Lo sguardo di Gesù. 5. Apriti. Una persona rimessa in relazione. 6. Colui che è portato. La cura degli amici.
7. Maria di Nain. Un pianto ascoltato. 8. Un tocco. Per un incontro che rigenera. 9. Zaccheo il curioso. La salvezza è entrata in casa. 10. La donna adultera. La pietra e il silenzio.
Note sugli autori
Giancarla Barbon, religiosa delle Suore Maestre di santa Dorotea, ha conseguito il dottorato in catechetica e pastorale giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana, è membro della consulta dell’Ufficio catechistico nazionale, collabora con l’Ufficio catechistico di Brescia. Direttore della rivista Evangelizzare, ha pubblicato, oltre a diversi sussidi curati con la diocesi di Lucca, Nuovi processi formativi nella catechesi, EDB, Bologna 2003.
Rinaldo Paganelli, sacerdote dehoniano, ha conseguito il dottorato in catechetica e pastorale giovanile presso l’Università Pontificia Salesiana. Insegna teologia pastorale e catechetica presso lo Studio teologico francescano S. Antonio di Bologna. Ha pubblicato, oltre a numerosi sussidi per la pastorale e la catechesi, i volumi: Formare alla fede adulta, EDB, Bologna 1996; Formare i formatori dei catechisti, EDB, Bologna 2002; in collaborazione con V. Giorgio, Il catechista incontra la Bibbia, EDB, Bologna 31996.
In collaborazione i due autori hanno pubblicato: «Io ho scelto voi», EDB, Bologna 1994; Cammino per la formazione dei catechisti, EDB, Bologna 52000; Annunciare a partire dal cuore, EDB, Bologna 22002; Ti racconto di Gesù, EDB, Bologna 2004; con M. Lucchesi, Verso l’unità, EDB, Bologna 1992; con S. Antonetti, Perdono in dono, EDB, Bologna 2003 e Pane e vino, EDB, Bologna 2004.
Riletto a più di un secolo di distanza dalla loro pubblicazione nel 1902, Le varie forme dell'esperienza religiosa di William James conserva il fascino dell'autore, della sua intelligenza, della sua capacità di sintonizzarsi con le esperienze più drammatiche per descriverle con lucidità ma con altrettanto simpatia: come per Terenzio, infatti, nulla di ciò che era umano gli era estraneo. Nel contempo, come per il corpo dei santi, dal testo promana una fragranza d'immortalità; anzi, al pari di certi santi, che non dovettero attendere la loro morte per assurgere alla nuova condizione di vita, anche il capolavoro del filosofo americano non dovette attendere la morte dell'autore per ottenere vasti consensi e riconoscimenti, non solo accademici ma anche di pubblico, come testimonia l'ininterrotta fortuna del testo inglese, ripetutamente riedito. Le ragioni di tale fortuna, che hanno invitato a una sua nuova traduzione, sono presto dette. Come ogni classico, il libro di James non ha perso nessuno dei motivi profondi della sua "contemporaneità": e questo, non solo e non tanto perché i problemi che egli aveva di fronte sono anche i nostri problemi, ma anche e soprattutto per l'intatta validità del suo modo di accostarsi e di interpretare la ricchezza della vita religiosa. (Giovanni Filoramo)
Tema portante dell'agendina tascabile Paoline per il 2023: bellezza. Persone, cose, ambienti, pianeta, fauna, flora... tutto porta con sé una bellezza che necessita di occhi che la sappiano vedere. Nelle pagine, giorno per giorno si riporta il santo - o i santi e i beati - di cui la Chiesa celebra la memoria liturgica. Messaggi e frasi tratti da autori classici e contemporanei.
Colto e citazionistico, ma immediato alla lettura, autobiografico e "vero" nei contenuti. Romantico e sentimentale nella tonalità di fondo, ma attraversato da un'ironia che si incastona negli snodi strutturali del libro, oltre che nelle sue pieghe più visibili. Testimonianza di un'ossessione privata, ma anche lucida analisi dei mostri che possono dominare la mente dell'uomo.
Il più autorevole e infaticabile tra i fautori cattolici del Ravvicinamento tra la Chiesa e il popolo ebraico, del superamento definitivo di incomprensioni, diffidenze, ostilità, fondate su credute ragioni religiose che hanno contribuito nel corso dei secoli al nascere dell'infausto fenomeno dell'antisemitismo, offre in questo libro la trama teologica della sua lunga opera e insieme il commento alla Dichiarazione conciliare sulla relazione della Chiesa con le religioni non cristiane; principalmente alla parte che si riferisce agli Ebrei (28 ottobre 1965). È un passo decisivo e irreversibile che la Chiesa ha compiuto, nell'approfondita fedeltà alla verità biblica, riconoscendo e proclamando che non si può parlare di una colpa collettiva del popolo ebraico, nella passione e morte di Cristo: non per tutti gli Ebrei palestinesi o della diaspora allora viventi, e tanto meno per quelli dei secoli successivi fino ai nostri giorni. È la vittoria della fede, nella sua formulazione esatta, purificata, sopra certe rappresentazioni e convinzioni volgari secondo cui il popolo ebraico è oggetto di una riprovazione o ripudio assoluto di Dio, e perciò soggiace a un destino di dannazione, e di persecuzione anche terrena, a giusto motivo. È l'assenso cordiale alla parola paolina secondo cui le "promesse di Dio sono irrevocabili" e perciò il Signore ha sempre cari gli Ebrei e si riserva, entro la fine dei tempi, di integrarli al suo popolo nuovo, che attende la gloria nella sua Parusia.