Essere gentili ha un impatto diretto sui nostri geni? L'ottimismo ci fa vivere più sani e più a lungo? La felicità aiuta i processi antinfiammatori? A queste domande rispondono Immaculata De Vivo e Daniel Lumera mettendo a confronto scienza e coscienza in un approccio rivoluzionario alla salute, alla longevità e alla qualità della vita. La professoressa De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School, tra i massimi esperti mondiali di genetica del cancro, e Lumera, autore di riferimento internazionale nelle scienze del benessere, attraverso i loro studi sono riusciti a mettere in relazione il mondo interiore e la genetica del nostro corpo. Da questo incontro eccezionale nasce "Biologia della gentilezza". Conoscenze, anni di ricerca scientifica e spirituale si uniscono per offrire a ogni lettore una nuova via al benessere, per vivere a lungo e felici. Attraverso una chiara e suggestiva spiegazione delle basi scientifiche, De Vivo e Lumera forniscono una serie di esercizi pratici individuando 5 valori fondamentali, tra cui la gentilezza, e 6 strumenti imprescindibili per avere un impatto positivo, grazie a specifici comportamenti, sul nostro corpo. De Vivo e Lumera ci accompagnano in un viaggio per comprendere a pieno il potere della mente sui geni, i segreti della longevità, i processi antinfiammatori e antinvecchiamento ottenuti tramite la meditazione, la relazione tra alimentazione e cancro, l'impatto di natura e musica sulla salute e sull'umore, l'importanza di saper creare relazioni felici per la salute e la qualità della vita. Un ponte che unisce i saperi delle antiche tradizioni millenarie con le evidenze scientifiche moderne, mostrando una nuova frontiera per la salute e il benessere.
Alcuni fra i maggiori studiosi della Sindone, coordinati dalla professoressa Marinelli hanno fatto confluire in questo volume i risultati delle loro idagini più recenti. Si ridefinisce così, dal punto di vista storico e scientifico, il mistero del Sacro Lino che si svela sempre più come il reperto più importante della vicenda cristiana, la reliquia lasciata da Cristo nel Sepolcro di Gerusalemme. Completano il volume alcune meditazioni sindonologiche di Orazio Petrosillo (1947- 2007).
Una straordinaria presenza ammantata di mistero: così si pone la Sindone sul cammino dell’umanità desiderosa di dare risposta ai quesiti che coinvolgono il senso più profondo della sua esistenza. Quell’antico telo ha avvolto davvero Gesù? L’immagine che vediamo ci parla della sua risurrezione? Com’è arrivato fino a noi quel fragile lenzuolo? Per far luce su questi enigmi sono scese in campo le discipline storiche e quelle scientifiche. Nuovi risultati sono così emersi dagli archivi e dai laboratori, componendo un mosaico avvincente di indizi e di prove. A questo punto il cammino va oltre: davanti alla Sindone «il nostro non è un semplice osservare, ma è un venerare, è uno sguardo di preghiera. Direi di più: è un lasciarsi guardare» (Papa Francesco, 30 marzo 2013). Questo rovesciamento di prospettiva è il punto di arrivo di un itinerario di conoscenza che giunge al significato recondito del prezioso lino. La Sindone in realtà non ha bisogno di luce: è lei che la diffonde. E dunque un percorso di ricerca per illuminarla porta necessariamente a una sola conseguenza: che siamo noi a lasciarci illuminare.
Nelle prime duecento pagine il libro – curato e in parte scritto direttamente da Emanuela Marinelli – aggiorna sulle più importanti indagini storico-scientifiche compiute fino a oggi sul sacro Lino.
Offrono qui il loro contributo Alfonso Caccese, Andrea Di Genua, Michele Filippi, Bartolomeo Pirone, Ivan Polverari, Laura Provera, Domenico Repice. Nella sezione conclusiva, invece, le riflessioni di Orazio Petrosillo (1947-2007) aprono alla contemplazione dell’Uomo della Sindone.
A guidare la mano di Darwin mentre nel 1837 tracciava il primo schizzo del suo "albero della vita" c'era l'idea della discendenza delle specie da un antenato comune: idea audace, perché andava contro il dogma creazionista e stabiliva una continuità tra gli esseri umani e creature ben più primitive. Da allora l'albero filogenetico non ha fatto che espandersi. Ma il bello doveva ancora venire. E il bello, scopriamo grazie a David Quammen, è venuto negli anni Settanta con le scoperte di Carl Woese, che rivelano una realtà molto più complessa. L'albero della vita è più intricato di quello immaginato da Darwin, e forse non è neppure un albero. I geni non si spostano solo in senso verticale, da una generazione alla successiva, ma anche lateralmente, varcando i confini di specie, o passando da un regno a un altro, e creando degli ibridi. Alcuni sono entrati di traverso nella nostra linea di discendenza da fonti estranee e insospettate, in un "equivalente generico di trasfusione di sangue": sangue infetto, e tra i "donatori" ci sono gli Archaca, organismi primigeni che si nutrono di idrogeno e ammoniaca e vivono in luoghi infernali, come lo stomaco delle mucche e gli scarti acidi delle miniere. Gli archei sono dentro di noi, nella bocca, nell'intestino, e sono responsabili della creazione di superbatteri resistenti agli antibiotici. Le implicazioni teoriche e pratiche della rivoluzione messa in moto da Woese, a lungo docente di Microbiologia alla University of Illinois, faranno discutere il mondo della scienza per molti anni ancora - e di Woese, nonché degli altri protagonisti di questa epopea, Quammen lascia un ritratto che rimarrà impresso a lungo nella mente di chi leggerà questo libro.
In un indistinto oceano primordiale, tre miliardi e mezzo di anni fa, ebbe inizio quella che noi chiamiamo «vita». Un processo inarrestabile, che dai primi organismi unicellulari portò a un'esplosione di piante e animali e infine alla comparsa di Homo sapiens , la specie umana cui apparteniamo. Da allora, sulla Terra si sono susseguite poco più di ottomila generazioni di esseri umani, cento miliardi di individui diversi, di storie diverse pronte a perdersi nella grande avventura dell'evoluzione. Eppure, in questo flusso, qualcosa resta. Qualcosa di invisibile, ma duraturo. Una filigrana biologica che resiste a stravolgimenti e catastrofi, senza spezzarsi mai. Una sostanza virtualmente eterna che, come un filo di Arianna, si snoda ininterrotta, si disperde in mille rivoli nell'albero della vita e ci unisce tutti. Il DNA. Un programma di replicazione con cui le cellule fanno copie di se stesse, si dividono, si differenziano, permettono a un organismo di nascere, di crescere, di riparare i danni e di guarire. Un direttore d'orchestra che sorveglia e coordina miriadi di processi e scambi. Una biblioteca con migliaia di volumi che raccontano la nostra storia più remota, come pure quella del nostro ambiente, ma che ci forniscono anche tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno quando dobbiamo affrontare una malattia come il cancro. Attraverso le tappe fondamentali dell'evoluzione della nostra specie, questo libro ripercorre la storia di un'invenzione straordinaria, ne descrive le caratteristiche, le leggi che la governano, il funzionamento, i passi compiuti dalla scienza per svelarne i segreti e i nuovi campi di applicazione, anche nella lotta al cancro. Ma soprattutto ci ricorda l'importanza della ricerca scientifica, della ricerca pura e disinteressata, guidata dalla curiosità e dall'amore incondizionato per la conoscenza. L'unico antidoto contro il dogmatismo e l'integralismo delle ideologie e dei preconcetti.
Qual è l'impatto delle attività umane sul clima del nostro pianeta, e sul nostro futuro? Una brillante "avventura poliziesca" diventa strumento di una scrupolosa indagine scientifica, quanto mai attuale. È proprio vero che la Terra si sta riscaldando? L'IPCC, il comitato internazionale che si occupa dei cambiamenti climatici, sin dal 1995 ha riconosciuto che «l'uomo non manca certamente di influenzare lo stato di salute della Terra». Tuttavia, in quale misura attività specifiche producano effetti sul clima è ancora oggi fonte di dibattiti tra scienziati e politici. Di certo, dalla Rivoluzione Industriale in poi, l'utilizzo di combustibili fossili ha provocato l'immissione in atmosfera di gas che amplificano il cosiddetto "effetto serra": agendo come una sorta di coperta, tendono a surriscaldare lo strato inferiore dell'atmosfera e contribuiscono all'aumento della temperatura superficiale del pianeta. Con precisione scientifica e ironia il lettore può qui formarsi un'opinione personale sulla questione, seguendo le avventure immaginarie di un brillante e ostinato fisico che nella finzione narrativa incarna nientemeno che il consulente scientifico del Presidente degli Stati Uniti. Il protagonista visita i principali enti e laboratori scientifici disseminati ai quattro angoli del mondo, per ricostruire un quadro coerente ed esaustivo dello stato di salute della Terra. Analizzando le interazioni tra oceani, atmosfera e biosfera, il volume descrive i probabili scenari che affronteremo in un futuro sempre più vicino. Presentazione Elena Ioli.
Che cos'è la gravità? Nessuno lo sa - e quasi nessuno sa che nessuno lo sa. Il fatto che qualcosa di così pervasivo possa essere altrettanto misterioso è uno dei più grandi enigmi della scienza moderna. Ma, come mostra l'autore Richard Panek in questo libro, la gravità è un problema di lunga data la cui soluzione è più vicina che mai - e le ricerche in questo campo hanno portato alla luce verità nascoste sul cosmo e sulla natura umana. Tra il romanzo giallo a tema scientifico e il divertimento filosofico, "Il mistero sotto i nostri piedi" illustra come la gravità, e i nostri sforzi per comprenderla, abbiano dato forma non solo al mondo in cui viviamo, ma anche ai nostri corpi, alle nostre menti e alle nostre culture. Il suo influsso è visibile in ogni cosa: dai miti antichi all'arredamento contemporaneo, dall'Inferno dantesco ai capitomboli di Stanlio e Ollio, dal nostro essere bipedi ai buchi neri. Il viaggio alla ricerca del vero significato della gravità ci permetterà di conoscere noi stessi e il nostro universo come mai prima d'ora.
La Rivoluzione Scientifica iniziata all’alba del XVI secolo era destinata a segnare un cambiamento profondo nella storia europea. In Inghilterra Francis Bacon pensava ad una scienza al servizio del potere. Il nascente impero britannico, ispirandosi all’utopia proposta da Bacon nella “Nuova Atlantide” e alla successiva visione del Leviathan di Thomas Hobbes, si dotava nel 1660 dello strumento adatto: la Royal Society. Quando nel XIX secolo la teoria economica di Thomas Malthus venne fatta propria dall’Inghilterra coloniale e capitalista, il naturalista Charles Darwin la pose come fondamento della sua teoria sull’origine delle specie conferendole dignità scientifica. Da quel momento la teoria darwiniana avrebbe costituito un paradigma indissolubilmente legato alle dinamiche imperialistiche e neoimperialistiche veicolate anche attraverso le politiche ONU.Una teoria scientifica che per motivo è stata “blindata” dalla Royal Society e da altre istituzioni impedendo che potesse essere seriamente messa in discussione.
Albert Einstein conosce Mileva Marić nel 1896, al Politecnico di Zurigo, dove entrambi studiano fisica. È l’inizio di un sodalizio umano e intellettuale tra due giovani aspiranti scienziati che presto sfocia in un’appassionata relazione e, nel 1903, nel matrimonio.
Alla compagna di studi «forte e indipendente» il giovane scienziato confida sogni, progetti, speranze e disillusioni; sono le tappe, spesso sofferte, di una maturazione emotiva e intellettuale che lo porterà alle grandi scoperte del 1905, vere «rivoluzioni concettuali» del nostro secolo. Mileva, lungi dall’essere quella pallida ombra tramandataci dalle biografie di Einstein, non è certo estranea alla straordinaria progressione creativa del compagno, con il quale condivide molti interessi scientifici, aiutandolo come lui stesso ammise a risolvere i suoi «problemi matematici».
Dalle lettere – che coprono l’arco di tempo che va dal 1897 al 1903, poco dopo il loro matrimonio – emergono anche i conflitti con gli altri scienziati, le costanti preoccupazioni per la ricerca di un posto di lavoro e le difficoltà incontrate dalla coppia che culmineranno con la nascita della figlia illegittima Lieserl e indeboliranno progressivamente il legame tra i due.
Una testimonianza fondamentale che documenta un’intesa intellettuale e umana e che rivela un Albert Einstein sconosciuto al grande pubblico, per una volta ottimista, fiducioso nella vita, colto nel pieno degli anni giovanili, poco prima di diventare il genio iconico e il patriarca della fisica del xx secolo.
Incendi causati dalle pareti a specchio dei grattacieli, impianti radar in tilt, edifici che tremano perché al dodicesimo piano qualcuno fa esercizio sulle note di The Power, ponti che oscillano più del dovuto, sistemi informatici destinati a fermarsi il 19 gennaio 2038, atleti di tiro a segno che non si presentano alle Olimpiadi, jet militari offerti in regalo a un trentesimo del loro valore con i punti della Pepsi. Cosa può causare tutto ciò, scatenando disastri o andandoci quantomeno molto vicino? Semplice: degli errori matematici. Anche se per natura abbiamo una certa comprensione della matematica basilare, ci riscopriamo parecchio stupidi quando si tratta di quella formale, sviluppata a partire dalle nostre conoscenze intuitive. Non veniamo al mondo con la capacità innata di gestire frazioni, numeri negativi o logaritmi; a scuola impariamo - lentamente e a fatica - a superare questi limiti, ma appena smettiamo di usare certi concetti il nostro cervello torna alle «impostazioni di fabbrica». Il problema è che il mondo moderno è interamente costruito sulla matematica: ingegneria, informatica, finanza, medicina le nostre esistenze scorrono immerse nei numeri e nelle loro applicazioni. Di solito non ce ne accorgiamo, perché tutto fila alla perfezione e la matematica fa egregiamente il suo lavoro dietro le quinte della nostra quotidianità. Talvolta, però, un intoppo più o meno grave ci ricorda che le nostre vite possono cambiare in modo drastico per un banale errore di calcolo. Spaziando con sagacia e ironia dagli antichi egizi a Bill Gates, dalla birra agli iPhone, Matt Parker ci mostra come sviste in apparenza innocue possono avere effetti bizzarri o catastrofici. Tra sfide logiche, battute sul codice binario e storie dall'indiscutibile fascino, l'autore ci insegna a imparare dalle insidie della matematica, per ricordarci sempre di che potente alleato essa sia.
Viviamo nell'era del digitale, è un dato di fatto, e gli schermi sono ovunque: in ufficio, a scuola, a casa, nelle nostre tasche. Per dovere o per svago, gli occhi tornano sempre lì. Specie quelli dei più giovani, visto che li usano come principale - se non unico - canale d'intrattenimento. Qualche cifra? In Occidente, i bambini sotto i due anni trascorrono in media tre ore al giorno davanti a un monitor. Tra gli otto e i dodici anni le ore diventano cinque, e salgono a sette tra i tredici e i diciotto. Possibile che un'attività tanto pervasiva non impatti sul loro sviluppo? Per anni ci siamo lasciati cullare dal mito che vedeva nei nativi digitali i fortunati destinatari di un balzo evolutivo, da Homo sapiens a Homo numericus: multitasking, più attento e intuitivo, pronto a cogliere le infinite possibilità offerte dalla Rete. Una visione dorata diffusa anche da media, sedicenti «esperti» e divulgatori non meglio qualificati. Troppo a lungo gli interessi di pochi e l'accondiscendenza di molti ci hanno spinti a ignorare i messaggi allarmati della scienza, proprio come è successo per il tabacco, i cambiamenti climatici e gli alimenti pieni di zuccheri. Sì, perché le ricerche sono ormai concordi: tutto quel tempo passato davanti a uno schermo ha gravi conseguenze su salute, comportamento e capacità intellettuali dei nostri figli. Finalmente, in queste pagine, un neuroscienziato ci presenta i dati per come sono: preoccupanti, e tali da imporre un immediato cambio di rotta.
Marie Curie è una donna povera e bella, figlia di una nazione oppressa. Una vocazione potente la costringe a lasciare la sua patria, la Polonia, per andare a studiare a Parigi, dove vive per lunghi anni in solitudine e difficoltà. Poi, incontra un uomo: è un genio come lei, lo sposa e la loro felicità è unica. Insieme, attraverso uno sforzo accanito, riescono a isolare un elemento magico, il radio. La loro scoperta non solo dà origine a una nuova scienza e a una nuova filosofia, ma offre agli uomini il modo di guarire una malattia terribile. Ma all'apice della gloria la tragedia colpisce Marie: la morte le porta via il compagno della sua vita. Con la disperazione nel cuore e il fisico minato da diversi mali, porta avanti da sola l'opera intrapresa col marito, e imprime un decisivo sviluppo alla scienza creata in collaborazione con lui. Marie Sk?odowska Curie (1867-1934), prima donna di scienza a ricevere riconoscimento mondiale, è stata una dei più grandi scienziati del XX secolo. Scritta dalla figlia Ève, questa biografia, basata su esclusivi documenti di famiglia, racconta i leggendari risultati di Marie Curie nella fisica e nella chimica, premiati con due Nobel (nel 1904, con il marito, e nel 1911), ma anche la sua storia privata e personale, che solo chi visse al suo fianco poteva svelare.
Frans de Waal, etologo e primatologo di fama internazionale, ha scelto qui di approfondire il tema straordinariamente affascinante della vita emotiva degli animali. Il libro inizia con la morte di Mama, la scimpanzé legata da una profonda amicizia al biologo Jan van Hoof. Quando Mama era in punto di morte, van Hoof ha deciso di congedarsi da lei con un ultimo abbraccio, a cui Mama ha risposto con un sorriso. Questa e altre vicende simili formano il nucleo della tesi dell’autore: gli esseri umani non sono l’unica specie capace di esprimere amore, odio, paura, vergogna, disgusto ed empatia.
De Waal sottolinea la continuità esistente tra noi e le altre specie, proponendo un’interpretazione radicale per cui le emozioni sarebbero come i nostri organi: gli esseri umani non hanno nessun organo in più rispetto agli altri animali, e lo stesso vale per le emozioni. L’invito è ad aprire il cuore e la mente, a notare le moltissime connessioni esistenti tra la nostra e le altre specie e a cambiare il modo di vedere il mondo che abbiamo intorno.