Arrestato la Domenica delle Palme del 1498, in una notte di guerriglia urbana, Girolamo Savonarola è in prigione. È terminato da pochi giorni il processo civile contro di lui a cura della Repubblica fiorentina e sono in corso, a sua insaputa, delicate trattative con il papa Alessandro VI Borgia, uno dei bersagli preferiti della sua infuocata predicazione, per un'eventuale inquisizione, o un trasporto del prigioniero a Roma. Tra solitudine nel presente e incertezze circa il futuro, senza libri (né Bibbia, né breviario) e senza l'uditorio di nobili e plebe che riusciva a eccitare i suoi fuochi profetici, egli scrive questo Commento al salmo 50, destinandolo alla stampa. Vi mette effusione lirica, preghiera, ardente richiesta a Dio perché venga a liberarlo da ristrettezze e impedimenti, perdonando i suoi peccati; effettua così il riconoscimento della propria miseria, che eleva fino a renderla figura della più ampia miseria di ogni uomo peccatore e a sciogliere un canto di lode, anche se nell'angustia, al Dio che salva e perdona.
Questo saggio di Tomas Tyn è un commento a un articolo della Summa Theologiae di san Tommaso, che Padre Tomas Tyn scrisse nel 1976 mentre era ancora studente presso la Pontificia Università “San Tommaso” di Roma. Il breve ma denso scritto presenta un interesse di prima grandezza, che va ben al di là della questione dell’immaterialità della natura angelica sostenuta da san Tommaso e si amplifica ad abbracciare la questione cruciale dell’esistenza e della natura dello spirito in generale, e quindi della natura dello spirito umano e dello Spirito divino in rapporto al mondo della materia e della corporeità, alla storia e allo spazio-tempo. La luce gettata sulla natura dello spirito si accompagna a una profonda indagine sulla misteriosa natura della materia, questo piano infimo dell’essere, per noi inintelligibile se non per il tramite della forma che la riveste e la sostenta, eppure realtà inconfutabile, in sé buona e preziosa, creata da Dio e, nel caso dell’uomo, strumento dello spirito e parte essenziale della propria felicità, contro ogni dualismo ma anche contro il materialismo.
In questa seconda parte di Le glorie di Maria, Sant'Alfonso Maria de' Ligupri ripercorre con i più grandi scrittori e Dottori della Chiesa le vicende umane della vita di Maria che già si intrecciano nell'esperienza divina dell'Incarnazione del Verbo ed assumono la meravigliosa valenza mistica dei Misteri che contempliamo nella recita del S. Rosario.
Le bellissime riflessioni sulle sete feste principali ci permettono di gustare e vivvere queste festività in comunione più intima e più profonda con l'Immacolata Vergine Maria.
Il Santo ci presenta poi i sette dolori che afflissero la Regina dei Martiri e che l'accompagnarono per tutta la vita.
Passa poi a considerare le virtù della Madre di Dio additandoLa a tutti noi come guida sicura e modello perfetto nel cammino della santità.
Nell'opera troviamo infine le pratiche di devozione e alcune preghiere alla Vergine Maria.
Agostino compose il "De vera religione" fra il 389 e il 390 a Tagaste, appena tornato in Africa dopo un lungo e determinante soggiorno in Italia. L'opera risente molto del clima spirituale della cosiddetta conversione milanese (estate-autunno del 386). Nella sua relativa brevità è quasi una piccola "summa" dell'agostinismo, contenendo infatti una trattazione dei temi più importanti cui il filosofo avrebbe dedicato le opere successive. Se, da un lato, il suo pensiero seguì una naturale evoluzione nel corso degli anni, dall'altro si può notare come, rileggendo l'opera, il vecchio vescovo ormai prossimo alla morte, non ebbe da fare, nelle "Retractationes", che annotazioni molto marginali, e solo in caso di disapprovazione: il che conferma il duraturo significato del libro per l'intera parabola evolutiva del pensiero agostiniano.
Nella seconda metà del xii secolo Nerses – giovane vescovo armeno, nativo di Tarso in Cilicia – addolorato dalla divisione regnante tra i cristiani, interviene con evangelica franchezza al sinodo della sua chiesa per caldeggiare l’unione con la chiesa greca. Profondamente radicate nella preghiera di Cristo per l’unità della chiesa, le parole appassionate di Nerses – messe finalmente a disposizione del pubblico italiano – travalicano i secoli e risuonano attualissime ancora oggi per tutti i cristiani. Il suo pressante appello a spezzare la logica dell’inimicizia e a rinunciare alle ricchezze non essenziali pur di far prevalere la carità vuole essere balsamo di riconciliazione versato sulle lacerazioni inferte all’unico corpo di Cristo.
II Periphyseon, un dialogo in cinque libri tra un insegnante e il suo arguto allievo, è forse l'opera più grande e originale del pensiero medievale prima della Summa di Tommaso d'Aquino. Scritto in un latino straordinario da uno dei pochissimi filosofi del Medioevo che conoscessero il greco, e profondamente influenzato dal pensiero di Padri greci quali Basilio, Massimo il Confessore, Gregorio di Nissa e Gregorio di Nazianzo, "Sulle nature dell'universo" è una vibrante testimonianza personale che si presenta come "racconto immaginario di un'immagine". Ma è anche una discussione serrata e razionalmente argomentata alla ricerca del Primo Principio, che fonda l'Essere e sta al di sopra dell'Essere. "Natura è dunque il nome generale di tutte le cose che sono e di tutte quelle che non sono", scrive Giovanni all'inizio della sua opera. Essa comprende sia Dio sia il creato, ed è divisa in quattro specie: ciò che crea e non è creato, Dio; ciò che crea ed è creato, le Cause Prime o Idee; ciò che è creato e non crea, gli effetti temporali, le cose create; e infine ciò che non è creato e non crea, il non essere, il nulla. Tutto il Libro I del Periphyseon è dedicato alla Creazione dell'universo da parte di Dio.
Teresa d’Avila (1515-1582), che il 27 settembre 1970 Paolo VI proclama Dottore della Chiesa, emerge da questa opera come donna dal temperamento forte, capace di affrontare sfide enormi e, al tempo stesso, grandi sacrifici pur di raggiungere lo scopo in cui crede senza mai vacillare: la riforma dell’Ordine carmelitano. Coraggiosa tanto da tener testa a confessori, vescovi, alte autorità religiose e da interpellare personalmente il re di Spagna pur di difendere la sua fede, la riforma e le persone che stima e ama (in particolare Gracián e le sue suore).
L’autore racconta la storia delle diverse fondazioni di conventi carmelitani femminili e maschili che Teresa effettua in varie città della Spagna. E anche la storia dei suoi numerosi viaggi, compiuti senza esitazione con ogni mezzo del tempo (carrozza, dorso di mulo e... a piedi), sotto il caldo torrido o le piogge torrenziali. Il racconto è arricchito di ampie citazioni degli scritti di Teresa, delle sue lettere e delle testimonianze di personaggi che la conobbero direttamente.
Ne esce una Teresa perspicace, coraggiosa, capace di umorismo e persino di autoironia.
Destinatari
Le giovani d’oggi, insegnanti, genitori. Una storia al femminile di grande interesse.
Autore Carlos Ros (Santa Olalla del Cala, Huelva, 1941) è sacerdote e scrittore, laureato in Filosofia e Teologia rispettivamente a Comillas e a Roma. Autore di una cinquantina di libri, ha dedicato particolare attenzione all’approfondimento di personaggi e temi sivigliani. Per l’editore San Pablo ha pubblicato biografie di sant’Isidoro Lavoratore, sant’Angela della Croce, María Emilia Riquelme, del beato Leopoldo de Alpandeire e del venerabile Miguel Mañara. Negli ultimi anni si è rivolto quasi esclusivamente allo studio dei primi discepoli di Teresa di Gesù, pubblicando le biografie di Jerónimo Gracián, María de San José e Ana de Jesús.
Per la prima volta nelle librerie italiane un’antologia completa, capace di guidare il lettore alla comprensione di una tra le più appassionanti stagioni della storia cristiana, quella in cui il cristianesimo, nato dal seno di Israele, intraprese i priopri primi passi.
La ricca introduzione di Claudio Gianotto, dopo aver presentato i più recenti sviluppi storiografici sul tema del cosiddetto “giudeocristianesimo”, delinea con chiarezza il percorso che, dai Dodici radunati a Gerusalemme per la Pentecoste, porterà il cristianesimo a separarsi - talora bruscamente - dalle proprie origini giudaiche.
I testi raccolti in questa antologia documentano un dibattito particolarmente intenso all’interno della letteratura cristiana antica: come possono convivere Legge eVangelo? è possibile professare la fede in Gesù Cristo senza abbandonare la Sinagoga? L’esperienza di gruppi di cristiani provenienti dal giudaismo, sempre più marginalizzata, rivive in queste testimonianze che, grazie all’accurato commento del curatore, sottratte dal loro contesto spesso polemico, diventano un supporto fondamentale per conoscere le origini della storia cristiana.
E Trifone chiese ancora: «Se uno... oltre a riconoscere – è chiaro – che costui è il Cristo e a credere in lui e a obbedirgli, vuole anche osservare queste prescrizioni, si salverà?». E io: «A mio parere, Trifone, dico che uno così si salverà... ». E lui: «Perché hai detto: “A mio parere, uno così si salverà”, se non vi sono di quelli che affermano che simili persone non si salveranno?». «Ce ne sono, Trifone – risposi – e arrivano al punto di non voler condividere né la conversazione né il focolare domestico con quelle persone. Io, però, non sono d’accordo con loro; ma se... oltre a sperare in questo Cristo e ad osservare le norme eterne e naturali della giustizia e della pietà, vogliono anche osservare le norme mosaiche..., io dichiaro che si deve accoglierli ed essere con loro in comunione in tutto, come con chi è nato dalle stesse viscere e con i fratelli» (dal Dialogo con Trifone di san Giustino martire).
Destinatari
Studenti e studiosi di storia delle origini cristiane, docenti e studenti di esegesi biblica, docenti e studiosi di letteratura e storia ebraica.
Curatore
Claudio Gianotto, professore oridinario di Storia del Cristianesimo e delle Chiese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino. I suoi principali ambiti di ricerca sono: gnosi e gnosticismo antichi; giudaismo del II tempio; rapporti giudaismo-cristianesimo in età antica; letteratura cristiana apocrifa. Tra le sue numerose pubblicazioni, meritano di essere ricordate: Tipi di esegesi gnostica alla luce di alcuni testi di Nag Hammadi: l’episodio del diluvio (Gn 6,5-9,19), Bologna 1985; Verus Israel: nuove prospettive sul giudeocristianesimo. Atti del Colloquio di Torino (4-5 novembre 1999), a cura di Giovanni Filoramo e Claudio Gianotto; Brescia 2001; I Vangeli gnostici, Bologna 2009.
Per gustare pienamente l'esperienza liturgica, l'opera offre una presentazione globale e sintetica del modo in cui i padri greci e bizantini hanno compreso il sacramento dell'eucaristia. "Una traduzuine fedele e comprensibilissima dei testi della grande Tradizione per favorire un sapiente ritorno alle fonti." (Enzo Bianchi)
Questo testo si propone come una valida guida di preparazione alla Consacrazione a Gesù per Maria secondo il Montfort. Accompagna infatti il lettore, giorno per giorno, sia sul piano spirituale con meditazioni e preghiere particolari, sia sul piano concreto secondo un preciso itinerario pratico.
L'importanza che il Monfort annette a questa Consacrazione è tale che egli stesso invita a prepararvisi per trenta giorni, durante i quali ci si impegna, con l'aiuto dello Spirito Santo, a svuotarsi progressivamente dello spirito del mondo per poi colmarsi della presenza di Gesù Cristo per mezzo di Maria.
La Consacrazione secondo il Monfort è, in sostanza, il rinnovo dei voti battesimali, quindi presuppone una piena rinuncia a se stessi per poter appartenere completamente a Gesù.
Secondo il Montfort, questa offerta totale di sé a Gesù è possibile soltanto con l'aiuto di Maria.
L'efficacia della Consacrazione dipende dall'impegno con cui viene preparata. Poiché si tratta di un cammino verso il dono totale di sé a Gesù per mezzo di Maria, occorre entrare in se stessi sotto lo sguardo di Maria, imprimendo alla propria vita un orientamento nuovo, specificamente mariano.
Due importanti documenti della testimonianza cristiana in Africa in epoca patristica