Nell'amore verso Dio e i fratelli trovano compimento la legge e i profeti, la storia della salvezza, il cammino d'Israele alla ricerca della sua liberazione e del suo Dio. In queste due direzioni raggiunge piena realizzazione anche la nostra vita, che è anch'essa storia di salvezza, parabola di chi cerca se stesso e la sua strada, e pure il nome e il volto di Dio.
Quale motivazione o interesse può spingere una persona a leggere questo quaderno? La prima curiosità deve essere suscitata dal titolo, che racchiude la bellezza e armonia che solo Dio nostro Padre riesce ad avere per ognuno di noi, quando solo per un attimo riusciamo ad elevare il nostro sguardo verso di Lui. La relazione con Dio nasce, cresce e si sviluppa in funzione della sensibilità personale, ma anche del grado di conoscenza di se stessi e della capacità di dilatare il cuore per accogliere sempre di più la carezza o le infinite carezze che il Signore ci riserva nel quotidiano o nel corso del tempo della vita. Da questa idea di fondo è nato il presente quaderno che raccoglie i contributi del corso "Testimoni della gioia: crescere nella maturità affettiva e nell'intelligenza emotiva" organizzato dall'Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR) Regina Apostolorum di Roma. Il corso ha avuto come obiettivo aiutare gli allievi a dirimersi tra passioni, emozioni, desideri, affetti, umori e sentimenti per aiutare a crescere nell'educazione all'affettività per puntare a dominarsi e non a lasciarsi sopraffare.
Ridestare aspirazioni e tensione ideale; richiamare a valori e atteggiamenti ritenuti importanti. Ecco lo scopo di questa specie di «regola di vita»: una traccia spirituale per i preti romani. Essa prende il via dalle parole dell’omelia che Benedetto XVI ha pronunciato nel giorno del suo sessantesimo di ordinazione sacerdotale (29 giugno 2011), quando ha ricordato che il frutto maturo che ogni sacerdote è chiamato a portare è l’amore di Dio, che si esprime nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa e non è esente dalla sofferenza.
Come bene esprimono poi i vari capitoli: Perché sei sacerdote/Con chi sei sacerdote/ Per chi sei sacerdote/Come sei sacerdote/Dove sei sacerdote/Per continuare a formarti/ La gioia di essere sacerdote/, il testo racchiude un invito a ogni sacerdote a rivisitare le ragioni del proprio essere prete.
Il sacerdozio è dono di Cristo, che rende strumenti del suo amore salvifico per tutti; richiede fedeltà alla Parola, volontà di porsi al servizio della comunità cristiana, di testimoniare il Risorto; come la volontà di alimentare la comunione con il Papa, il proprio vescovo e tutto il presbiterio, coltivando la vita di fede, l’impegno della propria scelta e la formazione permanente.
Punti Forti
Il testo costituisce una specie di «regola di vita» per i sacerdoti, in particolare della diocesi di Roma.
Sottolinea con forza come il sacerdote deve essere uomo a servizio degli altri;
Favorire l’unità e la corresponsabilità dei laici e prestare attenzione ai più deboli.
Il volume, che contiene una dedica autografa di Benedetto XVI, è confezionato in modo ricercato, stampato su carta patinata. Sarà consegnato dal Papa ai sacerdoti della diocesi di Roma in occasione di un incontro in calendario per febbraio 2012.
Destinatari
Sacerdoti, clero romano.
Una trattazione completa ed esauriente di un tema che sta tornando di grande attualita e che viene presentato in queste pagine con la chiarezza e la linearita che merita. Sacerdoti, laici, persone consacrate possono trovarvi spunti per la riflesisone. Utile per la catechesi e l'esortazione. Il Diaconato permanente, come Ordine sacro, ha cessato di essere conferito alla meta del secolo XVI, ed e stato ripristinato nel 1964 dal Concilio Vaticano II, e in Italia nel 1971, con importanti e abbondanti vantaggi per la vita delle comunita cristiane, per quanto riguarda la vita liturgica, la diffusione della Parola di Dio, e la pratica della carita fraterna. Dopo un primo capitolo dedicato al vocabolario e alla teologia riguardanti il Diaconato, un secondo ampio capitolo prende in considerazione il ripristino del Diaconato permanente, esaminando attentamente le Norme della Chiesa Universale, i vari documenti della Santa Sede, e la normativa della CEI. In Appendice viene riportato il Rito dell'Ordinazione dei Diaconi permanenti, e l'ultimo recente rilievo statistico sulla loro presenza in Italia.
Nell'Antico Testamento, la via designa la condotta dell'uomo in cammino verso Dio. Questa accezione permane nel Nuovo Testamento (cf. Mt 22,16) là dove questa via regale è qualificata come stretta (cf. Mt 7,14), sempre da raddrizzare (cf. Mt 3,3). Il Cristo stesso si definisce come la Via (Gv 14,6). Anche negli Atti degli Apostoli la "via" designa la vita cristiana conforme all'evangelo (cf. 9,2; 18,25-26; 19,9.23; 22,4; 24,14). Secondo la lettera agli Ebrei è una "via nuova e vivente" (10,20).Come l'unica casa del Padre ha molti posti (cf. Gv 14,2), così l'unica via cristiana conosce diversi itinerari, aventi ciascuno punti di partenza e tappe differenti, ma un fine comune. La via monastica potrebbe essere paragonata ad un labirinto, un percorso disseminato di ostacoli e possibilità. Come colui che percorre un labirinto deve innanzitutto penetrarvi e percorrerlo fino al centro per poi uscirne, così il monaco che percorre la via monastica deve innanzitutto penetrare fino al centro di se stesso per poi uscire da sé.
Nessuno riporta in maniera più teologicamente mirabile di San Giovanni l'Ultima Cena, quando Cristo istituì la Santa Messa e il sacerdozio. Parole, gesti, rivelazioni di Gesù sono trasmessi dall'apostolo più caro al suo Cuore in forma divina, trinitaria. In questo libro. Madre Agnese Carandente la rivive, mantenendo il sacro rispetto e con mistica partecipazione. Nel Settantesimo di Professione Religiosa, dopo una vita di preghiera e contemplazione, offre ai consacrati uno strumento per comprendere i passi giovannei e per dare ragione alla chiamata dei prescelti, non sognatoti, bensì innamorati che vivono da protagonisti la storia con Dio, trasmettendo le meraviglie della Santissima Trinità. "Non cielo chiamata senza prospettiva di ciò che si abbraccia. Dio si rivela nella luce che mi invade l'anima, Alloa il mio sì, libero e voluto, mi apre orizzonti infiniti. Nessuno al mondo può darmi questa Luce, la ricevo dal Verbo fatto Uomo, Luce Eterna del Padre. Ed è questa Luce- Parola che mi dà libertà", proposta da Cristo, con cui l'agostiniana è entrata in profonda comunione grazie ad umiltà, docilità, perseveranza e grazie anche al mistico San Giovanni.
Il giovane è, per definizione, un crocevia di desideri che segnalano il bisogno di individuare elementi definitivi su cui impostare la vita. Ogni desiderio porta con sé una dimensione più grande del desiderio stesso ed è proprio ascoltando questa dimensione più ampia che è possibile far emergere le esigenze profonde che possono spingere a scelte di radicalità e di verità. In questo sussidio l'autore indica alcuni percorsi per accompagnare i giovani a leggere in profondità i propri desideri, a scoprire il bisogno di Assoluto e a impostare la propria vita coerentemente con le proprie aspirazioni più profonde. Due sussidi indicati per operatori pastorali e per animatori di gruppi giovanili.
Un testo composto da due contributi sul tema attuale e concreto dell'omelia, nel suo contesto liturgico e nel suo valore per la vita ecclesiale comunitaria e personale. «Una intensa e felice esperienza dello spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita» (EG 135): così papa Francesco definisce, in Evangelii gaudium, l'omelia, nella consapevolezza di uno scarto da colmare tra l'ideale del desiderio e il limite della realtà, rispetto al quale il sentire del popolo di Dio non manca di far sentire la propria voce. Colui che predica viene a contatto consapevole con la forza performativa della Rivelazione, con la vitalità della Tradizione, con la presenza dello Spirito Santo, e riconosce, in questo orizzonte tutto pneumatologico, la possibilità storica che l'omelia contribuisca alla crescita e allo sviluppo della fede. L'omelia è ancora capace di suscitare la fede in chi ascoltam proprio in forza del suo legame con la stessa parola del Risorto e il mandato dato dagli apostoli? E allo stesso tempo, qual è il compito oggi dell'omelia rispetto al patrimonio comune (e non sempre comunitario) della fede? Infine cosa vuol dire nell'era della tecnica e dei social essere testimoni?
Si può insegnare la fiducia in un’epoca di crisi? A quali condizioni? Di quale fiducia parliamo? L’autore, dopo aver imparato da piccolo in famiglia l’invocazione alla Madonna “Madre mia, Fiducia mia!”, ha ricevuto il dono di percorrere diversi sentieri comunitari di educazione alla fiducia: in parrocchia e in seminario, nelle associazioni e nelle università. Fiducia soggettiva ed oggettiva, attinta dalla Parola di Dio che è voce e volto, casa e strada, come recita il messaggio del recente Sinodo; fiducia petrina e mariana, sperimentata nella Chiesa, madre e maestra, che è esperta delle risorse e dei limiti della fiducia naturale ed è insieme interprete autentica del dizionario della Pasqua, su cui lo Spirito del Risorto continua a scrivere anche oggi la voce fiducia (parresia).
Nell’anno sacerdotale l’Autore desidera restituire un dono a genitori e figli, educatori ed alunni, sacerdoti e fedeli, affinché si intensifichi il servizio alla Parola di Dio, che ci fa vera comunità educante.
Che cosa significa il principio indiscutibile "investire nella formazione", quando si parla del clero? Il personale dedicato e gli strumenti preparati sono destinati a motivare ciascuno perché ciascuno si persuada che c'è bisogno di formazione, di continuare un cammino spirituale, personale e fraterno, di propiziare momenti di confronto e di approfondimento. Il nostro ministero è troppo importante per le comunità: non possiamo accontentarci di ripetere, non possiamo presumere di essere competenti in tutto, non abbiamo abbastanza riserva di parole, di pensieri, di profezia per esonerarci dai pazienti percorsi di ascolto, approfondimento, confronto tra noi, studio personale. "Investire nella formazione" non è un titolo di giornale, non è uno slogan, ma un impegno convinto e serio per servire meglio la Chiesa che amiamo. Ecco: noi vogliamo impegnarci. Mario Delpini.
Frutto delle celebrazioni dei due anniversari promosse dalla Carmelitane Scalze di Sassuolo, il volume contiene una serie di saggi incentrati sulla spiritualità monastica. Roberto Fornaciari e Giancarlo Bruni parlano della vocazione monastica e della necessità anche odierna di "uscire dal mondo". Bruno Secondin invece parla della fecondità e della ricchezza della spiritualità carmelitana portando come esempi i monasteri carmelitani di Palestina. Sempre su questo tema, Alessandro Andreini e Carmelo Mezzasalma descrivono l'attualità di S. Teresa d`Avila e S. Giovanni della Croce. Carla Bettinelli esprime una meditazione sulla vicenda di Edith Stein e sul senso del martirio. Chiudono il libro le testimonianze di Romano Zanni e don Mario Prandi sulla musica sacra nella spiritualità carmelitana.
José Gabriel del Rosario Brochero è nato nel 1840, quarto di dieci figli; fu ordinato sacerdote all'età di ventisei anni e subito si trovò a fronteggiare l'epidemia di colera che colpì la città di Cordoba, dove morirono più di tremila persone. Nel 1869 gli fu affidata la parrocchia di San Alberto: diecimila anime sparse su 4.300 chilometri quadrati, uno spazio enorme, popolato da gauchos, contadini e briganti. "Odorava di pecora" perché trascorreva il suo tempo tra i contadini delle colline attorno a Cordoba, correndo da una casa all'altra per portare la comunione agli anziani o per confessare. Girava a dorso di una mula, vestito come un gaucho, con un poncho che copriva la talare. Per questa ragione in Argentina è noto come "il prete gaucho". È morto il 26 gennaio 1914. Nel 2009 si è aperto il processo di beatificazione, per la guarigione di un ragazzo argentino in stato vegetativo dopo un incidente stradale. È stato beatificato il 14 settembre 2014 a Cura Brochero, dove è vissuto; sarà canonizzato a Roma il 16 ottobre 2016.