Il metodo progettuale del più importante regista italiano, Federico Fellini, lo avevano visto Le Clézio e Deleuze: “Il tra- velling di Fellini è un mezzo di décollage, prova dell’irrealtà del movimento”. E ancora: “Il suo cinema non è mezzo di riconoscimento ma di conoscenza, scienza delle impressioni visive, che ci obbliga a dimenticare la nostra logica e le abi- tudini retiniche”. Di questa conoscenza per strappi e lace- razioni abbiamo molte testimonianze in Fellini, dai ricordi d’infanzia agli appunti di regia di Fare un film: “Finire con parti via via più monche, lacerate, frammenti [...] per una magmatica liberazione di immagini”.
In questo libro Paolo Fabbri analizza le sceneggiature dei film più importanti dell’amico riminese (Fellini è nato nel 1920, Fabbri nel 1939) tramite il metodo dell’indagine se- miologia tentando alcune incursioni per chiarire qualche segreto, senza togliere il mistero originario.
Un’analisi di libri, fumetti, sceneggiature, disegni, fotogram- mi, musiche del grande regista per comprendere meglio l’approccio creativo, per capirne di più di un’epoca in cui il cinema italiano era una scuola nel mondo.
Paolo Fabbri uno dei maggiori studiosi di semiologia, ha in- segnato a Parigi in particolare con Roland Barthes, Lucien Goldmann, A.J. Greimas, e ha assunto negli anni numerosi incarichi di insegnamento nelle università italiane di Firen- ze, Bologna, Milano, Siena, Roma e all’estero presso L’Eco- le des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, le uni- versità di Berkeley, Toronto, san Diego, UCLA; Barcellona, Madrid, Bilbao, São Paulo, Buenos Aires, Istanbul, Ciudad de Mexico. Ha insegnato con Umberto Eco Semiotica e Fi- losofia del linguaggio a Urbino.
Ha diretto dal 1992 al 1996 l’Istituto italiano di Cultura di Parigi e dal 2011 è direttore della Fondazione Federico Fel- lini di Rimini. Dirige la collana “La tradizione del nuovo”.
Il primo testo e una Lettera apostolica di Paolo VI; il secondo e una lettera inviata da Paolo VI ai Superiori maggiori degli Istituti che prendono nome dal Cuore di Gesu.
Chi ha detto che il greco è marginale nel panorama delle lingue moderne o, peggio, che il greco antico è una lingua morta? Questo "Dizionarietto", con una cavalcata interdisciplinare attraverso le parole (da Accademia a Zoologia), mostra come l'universo linguistico greco sia il serbatoio concettuale di 3000 anni di cultura occidentale, come dimostrano anche i neologismi che hanno caratterizzato le scienze negli ultimi secoli (dalla fisica alla cibernetica, dall'economia alla psicoanalisi). Per ogni lemma si presentano l'etimologia, la fortuna culturale, gli esiti, spesso paradossali, nella lingua comune, le curiosità e l'uso, con brevi citazioni di passi greci proposti nell'originale, trascritti e tradotti. Utile a chi ha frequentato il liceo classico, ma anche a chi proviene da altri percorsi, il "Dizionarietto di greco" offre ai lettori la "carta d'identità" della nostra cultura. E consente di riscoprire con occhi nuovi la più formidabile macchina per pensare (e sentire) mai elaborata: la lingua greca.
È ridicolo se non aberrante pensare a Dio come a Qualcuno che abbia nella Sua agenda l'obiettivo di "vincere". La Sua onnipotenza si ferma di fronte alla nostra libertà, chiamata semmai ad essere "convinta" o meglio "avvinta" in una genuina esperienza religiosa. L'interiorità di quest'ultima è palesemente secondaria o del tutto assente in quasi tutto ciò che si pretende di dire o di fare in Suo nome. Il fine non può che essere l'uomo, vale a dire un'umanità fatta di volti e di storie uniche e irripetibili al servizio della quale ogni occasione dovrebbe apparirci come una suprema grazia dataci non tanto per dimostrare che stiamo dalla parte giusta, ma da quale parte ci situiamo nell'eterno e irrisolvibile confronto fra bene e male, luce e tenebre, vita e morte.
È necessario, dunque, chiedersi se è possibile un dialogo tra Cristianesimo ed Islam? A causa dei molteplici e complessi pregiudizi su entrambi le religioni, molti ritengono che il dialogo tra Islam e Cristianesimo sia impossibile. Il dialogo tra Islam e Cristianesimo potrà essere fruttuoso nel momento in cui da entrambe le parti ci si impegnerà a smussare i pregiudizi e i fraintendimenti che rischiano di diventare assunti. Un Dio che cerca a tutti i costi di sottomettere l'uomo a sé non è Dio. Dio non ha bisogno di sentirsi grande, di essere riconosciuto a tutti i costi. Le categorie che usiamo per leggere Dio sono troppo umane e non permettono di accettare che Dio trascende l'uomo e che non usa categorie umane di pensiero. Pertanto, ciò che rende grande una religione è proprio lo spazio che l'uomo dà a Dio, perché si possa rivelare all'uomo. Una religione diventa sempre più povera, quando si pone Dio in parametri umani. Dio non può essere interpretato secondo schemi umani. Dio non può essere conosciuto se non è Lui stesso a rivelarsi. Una religione che combatte una guerra nel nome di Dio sicuramente non risponde al desiderio di Dio.
In questi ultimi decenni, l'appartenenza cristiana alla Chiesa, il riferimento a Gesù di Nazareth, la riflessione sul cristianesimo... tutto è profondamente cambiato. La geografia della fede in Occidente è mutata, in qualche modo si è spesso ridotta a una certa superficie; molti hanno smesso di andare nel profondo, sono rimasti delusi da una tradizione che non sempre è stata all'altezza del proprio compito. Ma il bisogno di ricerca non è mutato: le donne e gli uomini del nostro tempo, anzi, lo sentono dentro di sé come un'esigenza radicale. Ecco perché, oggi, la ripresentazione in veste rinnovata di questo libro, che al centro del cristianesimo vuole ricondurre i cercatori di Assoluto. Sullo sfondo di un dialogo epistolare (via e-mail) tra uno sportivo parroco di montagna e un imprenditore desideroso di approfondire la propria fede, l'autore ripropone i fondamenti di una catechesi di base su Gesù. Il tutto in tre tempi: Gesù è un uomo perfetto, pieno di dolcezza, che ama la compagnia; Gesù è l'incarnazione di Dio, agisce con un'autorevolezza inattesa; trasforma dodici uomini pieni di limiti in apostoli maturi; Gesù ci rende più uomini, ci aiuta a capire la vita; a ritrovare l'interiorità. Il tutto, preceduto da un'introduzione che fa una sorta di check-up di alcuni diffusi luoghi comuni sulla fede cristiana.
Molto spesso ci soffermiamo a una fede in Gesù "umana, troppo umana". Gesù come un grande uomo, come un ribelle, come un eversivo, come uno che ha trasformato la nostra idea di Dio, del perdono, dell'amore fraterno. Ma Gesù è più di tutto questo, per chi crede in lui: è il Risorto! Questa affermazione è l'unica che può farci uscire dal disincanto di un mondo che, spesso, si sofferma davanti al credere come davanti a un sogno irrealizzato e irrealizzabile. Credere perché? "Se Cristo non fosse risorto" scriveva san Paolo "mangiate e bevete, perché domani morirete!"; ma Cristo è risorto, e questo cambia tutto! Troppe persone pensano a Dio come a un cadavere, troppi cristiani si avvicinano alla fede come si entra in un cimitero, con gran rispetto e in silenzio, lo sguardo compìto e meditabondo, ma col desiderio di uscirne il più in fretta possibile. Gesù non è morto. È vivo. Non "rianimato". Da tale consapevolezza nascono le pagine di questo libro, in cui l'autore commenta alcuni brani evangelici della Risurrezione e delle apparizioni del Risorto.
Il volto del coraggio, oggi, è quello di Malala, ragazza pakistana. Colpita dai proiettili di chi voleva negarle il diritto alla scuola, ha sconfitto il dolore e si è rialzata, per garantire quel diritto a milioni di bambine nel mondo. Età di lettura: da 7 anni.
L'educazione delle giovani generazioni è una sfida per le istituzioni e il mondo adulto.Ecco un libro pensato per educatori con progetti, proposte e suggerimenti concreti per far scoprire ai ragazzi la fede in Cristo.