Basato sui principi dell'educazione razionale-emotiva, questo kit di attività e giochi sulle emozioni consente a bambini e ragazzi dai 3 ai 16 anni di acquisire in modo divertente e coinvolgente una maggiore competenza nella gestione delle proprie emozioni. Nella scatola sono contenuti un libro ricco di indicazioni per l'insegnante e schede operative da utilizzare con i bambini, il Gioco del pensare, del sentire e del fare, le Carte delle emozioni e delle facce emotive e il Barometro delle emozioni. Nel Gioco del pensare, del sentire e del fare i partecipanti devono seguire un percorso sul tabellone lungo il quale si imbatteranno in alcune situazioni complesse dal punto di vista emotivo: per tutte queste situazioni dovranno spiegare come si potrebbero sentire se vi si trovassero coinvolti e cosa potrebbero pensare o fare per superarle. Le Carte delle emozioni e delle facce emotive sono invece dei cartoncini con raffigurati dei volti che rappresentano diverse emozioni, e servono come base di partenza per svolgere alcune delle attività descritte nel volume. Il Barometro delle emozioni, infine, è una ruota sulla quale sono rappresentate diverse emozioni; i bambini dovranno girarla e raccontare in quali occasioni si sono trovati nella situazione indicata dalla freccia del "barometro".
Eletto il 13 marzo 2013, primo papa sudamericano e gesuita, primo a trovarsi a convivere con un papa emerito e primo a scegliere per sé il nome di Francesco, Jorge Mario Bergoglio, pontefice numero 266 nella storia della Chiesa cattolica, ha subito stabilito con la cultura progressista e laicista un rapporto di profonda simpatia. È piaciuto il suo presentarsi all’insegna dell’umiltà, della semplicità e della povertà. È piaciuta la disponibilità all’intervista. Sono piaciute le sue bordate contro la Chiesa che non sa essere “in uscita”, le sue sferzate a preti e vescovi, la sua proposta di Chiesa “ospedale da campo”, l’attenzione verso le “periferie”, la richiesta, rivolta ai pastori, di por tare addosso “l’odore delle pecore”, l’insofferenza verso l’economia di mer cato, l’allinearsi (specie nel l’enciclica Laudato si’) a un certo ecologismo à la page. Con altrettanto entusiasmo è stata salutata la sua proposta di Chiesa “misericordiosa”, disposta a perdonare tutti, come fa il Padre buono, e desiderosa di non giudicare.
Nello stesso tempo, tuttavia, proprio questa linea, esplicitata soprattutto nell’esortazione apostolica Amoris laetitia sull’amore nella famiglia e sfociata nella richiesta di giudicare non sulla base di principî generali ma caso per caso, ha suscitato perplessità crescenti in chi vi vede un cedimento allo spirito del mondo, a un certo relativismo morale e a un populismo fatto di slogan che, a un esame più approfondito, si rivelano vuoti se non ambigui. Proprio la lettura di Amoris laetitia legittima una domanda: che cosa sta più a cuore alla cosiddetta “Chiesa di Francesco”? La salvezza dell’anima o il benessere psicologico ed emotivo delle persone? C’è poi il grande problema della mancata denuncia delle radici religiose dell’estremismo islamista, che, insieme all’abbraccio con il patriarca di Mosca Kirill, ci mette di fronte a una Realpolitik a sua volta fonte di domande e perplessità.
È difficile infine non accorgersi dell’approssimazione che caratterizza numerose affermazioni del papa, anche su temi fondamentali per la dottrina e per la fede. Si può dunque dire che, al di là del successo di cui Bergoglio sembra godere, esiste un serio “caso Francesco” sul quale interrogarsi. Un dibattito già in corso con la partecipazione di eminenti cardinali, teologi e filosofi nel quale è stata evocata perfino la parola scisma.
Aldo Maria Valli
Giornalista, è vaticanista del Tg1. Laureato in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano, è autore di numerosi libri riguardanti la Chiesa cattolica e la Santa Sede. Tra i più recenti, Piccolo mondo vaticano. La vita quotidiana nella città del papa (2012), Il forziere dei papi. Storia, volti e misteri dello Ior (2013), Milano nell'anima. Viaggio nella Chiesa ambrosiana (2013) e Benedetto XVI. Il pontificato interrotto (2013).
Padre Quirico Pignalberi, OFM Conv., lasciava trasparire tutta la soavità di un'anima in pace con Dio, abituata a contemplare da vicino i misteri di Dio, dell'Eucaristia, dell'Immacolata... Era stato compagno di studi di san Massimiliano, a Roma dal 1912 al 1919, e continuò ad essere suo ammiratore ed amico, condividendone gli ideali della più grande possibile santità, attraverso l'Immacolata, alla quale si erano donati interamente, per la massima gloria di Dio, fondando insieme la "Milizia di Maria Immacolata" (= M.I.) nel 1917. Di P. Kolbe, il Ven. Padre Quirico scrisse: «Il movente di tutta la sua vita, e della sua attività, era la sua ardente carità verso Dio, la Ss.ma Vergine Immacolata e verso il prossimo». Queste parole si possono riferire, altrettanto perfettamente, a P. Quirico stesso! E inoltre egli diceva: «i fatti paralleli di Fatima (1917)... non solo non contraddicono, ma completano e stabiliscono a meraviglia la nostra Milizia...». Padre Angelo Di Giorgio, Guardiano del Convento S. Lorenzo al Piglio (dove il Ven. P. Quirico fu Maestro dei Novizi per molti anni) dice che questo libro: «sarà sicuramente utile per chi vorrà conoscere più da vicino questi due astri luminosi nel firmamento della Chiesa e dell'Ordine Francescano, proprio nel 1° centenario della fondazione della Milizia di Maria Immacolata».
Il volto pittorico della Roma tardo antica e medievale, raramente è giunto a noi intatto; più spesso si mostra frammentato o nascosto o perduto. E tuttavia di questo patrimonio, moltissime sono ancora le tracce visibili sulle pareti di chiese e monumenti della città o i brani di dipinti e mosaici staccati che si conservano nei musei e nei loro depositi. Nel caso di contesti pittorici perduti talora ne sopravvive la memoria visiva, grazie a copie antiche (acquarelli, disegni, incisioni) e fotografie storiche. L'Atlante, di cui si presenta qui il I volume, ricrea i nessi, anche se perduti, fra le pitture murali e il loro originario assetto all'interno degli edifici, presentando una serie di percorsi visivi sulla base di planimetrie e modelli digitali 3D. Si tratta di ricostruzioni grafiche studiate per far emergere mosaici e pitture in contesti architettonici compromessi o meno, ricollocare virtualmente i dipinti staccati, raccontare i palinsesti pittorici "sfogliandoli", visualizzare le decorazioni ormai perdute, ma documentate.
Viene presentata in modo unitario la raccolta di studi che María Zambrano (1904-1991) ha dedicato alle figure femminili dei maggiori romanzi di Benito Pérez Galdós (1843-1920), considerato uno dei più grandi scrittori che la Spagna abbia mai avuto. Attraverso la riflessione intorno a Nina (protagonista di Misericordia) e Tristana (protagonista dell’ omonimo romanzo da cui Buñuel ha tratto il famoso film), la filosofa spagnola torna a parlare dei temi che l’hanno sempre inquietata e fecondamente interrogata: la storia nazionale della Spagna, il conflitto tragico tra storia e vita delle singole creature umane, la vita umana contesa tra il romanzo e la tragedia. Le “creature” come Nina e Tristana mostrano la possibilità di “trascendere” i conflitti tragici attraverso l’unica possibile soluzione: vivere sempre di nuovo una “vita pura”, illustrata da due metafore concrete fondamentali nella filosofia di María Zambrano: l’acqua e la luce diversa intravista nella Spagna della sua giovinezza. Cura e introduzione di Annarosa Buttarelli Traduzione e postfazione di Laura Mariateresa Durante
Questo libro è dedicato alla pittura a Roma nel IV e V secolo, in un periodo che prende avvio alla fine del mondo antico e si sviluppa con il progressivo affermarsi del Cristianesimo. Nel volume la pittura è analizzata da tre punti di osservazione diversi: la pittura monumentale, che vede l'avvento dei grandi programmi figurativi all'interno delle nuove basiliche cristiane; la pittura profana, che contempla le ultime testimonianze prodotte dal contesto pagano e la pittura funeraria, straordinario serbatoio di immagini nascosto nelle viscere della città. L'opera, volume I del Corpus della "Pittura medievale a Roma", vuole scrivere una storia della pittura romana tardo antica e paleocristiana, studiando e organizzando tutte le opere, quelle esistenti e quelle testimoniate, della città di Roma, in un ordine cronologico plausibile. Nel volume sono schedate le pitture murali, i mosaici, ancora esistenti in gran numero e spesso ancora visibili sui muri degli edifici sacri della città. Ma sono anche recuperate tutte le tracce che questo stesso patrimonio pittorico ha lasciato nella memoria storica, nel corso dei secoli: acquerelli, disegni, copie, antiche fotografie, descnzioni, che contribuiscono in maniera sorprendente a integrare la nostra conoscenza della pittura di questi secoli.
"Non occorre attendere una cosiddetta civiltà delle immagini per accorgersi del loro tremendo potere": platonici e islamici, ebrei e cristiani, differenti forme di iconoclastia si sono avvicendate nella storia e hanno contribuitoa plasmare e definire il nostro modo di guardare il mondo e rappresentarlo. Maria Bettetini ha insegnato Storia della filosofia medievale all'Università Ca' Foscari di Venezia ed è attualmente docente di Estetica all'Università Iulm di Milano.
Questo volume raccoglie i cinque principali romanzi di Soldati: "Le lettere da Capri", "La busta arancione", "L'attore", "Lo smeraldo", "La sposa americana". Il ricco materiale conservato nell'archivio della villa di famiglia a Tellaro è stato messo a disposizione del curatore del volume, Bruno Falcetto, e gli ha permesso di costruire una cronologia e delle notizie sui testi attraverso informazioni inedite e documenti di prima mano.
In principio fu la topa: autentica categoria kantiana del pensar satirico del più scandaloso, imprevedibile, libertario giornale italiano, foglio dissacrante diventato negli anni autentico fenomeno di culto. Dito nell'occhio dei potenti di ogni scuderia e di ogni cilindrata, antidoto all'impero del pappa e ciccia, Il Vernacoliere ha saputo raccontare mirabilmente mostri, miti e troiai vari del Belpaese, con la sua informazione ferocemente paradossale che - per dirla con le parole del grande Oreste del Buono -"sfugge alla banalità, vera volgarità del nostro parlare quotidiano". La sua satira, e le sue irresistibili copertine, poggiano saldamente su alcuni grandi tormentoni, solidissimi pilastri, temi guida di un dissacrante e illuminante racconto dei vizi e delle virtù della società. La topa e il pipi, certamente, ma anche i pisani, metafora dell'"altro" (perché ognuno, in fondo, c'ha il suo pisano), i politici e la politica, la salute e il lavoro, le guerre e i militari, i preti, il carrozzone mediatico, la realtà quotidiana, con le sue imposizioni e sofisticazioni. È il grido liberatorio di chi, per coniugare riforme e rivoluzione nel migliore dei mondi possibili, proclama: "Trombare meno, trombare tutti".