Spesso si è indicato come anello mancante fra ricerca teorica e azione in classe una riflessione scientificamente fondata, ma altrettanto pragmaticamente orientata, sulle tecniche didattiche che realizzano l'educazione linguistica. "Fare educazione linguistica" è il trait d'union di queste due dimensioni: quella della ricerca e quella dell'operare quotidiano. Grazie alla sua esperienza e alla sua profonda conoscenza delle lingue e del modo di insegnarle, Paolo Balboni firma così un'opera indispensabile per tutti i docenti che devono costruire la didattica in classe ogni giorno. Le oltre cento attività didattiche proposte in questo libro infatti non soltanto sono il naturale sviluppo e approfondimento del discorso teorico, ma soprattutto permettono agli insegnanti di rinnovare le loro lezioni, proponendo ogni volta esercizi creativi e stimolanti.
Come i nostri vicini e lontani antenati, come sempre è avvenuto da quando abbiamo imparato ad accendere un fuoco, continuiamo ad oscillare, in una situazione di incertezza, tra la speranza e la disperazione.
Da tempo certa filosofia che va per la maggiore non perde occasione per sdottoreggiare sulla storia universale, sul destino della civiltà, dissertando su come e quando sono cominciati i nostri guai e su dove inevitabilmente andremo a finire. Paolo Rossi, da quando ha cominciato a scrivere, ha polemizzato con questo tipo di posizioni. Lo fa anche in questo nuovo libro. Scritto in uno stile chiaro e asciutto, non è rivolto ai filosofi, ma a tutti coloro che non si accontentano di vivere e vogliono anche pensare. Vi si parla dell'assenza di speranze e delle previsioni catastrofiche fallite, ma anche delle "smisurate speranze", dei paradisi immaginari e del mito dell'uomo nuovo. Infine si riprende un'idea che fu già espressa nell'anno 1620: possiamo "elencare alcune ragioni che possono preservarci dalla disperazione"?
La fine del mondo è stata annunciata più volte: tutti - per citare l'esempio più famoso - abbiamo certamente presenti le ansie millenaristiche suscitate dal celebre "Mille non più Mille" che riempì di terrore i popoli per poi rivelarsi una bolla di sapone. Non essendo il mondo finito nell'anno 1000, si pensò che lo sarebbe stato nel 1033, millesimo anniversario della morte del Signore. Ci furono carestie e disordini vari, ma il mondo non finì. In tempi a noi vicinissimi abbiamo avuto la scadenza dell'anno 2000 che ha suscitato altri - seppure assai più pacati - timori. Passato senza eccessivo danno il 2000, ecco incombere il 2012, che secondo il calendario Maya dovrebbe segnare la fine dei tempi. E se scamperemo quello, sarà presto in agguato il 2033 (gli anni del Signore più duemila), preannunciato come fine del mondo nel libro Le profezie di Papa Giovanni di Pier Carpi. Possiamo dar credito? Dobbiamo preoccuparci? Le varie Apocalissi finora annunciate non si sono fortunatamente rivelate veritiere. Che pensare allora del 2012? Una minaccia, un monito, un avvertimento? Forse il simbolo - uno dei tanti - delle paure ricorrenti dell'umanità?
La mente non è tutto il nostro animo. È quella componente essenziale che ci permette di pensare, ragionare, decidere. È un sistema di calcolo naturale, ma non solo: oltre a conoscere emozioni e passioni, svolge compiti speciali che ci consentono l'interazione con gli altri e senza i quali la nostra vita sociale sarebbe ben poca cosa. Il libro mostra, attraverso alcuni semplici modelli ed esempi sperimentali, che quando la mente lavora non applica semplicemente un insieme di regole logiche ma si basa anche su abitudini e convenzioni sociali: i contenuti influenzano, e molto, il nostro modo di rappresentarci i problemi. Inoltre anche le istituzioni hanno una mente, anche se il loro "cervello" è distribuito in molte sedi. A tali menti collettive, esattamente come a quelle individuali, è possibile attribuire razionalità strategica, che commisura cioè i mezzi agli scopi. È possibile rintracciare così le basi cognitive di molti fenomeni della nostra vita sociale, da alcune forme di violenza fino ai giochi politici tra alleati e avversari che si riscontrano in ogni esperienza di governo.
Magistrati e avvocati sono, da sempre, come quelle vecchie coppie di coniugi che mal si sopportano ma sono assolutamente incapaci di vivere l'uno senza l'altro. Rappresentano infatti momenti distinti della funzione del rendere giustizia e portano il loro contributo da posizioni e con ruoli che non devono mai essere confusi, ma restano inseparabili. Sotto forma di lettera idealmente indirizzata al proprio allievo, Paolo Borgna riflette sugli avvocati. Sulla funzione pubblica del rendere giustizia a cui l'avvocato contribuisce con il suo "ruolo partigiano". Sul ruolo di "mediatore sociale" dell'avvocato.
Da cosa hanno avuto origine le logiche di dominio su cui si basa la società attuale? L'intera vita di ognuno è segnata fin dalla nascita ed è sottoposta al controllo dei poteri forti e di uno Stato falsamente democratico, aventi enormi interessi in comune. Solo la comprensione di una realtà scientificamente strutturata farà aprire gli occhi su queste perverse logiche di potere, farà capire all'uomo che solo un'eresia lo potrà salvare...
La professione docente, a partire dalla scuola dell'infanzia fino all'Università, è certamente una delle più complesse e maggiormente delicate. Purtroppo la scuola è andata ripetendo, per troppi anni, modelli di istruzione non solo obsoleti, ma vacui che hanno finito per abbandonare al loro destino molti allievi. Questo libro rappresenta la volontà di raccontare, attraverso a documentazione raccolta in questi anni, la speranza di aver intrapreso un cammino denso di un alto significato messianico nonostante le fatiche che il vivere quotidiano presenta.
In principio è il gruppo familiare. E' la matrice della vita psichica di ogni individuo che imprime, in maniera indelebile, le caratteristiche relazionali di ogni persona. In seguito è sempre la vita collettiva ad accompagnare l'evoluzione dell'identità sociale di ogni figlio. Ma il gruppo familiare sta cambiando. E i genitori si ritrovano soli e senza valide competenze educative in una comunità sociale incapace di condivisione, con rapporti generazionali recisi ed equilibri tra identità di genere profondamente modificati. In questo contesto emerge nitido il bisogno di un sostegno specifico nella maturazione di competenze educative genitoriali. Questo libro propone, con un approccio affinato alla ricchissima esperienza degli autori, una lezione sul "difficile mestiere di educare i figli". Come un tempo nel lavoro di bottega, gli autori mettono a disposizione il loro robusto patrimonio per presentare le stanze di consultazione, in cui per introdursi occorre avere consapevolezza sensibile dei diversi protagonisti e coraggio nel mettersi in gioco.
Fin dalle prime pagine i padri e le madri, veri protagonisti del libro, sono colti là dove si trovano, nel vivo della loro condizione esistenziale, fatta di idealizzazione del proprio ruolo, di perfezionismo, di amore incondizionato ma anche di delusioni feroci, di ricordi, sogni, aspettative e timori.
Posta sotto i riflettori dell'intelligenza e della critica, la pratica religiosa deve inesorabilmente manifestarsi come modesto vettore di socializzazione, con vaghe opportunità consolatorie, incline però alle radicalizzazioni del fanatismo superstizioso e del dogmatismo intollerante? Se la nostra coscienza si lasciasse pazientemente sorprendere dalle congiunture più straordinarie e feriali del vivere - nelle quali l'uomo nasce e muore, genera e lavora, crea e fallisce, ama e soffre - forse scoprirebbe la singolare custodia che la religione offre alla libertà. Proprio in quelle congiunture la libertà cerca le ragioni della propria speranza e le riceve in dono dai suoi legami: da quelli che l'assicurano al senso della vita a Quello che la rassicura della preziosità di sé, accendendo gli indizi di una sua provenienza e di un suo destino non di questo mondo.
Della devozione mariana di Giovanni Paolo II le testimonianze sono innumerevoli, fin dall'infanzia e dalla giovinezza. Questo volumetto racconta un episodio preciso, attorno al quale e dopo il quale la devozione del "papa polacco- si fece radicalmente più profonda, un vero e proprio spartiacque della vita stessa di Wojty?a. L'episodio, quello che lo vide vittima di un attentato, e tra i più pregni di senso di tutto il XX secolo. Attorno ai giorni che seguirono il 13 maggio 1981, Giovanni Paolo II avrebbe elaborato una rilettura della propria esistenza alla luce della Provvidenza e della "mano materna- che lo protesse.
Tra le tante emergenze di cui si è parlato in questi anni, quella educativa è sicuramente una delle più preoccupanti: essa indica il clima di smarrimento etico delle nuove generazioni che può esplodere improvvisamente in situazioni di grave disagio. In questo volume 13 educatori colloquiano con Paola Bignardi facendo emergere l'urgente esigenza di assumere in forma nuova il difficile ma entusiasmante compito di educare.