
In una grande sintesi, l'intera parabola del mondo greco: dal tempo dei palazzi micenei alla nascita della polis, fino alla dominazione romana. Musti legge la grande storia dei greci attraverso i loro occhi e ne illumina la cultura e la mentalità, i valori fondamentali delle comunità greche: libertà, autonomia, "isotes" (equità ed eguaglianza), democrazia, in una parola la grandiosa complessità culturale di un popolo che ha racchiuso in sé un intero inventario di archetipi, esperienze esemplari e comuni a tutte le civiltà. "Il modo più autentico di mostrare rispetto per la storia dei greci - scrive l'autore - è sentirla e trattarla, innanzitutto e semplicemente, come storia di gente che ha vissuto. L'esperienza dei greci non è librata sulla vita e lontana da essa; è la vita stessa e la realtà nella diversità delle sue manifestazioni: con in più però qualcosa che ne fa un precedente grandioso per tutta l'esperienza umana, cioè la coscienza, la riflessione, la teorizzazione, la parola che le ha espresse, la scrittura che ha dato alla parola forma stabile e, a suo modo, definitiva".
Questo volume sostiene che la mancata condanna del regime franchista ha impedito alla Spagna democratica, emotivamente succube di quell'ingiustizia, di prendere le dovute distanze dal proprio passato repubblicano e di individuare in modo obiettivo le responsabilità anche repubblicane nel precipitare della guerra civile. Il senso di colpa nei confronti delle vittime del regime, mai risarcite dalle istituzioni, si è intrecciato al risentimento verso una oligarchia mai veramente costretta a pagare per i propri misfatti e ha prodotto non già la rilettura critica di quello scomodo passato, bensì un'abbondanza di luoghi comuni consolatori e di visioni parziali o edulcorate della parte repubblicana.
Vespasiano Gonzaga Colonna, valoroso condottiero e abile diplomatico, ma anche architetto militare e grande mecenate, inseguì un sogno: trasformare la romana Sabbioneta, che sorge dalla umida pianura lombarda, in una straordinaria città, circondata da mura a forma di stella a sei punte, dove raccogliere opere d'arte che rievochino la grandezza dell'antica Roma. Spinto da questo sogno, alla continua ricerca di soldi per realizzarlo, Vespasiano condusse una vita pubblica errabonda, fra i campi di battaglia, la corte imperiale asburgica e quella spagnola, e una vita privata turbolenta, che verrà segnata da molti lutti. Ma quando Vespasiano morì, a sessant'anni, nel 1591, il sogno di costruire dal nulla una perfetta città rinascimentale, inno alla potenza militare e alla bellezza classica, era compiuto. Sabbioneta, dopo trentasei anni di continui lavori, era un ideale divenuto realtà. In questa biografia avvincente come un romanzo, Edgarda Ferri fa rivivere le suggestive atmosfere del Rinascimento italiano, ricostruendo la vita di un uomo tormentato, di un grande principe, di uno spirito forte e visionario, che lasciò come memoria di sé una città intera, di tale stupefacente bellezza da rimanere intatta fino ai giorni nostri, troppo perfetta per subire le offese del tempo.
Nel 1915 il governo Ottomano, presieduto dal partito dei Giovani Turchi, deportò la maggioranza degli Armeni dalle loro terre in Anatolia. Secondo alcune stime, quasi il 40% della popolazione morì, molti in brutali massacri. Gli Armeni lo considerano il primo genocidio del Novecento (un milione e mezzo di morti), per i turchi la deportazione fu una risposta alla ribellione di massa armena, supportata da Russia e Inghilterra: una guerra regionale sottostante a frizioni internazionali; le morti, il risultato di malattie o inedia. Il saggio intende esaminare i fatti storici senza preconcetti politici, equidistante dalle due parti in causa.
La domanda che, con angolazioni diverse, ci si pone nel libro è questa: in che modo la sfera dei modelli e delle regole comportamentali, la pratica della gestualità quotidiana, la concezione dei sentimenti e delle emozioni si incontrano e si intersecano nell'arte greca? Gli artisti greci elaborano una "grammatica" capace di far sì che le immagini non siano solo oggetti da ammirare, ma strumenti per aprire una relazione con lo spettatore: l'immagine artistica diviene, così, mezzo per orientare l'osservatore verso norme e valori etici, per consentirgli la pienezza dell'esperienza religiosa e una partecipazione anche emotiva al racconto mitico.
I Cavalieri Teutonici furono potenti e fieri sostenitori della guerra santa. La loro storia fu una catena di crociate, campagne e lotte. Temuti dai nemici e rispettati dalla Cristianità del Medioevo, i Cavalieri ed il loro Ordine controllarono fermamente la regione baltica e la Germania del Nord, istituendo un sistema di governo forte ed autorevole, che prosperò per oltre trecento anni in tutta l'Europa Centrale. Questo testo è un importante contributo alla ricostruzione della storia dei Cavalieri Teutonici e del loro Ordine sotto il profilo militare: l'ascesa al potere, la lotta contro i pagani prussi, la sequela di guerre contro Polonia e Lituania, lo scontro con la Russia di Alexander Nevsky, la graduale stagnazione dell'Ordine durante il Quattordicesimo secolo. Il libro è ricco di episodi drammatici - la battaglia sul ghiaccio del Lago Peipus nel 1242, o la disfatta di Tannenberg - ma è soprattutto un racconto della continua lotta, anno dopo anno, che i Cavalieri sostennero per mantenere il potere, respingere incursioni e bande di predatori, e per lanciare crociate contro i nemici infedeli. Fu infatti la crociata, in cui i Cavalieri poterono dimostrare sempre il loro valore, la loro audacia e le loro virtù cavalleresche, che diede vita e animò nel tempo quest'Ordine religioso e militare. William Urban ci fornisce una mappa dell'evoluzione storica dell'Ordine. L'edizione italiana è arricchita da una estesa introduzione di Franco Cardini.
La maggior parte degli storici ha guardato agli anni della tarda repubblica di Roma attraverso gli occhi dell'aristocrazia romana. Il popolo comune viene descritto come una massa di parassiti, una marmaglia interessata unicamente ai "panem et circenses", a placare la fame e a godere dei sanguinari spettacoli del circo. Cesare è per alcuni un tiranno, per altri un pericoloso demagogo che sposa la causa del popolo per desiderio di potere, per altri ancora un "dittatore democratico". Il suo assassinio viene letto come il risultato di inimicizie personali o di lotte di potere svuotate di contenuto sociale. A Parenti non interessa tanto Cesare come individuo, piuttosto gli preme capire quali dinamiche sociali e "di classe" si agitavano dietro le quinte della sua ascesa e del suo assassinio. Quella che Parenti racconta è la storia della resistenza popolare contro una plutocrazia spietata. Una storia "dal basso" che restituisce a un popolo la sua voce. Il libro ricostruisce il contesto sociale e politico in cui maturò l'omicidio di Cesare e, insieme, cerca di leggere "in filigrana" la vita, le iniquità, le aspirazioni della società romana.
L'itinerario della evoluzione urbanistica, sociale ed economica di Trapani, che Salvatore Costanza ha seguito nei suoi precedenti lavori lungo l'arco della storia moderna e contemporanea, dal Cinquecento al secolo XX, si conclude con questo saggio sul Tramonto delle egemonie urbane, ricostruendo le convulse fasi della lotta politica nel primo dopoguerra e dell'avvento del fascismo. Esaurita l'euforia industriale che spinse la borghesia locale, tra Otto e Novecento, a inserirsi attivamente nel mercato nazionale e mediterraneo, si determinò, con la massima adesione del ceto alto/borghese al regime mussoliniano, la formazione del nuovo "blocco agrario" e la crisi del sicilianismo democratico di Nunzio Nasi. Il saggio che utilizza un'inedita documentazione archivistica e le Carte del fondo Nasi, ricostruisce il ventennio 1919-1940 sui tre livelli della storia politica, urbanistica ed economica, evidenziando gli aspetti del nuovo ordine sociale. In Appendice è la storia di una famiglia notabilare, consegnata nei Diari di Antonietta Dalì Platamone, dove s'intravede in scorcio la vita sociale della città e ce ne vengono restituite le declinanti atmosfere ideali e morali.