
Abili commercianti e navigatori, stabilitisi sulle coste dell'Asia Minore in una serie di floride città-stato come Biblo, Sidone e Tiro, i fenici furono tra i protagonisti del mondo mediterraneo del I millennio a.C., espandendosi con proprie colonie anche sulle coste dell'Africa settentrionale, della Sardegna e della Sicilia. In questa concisa introduzione è ricostruita l'identità dei fenici, e ne viene ripercorsa la vicenda storica, con una particolare attenzione per l'organizzazione sociale, la vita politica, il commercio e la religione.
Michael Sommer insegna Storia antica all'Università di Liverpool. Tra i suoi libri più recenti: "Römische Geschichte II. Rom und sein Imperium in der Kaiserzeit" (2009) e "The Complete Roman Emperor" (2010).
In arabo Venezia si dice al-bunduqiyya. Venezia è l'unica città europea ad avere un nome arabo e questo semplice fatto dice quanto la Serenissima sia stata per lunghi secoli la principale cerniera di raccordo fra l'Europa e l'Oriente, fra la Cristianità e il vasto mondo musulmano affacciato sul Mediterraneo. Quella raccontata in questo libro è una storia millenaria di rapporti e scambi tra mondi antagonisti, ma comunque in contatto e solo ogni tanto in guerra. Dal Mille alla fine dello Stato veneziano (1797), l'autrice racconta l'evoluzione del rapporto fra Venezia e il mondo arabo e turco, sul filo dei commerci della Serenissima, dei pellegrinaggi e delle crociate, degli scontri ma anche delle alleanze, delle peripezie degli schiavi e dei convertiti. Tracciata dalle più lontane origini l'evoluzione complessiva di questo rapporto, l'autrice racconta poi dettagliatamente chi e come, da una parte e dall'altra, lo tesseva: gli ambasciatori con i loro cerimoniali, i dragomanni e i consoli, i mercanti con i loro fondachi, i marinai e gli schiavi, i pirati e le spie. Un viavai di persone e merci che disegna, un secolo dopo l'altro, un quadro vivido di contiguità, di familiarità, di relazioni tra mondi diversi ma non necessariamente ostili.
In certi momenti questi mafiosi mi sembrano gli unici
esseri razionali in un mondo popolato da folli.
Anche Sciascia sosteneva che in Sicilia si nascondono
i cartesiani peggiori.
Giovanni Falcone
Francesco Di Carlo, uomo d’onore e boss di Altofonte, è stato arrestato nel 1985, in Inghilterra. In Italia è tornato dopo undici anni di prigione, da collaboratore: ha aspettato che il proprio debito con la giustizia fosse quasi saldato prima di prendere la decisione, così che nessuno potesse accusarlo di parlare solo per ottenere uno sconto di pena. Confidente di Riina e Provenzano, vicino a Bernardo Brusca e Michele Greco, è stato il punto di contatto della Cupola con il bel mondo, la politica e i Servizi segreti. In questi anni da collaboratore ha testimoniato in numerosi processi, gettando nuova luce su tutti i livelli dell’organizzazione e fornendo spesso particolari sconcertanti: non solo gli omicidi, le estorsioni e le stragi, ma i contatti con gli imprenditori e la trattativa con le istituzioni. Senza paura di dare la propria versione anche su argomenti scottanti: i rapporti tra Berlusconi, Dell’Utri e Mangano, quelli tra Andreotti e i cugini Salvo, la strage di Bologna e quella di Ustica. Enrico Bellavia ha raccolto il racconto diretto della sua vita al limite, per regalarci un ritratto di Cosa Nostra inedito e in molti punti inquietante.
Chi ha ucciso il re
Tarquinio Prisco?
E chi è davvero
il suo successore
Servio Tullio,
bastardo nato da
una serva e da un dio?
Una grandiosa ricostruzione
storica svela l'enigma alle origini
della potenza di Roma.
578 A.C., una congiura di aristocratici uccide Tarquinio Prisco, quinto re di Roma. Sua moglie, la regina Tanaquil, convince il popolo che il re non è morto ma giace ferito, e che le sue funzioni saranno rette da Servio Tullio. Ma chi è veramente quest'uomo che avrà presto in mano il destino di Roma? Le sue origini, come quelle di Romolo, sono avvolte in un mistero che ha resistito fi no ai giorni nostri. Nato da una serva, Servio è per Tanaquil una sorta di fi glio adottivo, cresciuto sotto la sua ala protettrice e per Tarquinio è il successore predestinato, a cui ha aperto la strada nominandolo comandante dell'esercito. È il "divino bastardo", un illegittimo dalla natura prodigiosa. Carandini, archeologo di fama mondiale, ripercorre le tappe della sua ascesa, indagando storia e mito nelle fonti antiche e nell'affresco di una tomba di Vulci, che svela l’enigma di questo primo tiranno di Roma, riformatore e anticipatore della Repubblica. È la storia di un re nato servo che, contrastando i privilegi dei patrizi, apre la strada alle grandi riforme grazie alle quali Roma diventa una grande città e una potenza nel Mediterraneo.
Quando, in quale momento della sua storia, l'essere umano ha cominciato a percepire se stesso come un soggetto libero e capace di autodeterminarsi? Quando ha acquisito la consapevolezza di essere l'autore delle proprie azioni? La cognizione della propria autonomia morale non è un dato innato. Per molto tempo gli esseri umani si sono sentiti in balia di forze esterne, superiori, incontrollabili e invincibili, a cominciare dalle forze della natura, spesso divinizzate. La conoscenza della propria libertà è infatti il risultato di una faticosa presa di coscienza, una fondamentale, lunga e difficile conquista del pensiero, che sta alla base e costituisce il presupposto di concetti etici e successivamente giuridici come "colpa" e "responsabilità". Ulisse è uno dei personaggi la cui storia consente di seguire i passaggi di questa straordinaria "invenzione".
IL LIBRO
Francesco Barbagallo è stato il primo a raccontare il potere della camorra come potere imprenditoriale quando nessuno osava farlo, ancorandolo a un passato indispensabile per interpretare il presente. Storia della camorra è un libro fondamentale perché frutto degli studi di uno dei più grandi storici italiani, di un intellettuale che declina le dimensioni economica, criminale e imprenditoriale della camorra, attraverso il tratto umano che le è proprio e che la condannerà all’estinzione. Dalle catastrofi – dice Barbagallo – per fortuna si può emergere. Roberto Saviano
Soffusa di racconti e leggende sulle sue origini, sulle sue forme organizzative e sui riti di accesso, a distanza di quasi due secoli dalla sua nascita nei vicoli di Napoli, la storia della camorra non è mai stata raccontata per intero. Questa è la prima ricostruzione complessiva dall’ 'onorata società' dell’Ottocento alla criminalità globalizzata di oggi. Francesco Barbagallo descrive i suoi costumi, le regole, la mentalità, gli affari, gli intrecci con la politica e le altre organizzazioni criminali, necessari per tessere la rete con cui oggi gestisce un patrimonio enorme. Al tempo dei Borboni, quando inizia la sua attività delinquenziale e si dà un’organizzazione, la camorra controlla le estorsioni su quasi tutte le attività produttive, i mercati, le case da gioco, la prostituzione. Si rappresenta come una sorta di aristocrazia della plebe ed entra nel vivo del tessuto sociale, praticando una forma di amministrazione, privata e illegale, della fiscalità, della sicurezza, della giustizia. La storia sembra non scalfirla, nonostante le repressioni postunitarie e l’impegno dei grandi intellettuali che hanno lottato per portare la questione meridionale al centro dell’interesse del nuovo Stato unitario, nonostante ogni tentativo di farle terra bruciata attorno. Nel corso degli anni non cessa di evolversi tra corruzione e clientele, accaparrando nuovi spazi di azione e nuove forme ben più consistenti e di più ampio respiro rispetto ai suoi tratti storici. Oggi la camorra è attiva su scala mondiale, ha circa 6000 affiliati, i suoi utili sono calcolati in 13 miliardi di euro, in un quindicennio il suo fatturato si sarebbe quintuplicato. Manovra le tecnologie più avanzate, sa sfruttare al meglio le garanzie di impunità di mercati sempre meno controllati, è parte integrante della finanza globale. Chi la pensa come il frutto del sottosviluppo, prende un abbaglio.
INDICE
1. La camorra al tempo dei Borbone - 2. Alle luci della ribalta, tra Garibaldi e l’Italia - 3. “Questione di Napoli”, “questione meridionale”, bassa camorra e clientele borghesi - 4. La città ammodernata, la “camorra” amministrativa, l’inchiesta Saredo - 5. Successo e disfatta della camorra nella “belle époque” - 6. Dai camorristi ai guappi, tra il fascismo e la repubblica - 7. La nuova criminalità organizzata in Campania - 8. Le guerre tra le nuove camorre - 9. Le imprese economiche dei clan e la politica degli anni ’80 - 10. Camorra, società e politica nei primi anni ’90 - 11. La criminalità campana verso il terzo millennio - 12. L’espansione globale di un sistema criminale moderno - 13. Gli ultimi anni: il potere della camorra, lo sfacelo dei rifiuti - Conclusioni - Bibliografia - Cartine - Indice dei nomi
IL LIBRO
Bisogna convenire con Luca Ceci, che ha fatto ampi e fortunati scavi documentari, che tutti i tentativi operati da Pio XI per impedire a Mussolini di realizzare il suo folle progetto di aggredire e conquistare uno stato sovrano come l'Etiopia furono velleitari e con scarse possibilità di essere presi in considerazione. Noi sappiamo per certo che egli giudicava come assurda e criminale la guerra all'Impero millenario e cristiano di Haile Sellassie. Ma sappiamo anche che mai denunciò pubblicamente l'aggressione fascista, perchè ogni volta che maturava un'iniziativa di pace, al minimo ostacolo subentravano in lui la prudenza e il timore di incrinare i rapporti privilegiati stabiliti con il governo di Mussolini.
Lucia Ceci racconta come la Chiesa cattolica ha affrontato il conflitto italo-etiopico, il fascismo e l’Impero. Una storia fatta di parole e di silenzi,di canali ufficiali e di vie ufficiose, di discorsi letti e mai pubblicati, molti dei quali recuperati grazie all’apertura nel 2006 dell’Archivio Segreto Vaticano. Una storia che si svolge nei palazzi e nelle piazze, sulle ambe etiopiche e nelle missioni, nei santuari e al cinematografo. Una storia che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone in Italia e conta più di trecentomila morti etiopici.
INDICE
Prefazione di Angelo Del Boca - Introduzione - I. Il conflitto italo-etiopico: una guerra giusta? - II. Il papa: dalla condanna al silenzio - III. I cattolici italiani: dalla prudenza all’esaltazione patriottica - IV. Apoteosi e devozioni clerico-imperiali - V. Il Vaticano e la guerra: silenzi pubblici, percorsi riservati - VI. Le missioni cattoliche italiane, la guerra e l’Impero - Epilogo - Note - Nota dell’Autrice - Referenze iconografiche - Indice dei nomi
1861-2011, ovvero 150 anni dalla proclamazione del Regno d'Italia, tappa intermedia ma simbolica del processo di unione politica dell'Italia che si concluderà solamente nel 1918. Una data-simbolo, che in quanto tale travolge la concretezza storica con il linguaggio del mito politico, delle rappresentazioni oleografiche, di una vulgata da "Libro Cuore" che nacque nei primi decenni dell'Italia unificata come parte di una strategia pedagogico-politica atta a "creare gli italiani", e che riproporre nel XXI secolo appare prima incomprensibile, e poi paradossale. A differenza di altri grandi Stati europei come la Francia e la Germania, questo processo non riuscì a "creare gli italiani" almeno fino alla 1ª guerra mondiale: le grandi questioni nate lungo i decenni che vanno dall'invasione napoleonica all'unificazione (1796-1870) non a caso restano ancor oggi irrisolte: la questione meridionale; la questione settentrionale; la questione cattolica; la questione nazionale, sintesi delle prime tre. Il 150° può invece essere l'occasione per rileggere il processo dell'unificazione italiana a partire dai territori dell'Italia concreta. Ognuno diverso dagli altri, ma tutti accomunati dallo storico confronto con un'unità a suo tempo quasi completamente inattesa. Come ne è cambiata l.identità in questi 150 anni? Questa è la scommessa che regge questo libro.
Scritto su commissione per una collana di vasta divulgazione, felice punto d'incontro di rigore storiografico e talento narrativo, La domenica di Bouvines, dedicato a una celebre battaglia del 1214, è da molti considerato uno dei capolavori di Georges Duby.
Quel fatidico giorno, nella piana di Bouvines, il re di Francia Filippo Augusto dovette suo malgrado affrontare, uscendone vittorioso, la terribile coalizione dell'imperatore Ottone, del conte di Fiandra Ferrando e del conte di Borgogna Rinaldo. Si trattò di una vittoria fondamentale, che avrebbe rinsaldato decisamente le basi della monarchia francese suscitando per la prima volta il sentimento dell'unità nazionale.
Scandendo il saggio storico in tre tempi, l'evento, la messa a fuoco delle «forze storiche» in campo e la sua trasformazione in leggenda, il grande storico francese propone al lettore un approccio originale e complesso a quella memorabile giornata che avrebbe segnato per secoli il destino degli stati europei. La storia di una battaglia si trova cosí a essere riabilitata e profondamente rinnovata dall'analisi congiunta del contesto sociale, culturale e ideologico, e Bouvines ci appare come un microcosmo, una lente di ingrandimento la cui minuziosa scomposizione permette di cogliere la verità di un'intera epoca e un'intera società.
Una delle piú elevate riflessioni sull'affermarsi dei movimenti di massa, sulle classi dirigenti italiane e sulla possibilità della democrazia in Italia.
L'edizione piú ampia e documentata delle «lezioni sul fascismo» che Palmiro Togliatti tenne a Mosca nel 1935.
Il "Corso sugli avversari" è un ciclo di conferenze tenuto da Togliatti a Mosca tra il gennaio e l'aprile 1935, presso una scuola quadri della Terza Internazionale, rivolto soprattutto a giovani comunisti italiani.
Dopo la vittoria nazionalsocialista in Germania, che apriva nuove tensioni nel già fragile equilibrio europeo, e dinanzi alla minaccia di un'ulteriore espansione dei fascismi, il Corso di Togliatti riflette sulle origini italiane del movimento fascista, la crisi liberale, il rapporto tra fascismo e storia d'Italia. In particolare le lezioni si soffermano sull'edificazione del regime mussoliniano in relazione agli sviluppi della società di massa e, allo stesso tempo, sulle opportunità di lotta che, non solo in Italia, si aprivano sulla base delle prospettive antifasciste unitarie che stavano maturando in Europa e che anche l'Internazionale stava facendo proprie.
Questa edizione, la piú completa in base alla documentazione disponibile, comprende anche due lezioni rinvenute negli anni Novanta ed è corredata da apparati di note, da quanto reperito del materiale didattico predisposto dallo stesso Togliatti per il Corso e da un saggio storico-critico del curatore.
Combattuta dal 431 al 404 a.C., la guerra del Peloponneso contrappose le due grandi città-stato rivali, Atene e Sparta, ed ebbe come posta il predominio sulla Grecia. L'evento, considerato "la guerra mondiale dell'antichità", è al centro di questo libro che ne illustra con chiarezza origini, andamento e conseguenze. Oggetto dell'esemplare resoconto storico di Tucidide, il conflitto che portò Sparta ad assumere il ruolo di potenza egemone continentale e marittima fu anche, in ambito culturale, la cornice di una serie di altissime realizzazioni: in quel periodo Socrate elaborò la propria filosofia; furono attivi i grandi tragici Sofocle ed Euripide e la commedia attica raggiunse il suo punto più alto con Aristofane.
Bruno Bleckmann è professore di Storia antica nell'Università di Düsseldorf. Tra i suoi libri: "Die Germanen. Von Ariovist zu den Wikingern" (2009), "Konstantin der Grosse" (2007), "Herodot und die Epoche der Perserkriege" (2007).
Come e perché è nato lo stato? Esso si costituisce come indiretta conseguenza di una necessità antropologica: la coazione a regolare i rapporti di potere tra gli uomini. Ovunque - dalla Cina ai paesi islamici - si incontrano oggi varianti di quel tipo di collettività che è stato creato dagli europei a partire dal medioevo e successivamente "esportato" nel resto del mondo. Il libro offre una sintesi del percorso ideologico e storico che ha portato alla formazione dello stato moderno, alla sua evoluzione nello "stato totale" dell'età contemporanea, e al suo attuale declino.
Wolfgang Reinhard, storico dell'età moderna, è professore emerito dell'Università di Friburgo. Tra i suoi libri pubblicati dal Mulino: "Il pensiero politico moderno" (2000), "Storia del potere politico in Europa" (2001).