
«La storia dell'Iran è piena di violenza e di drammi: invasioni, conquistatori, battaglie e rivoluzioni. Poiché l'Iran ha una storia piú lunga della maggior parte degli altri paesi, ed è piú grande di molti di essi, questa drammaticità è maggiore. Ma la storia dell'Iran è molto di piú: ci sono religioni, influssi, movimenti intellettuali e idee che hanno cambiato le cose all'interno dell'Iran, ma anche al di fuori di esso, e nel mondo intero. Oggi l'Iran attira ancora l'attenzione, e la nuova situazione suscita molte domande: l'Iran è un aggressore o una vittima? L'Iran è tradizionalmente espansionista o passivo e sulla difensiva? Lo sciismo iraniano è quietista, o violento, rivoluzionario, millenarista? Solo la storia può dare risposte a queste domande. Quella iraniana è una delle piú antiche civiltà del mondo, e sin dall'inizio è stata tra le piú profonde e complesse. Ci sono aspetti della civiltà iraniana che, in un modo o nell'altro, hanno influenzato quasi ogni essere umano nel mondo. Ma spesso non si sa o si è dimenticato come questo sia avvenuto, e si ignora il pieno significato di questi influssi».
In un momento in cui l'Iran è tornato a essere oggetto di attenzione politica da parte di tutto il mondo, questo libro costituisce una guida ideale per comprendere un paese di enorme complessità.
Il modernismo italiano è stato oggetto di molti studi, ma l'interesse per quel movimento che ha rappresentato, forse, la piú profonda crisi del cattolicesimo contemporaneo non si è mai sopito. L'apertura stabilita nel 1998 degli archivi della Congregazione per la dottrina della fede, il nuovo nome assunto nel 1965 dall'antica Congregazione del Sant'Offizio, è stata di grande importanza per gli studi e ha permesso a Guido Verucci di indagare l'aspetto rimasto forse piú in ombra della storia del modernismo: la sua repressione da parte della Chiesa, perseguita con attenzione e rigore lungo almeno quattro papati e ben piú di un trentennio.
Il deliberato tentativo da parte dell'istituzione ecclesiastica di opporsi alla marea montante delle nuove idee, storiche e scientifiche, si tradusse nel controllo e nella censura di centinaia di sacerdoti e intellettuali cattolici, uno sforzo repressivo in cui non mancarono eccessi e ingiustizie, ma che non fece che rimandare quella resa dei conti con la contemporaneità che contrassegna la storia novecentesca della Chiesa cattolica.
L'Italia e la Francia sono stati i paesi in cui maggiore fu la diffusione del modernismo. Ma forse l'Italia è stato quello in cui lo scontro fu piú aspro. Un grande scontro fra la Chiesa, i papi, il Sant'Offizio da una parte, e qualche migliaio forse di sacerdoti e di laici dall'altra.
Uno scontro impari, perché davanti a una Chiesa enormemente rafforzatasi nel corso dell'Ottocento, dotata di una naturale, sostanziale compattezza, non vi era un compatto movimento modernista, un intento comune di complessiva riforma religiosa, ma essenzialmente, e soltanto, vari e diversi tentativi, alcuni piú moderati, altri piú radicali, di proporre e di realizzare un cristianesimo e un cattolicesimo che tenessero conto di quelli che apparivano a molti i risultati della scienza storica moderna. Uno scontro impari anche per la capacità di ricatto dell'istituzione ecclesiastica, sia sul piano dottrinale e religioso, con avvertimenti, minacce, dimissionamenti, sia sul piano economico, con il controllo della congrua.
Ma, come scriveva Giorgio Levi Della Vida a proposito del modernismo, «se la condanna spietata del 1907 lo abbia distrutto per sempre, oppure, come il seme dell'inno di Prudenzio, sia morto e sia stato sepolto per rinascere, è, ovviamente, un'altra storia».
"Un avvenimento storiografico" (Jacques Le Goff)
"'Cavalieri e cittadini' è destinato a restare una pietra miliare nella storiografia sull'Italia medievale" (Alessandro Barbero)
I "milites", ossia i cittadini che costituivano le milizie a cavallo, nelle città dell'Italia comunale furono il ceto dominante fino agli inizi del Duecento, allorché vennero sconfitti da nuovi ceti urbani raggruppati sotto il nome di "popolo". Disegnando le caratteristiche e l'ascesa dei cavalieri, e il loro altrettanto rapido declino, conseguenza anche della cultura dell'odio e della violenza di cui erano portatori, questo volume presenta un originale ritratto del Medioevo comunale italiano.
Jean-Claude Maire Vigueur insegna Antichità e istituzioni medievali nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Firenze. Specialista di storia italiana, ha pubblicato "Les pâturages de l'Eglise et la Douane du bétail dans la province du Patrimonio (XIV-XV siècles)" (1981) e "Comuni e signorie in Umbria, Marche e Lazio" (Utet, 1987); per l'Ecole française de Rome ha curato "I podestà dell'età comunale" (2000).
"Il bellissimo libro di Elias è un'affascinante rappresentazione del mondo della corte di Luigi XIV" (Giovanni Bechelloni)
Gli splendori di Versailles, i fasti e gli sprechi di un'aristocrazia al tramonto, le follie dell'etichetta come spie di una società complessa e fortemente gerarchizzata. Analizzando i rituali della corte francese ai tempi del Re Sole, Elias ricostruisce le origini e l'evoluzione di un sistema sociale nato in Francia, ma affermatosi poi in tutta Europa fino alla Rivoluzione e oltre, e coglie l'essenza del rapporto tra forme del cerimoniale, linguaggio dei rapporti sociali e potere.
Di Norbert Elias (1897-1990) il Mulino ha pubblicato: "La solitudine del morente" (1985), "Saggio sul tempo" (1986), "Humana conditio" (1987), "Coinvolgimento e distacco" (1988), "Il processo di civilizzazione" (1988), "Sport e aggressività" (con E. Dunning, 1989), "La società degli individui" (1990), "Mozart. Sociologia di un genio" (1991), "I tedeschi" (1991), "Teoria dei simboli" (1998), "Tappe di una ricerca" (2001), "Strategie dell'esclusione" (con J.L. Scotson, 2004), "La civiltà delle buone maniere" (2009) e "Potere e civiltà" (2010).
"Una novità rilevante sul piano delle fonti... un importante contributo dal punto di vista interpretativo" (Simonetta Fiori)
"Un libro godibile, tutto fatti, spesso ignoti anche al pubblico colto, e che tra i filoni di indagine fa posto anche a dimensioni di solito trascurate" (Ernesto Galli della Loggia)
La prima, grande sintesi di storia sovietica basata sulla documentazione resasi disponibile dopo il collasso dell'Urss e sulle ricerche condotte su di essa, una ricostruzione nuova, e diversamente credibile, di una storia che ha affascinato e impaurito il XX secolo. Due dittature (Lenin e Stalin), due guerre mondiali, una guerra civile, due carestie sterminatrici, nonché una spaventosa operazione di terrore preventivo formano lo sfondo su cui Graziosi tesse il racconto, stringente e pieno di fatti, della costruzione del "grande esperimento" sovietico.
Andrea Graziosi insegna Storia contemporanea nell'Università di Napoli "Federico II" ed è presidente della Sissco, la Società italiana per lo studio della storia contemporanea. Con il Mulino ha pubblicato anche "Guerra e rivoluzione in Europa 1905-1956" (2002), "L'Unione Sovietica in 209 citazioni" (2006), "L'Urss dal trionfo al degrado. Storia dell'Unione Sovietica, 1945-1991" (2008) e "L'università per tutti" (2010). Il presente volume ha ricevuto il Premio Piemonte Storia 2008.
"Il più importante libro sulla sociologia del suicidio che sia stato scritto da un secolo a questa parte" (Randall Collins)
Il peggiore di tutti i peccati o la massima espressione di libertà, una vendetta privata nei confronti di chi ci ha fatto torto o un'arma potente contro i nemici del proprio popolo, la difesa dell'onore di un eroe sconfitto o l'atto di fedeltà di una sposa virtuosa verso il marito defunto. In un grande affresco storico comparato il volume fa luce sul suicidio come fenomeno socio-culturale illustrando le motivazioni che ne stanno alla base e i significati che ha assunto nelle diverse culture.
Marzio Barbagli insegna Sociologia nell'Università di Bologna. Tra le sue pubblicazioni con il Mulino: "Sotto lo stesso tetto" (II ed. 2002), "Omosessuali moderni" (con A. Colombo, II ed. 2007), "Immigrazione e sicurezza in Italia" (2008) e "La sessualità degli italiani" (con G. Dalla Zuanna e F. Garelli, 2010).
Una guida ai misteri della Sicilia cinquecentesca. Questa Indagine rivela i Beati Paoli come il braccio armato di una strategia di tensione volta a guidare, e dare siciliana specificità, a ciò che per l’Europa gli storici hanno chiamato «il tradimento della borghesia», ovvero il passaggio, il «riciclaggio», ai privilegi della nobiltà di dinastie di mercanti e banchieri. Ma l’aver mostrato che «la setta non è misteriosa come si è successivamente ritenuto» sposta l’ombra dell’enigma dai Beati Paoli ai torbidi di un’età di passaggio non del tutto decifrata; ne addita celate coincidenze e possibilità diverse di lettura.
Francesco Paolo Castiglione, storico appassionato e coltissimo delle cose di Sicilia, era nato a Palermo nel 1939. Tra i suoi scritti: La Confraternita Imperiale dei Sette Angeli in «Archivio storico siciliano» (1982), Una regina contro il Risorgimento. Maria Sofia delle due Sicilie (1992), Malasicilinità. Alle radici storiche della società siciliana (1996), Cose di giustizia. Il carcere a Palermo dai Viceré all’Unità d’Italia (1998). Con Sellerio ha pubblicato Il segreto cinquecentesco dei Beati Paoli (1999) e postumo Dizionario delle figure, delle istituzioni e dei costumi della Sicilia storica (2010). È morto nel 2002.
In breve
Furono gli Eubei di Calcide e di Eretria i più antichi esploratori delle rotte mediterranee: marinai, mercanti, coloni che, procedendo da oriente verso occidente, si spinsero fino alle acque degli empori atlantici, superando, presso Gibilterra, le mitiche colonne di Ercole. Furono loro a localizzare nelle acque del Mediterraneo il teatro delle avventure di Ulisse, eroe di riferimento per il navigante ellenico in cerca di mete sempre nuove. Lorenzo Braccesi va alla scoperta della loro storia e identità, soffermandosi sul mondo della grecità arcaica, su quella memoria dell’Odissea che è nella ‘bisaccia’ di ogni navigante o colono.
Indice
Prefazione - I. Una premessa generica, ma necessaria - II. La rotta nord-mediterranea: dallo Ionio al Tirreno - III.La rotta sud-mediterranea: dal Ponto Eussino all’Atlantico - IV. La rotta settentrionale: dallo Ionio al «caput Adriae» - V. Le «Odýsseiai», l’Adriatico e il monte Titano - VI. Una conclusione divagante, ma necessaria - Indice dei nomi - Indice dei luoghi
La più terribile fabbrica della morte nazista nel folgorante, esemplare reportage - fondato su testimonianze di prima mano e scritto subito dopo la liberazione del campo, nell'autunno 1944 - da un inviato d'eccezione.
I saggi qui raccolti si propongono di leggere alcune immagini cinquecentesche - capolavori di affermati maestri o dipinti pressoché sconosciuti - come documenti di storia politica, sociale e religiosa del Cinquecento italiano, utilizzandole come vere e proprie fonti iconografiche, a prescindere dalla prospettiva stilistica e formale ancora prevalente nella storia dell'arte. Ritratti di personaggi illustri nascondono e al tempo stesso manifestano difficili legittimazioni dinastiche o complesse vicende inquisitoriali; criptici emblemi racchiudono raffinati messaggi teologici; comuni raffigurazioni devote, - santi, crocifissioni, deposizioni - permettono di gettare nuova luce sulle inquietudini spirituali che percorsero l'Italia negli anni del concilio di Trento e che coinvolsero anche personaggi come Michelangelo Buonarroti e Vittoria Colonna; scene apparentemente innocue esprimono in realtà manifesti ideologici della Controriforma militante.