
1861-1901: è il quarantennio cruciale della storia d'Italia. "Iniziava da quel momento una nuova storia, in cui lo Stato e le istituzioni, le culture e i protagonisti che li presupponevano si andavano trasformando in moltiplicatori di energie ed eventi sempre più lontani dalle tematiche risorgimentali, soprattutto dopo il completamento dell'unificazione nel 1870. In quegli anni fondativi l'Italia, coerentemente con quanto accadeva sulla scena europea, attraversò l'età del 'liberalismo classico', una fase storica in cui si mantenne viva la convinzione della classe dirigente di poter operare sul consolidato terreno del rapporto Parlamento/società civile, secondo il 'classico' mito del modello britannico. Ciò era plausibile anche perché quel Parlamento rappresentava, nel bene e nel male, l'istituzione in cui i liberali credevano di ravvisare non solo l'organo di rappresentanza, ma anche il motore 'legislativo' e 'pedagogico' dello sviluppo della società civile, tanto più fondamentale in relazione all'ostile presenza-assenza della Chiesa e dei suoi codici d'integrazione civica. Affrontando gli eventi di questo quarantennio, il lettore avrà modo di imbattersi in sorprendenti analogie con molte vicende della nostra storia più recente e della cronaca attuale. Se siano fuorvianti o meno è difficile dirlo; forse però rappresentano un'ulteriore conferma che la comprensione della storia italiana richiede una qualche conoscenza delle sue fondamenta postunitarie."
Gilda Zazzara ricostruisce il profilo di una leva di studiosi di storia che, nel secondo dopoguerra, ha introdotto in ambito universitario nuovi settori di ricerca di argomento otto-novecentesco, in particolare la storia del movimento operaio e della Resistenza. Lavorando tra università, mercato culturale e centri di ricerca 'militanti' (sostenuti da partiti e circuiti politici socialisti, comunisti e azionisti) questa generazione di storici è stata mossa da una parte dallo sforzo di legittimare la storia contemporanea come disciplina scientifica a pieno titolo e dall'altra dalla convinzione che la conoscenza del passato prossimo fosse un elemento imprescindibile della rialfabetizzazione democratica degli italiani. Il libro presenta gli storici di quella generazione - giovani intellettuali cresciuti sotto il Regime, spesso allievi prediletti dei più prestigiosi accademici degli anni Trenta per poi passare a esaminare alcuni centri di ricerca (Biblioteca Feltrinelli e Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione di Milano; Fondazione Granisci di Roma) dove era possibile avere un costante confronto con dirigenti politici e testimoni degli eventi recenti e soprattutto era possibile accedere alle prime raccolte documentarie. Dopo l'analisi di decenni importanti per la ricerca e il consolidamento istituzionale e di rinnovamento metodologico della disciplina, si arriva agli anni Settanta quando gli intellettuali italiani devono confrontarsi con la contestazione giovanile.
"Il Medioevo da noi proposto è vicino e lontano insieme. È vicino perché allo strato dei retaggi preistorici e antichi, ha aggiunto (e spesso sostituito) apporti che noi avvertiamo, che oggi viviamo come retaggi fondamentali, creazioni d'identità originali: paesaggi urbani e rurali, conflitti e compromessi tra ragione e fede, rapporti difficili tra lo Stato e la società, organizzazione scolastica e universitaria, sensibilità artistica e letteraria. Tante cose ci arrivano dal Medioevo: il libro (alla fine dell'Antichità il codex cominciò a sostituire i rotoli), i nostri abiti (la camicia e i calzoni che hanno fatto dimenticare l'antica toga), il calendario, il genere letterario del romanzo, gli atteggiamenti nei confronti dei poveri, le reazioni di fronte alle epidemie (dalla lebbra e dalla peste all'Aids gli echi non mancano certo), ecc. Ma il Medioevo è anche lontano da noi. Ci è spesso estraneo, e questo charme esotico costituisce una parte importante del fascino che esercita." (Dalla prefazione di Jacques Le Goff e Jean-Claude Schmitt)
Cosa fanno oggi gli eroi dell'11 settembre? Come è cambiata la vita dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime? A dieci anni dagli attentati che hanno cambiato la storia, questo libro propone una serie di toccanti testimonianze, raccolte a New York e Washington. Storie di dolore, coraggio e speranza che mostrano come il terrorismo abbia fallito, perché la voglia di vivere è più forte della paura di morire.
La storia, spesso, nasconde un doppiofondo. E la storia dei Templari in particolare suggerisce ipotesi capaci di stravolgere la nostra visione del mondo. Il Santo Graal, la Sindone, l'Arca dell'Alleanza: sono solo alcuni, i più noti, fra i misteri che aleggiano attorno alla fantastica avventura dei Templari. Questo è un libro di storia, un libro docu-mentatissimo, con gli interventi di due studiosi del calibro di Franco Cardini e Barbara Frale. E la summa di tutto quello che è stato detto finora sui Templari, ma è anche di più. Roberto Giacobbo ci accompagna in una caccia al tesoro, il leggendario tesoro dei Templari, nella quale a ogni indizio si aprono scenari inauditi sul passato che abbiamo dato finora per scontato: le Crociate, l'elezione di papa Celestino V, la scoperta dell'America, la Rivoluzione francese, Mozart, Goethe, Dante Alighieri...
Dall'espansione mediterranea dell'età repubblicana, con le prime province di Sicilia, Sardegna, Corsica e Spagna nel III secolo a.C, al consolidamento dell'età imperiale, alla marginalizzazione dei territori provinciali nel tardo antico: il volume illustra il processo che portò Roma ad apporre il sigillo dell'"imperium Romanum" su un vastissimo territorio, affermando una supremazia i cui effetti culturali sarebbero durati nei secoli.
Pubblicato una prima volta nel 1955 in occasione del decennale della Liberazione, "Uomini e città del Resistenza" è il testo fondatore della nostra epica resistenziale. Questa edizione riproduce l'originale anche nell'immagine di copertina. La disegnò Carlo Levi per l'occasione, in ricordo di un episodio che più di qualunque altro sembrava evocare lo spirito della Resistenza. Un attimo prima di soccombere ai nazisti nel rogo di Sant'Anna di Stazzema, una giovane donna, Genny Marsili, aveva scagliato contro gli aguzzini uno zoccolo: il simbolo, insieme, della sua fierezza e della loro abiezione. Prefazione di Carlo Azeglio Ciampi.
La storia dell'Europa, e di tutto l'Occidente è cambiata radicalmente con un sogno premonitore. La notte del 27 ottobre dell'anno 312 d.C., l'imperatore romano Costantino è accampato con le sue truppe a poca distanza da Roma. Durante il sonno, Costantino riceve la visione di Cristo che gli suggerisce di scrivere sugli scudi il monogramma greco del Salvatore "XP" con la leggendaria promessa in hoc vinces (con questo vincerai). Il giorno seguente si scontra in battaglia col nemico Massenzio, schierato a difesa di Roma. Questo evento ha due fonti storiche principali, riferite da Eusebio di Cesarea (265-340) e Lattanzio (250-327). I due resoconti hanno in comune un sogno che vide protagonista l'imperatore Costantino e una croce, che gli sarebbe apparsa, presagio di vittoria. "In hoc vinces" è un viaggio nel tempo, alla ricerca di indizi archeologici, esoterici e astronomici nascosti dalla polvere dei secoli che, insieme al racconto della vita del leggendario imperatore romano e dei molti misteri legati alla vicenda storica che lo riguarda, offrono al lettore di oggi una nuova lettura e un'inedita interpretazione di quel "segno".
"Questo libro è stato concepito per nasconderne un altro, per indicare alcune rotte principali e per evitarle e stabilirne altre proprie, tutte possibili e tutte legittime, inseguendo per esempio tozzi e agili montanari scolpiti nel legno nella Chiesa di san Martino a Cerveno, documenti di una storia dell'arte parallela rispetto a quella ufficiale che, Roma su Roma, da Bernini porta a Canova. Mentre nasconderemo, non senza stupore, l'opera di uno strano fotografo-antropologo interessato ai costumi popolari sardi: Ugo Pellis. Una scoperta preziosa, documenti fotografici di una civiltà recente e pur scomparsa, densi di vita, della verità della terra, del mondo pastorale, arcaico e non immortale. Meraviglie di fotografi e di miniature, di codici miniati, di coralli, di manoscritti. E nasconderemo Visso per colui che, interessato a vedere quadri del rinascimento marchigiano, scoprirà una rara serie di manoscritti leopardiani nei suoi versi più famosi. E così via. Per tutto ciò che menzioneremo in questo libro, qualcosa d'altro, non meno importante, sarà nascosto e potrà essere oggetto di un vostro nuovo viaggio, di una vostra personalissima cartografia del cuore. Se il viaggio è ritornare sui passi di altri in altri tempi in altre vite, rievocare, veder riemergere fantasmi, allora mettetevi in cammino, non siate pigri, perché dalla vostra meraviglia deriva la vita dell'arte, dei luoghi, del nostro paese, l'Italia delle meraviglie."