
Ciò che continuiamo a chiamare sviluppo, l'insieme dei processi economici e sociali che nell'ultimo mezzo secolo ha moltiplicato i redditi individuali degli occidentali, elevato il loro benessere materiale, innalzato il loro orizzonte culturale, esteso gli spazi di libertà e rafforzato la loro partecipazione democratica, si è concluso: anzi si è rovesciato nel suo contrario. Oggi il meccanismo spontaneo della crescita non garantisce però benessere materiale ai cittadini. Piero Bevilacqua passa in rassegna le spie rosse che lampeggiano impazzite nella nostra paradossale "civiltà del benessere". La sua non è la "consueta lamentazione dell'ambientalismo" ma un'indagine su scala mondiale e a vasto spettro di ambiti sociali, alla ricerca di una spiegazione all'inspiegabile: perché nelle società più ricche, come gli Usa e il Giappone, la crescita del reddito monetario degli individui si accompagna a un sensibile aumento della loro privata infelicità, a un perdita sempre più evidente di relazioni sociali, a un impoverimento affettivo dei rapporti umani, al precipitare degli individui in una dimensione di competizione affannosa? Perché il mondo del lavoro richiede ai cittadini una flessibilità che non ha nulla di umano e impedisce una normale pianificazione di vita? Perché nel Terzo Mondo, a fronte dei pochi nuovi ricchissimi, dilaga la miseria e una vera e propria schiavitù di ritorno? Come si spiega la paralisi della politica di fronte a questo panorama dissestato?
Questo libro contiene molti ricordi, ma non è propriamente un'autobiografia. Le vicende di cui si parla nelle sue pagine sono molte, quasi tutte le più importanti che hanno attraversato la vita italiana e internazionale nel corso degli ultimi decenni. Lungo il percorso si trovano i nomi di molti degli uomini che hanno fatto la storia del secolo scorso, da Mussolini a De Gasperi, da de Gaulle a Gorbacëv, fino ai nostri giorni, con il capitolo dedicato ai personaggi di Tangentopoli. Incontri, retroscena e giudizi vengono raccontati ed espressi con un equilibrio che l'esperienza non priva di un innato humour.
"Quel che accadde in una calda estate a Parigi, nel 1789, si cominciò a conoscere dopo giorni e settimane grazie alle lettere affidate ai postiglioni, ai racconti che volavano di bocca in bocca, ai pochi giornali, alle testimonianze dei viaggiatori stranieri. Da quel momento, per molto tempo, la Francia fu al centro del mondo, mentre il secolo si chiudeva nella più profonda, emozionante inquietudine. Furono anni di violenza e di speranze, anni che accesero paure e sogni di riforme nuove e audaci. Si trattava di dare un senso concreto a tre valori fondamentali: la libertà, la fraternità e l'eguaglianza. Su di essi, più di duecento anni dopo, si continua ancora a discutere. Anche perché riguardano il nostro futuro." I protagonisti, i luoghi, i tempi e i segreti della più grande rivoluzione dell'età moderna: un racconto che è un piacere leggere, adatto anche ai più giovani. Età di lettura: da 11 anni.
Ricordare per capire. Da un viaggio ad Auschwitz attraverso questa motivazione è nato questo libro, che nella sua brevità tratta una grande ricchezza di temi: da una riflessione sul silenzio di Dio e dell'uomo ad Auschwitz, al racconto del viaggio dei deportati, al "caso Pio XII", alla lettera recentemente resa nota di Edith Stein a papa Pio XI, fino al caso del successo del film "Il pianista" di Roman Polanski.
Potremmo disgiungere la nostra identità (personale e geografica) dal cibo che mangiamo? No di certo. E non è forse vero che nel nostro immaginario, quando pensiamo a una civiltà lontana nel tempo o nello spazio, parte dello scenario è costituito da ciò che c'è nel piatto? Una chiave di lettura straordinaria per comprendere un popolo o un'epoca si cela proprio nel modo in cui l'essere umano processa ciò che la natura fornisce, preparandolo, mescolandolo, cuocendolo, conservandolo. E offrendolo ai propri ospiti, mentre sullo sfondo la grande Storia accade. Questo volume approccia con metodo scientifico l'arte culinaria medievale: scopriamo tutto ciò che è possibile saperne, e ci viene esposto con rigore da dove sono attinte le informazioni di cui disponiamo. Si parla del legame fra dieta e religione (a cominciare dai giorni di magro, su cui scopriamo curiosità sorprendenti), del diverso apporto della civiltà romana rispetto a quelle identificate come barbariche. Si racconta delle convinzioni mediche del tempo, in fatto di nutrizione. Sono descritte le esigenze delle dispense delle abbazie e di quelle dei signori, considerando anche la disponibilità locale degli ingredienti: vicino al Trasimeno, per esempio, l'anguilla era un ingrediente assai apprezzato. D'altro canto, se la cucina popolare rimase relativamente simile nel corso degli anni, quella nobiliare fu sorprendentemente aperta alle novità e alle contaminazioni, includendo - oltre agli elementi autoctoni - spezie di Paesi lontani acquistate a caro prezzo. Ecco dunque qualcosa che sembra attraversare tutte le epoche: l'idea che la propria tavola debba riflettere lo status, l'appartenenza a un ceto o a una categoria di persone. "La storia dell'alimentazione è storia culturale: storia di come l'uomo abbia definito sé stesso e il mondo che lo circonda in base al cibo, alla sua preparazione, ai complessi rituali con forte valenza sociale e culturale, nonché religiosa, che definiscono il sistema alimentare alla base di numerose culture".
Un testo storico che mette a nudo un episodio sul quale si è cercato di stendere un velo: l'attività del campo di sterminio nazista di San Sabba, a Trieste, dove migliaia di deportati "passarono per il camino" e il piano tedesco di staccare il litorale adriatico all'Italia per annetterlo al Reich.
Giuliano Procacci studia i vari aspetta della storia contemporanea, rivolgendosi a quell'episodio, ossia alla disfida di Barletta, con la curiosità e la passione per le fonti che lo hanno aiutato a narrare i grandi eventi. Procacci ha così scoperto che la disfida di Barletta non andò proprio così come la si conosce e che di disfide ce ne furono più di una, in secoli diversi. E' stato uno di quegli episodi della storia che servono alla politica, al patriottismo e anche alla letteratura, e che vanno quindi raccontati nuovamente.

