
Questi appunti sono indirizzati a quanti, a vario titolo, sono interessati a conoscere l'italianità della città di Nizza. Presentazione di Agostino La Rana. Con questo volume l'Autore aggiunge un nuovo tassello alla costituzione e alla storia dell'associazione culturale Nizza italiana", offrendo agli aderenti del sodalizio, ma anche ai lettori interessati, la possibilità di riflettere su diversi aspetti sconosciuti dell'italianità di Nizza e di altri territori irredenti. "
Nell’anno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia gli interventi pubblicati in questo volume propongono una riflessione su alcuni aspetti cruciali dell’'unificazione incompiuta'. Il ruolo delle classi dirigenti, le interpretazioni del Risorgimento, a cominciare da quelle di Marx, Engels e Gramsci, il dibattito su centralismo e federalismo, le reazioni della Chiesa cattolica, lo squilibrio Nord-Sud, l’analisi della borghesia mafiosa, il ruolo delle donne, la rilettura della Costituzione: questi i temi affrontati, con particolare attenzione alle vicende più recenti e al condizionamento che potranno esercitare sul futuro, in un paese che dopo il ventennio fascista, la difficile conquista della democrazia attraverso la Resistenza antifascista, il mezzo secolo di potere democristiano, vive la penosa esperienza del berlusconismo ed è lacerato dal secessionismo leghista. Con un’opposizione frammentata e una sinistra in crisi d’identità.
Il volume è corredato di una cronologia dettagliata sui principali avvenimenti dal 1861 a oggi.
Gli autori: Renato Covino, Antonio Moscato, Giuseppe Prestipino, Filippo Ronchi, Domenico Di Fiore, Enrico Guarneri, Santina Cutrona, Umberto Santino, Monica Lanfranco, Lillo Testasecca.
curatori: Enrico Guarneri, Umberto Santino.
Anche se potrebbe non essere subito chiaro, l'Ordine del Tempio, nei duecento anni della sua potente espansione in Europa e vicino Oriente contribuì a dare una forte "spallata" all'istituzione e movimento che è passato alla storia con il nome di Feudalesimo. Potrebbe sembrare un'antitesi storico-politica che proprio un Ordine Cavalleresco, anche se così "speciale", abbia contribuito in maniera così determinante alla fine di un fenomeno quale quello feudale, che nacque proprio sugli ideali, sui valori, sulle necessità e nello spirito cavalleresco. Nel passaggio fra l'Alto Medioevo feudale e il Basso Medioevo di epoca Templare, i Cavalieri Templari portarono gli elementi più moderni e progressisti.
Il libro, che si propone essenzialmente finalità divulgative e didattiche, va inteso come testo integrativo e di supporto ai molti e validi manuali oggi in circolazione. Il periodo storico affrontato è l'alto medioevo con quasi esclusivo riferimento alle vicende dell'Europa Occidentale ove si è formata quella civiltà che è parte di noi stessi e che deve essere al tempo stesso riaffermazione orgogliosa di una identità culturale e di una comune sensibilità.
Francesco Zanardi (Poggio Rusco, 6 gennaio 1873 – Bologna, 18 ottobre 1954) è stato un politico italiano. Nel 1914 fu eletto sindaco di Bologna.
È conosciuto come “Sindaco del pane” o, come lui preferiva, “Sindaco dei poveri”.
Questo libro è costituito da lettere aperte che il nipote Stefano Zanardi di Poggio Rusco (MN) scrive alla zio.
Queste lettere di Stefano allo zio introducono nella biografia del “Sindaco del pane”: momenti intimi e personali vissuti tra vita famigliare, attività amministrativa e vicende politiche che delineano un profilo inedito del sindaco di Bologna.
La scelta di costruire il libro in forma epistolare dichiara questa volontà di Stefano di intraprendere un percorso “sentimentale” che porta alla conoscenza umana di Francesco, alla sua spiritualità, al suo impegno di elevare la condizione sociale dei più poveri.
Il libro traccia una biografia davvero originale del “Sindaco del pane”.
L'introduzione è di Paola Furlan, responsabile dell'Archivio storico del Comune di Bologna.
Gli autori analizzano, con dovizia di documenti e di particolari, le responsabilità storiche che i cattolici hanno avuto nell'affermarsi nella cultura sessantottina. ...Questo indaffararsi a riplasmare il mondo è una tendenza prometeica, che oppone la libertà come ribellione alla rassegnazione fiduciosa. "Liberazione" diviene così la parola d'ordine dei movimenti beat, hippy, e di tutto il sessantotto: liberazione dei tabù sessuali, dalla religione, dalla natura, dal pensiero... Sono molto chiari, al riguardo, gli slogans dell'epoca... "
Il '68 e le sue radici teologico-culturali. Prefazione di Roberto de Mattei. Molti si chiedono: ma cosa è stato il Sessantotto? I più rispondono -soprattutto influenzati da luoghi comuni dominanti- che questo evento fu il tentativo più o meno riuscito di abolire inutile forme gerarchiche. Insomma, il Sessantotto come abolizione del lei" al professore o della pedana sotto la cattedra. Il Sessantotto non è questo. E' stato piuttosto il tentativo di portare il concetto di rivoluzione dal piano socio-politico a quello dell'interiorità umana, cioè dalla società all'uomo. "
La cultura dell'analogia e la scomparsa del popolo contadino. Il libro documenta la perdita di una cultura che era di tutta l'umanità e che, pervenutaci dai millenni, ci era stata conservata fino alla scomparsa del popolo contadino.
Insegnanti annoiati, studenti annoiati, genitori annoiati: «una scuola dove la vita si annoia insegna solo la barbarie», è l'incisivo incipit di questo saggio. Il libro destinato agli studenti e alle loro cicliche contestazioni, ma anche a insegnanti e genitori, presenta uno stile aforistico, incisivo, illuminante e provocatorio al tempo stesso. Così Vaneigem lancia l'allarme e denuncia la deriva "produttivistica" della scuola in un mondo governato da una logica consumistica inquinante e folle. «Da come una società organizza la scuola si capisce il livello di libertà a cui sono destinati i suoi soggetti». Una scuola che insegna il conformismo, basata sul più superficiale nozionismo, disposta a tutto pur di creare studenti indifferenti è una scuola che risponde solo a interessi di natura economica più che umana, ed è capace solo di soffocare la spontanea creatività dei bambini e dei ragazzi. Chiude il volume il breve saggio "Terrorismo o rivoluzione", dove Vaneigem propone una critica laica e radicale del capitalismo ormai volto alla sua fase tirannica. La tesi è quella di un'autogestione generalizzata perchè l'uomo si possa riappropriare della vita e della vera felicità. L'uomo si deve liberare da un'esistenza trasformata in valore di scambio, da una società fondata sulla merce, dove la felicità si identifica con l'immediatezza del profitto, e la forza vitale si trasforma in forza lavoro, che vanamente viene spesa in oggetti di consumo.
Dai 9 maggio 1978, il giorno nel quale in via Caetani, a Roma, venne ritrovato il corpo senza vita di Aldo Moro, sono passati trent'anni. Trent'anni di omissioni e reticenze, di ricostruzioni da fantapolitica e di declinazioni di responsabilità. Marco Clementi ha ricostruito quello che è stato il punto di non ritorno della vita politica e sociale dell'Italia contemporanea, il suo trauma irrisolto, e l'ha fatto scegliendo dì dare la parola ai documenti. Alle lettere di Moro, quindi, ma anche al suo memoriale, ai comunicati delle Br, ai giornali, alle memorie dei politici e dei brigatisti, agli esiti delle commissioni di inchiesta parlamentari e dei processi. Un frammento dopo l'altro, l'autore ricompone il quadro al contempo tragico e contrastato degli anni più bui del nostro paese.
Giuseppe Bottai fu il primo a capire che il ruolo storico del fascismo si era esaurito, e insieme a Dino Grandi fu il principale sostenitore dell'ordine del giorno che provocò la caduta di Mussolini. Condannato a morte l'11 gennaio 1944 per alto tradimento, fu costretto a nascondersi e poi arruolarsi nella Legione Straniera. Questo volume completa quello che è considerato il documento più importante sul fascismo assieme ai diari di Ciano.