
Appare qui il testo di cinque lezioni tenute nel 1937 da Friedrich A. von Hayek, il maggiore pensatore liberale del Novecento e Premio Nobel per l'economia. Invitato da Paul Mantoux e William E. Rappard, che allora dirigevano il prestigioso Institut des Hautes Études Internationales di Ginevra, Hayek ha preparato le sue lezioni nel periodo più creativo della sua vita di studioso, che tra l'altro coincide con quelli che sono stati denominati gli "anni dell'alta teoria". Le lezioni contengono idee molto rilevanti, che hanno mostrato la loro fecondità nel tempo, man mano che abbiamo dovuto fare i conti con la deriva inflazionistica, prodotta dalla proliferazione di monete nazionali fiduciarie. Nel testo hayekiano, c'è la precisa previsione di tutto ciò che è accaduto. Si potrebbe ancor meglio dire che le vicissitudini monetarie del secolo che si è concluso non hanno fatto altro che confermare i timori espressi da Hayek nel 1937. E la stessa cosa si può affermare a proposito della fase iniziale del nuovo secolo, in cui sono crollati i sistemi creditizi nazionali; e ciò è avvenuto in modo improvviso e repentino. Ecco perché non possiamo sottrarci al compito di riconsiderare le "ragioni" di Hayek. Il che è reso ancora più urgente dalla presenza sulla scena politica di un risorgente e cieco "nazionalismo monetario". Presentazione di Lorenzo Infantino. Prefazione di José Antonio De Aguirre.
Il 9 dicembre 2019 si è avviata, presso l'Istituto Luigi Sturzo, alla presenza del Presidente della Repubblica e sotto l'alto patrocinio del Parlamento europeo un percorso di studi per un'attenta e doverosa rivisitazione dell'opera di Emilio Colombo. L'incontro ha rappresentato, altresì, l'occasione per presentare l'archivio personale di Emilio Colombo, recentemente acquisito da parte dell'Istituto Sturzo, e per il cui riordinamento è stata, contestualmente all'evento, firmata una Convenzione con l'Istituto Universitario Europeo di Firenze (Archivi Storici dell'Unione europea). Colombo era uno di quei giovani che a soli 26 anni entrò in Assemblea Costituente per rimanere in Parlamento fino al 1992. Operò perché la DC adeguasse i suoi comportamenti alle rapide trasformazioni della società e alle rinnovate esigenze di giustizia sociale. Fervente europeista operò in ogni occasione, e in modo concreto, per il coinvolgimento pieno nelle responsabilità sociali e politiche di ognuno dei paesi membri dell'Unione.
Nell'estate del 1942 e nel febbraio del 1943 alcuni studenti della facoltà di medicina di Monaco di Baviera distribuiscono volantini firmati «Rosa Bianca» che incitano alla resistenza contro Hitler e chiedono libertà per il popolo tedesco. Perché rischiano la vita? Che cosa li unisce? Da dove nasce in loro il coraggio e il giudizio? La «Rosa Bianca» non è innanzitutto un gruppo di resistenza, quanto piuttosto un gruppo di persone unite da una profonda amicizia: Alexander Schmorell, Sophie Scholl, Hans Scholl, Willi Graf, Kurt Huber, Christoph Probst, Traute Lafrenz e altri. «Del gruppo che qui ho messo assieme avrai già sentito parlare. Gioiresti di questi volti, se tu li potessi vedere. L'energia che uno dedica a quei rapporti rifluisce tutta intera nel proprio cuore», scrive Hans Scholl. Catalogo della mostra organizzata in occasione della XXVI edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli (Rimini).
La Primavera di Praga rivela come la contraddizione fra libertà e ideologia non può non emergere dove l'uomo guarda con realismo alla sua dignità e al suo compito storico. «La Primavera è stata vista come lo scontro fra quelli che volevano conservare il sistema così com'era e quelli che lo volevano riformare. Così facendo si dimentica che questo scontro era solo l'ultimo atto di un lungo dramma condotto nell'ambito dello spirito e della coscienza della società. All'inizio di questo dramma ci furono da qualche parte degli individui che anche nei momenti più duri riuscirono a vivere nella verità. Il tentativo di una riforma politica non fu la causa del risveglio della società, ma il suo esito ultimo». V. Havel Antologia di documenti realizzata in occasione della mostra presentata alla XXIX edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini.
Questo compendio, nato da una lunga esperienza di insegnamento, propone una sintesi ragionata del processo di formazione della cultura italiana ed europea, che fin dal Medio-evo ha messo l'uomo al centro. Una visione antropocentrica assolutamente originale, quella medievale, compenetrata di teocentrismo, nella quale la fede alimentava lo sguardo dell'intelligenza, lo slancio ideale del fare, l'immaginazione creativa. Lo splendore della Scolastica di san Tommaso e della poesia di Dante sono il vertice di un millennio di imprevedibile ricchezza di civiltà. L'autunno del Medioevo si avverte già nel Trecento: sono anticipati gli aspetti di un profondo cambiamento culturale, che si manifesta progressivamente nei due secoli successivi nei diversi ambiti della vita. Con la Riforma luterana e le successive ramificazioni, il tessuto unitario dell'Europa medievale viene lacerato e diversamente ricomposto; infine, la riscoperta dei classici greci e latini diventa motore di una nuova antropologia. La centralità dell'uomo rimane, ma suffragata dalla categoria dell'autonomia. Nel XVII secolo, poi, la scienza e la gnoseologia ribaltano il primato della metafisica e i laboratori della politica elaborano meccanismi del potere, sempre più autosufficiente e autoimmanente.
L'Età dei Lumi mette a fuoco l'autosufficienza dell'uomo, appellandosi alla sua razionalità: la ragione è elevata a signora del mondo fisico e del mondo etico e la nuova scienza della natura documenta la sua potenza. La ragione ha il compito di rischiarare la realtà, combattendo le tenebre dell'ignoranza. Prende forma per la prima volta nella storia un'ideologia che ha l'ambizione di guidare le coscienze, interpretando il cosmo e governando il cambiamento della società. Si afferma una nuova antropologia, le cui categorie fondamentali sono il cosmopolitismo e l'individualismo, e si attua una profonda rottura con la tradizione religiosa, culturale e istituzionale dell'Europa. «E io, che sono?» La domanda leopardiana sintetizza la svolta della sensibilità romantica. La questione del significato delle cose e dell'esistenza individuale impegna tutte le facoltà e occupa ogni dimensione dell'uomo. L'uomo ha un destino che lo chiama a guardare oltre la finitezza della ragione e ad affacciarsi sull'infinito. La cultura dell'Occidente europeo riprende confidenza con il senso del mistero e dell'unicità originale dell'io.
La seconda metà del XIX secolo sembra avverare il sogno antropocentrico secolarizzato e realizzare il vaticinio baconiano, che annunciava l'alleanza tra sapere e potere. L'industrializzazione promette un mondo rifatto dall'opera dell'uomo grazie alle virtù del sapere scientifico. La cultura del Positivismo celebra la fede nuova nell'uomo e nel progresso. Il XX secolo, uno tra i più tragici della storia, si apre annunciato da un'atmosfera di ebbrezza spensierata. Si tratta però di un velo, destinato a coprire ancora, solo per poco tempo, l'insospettata realtà delle cose, cioè che il disegno di un mondo tutto e solo umano, oltre che una chimera irragionevole e irrealizzabile, è una minaccia per l'uomo stesso. La cultura del XX secolo è il testimone involontario e sofferto di un disegno andato in frantumi. Essa scopre la terra desolata dell'esistenza, invasa dall'inarrestabile logica della massificazione sociale, economica e politica, e dalla corruzione di ogni significato. Tuttavia non è solo constatazione di uno smacco: il desiderio di vero e di bene, l'agostiniana inquietudine del cuore tornano ad affacciarsi come attesa di una grazia che sia risposta alla domanda dell'uomo.
Uno racconto che l'autore ha tratto dalla viva voce dello zio Salvino, un contadino che la grande guerra strappa alla famiglia e alla campagna per portarlo al fronte ed esporlo alla fame, al freddo, alla paura, alla morte, in una quotidiana lotta per la sopravvivenza. Un vivo affresco dell'Italia contadina tra secondo Ottocento e primi decenni del Novecento.
Settembre 1944. Un ragazzo è fatto prigioniero dai tedeschi durante un rastrellamento. Riesce a fuggire in modo avventuroso dal carcere di Peschiera e si nasconde per un lungo inverno nei boschi sul monte Baldo, dove si fronteggiano tedeschi e partigiani.
La scrittura essenziale e coinvolgente dell’autrice ci restituisce il fascino del racconto che amava ascoltare dalla viva voce dello zio Nello e ci fa rivivere un momento drammatico della nostra storia, rischiarato da gesti di umanità, di solidarietà e di amicizia.
Un viaggio nella Roma antica, attraverso storie, curiosità, gossip e aneddoti raccontati dai cronisti dell'epoca che ci svelano una mentalità sorprendentemente moderna, pratica e lungimirante che è penetrata nel nostro DNA. Sbirciando e scoprendo i segreti con cui i romani hanno progettato la città, gestito l'impero e organizzato il tempo libero, ovvero svelando la più grande "invenzione" di questa intramontabile civiltà - il suo stile di vita -, si tocca con mano come il modus vivendi occidentale non è che un'evoluzione di quello romano. Che ancora oggi viviamo in quel mondo di valori, idee, usi, costumi e malcostumi che i nostri antenati hanno costruito.
Le mutevoli forme istituzionali del cristianesimo rappresentano un elemento tutt’altro che secondario nel processo di costruzione dello Stato moderno. I percorsi storici tracciati in questo volume costituiscono altrettante riflessioni sull’attitudine culturale delle forme istituzionali del messaggio cristiano a proporsi, nella storia europea, come stabili interlocutrici dei processi di integrazione politica della società.
Un luogo comune vuole che in Calabria la Storia sia sempre di passaggio. L'idea dell'antologia storica è nata per smentire questo luogo comune. Annibale e Spartaco erano andati in Calabria non di passaggio ma per reclutare ribelli e organizzarsi. Giulia la figlia di Augusto, che può essere considerata la Lady Diana di 2.000 anni fa, fu confinata a Reggio Calabria e là morì a causa dell'Imperatore Tiberio suo ex-marito. Felice Vinci, ribelle alle tesi ortodosse, ci fa conoscere suo nonno, calabrese, che dovette andarsene a causa del terremoto, mentre il brano seguente ci fa incontrare Alarico il Re-Guerriero che saccheggiò Roma dopo 800 anni. Con Gioacchino da Fiore incontreremo un Monaco pensatore, profeta e ribelle e perciò condannato dal Concilio del 1215. Parleremo inoltre di Dan Brown, il Priorato di Sion, il brigante "Re Marcone", Tommaso Campanella, Alexandre Dumas, Re Gioacchino Murat, Mussolini ed infine il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, do ve nessun prigioniero morì di morte violenta.