
Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1944, l'Abruzzo divenne la linea di confine tra il Nord occupato dai tedeschi e il Sud liberato dagli alleati. A Scanno trovò rifugio anche il giovane Ciampi, ospite della popolazione locale. La memoria di questi drammatici eventi di guerra e la resistenza che nacque spontanea costituiscono un patrimonio da salvare. Questo libro è frutto di un lungo lavoro di ricostruzione storica da parte degli studenti del Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona.
"Questo breve studio ha lo scopo di chiarire ed esporre la problematica relativa ai rapporti esistenti tra Greci e Italici durante la loro lunga convivenza nei territori della Magna Grecia, ossia, dell'Italia meridionale peninsulare. Tale convivenza si protrasse per oltre cinque secoli, cioè dalle prime fondazioni greche intorno alla metà dell'VIII secolo alla totale e salda conquista romana della fine del III." (dall'Introduzione) Ettore M. De Juliis è professore ordinario di Archeologia classica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari.
Gli autori compiono un viaggio a ritroso nel tempo fino ai Greci e ai Romani per poi ritornare all'oggi, cercando di ricostruire il loro mondo, che è anche il nostro, in tutti i suoi vari aspetti. La religione, i miti, il potere, la politica, ma anche la vita comune di uomini e donne scorrono davanti ai nostri occhi: scopriamo così il mondo antico e colmiamo il divario fra noi e il passato, distante ma al tempo stesso familiare, perché ancora vivo nella nostra lingua, nella letteratura, nel nostro stesso modo di pensare.
"Vorrei prendere per mano il lettore e farlo scendere per circa dodici metri nel sottosuolo di Roma - lì dove un tempo, su macerie e immondizie, crescevano gli abitati - e risalire per oltre ventisette secoli alla ricerca del primo giorno della città: il 21 aprile di un anno intorno al 750 a.C. Ma cosa nasceva quel giorno? Cosa ne è seguito di importante nei millenni, per noi e per la storia del mondo? Nelle iscrizioni calendariali romane si legge: "Roma condita", fondata. Poco importa l'anno preciso, se il 750 a.C. o, come sostenevano gli storici romani, tra il 758 e il 728 a.C. Conta piuttosto che Roma sia nata, come città e come Stato, tra il 775 e il 675 a.C., nel secolo cui la tradizione attribuisce i regni di tre re fondatori: il violento Romolo, l'anemico Numa Pompilio e Tullo Ostilio. La leggenda di Roma, narrata dagli storici e ricordata per dettagli dagli eruditi antichi, è una grande congerie di temi mitici e di avvenimenti presunti, che occorre scavare stratigraficamente. Come in tutti i miti del mondo, anche in questo si racconta l'origine di qualcosa che emerge dal nulla; così facendo, la leggenda esprime a un tempo una verità e una falsità. La fondazione di Roma è senz'altro un inizio epocale, che ha tuttavia altri importanti inizi alle sue spalle, per cui non nasce dal niente e il mito, più che sublimare, oscura la realtà precedente."
"Le Crociate: e cioè l'avventura di quei cristiani che hanno accettato l'appello del papa, sentendone il fascino, e si sono messi in gioco, facendo cose che oggi ci sembrano assai discutibili e che invece a loro sembravano sacrosante. Il fatto è che i musulmani non sono rimasti inerti quando un'orda di barbari sanguinari venuti da chissà dove, per di più miscredenti, è entrata in terra islamica seminando distruzione." Le Crociate, raccontate in modo diretto e brillante da Barbero, sono tremende esplosioni di violenza, forma sui generis di pellegrinaggio, valvola di sfogo per un'Europa sovraffollata; ma sono anche il momento in cui due mondi rivali, che non sanno di avere profonde radici comuni, si incontrano e si descrivono a vicenda.
Quando, in quale momento della sua storia, l'essere umano ha cominciato a percepire se stesso come un soggetto libero e capace di autodeterminarsi? Quando ha acquisito la consapevolezza di essere l'autore delle proprie azioni? La cognizione della propria autonomia morale non è un dato innato. Per molto tempo gli esseri umani si sono sentiti in balia di forze esterne, superiori, incontrollabili e invincibili, a cominciare dalle forze della natura, spesso divinizzate. La conoscenza della propria libertà è infatti il risultato di una faticosa presa di coscienza, una fondamentale, lunga e difficile conquista del pensiero, che sta alla base e costituisce il presupposto di concetti etici e successivamente giuridici come "colpa" e "responsabilità". Ulisse è uno dei personaggi la cui storia consente di seguire i passaggi di questa straordinaria "invenzione".
"Ho deciso, ormai molto tempo fa, di studiare le origini di Roma, di ripartire dalla leggenda e di analizzare le sue moderne interpretazioni, alla luce della mia formazione particolare, io sono un archeologo, cioè uno storico che si avvale prima di tutto delle cose fatte dall'uomo e di ciò che di esse è rimasto nel terreno. Ho avuto la fortuna di scavare per tanti anni nei luoghi citati dalla leggenda, dove Roma sarebbe stata fondata e dove avrebbero vissuto i primi re. Ho raccolto in questi scavi tante testimonianze materiali, esterne alla tradizione letteraria, eppure risalenti a quei tempi lontani e che richiamano gli eventi e le azioni di quei leggendari personaggi. Ecco perché non credo che la leggenda sulle origini di Roma sia una favola. Credo piuttosto che sia una tradizione in cui verità e finzione sono entrambe presenti, ma intimamente mescolate. Distinguere e separare l'una dall'altra provando a risalire a quanto effettivamente accadde nei primi tempi della città è un compito difficile, un percorso pieno di ostacoli, in cui capiterà di pescare dalla memoria letteraria degli antichi, ma anche di scendere sotto terra, attingendo dalla memoria accumulata nel terreno, sotto i nostri piedi di moderni romani." (Andrea Carandini)