
L'antenato Jean all'alba della domenica 16 agosto del 1716 s'incamminò in compagnia del cugino Étienne e della di lui moglie dal suo villaggio, alto sopra Fenestrelle, portando con sé il primogenito nato due giorni innanzi.
Marina Jarre
Basato su rigorose fonti documentarie anche inedite, il nuovo libro di Marina Jarre - ultimo della trilogia valdese che comprende Ascanio e Margherita e Neve in Val d'Angrogna - racconta degli abitanti dell'alta Val Chisone del Piemonte, che con la revoca dell'editto di Nantes dovettero farsi cattolici per non essere costretti a emigrare, come invece decisero altri, verso paesi di fede protestante.
La storia del vano tentativo di ritornare alla fede valdese di parte della popolazione locale è la testimonianza di una coraggiosa e disarmata resistenza civile, unica nella storia italiana. Al piccolo Gioele Orcellet, inconsapevole discendente di questi montanari, è dedicato il libro.
Nell'intento di mantenere coesi e motivati gli eserciti, nell'Europa delle guerre di religione i predicatori dei contrapposti fronti confessionali ministri riformati e clero cattolico - utilizzarono la predicazione come risorsa retorica "disciplinante" e, al contempo, si fecero carico di giustificare religiosamente la guerra. Nel volume - che raccoglie gli atti del LI Convegno di Studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia - si riflette su come la retorica del combattimento per la fede, con i suoi numerosi riferimenti biblici, influì sulla mobilitazione armata, sulla pratica religiosa e sulla violenza degli eserciti
Nell'arena del dibattito su cattolici e Unità d'Italia, il volume prende le distanze da un uso della storia come "riserva di munizioni" contro i propri nemici e offre una ricostruzione di fatti e problemi ancorata alla ricerca scientifica.
Alcide De Gasperi che dismette i panni di statista e si rivela nell’insolita veste di fidanzato, marito e padre. Francesca Romani, sua moglie, che per la prima volta si presenta non solo come moglie, ma anche come donna intelligente, colta e coraggiosa. Sono semplicemente Alcide e Francesca: due vite intrecciate in una grande storia familiare capace di affrontare a viso aperto le onde alte del Novecento. Una vicenda che per la prima volta rivive grazie all’apporto di un’ampia documentazione epistolare inedita.
Paola De Gasperi è nata a Roma nel 1933 ed è la più giovane delle quattro figlie di Alcide De Gasperi e Francesca Romani. Da anni contribuisce alla memoria dei genitori portando la sua testimonianza in incontri e conferenze. Per la Fondazione Trentina Alcide De Gasperi ha scritto L’Accordo De Gasperi-Gruber nell’opera e nel pensiero di mio padre (2011), e con la sorella Maria Romana ha curato il volume De Gasperi scrive (San Paolo, 2018).
Marco Odorizzi è nato a Trento nel 1987. Dal 2016 è direttore della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, che a Pieve Tesino gestisce il Museo della Casa natale dello statista. Laureato in storia, è autore di vari saggi e articoli su riviste.
Il libro propone una lettura teologica della storia e si inserisce legittimamente in quell'approccio esperienziale alla teologia tanto apprezzato da papa Francesco: un rimbalzare tra la storia che è memoria e sintesi dell'esperienza umana e il pensiero religioso. Laddove, in modo alternato, la religione ha fortemente determinato la storia e la storia ha bussato alla porta del pensiero e della prassi religiosa, contribuendo a plasmarli. Nella prima parte il fatto religioso, tanto ebraico quanto cristiano, rimane sullo sfondo. La seconda parte teologica del volume è invece essenzialmente centrata sulla considerazione autocritica di come pensiero e prassi cristiana abbiano costituito, nell’arco di venti secoli, il terreno ideale nel quale si è diffuso il sentimento antigiudaico.
Qual'e la percezione del tempo da parte degli uomini? Cosa pensavano dello scorrere delle giornate e degli anni nei tempi passati? Un saggio stimolante tra filosofia e storia delle culture e delle scienze.
Qual'è il senso della storia? Che cosa rende possibile la formazione di un fine a tutti comune? Muovendo da una riflessione sulla storia, i tre testi husserliani del 1934 qui tradotti integralmente in prima traduzione mondiale, ambiscono a rispondere proprio a tali questioni, mostrando che la filosofia fenomenologica è in grado di elevare la mente umana verso ciò che sta alla base del nostro esserci e che ci accomuna. Se l'umanità comprende che solo in virtù di questo unico sostrato, vi è l'assoluta condizione di possibilità di tutte le interpretazioni e prese di posizione sul mondo, diviene allora possibile ipotizzare un'umanità consapevole e in armonia, che vive nella condivisione comunitaria di un medesimo senso che attraversa la storia.
Testimonianza diretta su uno dei momenti più tragici dell'umanità: il 19 aprile 1943, gli ebrei del ghetto di Varsavia, certi di essere votati allo sterminio dei nazisti, decidono di morire con le armi in pugno...
A cento anni dalla frattura epocale della Grande Guerra (1914-1918), primo eccidio industriale di massa, l’umanità assiste ad una crescita costante delle spese in armamenti. L’instabilità mondiale, dalla scarsità delle risorse al fenomeno delle migrazioni, sposta le frontiere oltre i confini tradizionali degli stati alimentando la “terza guerra mondiale a pezzi” evocata da papa Francesco. Chi ricerca ancora la pace secondo giustizia non può ignorare il decisivo ruolo esercitato dalle industrie delle armi. Dal monito del presidente statunitense Eisenhower nel 1961 all’export italiano dei nostri giorni.
Nel latino patristico e medievale la parola traditio è talvolta usata come sinonimo di traductio. L'ampia gamma di implicazioni, tanto ideologiche quanto socio-culturali, connesse all'idea di 'tradizione' nel lessico e nella coscienza culturale di età tardo-antica, medievale e rinascimentale le hanno consentito di correre parallelamente, e talvolta anche di sovrapporsi, alla nozione di versio o translatio e di indicare lo sforzo consapevole di preservare, nel corso dei secoli, un ricco patrimonio di testi e dottrine. La collana Traditiones presenta il testo originale (latino o greco) e la traduzione italiana, corredati da ampia introduzione, commenti e apparati, di alcune fra le più importanti opere della tradizione filosofica tardo-antica, medievale e umanistica, nell'intento di assicurarne una nuova traditio. Nei primi mesi del 1523, i principati di Mirandola e Concordia furono sconvolti da un'intensa campagna persecutoria anti-stregonesca, che condusse al rogo, con l'accusa di illecito commercio con il demonio, sette uomini e tre donne. A pochi mesi di distanza da questi fatti, Gianfrancesco Pico, signore di Mirandola e nipote del più celebre Giovanni Pico, pubblicò la Strix sive de ludificatione daemonum (Strega o delle illusioni del diavolo), allo scopo di giustificare le condanne comminate. Inserendosi nel genere della letteratura demonologica seguita al Malleus Maleficarum (Il martello delle malefiche), la Strix ; offre la possibilità di esplorare i nessi tra il fenomeno della caccia alle streghe e alcuni temi fondamentali del pensiero rinascimentale (la crisi della gnoseologia aristotelica, il ritorno dello scetticismo pirroniano, la riflessione sulla potenza dell'immaginazione). L'ossessione demonologica che caratterizza la prima età moderna emerge così non più come un residuo irrazionale di un'età di trionfo della ragione, ma come snodo concettuale di particolare utilità per comprendere la filosofia del Cinquecento.